![Home](_derived/home_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
![La Storia](_derived/Lamiastoria.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn_p.gif)
![Galleria](_derived/Galleria.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
![Personali](_derived/personali.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
![Contatti](_derived/contatti.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
![Link](_derived/link.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
![Il Sondaggio](_derived/sondaggio.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
![Articoli](_derived/articoli.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
![News](_derived/news.htm_cmp_copia-di-tela110_vbtn.gif)
| |
Pino Faraca ha conquistato l'Italia delle due ruote per i successi ottenuti quando correva
in bici. Oggi, l'ex ciclista cosentino fa parlare di sé con i suoi quadri. C'è l'energia e la fatica del campione e c'è pure una specie d'aura
metafisica, che celebra la velocità pura senza imperfezioni, nelle tele di
Pino Faraca. C'è tutto un mondo da scoprire in quei colori accesi e mai
banali che l'artista cosentino, nonché leggenda della bicicletta bruzia,
spalma con dovizia di particolari sullo sfondo bianco, su quel colore non
colore, che opera ultimata diventa una tavolozza dalle gradazioni forti che
a tratti contrastano, a tratti poi si sposano tra di loro nei contorni della
tela. Colori solari e rassicuranti, mediterranei, che prendono le forme più
disparate: quelle dell'eros, evidente, molto evidente e che, però, non è mai
volgare. C'è tutta una ricerca stilistica dietro quelle forme femminili che Faraca tratteggia sulle sue tele in pose inverosimili. E poi ci sono loro i
ciclisti, a volte solitari impegnati in una dura salita, altre volte un gruppone, con i colori dell'arcobaleno, dal quale si vede pure chi vorrebbe
tentare la fuga. E' una danza dell'iride, insomma, della fantasia, è un'arte
peculiare e personale, che affonda le radici nel passato del campione e
dell'uomo che ha vissuto sulla propria pelle l'oro e la polvere, le gioie e
i dolori d'uno sport puro, sincero, che negli ultimi anni, però, è stato
velato dalle tinte fosche del doping da quella spazzatura che nulla a che
fare con la sfida dell'uomo contro i suoi limiti, i suoi record, la sua
vita. Pino Faraca è un romantico della bicicletta, gli brillano gli occhi
quando, con quell'aria modesta senza finzione e piaggeria, ne parla.
Discorre delle sue vittorie come se non fossero sue, come se i podi sui
quali è salito fossero di un altro. Ne ha scalati tanti podi questo
cosentino minuto che nella sua seconda esistenza si dedica con lo stesso
agonismo e perfezionismo all'arte, alla pittura (alcune sue opere sono state
persino esposte all?Art World in Video di New York). Nei quattro anni da
dilettante, tra il 1976 e l 'Ottanta ha collezionato, tra competizioni
nazionali e internazionali, circa cento vittorie. Nel 1980, poi, s'è
aggiudicato il Giro della Campania a tappe e in quello stesso anno ha
lasciato il segno nella Bologna - Raticosa (vinta da nomi celebri come
Bartali, Moser e Baronchelli). In quell'occasione Faraca percorse, e fu
subito record, quarantasette chilometri di salita impiegando un ora,
diciotto minuti e cinquantadue secondi. Nel suo curriculum da professionista
sono annotati ben cinque Giri d'Italia, in uno dei quali ha indossato la
maglia bianca, che tradotto in numeri significa primo assoluto dei
neoprofessionisti, undicesimo posto in classifica generale e primo nella
prima tappa a cronometro a squadre. Tutta l'Italia delle due ruote parlava
di lui. E ne parlava talmente bene che gli si aprì un posto in nazionale per
il mondiale di Praga del 1981. E si sarebbe fatto onore anche lì se non
fosse che per una brutta caduta al giro dell'Appennino, entrò in coma per
una settimana e iniziò un lungo calvario. Il tempo di rialzarsi dalla
terribile esperienza e di risalire in sella che il destino era pronto dietro
l'angolo a giocargli l'ennesimo scherzetto, anche se meno grave, l'anno
successivo. Faraca capì, senza tanti drammi e col piglio dell'uomo dalle
mille risorse, che era il momento di smettere con l'agonismo. O meglio
ch'era arrivato il momento d'iniziare altre sfide, misurasi con altri record
... suscitare altre emozioni.(Testo
tratto dal Servizio di Antonella Corvino apparso sul mensile Sport e Turismo
di Gennaio 2006) |
|