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Indipendenza

DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA 24 07 2008

Domenico Finiguerra

Oggi ho formalmente comunicato la mia decisione di rendermi indipendente e di lasciare il movimento Sinistra Democratica.

Sono convinto che, in questa fase storica, non solo in Italia, la politica debba ricostruire se stessa a partire dalla base, dai territori, dalle problematiche e dalle contraddizioni che da globali si sostanziano a livello locale.

Se si vuole davvero partecipare alla ricostruzione di un rinnovato senso civico e cercare di ridare speranza e futuro al nostro pianeta, al nostro paese e alle nostre comunità, bisogna avere il coraggio di rimettere tutto in discussione e sgomberare il campo da equivoci. Comprese le proprie appartenenze partitiche. Che in questa fase sono solo di intralcio alla costruzione di un vero partito dei cittadini, per il bene comune, per la terra, per l’aria e per l’acqua, per la giustizia, per la pace tra i popoli e tra le generazioni, per i diritti civili, per la salute.

Chi decide di impegnarsi politicamente deve compiere una scelta:

A) cercare di salire su un grande transatlantico. Bello, luminoso, nuovo, che solchi rotte apparentemente sicure. Ma difficilmente questa bella nave potrà esplorare gli angoli dell’oceano dove nascono nuove specie deformi, i vortici dove si ammassano i rifiuti del pianeta, i fiordi morti dove l’acqua si imputridisce. Ma sarà impossibile per questo ingombrante natante risalire fiumi e addentrarsi in quelle terre dove gli uomini cercano di sopravvivere ad un modello di sviluppo che toglie loro il pane di bocca… e la natura stenta a riprodursi. Una bella nave, sicura per chi ci abita (anche se la punta di un iceberg nella nebbia può sempre apparire all’ultimo momento), ma devastante per chi capita sotto le sue eliche d’acciaio o per chi respira la sua fuliggine cancerogena.

oppure

B) costruirsi una zattera, leggera, che si accompagni ad altre mille zattere, umili, a remi. Che vada ad esplorare nuove terre e che si avventuri alla ricerca di un nuovo mondo. Che riscopra il desiderio della lotta per gli ultimi e per gli oppressi. Che riesca a ritrovare le virtuose correnti che portano all’isola della giustizia e della pace o alla città della gioia e della felicità, senza distizioni di sesso, censo, razza o religione. Che riesca a raggiungere tutti gli scogli pericolosi, anche per la grande nave, per costrirci sopra nuovi fari segnalatori, in grado di tracciare una nuova rotta, più sicura e più rispettosa della terra e di tutti i suoi abitanti. Una zattera fatta di materiale riciclabile, riutilizzabile, recuperabile. Una zattera certamente più pericolosa, facilmente ribaltabile dalle onde anomale provocate dal grande transatlantico, ma altrettanto facilmente in grado di ritrovare il filo d’acqua e restituire ai suoi marinai la luce del sole.

Io ho deciso. Comincio a costruire la mia zattera.

Tutti i marinai lo sanno, se si resta troppo vicini ad una grande nave, o si chiede di essere issati a bordo o si rischia di essere travolti dalla sue onde o ancora peggio dalle sue terribili eliche d’acciaio…

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E siccome credo nella trasparenza degli atti e dei comportamenti politici, pubblico la mia lettera indirizzata al coordinatore provinciale.