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THE PIPER AT THE GATES OF DAWN IN KENYA
Il caso di questa stampa inglese dei Pink Floyd, senz’altro più unica che rara, è abbastanza interessante: si tratta di una copia del primo disco della band inglese, “The piper at the gates of dawn”, che originariamente uscì nel 1967. La stampa di cui parliamo oggi è particolare, all'inizio si pensava che fosse una ristampa inglese fatta appositamente per l’esportazione; infatti, la particolarità che fa di questo pezzo una rarità assoluta è l’etichetta, che riporta il logo della Parlophone, invece di quello classico della Columbia. Questo disco è rimasto a lungo sconosciuto a quasi la maggior parte dei collezionisti, tant’è che se ne conoscono solo tre copie in circolazione, due delle quali in Italia: la mia copia, acquistata nel 2002 da un privato, un'altra è in Italia (era quella vista a Vinilmania del 2008), una terza copia all'estero (fonte: Steve Hofmann Forum). Successivamente, grazie alle ricerche del sottoscritto e di alcuni amici, viene fuori una storia simile, che pone questo disco tra i c.d. "dischi misti". Infatti, per esempio, la copia in mio possesso ha una storia particolare: da quello che potevamo sapere al momento dell'acquisto nel 2002, il disco è stato prodotto in Inghilterra, poi esportato per il mercato africano, e venduto in Kenya (infatti, riporta un adesivo rosso con "ASSANAND & SONS THE MUSIC SHOP" di Nairobi), poi acquistato da un privato, a sua volta passato di mano ad un altro privato, da cui l’ho acquistato io.
(l'adesivo rosso del Kenya)
LA PARLOPHONE.
Con poco più di un secolo d’esperienza, la Parlophone è tra le più famose e amate etichette discografiche nel mondo. Fu fondata in origine in Germania nel 1896 dalla società di Carl Lindström (come “Parlophon”), fino a quando non si formò la branca inglese dell’etichetta nel 1923, sotto il nome di “Parlophone Records”, che si specializzò ben presto come in materia di jazz; infatti, la divisione inglese della Parlophone fu attivata in quell'anno e divenne in breve tempo una etichetta curante soprattutto la musica jazz. Inizialmente l'azienda non si occupava di distribuire dischi, ma grammofoni. Nel 1926, la Parlophone fu acquisita dal gruppo Columbia (“Columbia Phonograph Company”), che, pochi anni dopo, si fuse con la “The Gramophone Company” e diventò “Electric and Musical Industries (EMI)”. Sotto la EMI, Parlophone ha proseguito il suo progetto di etichetta prevalentemente rivolta alla musica jazz, ampliando però il suo catalogo ad altri settori come le recite, le novelle e le commedie. Il simbolo della casa è appunto una “L”, come quello della sterlina, ma che sta per “Lindström”. Ai tempi in cui sbocciò la musica rock and roll, Parlophone distribuiva artisti di buon valore come il trombettista jazz Humphrey Lyttelton, l'attore cantautore Jim Dale e altri, che sporadicamente raggiunsero i "Top 20 chart", oltre al fiore all'occhiello dell'etichetta che era senza dubbio Adam Faith.
(le prime etichette della Parlophone)
Nel 1950 George Martin fece il suo ingresso nell'azienda, della quale, in pochi anni, divenne un direttore. La fortuna arrise quando nel 1962 Martin fece un'audizione ai Beatles e decise di lanciarli sul mercato discografico. La Parlophone, stampando i dischi dei Beatles, aumentò l'accuratezza della grafica e dei dettagli del disco, tanto da essere abbastanza ricercata tra i collezionisti. Come le altre etichette EMI, nel 1964 fu inclusa la famosa frase "Sold in the UK subject to retail price conditions. See price lists", principalmente per mostrare che quella era una stampa originale, poi rimossa dopo il 1969, quando l'etichetta cambiò diventando la classica nera con scritte argentate. Purtroppo, in questo periodo la Parlophone perse alcuni dei più importanti contratti, a favore della nuova nata, la Harvest Records, e migrò con la sigla di "The Grammophone Company Ltd" sotto la Columbia Records.
(i Beatles e la Parlophone)
In breve tempo divenne la più nota etichetta discografica del mondo. Basti pensare che nel 1964 i suoi prodotti arrivarono al numero uno delle classifiche per ben 40 settimane, lasciando alle altre etichette le briciole. Oltre ai Beatles, altri artisti di Liverpool diventarono importanti grazie alla brillante guida del manager Brian Epstein. La cantante interprete Cilla Black, preveniente anche lei dal Cavern Club, riuscì a ritagliarsi una buona fetta di popolarità grazie alle cover dei Beatles e anche di qualche compositore italiano, come ad esempio Gino Paoli e Umberto Bindi dai quali raccolse Il mio mondo per convertirlo in You're My World, una formidabile hit britannica. Successivamente, ha prodotto parte della discografia dei Queen, dei Duran Duran, di Tina Turner. Recentemente, ha prodotto tutti i CD delle band inglese Coldplay e Pet Shop Boys e dal 2000, tutti gli album della cantautrice australiana Kylie Minogue. Nel febbraio del 2003 la Warner Bros rileva la Parlophone da Emi, come parte di una maxi fusione con Universal, dopo l'OK della U.E. all'unione Emi-Universal; la vendita riguarda un gruppo di etichette (Parlophone, Chrysalis ed Ensign) e le attività discografiche della EMI in Belgio, Danimarca, Francia, Norvegia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Slovacchia e Svezia. Ricchissimi il roster ed i cataloghi interessati, che includono Air, Coldplay, David Bowie, Daft Punk, Danger Mouse, David Guetta, Deep Purple, Duran Duran, Edith Piaf, Gorillaz, Iron Maiden, Jethro Tull, Kate Bush, Kylie Minogue, Maria Callas, Pet Shop Boys, Pink Floyd, Radiohead, Shirley Bassey, Tina Turner e Tinie Tempah.
Esempi di etichetta della Parlophone con i Pink Floyd sono "Meddle" ed altri dischi stampati nelle Filippine su progetto inglese, ed il recente "The Endless River".
THE PIPER AT THE GATES OF DAWN.
Questo disco viene collocato tra l’inizio del 1970 e la fine del 1972, ce lo dice un insieme di deduzioni logiche che riguardano i particolari della copertina e dell’etichetta, molto simili alla quarta edizione inglese che è del 1971. La copertina è quella standard, laminata, con la celebre foto del gruppo in stile psichedelico fatta da Vic Sigh, mostra anche qua il nome "PiNK FLOYD" in basso a lettere bianco-sporche ed il solito logo della EMI in alto a sinistra. Il retro della copertina è anch’esso standard, ma con i bordi rivoltati (c.d. “flipback”, tipici delle prime edizioni inglesi dei primi anni ’70), opaca, in alto a destra riporta il numero di catalogo "SCX 6157" e "stereo" in neretto, fuori dal risvolto riporta in alto la scritta "File Under POPULAR : Pop Groups", in basso a destra riporta la scritta "6709 TPS Printed and made by Garrod & Lofthouse Ltd. Patent No. 943,895 SX 6157 / SCX 6157", in basso riporta anche i crediti della EMI-Columbia, insieme a quelli della Emitex, in mezzo ai quali riporta i due soliti marchi della EMI e Columbia. L’altra particolarità di questa copia, molto comune però nelle copie inglesi, sta nel fatto che i crediti della Emitex sono "mono" (“mono warning text”), pur mantenendo il numero di catalogo e l'etichetta della classica versione "stereo", riporta infatti: "This mono record has been produced by the most modern techniques of processing and manufacture and conforms to the highest possible standards. It will sound even better when reproduced on stereo equipment. To keep this record clean and dust free we recommended the regular use of NEW EMITEX.". Questo era però comune anche nelle alter stampe inglesi. La costa del disco riporta solo "The Pink Floyd".
L’etichetta è il vero dettaglio diverso rispetto alle altre edizioni: è nera, con le lettere argentate, con il corpo grande, nettamente diverse da quelle solite inglesi; sensazionalmente riporta in alto il logo della Parlophone, con la scritta "PARLOPHONE" al posto di quello della Columbia, tutto dentro ad un riquadro; sopra ed in basso si trovano i due loghi bianchi rettangolari della EMI (tipici delle ristampe inglesi degli anni ‘80), al centro riporta a sinistra il numero addizionale "(YAX-3419)", "33 1/3" e "(P) 1967", oltre al numero della facciata "1", a destra invece riporta il numero di catalogo "SCX 6157" con sopra "STEREO" e sotto "1", in basso riporta il titolo "THE PIPER AT THE GATES OF DAWN" e la scaletta dei brani, con i crediti, in basso ancora riporta "THE PINK FLOYD", il rilievo del contorno della label è all'esterno. La scritta intorno al bordo esterno è doppia: una è centrata in basso, dice "Made in GT Britain", l'altra inizia in basso a sinistra (ore 8) e dice "THE GRAMOPHONE CO LTD • ALLA RIGHTS OF THE MANUFACTURER AND OF THE OWNER OF THE RECORDED WORK RESERVED •UNAUTHORISED PUBLIC PERFORMANCE BROADCASTING AND COPYING OF THIS RECORD PROHIBITED". Le sigle sul run-off sono: YAX -3419-1 ; YAX – 3420-1.
Ma la vera storia di questo unico disco è uscita fuori solo nel 2014, quando una scoperta di un amico, Stefano Gagliardini, ed alcuni amici collezionisti del Forum di Steve Hoffman, hanno delineato una interessante ipotesi, che riscrive la genesi del disco in questione. Il pressaggio (stampa) di questa copia è avvenuto sicuramente in Kenya, all'inizio degli anni '70, molto probabilmente da parte della EA Records, o della Associated Sound, o della Sapra: la EMI non aveva stabilimenti di pressaggio in Kenya in quel periodo e si appoggiava alternativamente a queste tre aziende. Le caratteristiche del ring-groove farebbero propendere inequivocabilmente verso la EA Records (affiliata con la Phonogram alla EMI), secondo alcuni collezionisti, ma con aiuti da parte della Associated Sound (East Africa)(poi acquistata dalla RSA della Gallo Records). La EMI U.K. aprì comunque un ufficio a Nairobi nel 1966: si trattava, in effetti, di un ufficio di coordinamento per quanto riguardava la distribuzione dei dischi nell'area dell'Africa dell'est (Kenya, Uganda e Tanzania). Nel 1970, in coincidenza con un mutamento del nome, da "EMI Ltd" a EMI (Nairobi) Ltd", le varie operazioni di produzione e stampa sembrano essere state spostate verso la EA Records: la EA Records era una affiliata con la Phonogram. Nel settembre del 1973 la EMI acquistò anche la Sapra (il nome deriva dal proprietario, Madan Sapra), per produrre e distruìibuire dischi verso l'Africa Orientale, per poi restare solo con la EA Records nel 1977. Tutto questo ci porta ad affermare quasi con sicurezza che il disco è un prodotto del Kenya.
Per quanto riguarda la copertina, invece, è stata stampata senza dubbio nel Regno Unito e poi spedita in Kenya, secondo il fatto che si tratta di un materiale buono e lucido (e non materiale povero, come sarebbe stato se fosse stata stampata in Kenya). "Assanand & Sons" è il nome dell'azienda che si occupava della distribuzione dei dischi in Kenya. Per il resto, i grossi collezionisti che hanno visto questo disco sono tutti concordi nel fatto che si tratti di una stampa estremamente rara e mai documentata finora (se non dal sottoscritto), ed il fatto di avere ancora l'adesivo originale con il nome del distributore contribuisce ad aumentarne il valore collezionistico.
Copyrights & Credits.
Ricerca a cura di Stefano Tarquini (2012) e Jaesen Jones (2014), curata da Stefano Gagliardini (2014). Un grazie va all'aiuto dei collezionisti del Forum di Steve Hoffman. Le etichette mostrate sono liberamente prese dal web, mentre le fotografie del disco in questione sono della collezione privata di Stefano Tarquini.
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