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Finanziamenti per la fame nel mondo: un danno (A cura di Andrea Tronchin)

Alla conclusione dello scorso Vertice FAO, i Governanti del Mondo hanno preso il solenne impegno di stanziare un valore pari a 6.5 Miliardi di Dollari per aiutare a risolvere l'attuale e futura crisi alimentare mondiale. In specifico, la Banca Mondiale – BM – ha promesso 1.2 Miliardi di dollari, gli USA 1.5, la Francia 1.5 in 5 anni, l'Inghilterra 590 Milioni e l'Italia 190 Milioni di euro.
Chiediamoci per che cosa saranno utilizzati questi 6.5 miliardi di dollari. Secondo le principali linee guida espresse, discusse e decise durante il Vertice è chiaro che una parte di tali risorse finanziarie verrà impiegata per gli aiuti alimentari diretti, cioè nella fornitura di cibo alle popolazioni maggiormente sofferenti, una parte servirà certamente a calmierare i prezzi eccessivi (come compensazione ai venditori di derrate) e renderli così accessibili ad una maggiore quantità di persone, un'altra parte servirà per sviluppare i sistemi produttivi di alimenti ed infine una parte servirà per sviluppare il libero mercato (import – export).
Il DANNO
Considerando che a livello mondiale il cibo è attualmente in mano ad una ristretta cerchia di realtà che ne monopolizzano la distribuzione o peggio ancora vi speculano acquistando immensi stok di derrate, appare evidente che una parte di questi 6.5 Miliardi di dollari finiranno direttamente nelle tasche di queste realtà che detengono il possesso del mercato degli alimenti, così pure finirà nelle loro tasche quella parte di risorse finanziarie che verrà destinata all'abbassamento dei prezzi; ciò porterà ad arricchire ancora una volta coloro che hanno contribuito a creare l'aumento ingiustificato dei prezzi delle derrate e ad aumentare la loro capacità di speculare ulteriormente aggiudicandosi quantità ancora più rilevanti di derrate sul mercato mondiale negli anni a seguire, soprattutto considerando il fatto che la questione della speculazione sugli alimenti, nel Vertice FAO, è stata volutamente ignorata. Allo stesso modo, le risorse destinate a sviluppare i sistemi produttivi alimentari sono dichiaratamente convogliati verso i sistemi industriali e quindi a beneficio di coloro che sono proprietari dei mezzi tecnici (concimi, antiparassitari, sementi, OGM ecc.) che guarda caso sono grosso modo gli stessi soggetti citati precedentemente. Ugualmente, le risorse finanziarie destinate a sviluppare e rafforzare il commercio internazionale finiscono ancora una volta nelle tasce degli stessi soggetti che tale mercato lo creano e lo gestiscono, cioè sempre gli stessi. Possiamo affermare che alla FAO gli Stati hanno generosamente deciso di stanziare 6.5 miliardi di dollari per arricchire coloro che sono la principale causa della fame nel mondo rafforzando così la loro capacità di aumentare la fame stessa. Come se non bastasse, gli aiuti alimentari diretti, cioè quelle grandi quantità di derrate che vengono destinate a sfamare le popolazioni maggiormente sofferenti sono una delle principali cause della distruzione dei sistemi produttivi locali. In pratica, quei pochi agricoltori che sono rimasti a produrre si ritrovano sul proprio mercato interno grandi quantità di alimenti a prezzi decisamente inferiori ai costi di produzione locale (se non addirittura a gratis) che ne causano il fallimento e spesso l'emigrazione (vendono le terre che normalmente sono acquistate da chi dispone delle finanze necessarie); quindi, se da un lato gli aiuti alimentari risolvono i problemi nell'immediato sfamando la popolazione, dall'altro lato deprimono la capacità produttiva e il mercato locale contribuendo ad aumentare strutturalmente l'insicurezza e la dipendenza alimentare di quelle popolazioni che continueranno a rimanere sotto il giogo degli “aiuti alimentari dall'estero” senza trovare una reale soluzione duratura per lo stato di deprivazione che vivono: un danno!