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WANTED! I PINK FLOY RICERCATI !

 

 

 

 

Non sempre i Pink Floyd furono trattati bene dalle testate giornalistiche e dalle case discografiche, abbiamo già visto l'esempio della Corea del Sud, che non solo incoraggiò la nascita delle edizioni monocromatiche, ma che censurò materialmente alcuni dischi, come il famoso "The Dark Side of the Moon" della Capitol-Oasis (Ole-288). Ma la censura si abbattè frequentemente sulle opere dei Floyd, tanto che alcuni pezzi sono ormai diventati leggendari, tanto era curiosa la loro storia. Tra queste storie, ne approfondiremo alcune.

 

 

 

La censura argentina di THE WALL. La censura per il disco di THE WALL si vide benissimo già dai primi mesi di uscita del disco. Infatti, quasi tutte le copie della primissima edizione furono censurate dall’allora regime militare argentino e, per questo motivo, erano più corte di circa 20 minuti rispetto alla stampa inglese e rispetto all'edizione argentina originale successiva di pochi mesi. In buona sostanza, quando questo disco uscì nel 1981 fu censurato dal Governo Argentino, di stampo militare, e le canzoni "Another Brick in the Wall (Part 2)", "The Happies Days in Our Life" e "Mother" furono tolte e pure cancellate dalla prima facciata dell'etichetta, mentre invece includeva la versione edita di "Comfortably Numb", tutti pezzi considerati già all’epoca problematici; le successive copie uscirono, invece, normali, ossia, non censurate, e con tutti i brani sull'etichetta. Questa versione censurata conosciuta uscì con la copertina con il titolo stampato (infatti, le copie successive furono stampate senza differenza, sia con il titolo stampato, sia con il titolo con il classico adesivo trasparente): purtroppo, benchè fossero state stampate parecchie copie di questa versione censurata, risulta difficilissimo ormai reperirla, poichè per la maggior parte dei casi fu ritirata dal commercio o non venduta, per polemica verso il regime militare, e poichè mancava proprio la canzone più famosa del disco, è per cui abbastanza rara da trovare in circolazione.

 

 

 

La censura coreana di THE DARK SIDE OF THE MOON. Abbiamo visto in un'altro capitolo di questo sito come la censura del Governo Coreano negli anni '80 colpì i dischi dei maggiori gruppi occidentali, favorendo il famoso fenomeno dei c.d. "dischi monocromatici", ovvero, dischi con la copertina con un solo prevalente colore. Ma il regime coreano si superò con la versione ufficiale del 1979 di "The Dark Side of the Moon", prodotta dalla Oasis (Capitol/Oasis, OLE-288) ed approvata dalla censura del governo coreano con delle evidenti limitazioni: infatti, non includeva le canzoni "Us & Them" e "Brain Damage", che non sono presenti nè sulla copertina, nè sull'etichetta, nè sul vinile, non viene riportato sulla copertina e sull'etichetta nemmeno il titolo di "Breathe Reprise". Stessa cosa per le ristampe del 1981. Il fatto strano è che alcune copie del 1979, invece, uscirono con la copertina censurata, ma con tutti i brani nella seconda facciata (come, per esempio, le copie con il testo sul bordo esterno più lungo). Nella successiva versione prodotta dalla EMI-Kemongsa Music del 1989 i brani furono invece inseriti. Nel dettaglio:

THE DARK SIDE OF THE MOON, KOREA, Capitol-Oasis, OLE-288.

- 1979, brown Capitol labels, centered text, rim text at 9 o'clock, promo, tight ring, CENSORED with 2 songs cut;

- 1979, brown Capitol labels, centered text, rim text at 9 o'clock, tight ring, normal cuts;

- 1979, brown/purple Capitol labels, centered text, rim text at 9 o'clock, different ring, CENSORED with 2 songs cut;

- 1979, brown Capitol labels, centered text, rin text at 10 o'clock, promotional copy, normal cuts;

- 1979, brown Capitol labels, centered text, rim text at 10 o'clock, normal cuts;

- 1981, black Capitol labels, promotional copy, CENSORED with 2 songs cut;

- 1981, black Capitol labels, CENSORED with 2 songs cut;

- 1981, brown Capitol labels, left aligned text, rim text at 9 o'clock, CENSORED with 2 songs cut;

- 1981, brown Capitol labels, left aligned text, promotional copy, rim text at 9 o'clock, CENSORED with 2 songs cut.

 

 

 

La versione banned di THE WALL. Come vedremo in seguito, la censura colpì il disco anche il Sud Africa, sia con dischi autoctoni, sia con dischi d’importazione. E’ il caso della versione neozelandese di THE WALL, spesso esportata nel paese africano. Dopo un certo periodo dall'uscita del disco e del singolo di "Another Brick in the Wall (Part 2)", e poco prima dell’uscita della versione locale, il Governo Sudafricano iniziò a censurare il lavoro dei Floyd, nonostante l'enorme successo (il singolo raggiunse il vertice delle classifiche già nel febbraio del 1980); soprattutto questa specifica canzone fu censurata, perchè incitava disordini tra i ragazzi delle scuole, anche se le proteste delle scuole furono parte della storia del Sudafrica ed aiutarono a smantellare le basi dell'apartheid. In tale contesto, le copie delle stampe in circolazione furono ritirate dalle stazioni radio, che, per aggirare l’ostacolo, acquistarono delle copie di altri paesi, come le edizioni australiane o della Nuova Zelanda, di facile importazione. Ma il gioco venne scoperto e ben presto anche queste copie furono anch’esse censurate dalla "South African Broadcasting Corporation", che stampò sulle copertine interne e sulle etichette la scritta rossa "WARNING Not Suitable For BROADCAST", oltre alla scritta "SOUTH AFRICAN BROADCASTING CORPORATION OVERSEAS TRANSCRIPTION SERVICE". Il disco fu coperto non con le classiche copertine originali, ma con copertine arancioni della S.A.B.C., ma passati pochi mesi, anche queste copie furono ritirate ed alcune furono fatte uscire dal paese, soprattutto verso stazioni radio dei paesi confinanti con il Sud Africa. Ma tutto ciò non impedì il successo del disco: solo in Australia "The Wall" raggiunse i tre disco di platino (fonti CBS).
 

 

 

THE WALL e l’Aparthaid Sudafricano. La conferma della censura in Sudafrica viene proprio da alcuni articoli dell’epoca. In un articolo di Christie Eliezer del 1980, l’autore fa riferimento proprio alla censura del singolo "Another Brick in the Wall (Part 2)" da parte del Governo Sudafricano, violentemente applicata perché gli studenti neri erano soliti usare la canzone nelle loro marce di boicottaggio della scuola, per protestare contro l’analfabetismo della popolazione nera.
Anche in un articolo su un giornale sudafricano, scritto da Dick Tracy e Andrew Tyler, confermava quanto sopra riportato, di come avessero 'bandito' il disco di THE WALL dalla Repubblica Sudafricana: l'articolo cita che il singolo "Another Brick in the Wall (Part 2)" e l'intero album fu dichiarato "pregiudizievole per lo stato del Sud Africa" e per cui bandito dal territorio nazionale e dalle stazioni radio. Tutto perchè in una manifestazione anti-aparthaid alcuni bambini di colore avrebbero cantato le parole della canzone dei Floyd. Così, il singolo, che sino ad allora aveva venduto 30.000 copie, fu tolto dalla circolazione e ritirato da tutti i negozi, così come alcuni altri album di Frank Zappa, ELP e Marianne Faithfull. L'articolo prosegue citando che in un'altra manifestazione al Campus dell'Università di Kent gli studenti avrebbero cantato dei versi storpiati del singolo: "we don't want no registration / we don't want no draf or war / no cruise missiles over Europe / Carter! Brezhnev! Leave those kids alone! / Carter! Brezhnev! Leave us kids alone! / All in all, it's just another step toward the war!" parafrasando la canzone dei Floyd!

 

 

Il Governo sudafricano non era nuovo a questo genere di provvedimenti: in passato aveva già censurato brani come IT’S NOT THE WAY YOU DO IT dei Pussyfoot, o LOVE TO LOVE YOU BABY di Donna Summer, e addirittura, dal 1963 al 1976, ogni disco dei Beatles (dopo la famosa frase di John Lennon “we’re most popular than Christ”). E tutto ciò era anche riportato nei giornali europei, come nella copia n. 34 del Monello, uscita in Italia il 22 agosto 1980, che riportava appunto questo clima di censura della leadership sudafricana verso il disco dei Pin Floyd. Ma il Sudafrica non era nuovo a queste manifestazioni di censura verso gruppi europei, compresi i Floyd: un fatto strano ci colpisce con la foto dell'articolo (foto di Jill Furmanovsky). La didascalia dice:
"1972: who says it can't happen here?" (..."1972: chi dice che non è successo qui?"),
e fa vedere un cinema con la porta sbarrata ed il cartello all'entrata che dice:
"THE RANK ORGANIZATION WILL NOT CONSENT TO OUR SHOWING PINK FLOYD AT POMPEII FILM TONIGHT"!
Ma nonostante questo, fonti della CBS Records rivelavano che la vendita dell’album non subì ritardi o flessioni.

 

 

 

La censura in Zimbabwe. A causa del regime di segregazione razziale in vigore in Rhodesia, sostenuto solamente dal vicino Sudafrica, che portò ad un periodo di isolamento internazionale per il paese, molte copertine di gruppi rock prodotte per il mercato rhodesiano furono stampate in Sudafrica e mandate poi nel nord, per essere immesse nel circuito dei negozi dello Zimbawe. Le edizioni di questo paese per cui erano diverse nella etichetta, mentre la copertina era quella classica: le etichette bianche e la carta riciclata di scarso valore economico usata per fare questi dischi (per le etichette, ne è un esempio oltre a "The Wall", anche "The Dark Side of the Moon", "Wish You Were Here", "A Collection of Great Dance Songs" o "Delicate Sound of Thunder") era tipica di quell'epoca, per via della guerra contro la guerriglia maxista, che portava a risparmiare su tutto. Ma sono abbastanza ricercate tra i collezionisti, proprio per questa particolarità, comune alle tre più grandi case operanti nello Zimbabwe: la Gramma Records, la Zimbabwe Music Corporation (ZMC), la Record & Tape Promotions, tutte di Harare.

 

 

 

La risposta della CBS Records in Sudafrica. E' il caso di "The Other Side of The Wall" (CBS Records, AGP 79/80), un doppio album uscito nel 1982 in Sud Africa, che comprende "Wish You Were Here" e "Animals": il singolo di "Another Brick in the Wall part II" era stato in vetta alle classifiche dal febbraio del 1980, ma era stato censurato dal Governo sudafricano, come abbiamo visto sopra, perchè fomentava disordini fra gli scolari del paese; così la stessa CBS Records, per compensare la perdita del singolo, fece uscire polemicamente questo doppio album, che racchiudeva le ristampe di "Wish you were here" e "Animals" e che presentava una insolita copertina con il motivo del muro di "The Wall" e quella di "Animals" all'interno, oltre ad un titolo decisamente ambiguo. Una curiosità: nella seconda facciata di "Wish you were here", la canzone "Shine On You Crazy Diamond" non è completa, mancano alcuni secondi della fine del brano.

 

 

 

L’Inno contro gli Ayatollah. Un fatto assai curioso di questi ultimi anni. Come era avvenuto negli anni ’80 in Sudafrica, "Another Brick in the Wall part II" è diventato anche una specie di inno contro il regime degli Ayatollah. Infatti, due giovani iraniani, con la loro band chiamata Blured Vision, hanno deciso nell’agosto del 2010 di usare il celebre brano dei Floyd per denunciare la repressione del regime iraniano contro la gioventù culturale e i segni del capitalismo.

I due musicisti, che per la verità vivono in Canada, non hanno fatto che prendere il brano e modificare la celebre frase centrale con un polemico “Hey, Ayatollah, leave the kids alone”, registrandolo e creando anche un video-clip (con l’aiuto del regista iraniano Babak Payam), promuovendolo su You Tube! Il fatto poteva anche passare inosservato, nonostante la visione del video su centinaia di altri siti, se non fosse stato per il fatto che Roger Waters ha deciso di aiutare di due ragazzi iraniani, autorizzando la cover e concedendo loro i diritti per utilizzare il brano!

Inutile dire che il brano è stato censurato dal regime degli Ayatollah, come in passato già era stato fatto per tutti i brani rock di indubbia origine europea o americana, censura che, forse una coincidenza, era iniziata già nel 1981, bandendo tutta la musica occidentale, censura poi continuata e addirittura aumentata con il regime del presidente Ahmadinejad.

 

 

 

 

 

 

 

Copyrights & Credits.

Ricerca a cura di Stefano Tarquini (2001-2011). L'ultima ricerca è presa da un articolo di Ernesto Assante su "La Repubblica", del 11 agosto 2010.

Alcuni degli argomenti presenti in questa pagina sono stati poi approfonditi ed inseriti nel libro dei Lunatics: "PINK FLOYD. STORIE E SEGRETI" (Giunti Editore, 2012), ISBN-EAN: 9788809773745, con l'autorizzazione dei rispettivi autori.

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