“Da Nuovo Sound - n.9 dell' 8 marzo 1975 (a cura di Eddie Ponti)

 

Il Piper era sempre più frequentato, sempre più affollato in occasione della "festa dei fiori", il primo tentativo italiano di interpretare il fenomeno hippy, si verificarono nel quartiere dei veri e propri incidenti fra le "migliaia" che non avevano potuto trovar posto nella sala, piena come un uovo. Puntualmente un giornale di destra se ne uscì, già allora, con un pezzo in prima pagina in cui si deplorava quella musicaccia, quella gentaccia e tutto il buonprovifaccia che poi abbiamo risentito fino alla nausea.

Mario Schifano una sera presentò al Piper uno spettacolo ideato da lui "I fiori e le stelle di Mario Schifano", un'orchestra inglese che faceva il primo disco psichedelico; le luci curate personalmente da Schifano e dal"mago" Farnetti e le proiezione contemporanea su quattro grandi schermi panoramici di film girati fra i guerriglieri vietnamiti, di spezzoni di western con Tom Mix e di films girati personalmente da Schifano con la preziosità dell'ottica di un grande pittore. Restammo tre giorni con le orecchie rintronate, pur con tutto il nostro allenamento, ma ne era valsa la pena e del resto eravamo stati, in un certo senso, preparati a quanto ci aspettavamo quando Alberico ci portò i "Pink Floyd".

Arrivarono letteralmente a piedi scalzi e con i primi capelli afroamericani che si fossero visti in giro; non erano ancora arcifamosi, come poi diventarono per tutti, ma il Piper era lo stesso pieno da scoppiare e, per la prima e anche l'ultima volta, nel locale sentimmo strani ed esotici effluvi profumati ed osservammo inconsuete nuvole di un azzurro intenso. Ci fu anche l'episodio della equipe dei tecnici della Rai, tre bravi ed ignari padri ai famiglia di mezza età, che uscirono dalla stanzetta senza finestre e adiacente ai camerini con un'aria stranamente allucinata ed euforica... Inquinamento?”.