Wim Noordhoek ai giorni nostri

 

WITHEEK.  N. 35

(traduzione italiana di Danilo Steffanina)

 

 

 

- Titolo: "ROMA. IL POP FESTIVAL CONDANNATO" (letteralmente, "Rome Het Verdoemde Popfestival 1968").

Il primo festival pop di Roma è terminato. Sotto vi è una recensione di Wim Noordhoek, che ha soggiornato nella città eterna. Ci domandiamo se mai ci sarà un secondo festival. Witheek (1) ha passato mesi a chiedere informazioni in tutti i paesi. Nessuno sapeva nulla. Per noi è quasi un miracolo che qualcosa sia accaduto dopo tutto a Roma. Ci ricordiamo come la stessa cosa sia successa solo ieri che Jerry e Trisha fecero visita agli uffici di Hitweek, per discutere con noi il progetto di portare un gran numero di gruppi USA ad Amsterdam a basso costo. Essi avrebbero poi dovuto viaggiare da Amsterdam verso diversi altri luoghi in Europa. Per coordinare tutto ciò, è stato fatto arrivare Don Frederick da San Francisco. Don comunque aveva un progetto migliore ma molto più complesso, un festival pop ad Amsterdam. Il risultato è: gruppi che grazie a Roma sono venuti dagli USA adesso stanno girando l’Europa e potrebbero anche suonare qui.

 

Più si avvicinava la data del festival di Roma, tutto diventava meno certo. Ma ad un certo punto dovemmo prendere una decisione. A Roma o non a Roma. La VPRO si offrì di pagare due biglietti di prima classe per Roma per impiegati dello show radio “HEE” (2), noi utilizzammo il denaro per pagare tre biglietti di 2a classe. Venerdì dopo la trasmissione, alle 21:02 esatte l’espresso Olanda-Italia partiva dalla Stazione Centrale di Utrecht. La sera dopo alle nove Peter Flik, Jan Haasbroek ed io (Wim Noordhoek) eravamo nella piazza di fronte a Roma Termini.

Faceva caldo… e c’era il festival. C’era qualcuno, in questo caldo mucchio di antichi manufatti, che si godeva Donovan, Captain Beefheart e Julie Driscoll ed i loro compagni? Lo spettro di un Palazzo dello Sport freddo, vuoto e buio, con cartelli affissi all’entrata che dicevano, in italiano, “SHOW CANCELLED”, ci aveva tormentato per tutto il viaggio. Nonostante nessuno di noi avesse dormito nelle ultime 36 ore, e avessimo trascorso l’ultima parte del viaggio in mezzo a militari italiani che gridavano e mangiavano pollo, Jan e Peter decisero che dopo che avessimo trovato il nostro hotel avremmo dovuto fare qualche veloce ricerca. Dopo un’ora eravamo rivitalizzati dal sapere che non solo il Palazzo esisteva davvero, ma anche che il festival era già incominciato. A quel punto era l’una di notte.

 

 

- Domenica 05/05/1968 (letteralmente, "ZONDAG").

Il giorno successivo è domenica. Il festival inizia alle 18. In programma ci sono Samurai, Grapefruit, Ten Years After e Fairport Convention, più un gruppo iugoslavo.

Il Palazzo è circa 10 Km a sud della città fra le colline, dove sono stati costruiti enormi palazzi residenziali in mezzo a incantevoli parchi e laghetti: questo costituiva il villaggio olimpico dei giochi del 1960. C’è quiete intorno al Palazzo, e in un enorme parcheggio si possono vedere un po’ di auto e due campers VW di Jerry Fife e Jim Morrison.

La scritta “Radio Olandese” ci invita ad entrare. Dentro incontriamo subito Jerry, che conosco dal suo soggiorno ad Amsterdam in settembre, dove sono stati messi a punto tutti i suoi piani (lui disse a Hitweek che il tempo a San Francisco è sempre pestilenziale). Gli chiedo come va e lui fa qualche smorfia.

Quando entriamo nel locale siamo stupiti dal fatto che non c’è nessuno nell’enorme tribuna. Nell’arena dove sono sistemati i posti a sedere vediamo circa 800 persone che ascolatno la musica del gruppo iugoslavo. Vicino ad ogni uscita c’è un gran numero di poliziotti. Saranno in tutto settanta. Anche considerando che in Italia c’è un gran numero di disoccupati, quelli sono davvero tanti.

Ci vengono dati dei pass speciali...

 

 

- Lunedì 06/05/1968 (letteralmente, "MAANDAG").

Arriviamo alle 5 il giorno successivo. Il furgoncino con i tecnici italiani, che registreranno Pink Floyd e Nice per noi, è già sul posto (grazie a dozzine di telefonate, fax e telegrammi che avevamo inviato preventivamente da Hilversum, abbiamo acquisito il diritto di registrare 45 minuti di 3 gruppi il lunedì e il martedì – non c’era un camion per l’audio disponibile gli altri giorni).

I tecnici,  con la supervisione del signor Maistrini, un uomo grasso con dei baffi scintillanti, che parla solo italiano, si stanno già preparando, mentre la band americana Association sta provando sul palco. Hanno saldato un cavo ad ogni amplificatore, e tutti questi cavi vanno al loro furgone. Quando lo racconto al ragazzo di Bavaria, egli scuote la testa – lui sa il motivo, io ho ascoltato le sue eccellenti registrazioni fatte ieri. Fortunatamente giungono altre due persone, in apparenza responsabili della RAI, e ordinano che tutte le saldature vengano rimosse e vengano piazzati appositi microfoni.

In quel momento ci rendiamo conto che il nostro registratore (di proprietà della Radio Olandese Unie, marca NAGRA (3)) è sparito. Lo avevamo messo tra l’amplificazione di fronte al furgone radio, dove erano indaffarati i tecnici italiani, ma adesso non c’è più. Un attimo di panico. Poi Peter decide di informare la polizia, mentre Jan ed io cominciamo a cercare. Ma la cura è peggio della malattia. Peter riappare con un commissario di polizia esaltato, che immediatamente ordina la perquisizione di tutti i camerini e minaccia di bloccare il festival a meno che il NAGRA ricompaia. Sembra che abbia l’autorità per farlo. Adesso ci rendiamo conto della tragedia di questo festival. La polizia userà qualsiasi scusa per sospenderlo. L’ispettore, o quale che sia il suo grado, prende d’assalto con furia i sotterranei, aprendo le porte a caso. Peter lo segue sbiancato in volto. Quell’uomo è inarrestabile. Solo un’ora dopo riusciamo a convincere l’uomo che è nell’interesse di tutti che il festival continui, e tutto quello che ci serve è una dichiarazione per la nostra assicurazione. Finalmente il tipo se ne va, con la tasca piena di biglietti omaggio per i suoi ragazzi, nipoti e zii. Bastardo corrotto. L’uomo sapeva fin dall’inizio che il NAGRA è sparito da molto tempo.

E allora i Pink Floyd salirono sul palco. Peter ed io, con le pulsazioni ancora in piena corsa, saliamo sulla panca di legno nel furgone radio italiano, dove il nostro Barbiere di Siviglia è impegnato a maneggiare ciò che sembra essere una serie di antichi ricevitori radio. Dietro scorgiamo due REVOX utilizzati per registrare. Il suono che fuoriesce dagli speaker è orrendo, quasi senza bassi. Proviamo con le cuffie. Facciamo del nostro meglio per parlare con il ragazzo dietro ai controlli: “Più cantare, troppo basso”. Apparentemente Mr. Baffone non ama batteria e basso, fa di tutto per eliminarli dal missaggio. Per concludere, la sua manopola principale sembra avere un vuoto, quando arriva sotto all’1 tutto il suono scompare. Ben presto ci troviamo dietro ai controlli, mentre il mangiatore di spaghetti sta seduto imbronciato.

I Pink Floyd fanno un’esibizione sbalorditiva. Dal loro album fanno "Astronomy Dominé", "Chapter 24" e come bis il magnifico strumentale "Interstellar Overdrive". Meglio ancora, suonano due nuove canzoni da un lp che sarà pubblicato in Inghilterra a giugno. Così mi dice il bassista-cantante Roger Waters, che portiamo nel furgone per un’intervista. “Cos’è successo a Syd Barrett?”. “Bene, per dirla in parole povere, è impazzito”.

Bene, adesso lo sappiamo. “Guarda i Nice” dice Roger “sono eccellenti”. E non stava esagerando.

Anche i Nice suonano cinque pezzi. Dai loro lp le canzoni "Tantalizing Maggie", "Flowerking Of Flies" e come chiusura "Rondo", con Keith Emerson in piedi sopra il suo strumento che suona motivi classici. Una satira sul sesso. Non c’è pausa. Se questo non è happening, allora non so cosa sia. Peter ed io facciamo a turno per andare verso il palco a guardare. L’altro è incaricato del bilanciamento del suono. E’ un miracolo, ma le registrazioni del suono sembrano essere OK. Dopo un po’ dobbiamo di nuovo chiedere consigli sul suono al ragazzo della Bavaria. “Mettete i microfoni il più vicino possibile agli altoparlanti” dice lui “poi eliminerete quel gigantesco riverbero”.

Andiamo lì e piazziamo i nostri microfoni in prossimità di quelli della Bavaria. Sfortunatamente abbiamo solo 5 microfoni, cosicché non siamo in grado di separare basso-batteria dagli altri tamburi. Il missaggio vocale sta per essere fatto dal fonico del locale, cosicché siamo obbligati ad usare il suo mix, non sempre stellare.

Poi è la volta dei Move, che salgono nel letto caldo lasciato loro da Pink Floyd e Nice. Con ritmo crescente, ma suonati in modo sciatto, pezzi rock come "Keeping Up", "Hey Grandma" e "Let It Be Me" (dicendo al pubblico che è un pezzo di Jerry Lee Lewis) fanno muovere la gente. Loro suonano con aggressività, e tutti i microfoni della RAI e della Bavaria (4) che si trovano nel loro raggio d’azione vengono gettati tra il pubblico dal cantante Carl Wayne, con il risultato di far entrare un fischio lacerante nei nostri canali, rendendo inutilizzabile il resto delle registrazioni. Nel frattempo i Move si rincorrono con delle corde (cavi dei microfoni?) e per il finale fanno esplodere alcuni forti botti e delle bombe fumogene. Il pubblico si sta divertendo. Jerry ed io ci stiamo piegando dalle risate, specialmente quando vediamo la reazione delle forze dell’ordine italiane che saltano sul palco da tutte le parti con estintori schiumogeni, creando ancor più fumo, e sotto quella coltre arrestano i Move. La gente ride. Dietro al palco, una bella scena. Un commissario di polizia furibondo incomincia a spingere ogni persona che incontra, mentre i suoi agenti in uniforme stanno lì impalati.

Grande discussione tra gli organizzatori: Alan Zion, Jim Morrison e Don Frederickson. Sono furiosi, si vuole interrompere il festival. All’improvviso tutti ritornano seri. Che cosa c’è adesso? Tre costosi microfoni sono spariti tra il fumo. Un amplificatore è irreparabilmente danneggiato a causa degli esplosivi. E tutta l’amplificazione era stata noleggiata. Si fa un gran parlare. Finalmente si decide che il festival vada avanti, a patto che a tutti quelli che non hanno niente a che fare con lo spettacolo non sia più permesso stare nel backstage. Il che accade. I vecchi pass vengono annullati e verranno sostituiti. Il roadmanager dei Move deve recarsi al commissariato.

Dopo un’ora per spazzare il palco American Association può andare in scena. Una serie di canzoni ben bilanciate, armonie ben intonate nel vecchio stile Beach Boys. Piacevoli da sentire, ma niente di più.

I ragazzi avevano portato il loro camion con l’amplificazione ed erano arrivati in due Cadillac nere. (Fu evidente che c’erano solo due tipi di impianto, VOX per gli strumenti e Semprini per la voce. Questo si rivelò essere un’ulteriore fonte di problemi, poiché loro avevano promesso di disporre di ogni tipo di marca).

 

 

- Martedì 07/05/1968 (letteralmente, "DINSDAG").

Martedì, ultimo giorno del festival. All’ultimo momento abbiamo fatto in modo di prendere in prestito un NAGRA dalla RAI, ma quando arrivo al Palazzo alle 8 quella sera (Peter e Jan erano andati al commissariato per una dichiarazione, e naturalmente la polizia non è là -  il commissario è a casa a guardare la TV) due auto con gli allegri tecnici italiani mi vengono incontro. Quando li fermo loro mi dicono che il festival è stato cancellato. Si suppone che sia stato spostato in qualche cosa che suona come “PIC UP”. Immediatamente ricordo che dev’essere il Piper Club, che pure ha qualcosa a che fare con il festival. Trovo in tasca l’indirizzo e passo a  loro l’informazione, noi ci andremo più tardi. Delusi spariscono. Quando Peter e Jan arrivano al Palazzo, ci incamminiamo verso il Piper Club, Via Tagliamento 9.

Una folla chiassosa si è riunita davanti al locale. I tecnici italiani si sono persi. I tedeschi tuttavia ci sono, ma ci dicono che Bavaria non ha il permesso di fare registrazioni quella notte. Intanto le porte restano chiuse. Jim Morrison si trova al commissariato. Dopo due ore di confusione Peter riesce ad entrare. Quando finalmente riesco ad entrare anch’io vedo che non solo i Byrds ce l’hanno fatta, ma anche i nostri tecnici italiani, i quali, miracolo dei miracoli, sono pronti a registrare. Peter ha fatto in modo di ottenere un’intervista con i Byrds. 

Come mai il festival è stato spostato? La società di noleggio si era rifiutata di affittare ancora altro equipaggiamento dopo l’esibizione dei Move, a meno che avessimo pagato un altro milione di lire. E oltre a ciò, la polizia aveva chiuso il Palazzo. Alan Zion aveva passato l’intera notte a far sì che l’esibizione dei Byrds si facesse. E così è andata, i ragazzi sono qui.

Poco dopo lo spettacolo incomincia con una nuova e migliore esibizione dei Grapefruit davanti a circa 800 persone. Cantano il loro singolo Delilah e Mary Ann.

Quella che segue è un’altra sorpresa, i Family anch’essi inglesi. Forti di sei elementi che con l’aiuto di sax, tromba e violino e testi molto intriganti tutto a un tratto stanno facendo cose speciali. Ma non ho molto tempo per guardare. La sistemazione dei microfoni fa schifo. Ogni cosa è troppo distante dagli altoparlanti. Un microfono è stato addirittura collocato davanti allo speaker sbagliato.  Un casino completo, specialmente considerando che ci sono in tutto 25 altoparlanti.

Comunque, finalmente il momento è arrivato. Verso le 11 e mezza, i Byrds salgono sul palco. Jim McGuinn (che adesso si fa chiamare Roger) senza barba e occhiali da sole e con i capelli corti, il piccolo timido batterista Kevin Kelly, l’organista/chitarrista acustico dai capelli neri Gram Parsons, il riccioluto bassista Chris Hillman e un amico con un banjo.

Ognuno è vestito, com’era durante l’intero festival, con i jeans e maglietta di tutti i giorni. Suonano dieci (10!) pezzi no-stop. Il suono ovviamente non è bello come sul disco, ma ha la propria, malinconica sonorità. In certi momenti faccio fatica a tenere gli occhi asciutti, tanto sono belle canzoni come "Old John Robertson", "My Back Pages" o "Going Back". Inoltre: "Eight Miles High", "Turn Turn Turn", "Mr. Spaceman", "Mr. Tambourine Man" e alcuni nuovi pezzi (non ho avuto tempo di ascoltare i miei nastri, seguiranno ulteriori informazioni). In particolare colpisce l’intima armonia tra McGuinn e Hillman, che fa da sfondo per alcuni assoli di Parsons. Persino l’abilità strumentale di Hillman e del chitarrista solista McGuinn sono esattamente come nell’album. No, tutte le voci riguardo a cattive esibizioni dal vivo sono decisamente infondate. E loro vanno avanti (McGuinn: suppongo che dovremmo finire qui, ma noi ci stiamo giusto scaldando). Entusiasmante!

 

 

- Mercoledì (letteralmente, "WOENSDAG").

La mattina dopo corriamo agli studi RAI per inviare il risultato delle nostre registrazioni in Olanda, dove il responsabile musicale di VPRO Han Reiziger ne valuterà la qualità tecnica. Dopo aver ascoltato alcune canzoni dei Pink Floyd e dei Byrds, le giudicherà di sicura qualità broadcast. Siamo felici.

Torniamo immediatamente all’Hilton, dove l’impresario Valdez ci incontra in pigiama. Gli diciamo che abbiamo venduto i diritti di trasmissione e gli consegniamo un assegno di 500 dollari.

Dopo aver parlato un po’ del festival, egli ci concede – del tutto inaspettatamente – i diritti di trasmettere tutto ciò che abbiamo registrato, non soltanto i 45 minuti, bensì tutto quello che abbiamo registrato dei Pink Floyd, dei Nice e dei Byrds. Pacche sulle spalle tutt’intorno e poi partiamo, con oltre 90 minuti di eccellente musica live su nastro.

 

Roma 1968, partito come un idealistico tentativo di portare ai giovani europei il meglio della musica pop europea, americana e di tutto il mondo, si è rivelato un disastro finanziario. Le perdite per gli organizzatori americano si dice che ammontino a circa 100.000 dollari (Jerry Fife ha perso la sua intera eredità di 16.000 dollari). Nel Palazzo, e successivamente al Piper Club sono entrati non più di 1000 spettatori paganti. Pazzesco.

Le ragioni? Pubblicità scarsa dappertutto. La pubblicità costa un sacco di soldi in Italia, ma giornali come International Times e la stampa underground olandese avrebbe dovuto fare un lavoro migliore (e avrebbero dovuto essere informati molto di più). Abbiamo visto forse 50 olandesi, incluso il personale di una sola radio (noi) e nessuna TV.

E ovviamente l’assurda scelta di Roma. Per quanto riguarda la musica pop l’Italia è talmente indietro. Non esiste una scena underground di alcun genere, che è quello su cui prosperano questi festivals. Roma è una strana città formale piena di impiegati statali. L’idea che la gioventù sarebbe giunta in auto da tutta l’Europa è stata un tipico errore di valutazione americano. I giovani europei non posseggono automobili.

Per farla breve, mi è venuto un nodo alla gola a vedere i Byrds esibirsi per 800 persone, metà delle quali si è messa a chiacchierare per tutto il tempo.

 

POST SCRIPTUM (letteralmente, "P.S.).

P.S.: Informazione.

Il filmato televisivo (a colori) di BAVARIA, che dura un’ora e cinque minuti, può essere ottenuto anche dalla televisione olandese. Si deve fare. Chiamate BAVARIA A.G., n° 47691 di Munchen e chiedete di Herr Von Cosel.

Nel frattempo, venerdì scorso il programma di HEE sul festival è stato trasmesso, ma la musica e le interviste con Byrds e Pink Floyd andranno in onda in uno show speciale venerdì 7 giugno alle 8 PM (H1). Il resto andrà in onda successivamente su Help.

Le interviste con Fairport Convention, Pink Floyd e Byrds, probabilmente, saranno presto pubblicate su questo giornale.

Wim Noordhoek.

 

 

 

NOTES.

(1) Si dice "Witheek" o "Hit Week"? Entrambi. Hitweek era un gionale attivo dal 1965 sino al 1974, durante il quale usò alternativamente il nome di Hitweek e Witheek. Era una sorta di giornale "underground/culturale/antistatale", con articoli su 'sesso, droga e R&R'. Aveva anche all'interno parecchi annunci di case discografiche. Negli ultimi anni '60 e negli anni '70 cambiò nome in Aloha, che esiste tuttora (nota by Ingo Brode).

(2) HEE è il programma radio di "Hitweek".

(3) NAGRA è una marca di microfoni audio (nota by Gerhard Den Hollander).

(4) BAVARIA attualmente esiste ancora ed è la "Bavaria Film Interactive GmbH", Bavariafilmplatz 7, D-82031 Geiselgasteig; però l'articolo citato nell'articolo non esiste più. Geiselgasteig è un sobborgo di Monaco ed è il quartiere dove ci sono tutti gli studi TV della zona, compresi quelli della Bavaria Film (nota by Ingo Brode).

 

(Traduzione italiana a cura di Danilo Steffanina, dalla traduzione inglese di Gerhard Den Hollander)