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Mentre magnavo un pollo, er Cane e er Gatto pareva ch'aspettassero la mossa dell'ossa che cascaveno ner piatto. E io, da bon padrone, facevo la porzione, a ognuno la metà: un po' per uno, senza particolarità. Appena er piatto mio restò pulito er Gatto se squajò. Dico: -- E che fai? -- Eh, -- dice -- me ne vado, capirai, ho visto ch'hai finito... -- Er Cane invece me sartava al collo riconoscente come li cristiani e me leccava come un francobbollo. -- Oh! Bravo! -- dissi -- Armeno tu rimani! -- Lui me rispose: -- Si, perché domani magnerai certamente un antro pollo! |
LA GRATITUDINE Mentre mangiavo un pollo, il Cane e il Gatto sembrava che aspettassero il movimento delle ossa che cadevano nel piatto. E io, da buon padrone, facevo la porzione, a ognuno la metà: un po' per uno, senza parzialità. Appena il mio piatto retò pulito, il gatto si defilò. Dico: -- E cosa fai? -- -- Eh, -- dice -- me ne vado, capirai, ho visto che hai finito... -- Il Cane invece mi saltava al collo riconoscente come gli uomini e mi leccava come un francobollo. -- Oh! Bene! -- dissi -- Almeno tu rimani! -- Lui mi rispose: -- Si, perché domani mangerai certamente un altro pollo! |
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Un vecchio Cortello diceva a la Spada: -- Ferisco e sbudello la gente de strada, e er sangue che caccio da quele ferite diventa un fattaccio, diventa 'na lite...-- Rispose la Spada: -- Io puro sbudello, ma faccio 'ste cose sortanto in duello, e quanno la lama l'addopra er signore la lite se chiama partita d'onore! |
LA SPADA E IL COLTELLO Un vecchio coltello diceva alla Spada: -- Ferisco e sbudello la gente di strada, e il sangue che verso da quelle ferite diventa un fattaccio, diventa una lite...-- Rispose la Spada: -- Io pure sbudello, ma faccio queste cose soltanto in duello, e quando la lama la usa il signore la lite si chiama partita d'onore! |
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Un Arbero d'un bosco chiamò l'ucelli e fece testamento: -- Lascio li fiori ar mare, lascio le foje ar vento, li frutti ar sole e poi tutti li semi a voi. A voi, poveri ucelli, perché me cantavate le canzone ne la bella staggione. E vojo che li stecchi, quanno saranno secchi, fàccino er foco pe' li poverelli. Però v'avviso che sur tronco mio c'è un ramo che dev'esse ricordato a la bontà dell'ommini e de Dio. Perché quer ramo, semprice e modesto, fu forte e generoso: e lo provò er giorno che sostenne un omo onesto quanno ce s'impiccò. |
IL TESTAMENTO DI UN ALBERO Un Albero di un bosco chiamò gli uccelli e fece testamento: -- Lascio i fiori al mare, lascio le foglie al vento, i frutti al sole e poi tutti i semi a voi. A voi, poveri uccelli, perché mi cantavate le canzoni nella bella stagione. E voglio che gli sterpi, quando saranno secchi, facciano il fuoco per i poverelli. Però vi avviso che sul mio tronco c'è un ramo che dev'essere ricordato alla bontà degli uomini e di Dio. Perché quel ramo, semplice e modesto, fu forte e generoso: e lo provò il giorno che sostenne un uomo onesto quando ci si impiccò. |
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Iddio pijò la fanga dar pantano, formò un pupazzo e je soffiò sur viso. Er pupazzo se mosse a l'improviso e venne fòra subbito er cristiano ch'aperse l'occhi e se trovò ner monno com'uno che se sveja da un gran sonno. -- Quello che vedi è tuo -- je disse Iddio -- e lo potrai sfruttà come te pare: te do tutta la Terra e tutt'er Mare, meno ch'er Celo, perché quello è mio... -- Peccato! -- disse Adamo -- È tanto bello... Perché nun m'arigali puro quello? |
L'INCONTENTABILITA' Dio prese il fango dal pantano modellò un pupazzo e gli soffiò sul viso. Il pupazzo si mosse all'improvviso e venne fuori subito l'uomo che aprì gli occhi e si trovò nel mondo come uno che si svegli da un gran sonno. -- Quello che vedi è tuo -- gli disse Dio -- e lo potrai sfruttare come ti pare: ti do tutta la Terra e tutto il Mare, meno che il Cielo, perché quello è mio... -- Peccato! -- disse Adamo -- È tanto bello... Perché non mi regali anche quello? |
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C'è un'ape che se posa su un bottone de rosa: lo succhia e se ne va... Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa. |
FELICITA' C'è un'ape che si posa su un bocciolo di rosa: lo succhia e se ne va... Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa. |
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Appena se ne va l'urtima stella e diventa più pallida la luna c'è un Merlo che me becca una per una tutte le rose de la finestrella: s'agguatta fra li rami de la pianta, sgrulla la guazza, s'arinfresca e canta. L'antra matina scesi giù dar letto co' l'idea de vedello da vicino, e er Merlo furbo che capì el latino spalancò l'ale e se n'annò sur tetto. -- Scemo! -- je dissi -- Nun t'acchiappo mica...-- E je buttai du' pezzi de mollica. -- Nun è -- rispose er Merlo -- che nun ciabbia fiducia in te, ché invece me ne fido: lo so che nu m'infili in uno spido, lo so che nun me chiudi in una gabbia: ma sei poeta, e la paura mia è che me schiaffi in una poesia. È un pezzo che ce scocci co' li trilli! Per te, l'ucelli, fanno solo questo: chiucchiù, ciccì, pipì... Te pare onesto de facce fa la parte d'imbecilli senza capì nemmanco una parola de quello che ce sorte da la gola? Nove vorte su dieci er cinguettio che te consola e t'arillegra er core nun è pe' gnente er canto de l'amore o l'inno ar sole, o la preghiera a Dio: ma solamente la soddisfazzione d'avè fatto una bona diggestione. |
LA POESIA Appena se ne va l'ultima stella e diventa più pallida la luna c'è un Merlo che mi becca ad una ad una tutte le rose della finestrella: si nasconde fra i rami della pianta, scrolla la rugiada, si rinfresca e canta. L'altra mattina scesi dal letto con l'idea di vederlo da vicino, e il Merlo furbo che intuì la mia intenzione spalancò le ali e se ne andò sul tetto. -- Scemo! -- gli dissi -- Non ti acchiappo mica...-- E gli buttai due pezzi di mollica. -- Non è -- rispose il Merlo -- che non abbia fiducia in te, perché invece mi fido: lo so che non mi infili ad uno spiedo, lo so che non mi chiudi in una gabbia: ma sei poeta, e la paura mia è che mi metta in una poesia. È un pezzo che ci annoî con i trilli! Per te, gli ucelli, fanno solo questo: chiucchiù, ciccì, pipì... Ti sembra onesto di farci far la parte d'imbecilli senza capire nemmeno una parola di quello che ci esce dalla gola? Nove volte su dieci il cinguettio che ti consola e ti rallegra il cuore non è affatto il canto dell'amore o l'inno al sole, o la preghiera a Dio: ma solamente la soddisfazione d'aver fatto una buona digestione. |
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Ho conosciuto un vecchio ricco, ma avaro: avaro a un punto tale che guarda li quatrini ne lo specchio pe' vede raddoppiato er capitale. Allora dice: -- Quelli li do via perché ce faccio la beneficenza; ma questi me li tengo pe' prudenza... -- E li ripone ne la scrivania. |
AVARIZIA Ho conosciuto un vecchio ricco, ma avaro: avaro a un punto tale che guarda i soldi nello specchio per veder raddoppiato il capitale. Allora dice: -- Quelli li do via perché ci faccio la beneficenza; ma questi me li tengo per prudenza... -- E li ripone nella scrivania. |
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Lidia, ch'è nevrastenica, è capace che quanno liticamo per un gnente se dà li pugni in testa, espressamente perché lo sa che questo me dispiace. Io je dico: -- Sta' bona, amore mio, che sennò te fai male, core santo... -- Ma lei però fa peggio, infino a tanto che quarcheduno je ne do pur'io. |
IRA Lidia, che è nevrastenica, quando litighiamo per un nonnulla è capace di darsi i pugni in testa, apposta perché lo sa che questo mi dispiace. Io le dico: -- Stai buona, amore mio, altrimenti ti fai male, cuore santo... -- Ma lei però fa peggio, fino a quando non glie ne do qualcuno pure io. |
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Su li stessi scalini de la chiesa c'è uno sciancato co' la bussoletta e una vecchia co' la mano stesa. Ogni minuto lo sciancato dice: -- Moveteve a pietà d'un infelice che so' tre giorni che nun ha magnato... -- E la vecchia barbotta: -- Esaggerato! |
INVIDIA Sugli stessi scalini della chiesa c'è uno storpio con la bussoletta e una vecchia con la mano stesa. Ogni minuto lo sciancato dice: -- Muovetevi a pietà d'un infelice che son tre giorni che non ha mangiato... -- E la vecchia borbotta: -- Esagerato! |
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In un giardino, un vagabonno dorme accucciato per terra, arinnicchiato, che manco se distingueno le forme. Passa una guardia: -- Alò! -- dice -- Cammina! -- Quello se smucchia e j'arisponne: -- Bravo! -- Me sveji propio a tempo! M'insognavo che stavo a lavorà ne l'officina! |
ACCIDIA In un giardino, un vagabondo dorme accucciato per terra, rannicchiato, che nemmeno se ne distingue la forma. Passa una guardia: -- Andiamo! -- dice -- Cammina! -- Quello si ricompone e gli risponde: -- Bravo! -- Mi svegli proprio a tempo! Sognavo che stavo lavorando nell'officina! |
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Sai che d'è la statistica? È na' cosa Ma pè me la statistica curiosa Me spiego: da li conti che se fanno e, se nun entra nelle spese tue, |