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CONSIGLI UTILI PER UNA COLLEZIONE DI DISCHI

 

 

 

 

 

Prima di affrontare qualsiasi discorso relativo ad una collezione di dischi, è bene rammentare delle fondamentali regole per l'individuazione e la classificazione di un vinile. Penso che queste poche regole siano importantissime e, perciò, metto a disposizione di tutti i fan la mia esperienza e quella di altri amici collezionisti, primi fra tutti quelli che mi hanno aiutato a creare il sito dedicato alla discografia dei Pink Floyd. Le caratteristiche essenziali di un disco per una corretta catalogazione possono essere riassunte principalmente in pochi concetti: titolo, numero di catalogo, casa discografica, copertina, etichetta, oltre ad una serie di altri dati (come, inserti, colore, simboli di Stato). Per finire, una rapida occhiata al fenomeno dei dischi falsi, ad alcuni termini di identificazione ed una piccola serie di regole dettate dall'esperienza. Alcuni aspetti del collezionismo verranno poi approfonditi in altre pagine di questo sito. Buona collezione!

Mr.Pinky

 

 

 

 

PREMESSA.

Secondo alcuni è importante determinare prima se un disco è nato per essere stampato su vinile, oppure no. Chiaramente, questo è un problema che riguarda i dischi pubblicati dopo il 1982, in quell'epoca nascevano i primi CD, e per cui per quelli precedenti il problema non si pone. Un modo per determinare la possibilità che una registrazione sia stata stampata originariamente su vinile è cercare informazioni circa il rilascio del disco. Ma si tratta di un aspetto secondario, secondo me, mentre i fattori per catalogare un disco son altri, e che vedremo di seguito.

 

 

 

1. IL TITOLO DEL DISCO (THE ALBUM TITLE).

Sul titolo non abbiamo nessun dubbio: è quello e basta! Tuttavia, esistono delle piccole sfumature che possono sfuggire ad una prima occhiata del disco da parte di persone non esperte, soprattutto per alcune edizioni: classico esempio è "Best of Pink Floyd", che è diverso da "The Best of The Pink Floyd" (cambia anche il paese che lo ha stampato). Oppure, "Pink Floyd En Espana Julio 1988", che non è lo stesso disco di "Pink Floyd In Europe 1988", anche se la copertina può sembrare la stessa. Un altro esempio classico è quello di "The Dark Side of the Moon": il titolo originale, con l'articolo, fu cambiato in alcuni paesi in "Dark Side of the Moon" (trae in inganno, per esempio, negli U.S.A., dove solo l'adesivo riportava "Dark Side of the Moon"). Comunque i titoli di quasi tutti i dischi sono quelli originali, anche se possono essere accompagnati da sottotitoli in lingua originale (come il "Relics" o "More" o "Obscure by Clouds"), oppure, avere il titolo direttamente nella lingua originale (accade spesso nei paesi di lingua spagnola del Sudamerica, come il  "The Wall" in alcune edizioni spagnole o sudamericane, che si chiama "El Muro", oppure, "The Final Cut", che si chiama "El Corte Final"). Per quanto riguarda le traduzioni, tendenzialmente, anche i titoli delle canzoni non furono mai tradotti in altre lingue: fanno eccezione alcuni paesi del Sudamerica (come Colombia, Cile, Messico, Venezuela) che usavano alcune volte tradurre i titoli anche in spagnolo; e, naturalmente, Corea del Sud, Russia e Giappone, che hanno invece un loro sistema di scrittura totalmente diverso dal modello europeo.

 

 

 

2. LA CASA DISCOGRAFICA (THE RECORD COMPANY).

La casa discografia merita anch'essa un particolare discorso. Le principali case che hanno stampato dischi dei Pink Floyd sono raggruppate principalmente nei due grossi gruppi "EMI, HARVEST" e "COLUMBIA, CAPITOL, CBS". Le prime sono soprattutto presenti in Europa, mentre le seconde in America ed Asia; insieme hanno stampato e distribuito circa il 90% dei dischi dei Pink Floyd. Ora, a partire dalla metà degli anni 2000, non abbiamo più questo problema, in quanto la Warner ha acquisito tutti i diritti della band prima della EMI e della Columbia, distribuendo poi i prodotti con la PARLOPHONE in Europa e con la SONY MUSIC in America.

Poi ci sono le case minori (soprattutto in Asia e in Sudamerica) o quelle ormai sparite: tra le prime possiamo distinguere società come la "Odeon Records" giapponese (da non confondere però con la "Odeon" sudamericana), la "Sony Records", la "Gong" ungherese, la "Stateside", la "Portrait" israeliana, la "Amiga" della ex-Germania Est, la "MGM Records" americana (minori non per importanza, ma per quantità di stampe prodotte), tra le seconde, invece, il classico esempio è quello della famosissima "Tower Records", che ha prodotto solo i primi tre dischi americani. Infine, altre società del tutto locali, ovvero, esistenti in un solo stato, come la "Ronnex" o la "Gala Records" turche (insieme alla "First" e "Ritmo"), la "Starline" inglese e neozelandese, la "Toshiba" giapponese, la "MCA Records" americana, la "Antrop" e le altre case russe, la "Jigu", la "Oasis" e le altre label coreane o dell'estremo Oriente ("Taedo", "Life", "Stereophonic", "Giant", "Hight Stereo", "Hight Light", "Life Studio", "Shilla Records", "Jeil", "Csj", "Ar", "Xd Records", "Union", "Stereo Hight", "Creato Records").

Come vedete, sono tante e certo possono variare da paese a paese, tanto per complicare la vita di un collezionista!  E' anche importante sapere che può capitare di avere più nomi sul disco o su copertina ed etichetta; ecco perchè è importante catalogare il disco con entrambi i nomi. Per ulteriori approfondimenti, vi rimando ad alcune pagine contenute in questo sito, dove approfondisco alcuni aspetti della discografia.

 

 

 

3. IL NUMERO DI CATALOGO (THE CATALOG NUMBER).

Si può imparare molto su un disco anche solo considerando i numeri di catalogo attribuiti ad una determinata pubblicazione. Il numero di catalogo, tanto per non dare niente di scontato, è un numero che identifica la versione del disco. Il numero di catalogo è forse la cosa più importante presente su di un disco: molti collezionisti fanno l'errore di non considerarlo o di storpiarlo. In alcuni casi, un numero di catalogo può essere complicato: per esempio, molte etichette considerate “minori” sono state nel corso degli anni inglobate all’interno delle case più grosse (vedi per esempio la Warner), che ha causato una certa sovrapposizione dei numeri di catalogo. Esistono comunque dei data-base online piuttosto aggiornati che permettono una ricerca abbastanza veritiera. Una volta determinato il numero di catalogo attribuito alla versione originale abbiamo un primo elemento utile per determinare l’originalità di una stampa; ma occorre tener presente anche di alcuni piccoli approfondimenti.

Innanzi tutto, a mio parere, il numero di catalogo deve essere catalogato in modo completo e con ogni suo segno all'interno. Questo vuol dire che se il numero è presente, o sulla copertina o sull'etichetta, con dei segni (tipo "-" o "." o con spazi), questo deve essere riportato così come si vede (per esempio, "1C 178-04 424/5" non può essere scambiato per "1C 178 04424/5", oppure, alla stessa maniera, "3 064-05.249" non è lo stesso di "3 062-05249"). Naturalmente, parliamo di una attività di catalogazione dei dischi, per quanto riguarda la vendita la maggior parte delle volte questi "segni" non sono importanti.

Un'altra cosa da tenere conto nella classificazione è che il numero di catalogo può essere presente sia sulla copertina, sia sull'etichetta, sia sul bordo del disco, sia all'interno; e non vuol dire che sia lo stesso o stampato in modo uguale, anche se, di solito, il numero sulla copertina è lo stesso del bordo. Ma il numero sulla copertina non necessariamente è uguale a quello dell'etichetta: per esempio, sulla cover possiamo trovare il numero "1C 064-05 249", mentre sulla etichetta un numero diverso, "7C 064-05249", oppure, sulla cover: "3 064.05.249", sulla label "3 064-05249". Nel primo caso si tratta di un disco, di cui la copertina è stata stampata in un paese, mentre l'etichetta in un altro, oppure, per l'esportazione verso un altro paese (frequenti sono le cover stampate in Germania o nel Regno Unito per l'Olanda, la Francia, la Svizzera, la Svezia o altri paesi). Nel secondo caso, si tratta invece dello stesso paese, ma i due numeri hanno delle differenti piccole sfumature, come segni (linee o punti) o spazi vuoti o il numero è racchiuso dentro un rettangolo (non infrequente nelle stampe italiane). Ricordo per una migliore conoscenza i principali prefissi della EMI-Harvest, quasi tutti europei.

 

 

 

   

(dettagli sulla copertina: davanti, retro, interno)

 

4. LA COPERTINA DEL DISCO (THE COVER).

Bisogna premettere che, anche se un disco ha il numero di catalogo stampato coincidente con quello originale e anche la stessa data di uscita stampata (data generica), non è detto che sia una stampa originale; quindi, può essere utile osservare attentamente la copertina del vinile, perché sicuramente può aiutare a determinare se un disco in vinile è un originale o no e la sua cronologia nel tempo. Importante è capire che ogni uscita di uno stesso album presenta delle diversità rispetto alle precedenti o alle successive: alcune delle modifiche - come vedremo - saranno molto sottili, quindi difficili da individuare, ma in molti casi, la differenza sarà notevole e riguarderà, per esempio, tonalità di colori o, addirittura, modifca del layout. Ovviamente è necessario conoscere esattamente l’aspetto della versione originale del disco.

Per la copertina (cover) si deve fare un discorso tutto particolare, suddividendo la classificazione in tre-quattro momenti: la copertina davanti (front-cover), la copertina nel retro (back-cover), una copertina interna (inside) ed un involucro che racchiude il disco (inner sleeve). Se la copertina esterna è apribile, si chiama  convenzionalmente "gatefold". Ricordarsi che anche qui ogni sfumatura, disegno, scritta, adesivo posto sulla copertina può essere importante nella classificazione del disco.

La copertina sul davanti è di solito la caratteristica principale su cui basare la principale classificazione di un disco: per cui sono importanti le posizioni delle scritte, del titolo, degli eventuali adesivi, del numero di catalogo, del logo della casa ed il loro colore e forma. Così come sono importanti le sfumature dei colori della copertina: esistono per uno stesso disco delle stampe che possono variare solo dal colore di copertina (esempio classico, sono le stampe monocromatiche coreane, o alcune stampe americane). Inoltre, il motivo di copertina può variare da paese a paese o per continenti diversi: classico è l'esempio del "Wish You Were Here", dove nel continente americano e asiatico, in generale, presenta una foto leggermente diversa dell'uomo che brucia rispetto alle edizioni del continente europeo (con la testa più a destra).

Per la copertina sul retro vale lo stesso discorso del davanti; essa contiene, di solito, le scalette delle canzoni ed i crediti, con il logo della casa ed anche il numero di catalogo. Il logo è il simbolo della casa stessa ed è quasi sempre presente. Può capitare spesso che il retro sia diverso, parzialmente o totalmente, dal davanti: anch'essa così deve diventare importante nel descrivere un disco, quasi fosse un'altra copertina!

L'interno, almeno per quei dischi che si aprono (tipo i doppi, o i classici "The Dark Side of the Moon", "Atom Heart Mother", "Meddle", "The Final Cut"), è importante nella classificazione, in quanto può contenere delle scritte diverse rispetto alle edizioni che per convenzione sono chiamate originali (di solito quelle inglesi e americane). Spesso all'interno ci sono un diverso logo della casa o scritte aggiuntive della casa distributrice in quel paese. Non mancano gli esempi dove un disco che normalmente non si apre è uscito "gatefold" in un certo paese (tipico è l'esempio del "Wish You Were Here" australiano). Un discorso del genere può essere fatto anche per le copertine interne, quelle che normalmente avvolgono il vinile: possono essere sia totalmente trasparenti, sia trasparenti con scritte, sia colorate, sia normalmente bianche; oppure, possono essere quadrate, ellittiche o di altre forme strane o tipo inserto. In tutti i casi concorrono anch'esse alla descrizione del disco, anche se non sono molto considerate dai collezionisti, fatta eccezione per le prime stampe inglesi ed americane.

 

 

 

(dettagli sull'etichetta)

 

5. L'ETICHETTA DEL DISCO (THE RECORD LABEL).

La premessa fatta per la copertina, vale anche per l'etichetta di un disco: ogni uscita di uno stesso album presenta delle diversità rispetto alle precedenti o alle successive e, per cui, avere una etichetta diversa, o leggermente simile; così come etichette della stessa casa possono essere diverse, così come sono molteplici i colori delle etichette, questo anche con il passare del tempo.

L'etichetta (label) è un altro dato fondamentale nella descrizione di un disco ed è quello che maggiormente cambia nelle varie edizioni. Per descrivere un'etichetta occorre prestare attenzione a tre caratteri fondamentali: colore, scritte e logo. I colori, come già detto, possono essere molteplici e di sfumature diverse, a seconda dell'interpretazione che ognuno da soggettivamente: quello che a qualcuno appare come rosso chiaro, potrebbe essere per altri rosa o magari solo un rosso diverso. Basta usare sempre la luce del sole per meglio individuare il colore e, siccome nessuno di noi è un artista di professione, bisogna fidarsi delle descrizioni classiche: per esempio, l'etichetta della Harvest può essere definita gialla o verde, ma la definizione esatta è sfondo giallo con il logo della Harvest verde e le lettere nere e per cui convenzionalmente è "giallo-verde". Altre versioni sono nere con logo e scritte argentate, bianche con logo rosso e scritte nere, bianche con logo blu e scritte nere, oppure il giallo può assomigliare al verde; oppure, le etichette nere della Odeon Records sono nere, ma alcune possono essere viste come blu scurissimo, ma sempre con le scritte argentate. Un altro classico esempio di interpretazione di colore è la label detta convenzionalmente "tan": si tratta di un colore che assomiglia al color crema, una sfumatura tra il marroncino chiaro ed il giallo chiaro (le edizioni della EMI sono parecchie così, con il classico "EMI" in rosso in verticale nella metà sinistra della etichetta).

Le scritte presenti sull'etichetta sono, di solito, dedicate al titolo ed alla scaletta dei brani (tracklisting); ci sono poi, quasi sempre, i marchi di fabbrica, il numero di catalogo, numeri addizionali e il logo della casa, nonchè le diciture di legge. Tutto è importante! Anche il colore dei testi nella label può variare da stampa a stampa (esistono dei casi di dischi uguali, stessa edizione, stessa label, ma con scritte di colori differenti). Per alcune discografie poi (come quella americana, inglese e italiana), uscite con parecchie ristampe, fondamentale è anche il discorso relativo alle scritte sul bordo esterno dell'etichetta, conosciuto come 'rim copy' (o "perimeter text") o 'edge text': infatti, con il passare del tempo tali scritte si sono "evolute" e sono cambiate leggermente, pur lasciando intatto quasi tutto il resto dell'etichetta. E rimane l'unico modo, insieme alla posizione dei vari marchi, per riconoscere le varie ristampe! Il logo della casa è di solito colorato e facilmente riconoscibile; anch'esso può essere diverso a seconda della stampa e del paese, e di diversa forma. E possono esserci più marchi di fabbrica. Per ulteriori approfondimenti, vi rimando ad alcune pagine contenute in questo sito, dove approfondisco alcuni aspetti della discografia.

 

 

 

(dettagli dei matrix numbers)

 

6. GLI ALTRI DATI DEL DISCO (OTHER DETAILS).

A) Matrix Numbers.

Un discorso a parte - molto importante - bisogna farlo per i numeri, le scritte e le date presenti sul bordo interno del vinile ('matrix numbers' o 'matrix dates'), alla fine dei solchi, nella parte non suonabile del disco, di solito conosciuto come 'area di spegnimento' o 'trial off area'. Questi numeri, stampati o scritti a mano, servono a riconoscere le stampe originali dei dischi in vinile ed altre informazioni, e non sono altro che semplicemente una combinazione alfanumerica che viene utilizzata durante la produzione vera e propria del disco per distinguere il lato A dal lato B e altri fattori, in molti casi è infatti determinante per capire se ci si trova davanti ad una prima stampa, oppure, no. In buona sostanza, questi sono dei numeri identificativi posti dalle case - di solito marchiati a fuoco, ma anche scritti - per meglio riconoscere le stampe: non sempre ci sono ed alcune volte rappresentano soprattutto le date di uscita, che anticipano di qualche giorno l'uscita vera e propria del disco, oppure, le date delle matrici di stampa: è il caso, per esempio, di tutte le stampe delle edizioni italiane originali e delle ristampe (tranne le serie economiche e le recentissime), oppure delle stampe coreane, di qualcuna europea (Jugoslavia e Portogallo) o di qualcuna sudamericana (Colombia, Messico, Venezuela). Importante è anche qui descrivere ogni piccolo segno presente nel vinile, sia esso impresso o scritto a mano: ci sono, per esempio, le stampe coreane che hanno molti numeri e lettere marchiati a fuoco, addirittura anche scritte in coreano! O come nelle edizioni americane che addirittura riportano dei segni o lettere per identificare la fabbrica dove era stato stampato il disco! Ma approfondisco il discorso più sotto. Va comunque tenuto presente che non era infrequente il caso in cui alcune matrici non venissero utilizzate per dare origine a vinili destinati alla vendita: ad esempio, la prima stampa inglese di “Wish you were here” dei Pink Floyd ha matrice A1//B3, non furono messe in commercio delle copie con matrice A1//B1 o A1//B2 perché le prime due matrici adoperate per il pressaggio del secondo lato del disco furono usate come test-pressing, oppure non soddisfacevano determinati standard qualitativi.

B) Inserti.

Altro discorso deve essere fatto per gli inserti e per le cartoline interne o gli adesivi: i primi sono importanti, anche se non necessari, per la descrizione di un disco: possono essere a colori o in bianco e nero, formati da un solo foglio o da più fogli, in lingua originale o in lingua inglese. Per le seconde, invece, si può dire che le cartoline non sempre sono presenti (anche se magari fanno parte del disco), mentre per gli adesivi, essi possono essere attaccati sopra la copertina o addirittura stampati sopra.

C) Colore del Vinile.

Un discorso importante è anche quello relativo al colore del vinile. Il colore con cui si presenta il vinile varia a seconda del materiale usato e dall'esposizione alla luce: per cui, per vedere meglio il disco è consigliabile stare all'aperto, alla luce del sole. Infatti non esistono colori fissi, ma varie sfumature: per esempio, i due "Animals" rosa non sono dello stesso colore rosa, mentre i vinili rossi giapponesi rivelano delle sfumature inaspettate (non è rosso acceso, ma sembra più un rosso venoso); anche i "Wish you were here" blu non sono tutti della stessa tonalità, così come il giallo del "The Wall" italiano è diverso da altri tipi di giallo. Per ulteriori approfondimenti in materia, vi rimando alla pagina più specifica del sito "The Mr.Pinky Discography", relativa appunto ai dischi colorati ufficiali.

D) Adesivi e OBI.

Un discorso a parte va fatto per gli adesivi e per taluni aspetti che coinvolgono solo un paese. Per il primo aspetto, gli adesivi, troppe sarebbero le variabili, potendo ogni casa discografica o ogni stamperia, o addirittura ogni negozio, mettere un adesivo diverso, e per qualsiasi motivo (promozionale, di una serie, di un evento, e così via). Gli altri aspetti residuali riguardano invece determinati motivi che un singolo paese può variare o inserire in un disco: il classico esempio sono le OBI giapponesi.

E) Simboli di Stato.

Un ultimo discorso deve poi essere fatto per quei simboli di copyright di Stato che hanno alcune edizioni di alcuni paesi ("Performance Rights Organisation" oppure "Rights Company"). Il timbro o il logo della società statale che gestisce i Diritti d'Autore non sempre sono presenti e possono essere diversi con il passare degli anni; così come questa sigla non corrisponde sempre al paese dove di produce il disco, ma si riferisce al paese dove il disco è venduto. Per cui questo risulta anche un metodo per riconoscere i dischi che vengono esportati in altri paesi, appunto trovando la sigla del paese di vendita dell'album. E' così il caso della S.I.A.E. italiana, della SACEM francese, della SGAE spagnola, della SADAIC argentina, della SABAM belga, della GEMA tedesca, della K.E.C.P.P. coreana, della STEMRA olandese, della ACUM israeliana, della ASCAP americana. Abbiamo, comunque, redatto una lista di queste sigle, parecchie delle quali non si riferiscono solo a dischi dei Pink Floyd.

 

 

 

7. LE VERSIONI PROMOZIONALI (PROMOTIONAL VERSIONS).

Abbastanza ambite dai collezionisti sono le stampe promozionali dei dischi, anche se dobbiamo far presente che non tutte le versioni promozionali sono rare o degne di nota e non tutte sono genuine per il motivo di uscita. Mettere un timbro che renda "promozionale" l'album non è del tutto esatto; per facilità, ho voluto analizzare brevemente le varie possibilità, anche se non sono tutte.

A) Promo cover-Promo label.

In alcuni paesi, come il Giappone per esempio, le versioni promozionali uscivano di solito con la stessa copertina, ma con etichetta differente, di solito bianca e con le scritte promozionali sopra. Anche in Argentina veniva qualche volta fatto uscire con una etichetta di colore differente; oppure, sono uscite con copertine differenti o con particolari diversi rispetto alla stampa originale. E certamente queste sono le stampe più degne di nota, e sicuramente valutate con quotazioni alte.

B) Promo text.

In altri paesi, come gli U.S.A. per esempio, le versioni promozionali uscivano con idonei ed inconfondibili segni o maggiormente scritte in rilievo dorate o argentate, soprattutto quelle della Harvest o della Capitol, con parole del tipo "FOR PROMOTION ONLY", oppure "PROMOTIONAL USE ONLY"; per la maggior parte dei casi, sono versioni uscite in grande quantità, magari anche numerate. Anche queste sono abbastanza interessanti e ricercate, anche se non devono essere valutate in maniera eccessiva.

C) Promo stamp-Promo sticker.

Sono quelle versioni promozionali che riportano delle scritte timbrate sulle copertine (di solito il retro) o maggiormente sulle etichette, o dei semplici adesivi promozionali (bianchi, dorati o argentati), come nel caso delle stampe inglesi (con scritte o adesivi del tipo "FACTORY SAMPLE NOT FOR SALE"). Ma ricordiamoci sempre che la versione promozionale era una versione normalissima uscita per scopi puramente pubblicitari, magari per essere offerta alle stazioni radio per pubblicizzare il disco appena uscito. Queste versioni promozionali con le scritte "timbrate", a mio parere, non devono essere valutate in maniera eccessiva, trattandosi di pezzi non unici come i primi due tipi evidenziati (che differiscono per colore dell'etichetta). La scritta promozionale era diffusa soprattutto in Sudamerica, come in Argentina o Colombia (con scritte del tipo "PROMOCIONAL  VENTA PROHIBIDA") o in Brasile ("A MOSTRA INVENDAVEL") o in Uruguay ("SIN VALOR COMERCIAL"), o anche in Spagna ("MUESTRA INVENDIBLE DESTINADA A PROMOCION").

D) Promo DJ o per Stazioni Radio.

Famose sono le stampe promozionali destinate alle stazioni radio o ai DJ, come nel caso di alcune edizioni americane, che riportavano delle sigle sul retro della copertina (del tipo "FOR DJ ONLY"), oppure di particolari stampe promozionali uscite in Sudamerica con la copertina diversa (come le famose copertine rosse o azzurre dell'Uruguay, le "Emergency Cover" trattate in un'altra pagina di questo sito). Anche qui bisogna essere cauti nel giudicare un disco come "promozionale": ultimamente sono usciti troppi dischi con copertina promozionale diversa e neutra, soprattutto da alcuni paesi del Centro-America o Sud-America, tanto da far ritenere abbastanza non genuine alcune copie.

E) Promo incerti.

Esistono anche delle varianti che riportano semplici scritte promozionali, che però non hanno nessuna conferma reale sull'effettivo utilizzo promozionale del disco; anche queste ultime versioni, a mio parere, non sono degne di una attenzione maggiore di tante altre stampe.

F) Le edizioni promo italiane.

Le stampe italiane promozionali di alcuni gruppi (tra cui i Pink Floyd, Queen, Marillion, Simple Minds, Mike Olfield, Tina Turner, Iron Maidem e altri) sono tutte uscite con la punzonatura "CAMPIONE GRATUITO", messa appunto dalla EMI Italiana, contrariamente ad altri paesi, che invece usavano altri metodi per distinguere le stampe promozionali (come l'etichetta, l'adesivo promozionale, il timbro con la scritta promozionale, o altro); solo negli anni 2000 la EMI sostituì questa punzonatura con un bollino rosso con la scritta "OMAGGIO CAMPIONE GRATUITO" (come nel caso di un disco di Vasco Rossi), mentre la EMI Italiana non usò mai label bianche come promozionali.

G) Promo hole.

Un discorso a parte lo si deve fare per quelle versioni che si suppongono promozionali solo per la presenza di un piccolo foro sulla copertina: per la maggior parte non c'è la prova e ognuno può fare un buco sulla copertina: la tesi prevalente è che queste copie siano gli "scarti di magazzino" e, pertanto, per metterle in vendita a prezzi assolutamente più bassi, venivano segnate con un foro, per distinguerle dalle copie già vendute. Esistono anche alcune stampe promozionali francesi con l'intera copertina bucata, ma si tratta di casi inerenti alcuni dischi in vinile colorato destinati ad essere esposti nelle vetrine.

 

 

 

 

(dettagli di un disco fake)

 

8. I NUOVI DISCHI FALSI (THE FAKES).

Negli ultimi anni si è visto un aumento vertiginoso dei dischi falsi, ovvero quei particolari vinili che sembrano in tutto e per tutto un'edizione ufficiale, ma che in realtà sono quasi simili ai bootlegs. Ma prima, un po' di chiarezza nei termini. Secondo la maggior parte dei collezionisti, un "fake" è una ristampa non ufficiale di una stampa già esistente. Un altro termine simile è "counterfeit", che sta ad indicare una stampa non ufficiale di un disco non esistente. In fin dei conti, comunque, tutti questi termini stanno ad indicare dischi non ufficiali, stampati forse illegalmente e molto vicini alla definizione di "bootleg" che già conosciamo, anche se quest'ultima viene usata principalmente per i dischi contenenti registrazioni di concerti. Poi c'è da dire che un disco potrebbe essere considerato non ufficiale anche per il solo fatto di non essere stato immesso del tutto nel mercato ufficiale, o perchè non viene confermata la sua stampa dalla stessa casa discografica. Potrebbe essere così per alcune stampe, anche se inserite da me nella discografia 'ufficiale'.

Ma esistono esempi di pezzi unici, spesso introvabili o non recensiti da quasi nessuna discografia, e comunque "veri". Hanno infatti gli stessi stampatori degli originali, quindi sono ufficiali a tutti gli effetti. In sostanza, dei progetti che potevano raggiungere la fase finale di realizzazione ed che poi sono stati bloccati e cancellati appena prima di essere immessi sul mercato. Possiamo chiamarli "Custom copies", "promo", "testpressing", ma sotto certi punti di vista sono innegabilmente copie ufficiali anche se non immesse sul mercato. Ufficiale è un disco prodotto con il placet della casa discografica nel paese dove viene prodotto, i dischi promozionali sono ufficiali a tutti gli effetti. Se il progetto nasce "ufficialmente", è tale anche se non viene poi immesso sul mercato. Per cui le cose si complicano. In effetti quasi tutti quelli descritti prima nell'apposita sezione del mio sito, ora facenti parte di un sito a parte, "Fakes World", sono sicuramente dischi "non ufficiali", nel senso che sono senza dubbio contraffatti per quanto riguarda la musica, non riproducono qualcosa di edito ufficialmente e non sono stampati dalle stesse stamperie ufficiali dei dischi originali, forse tranne pochissimi pezzi, come il "Delicate Sound Of Thunder" brasiliano o il "The Wall" israeliano colorato a spicchi, oggetto di intense discussioni in merito e che, per cui, secondo le nostre interpretazioni, sono stati elencati nella discografia ufficiale, anche se non "ufficiali" per certi aspetti. Ci sono poi i falsi evidenti, come il "The Piper at the Gates of Dawn" mono o il "The Best of the Pink Floyd" olandese o, ahimè, il "The Dark Side of the Moon" giapponese "live-cover", che a parere nostro sono pezzi stampati solo per ingannare l'acquirente. Per riconoscere questi dischi nel fiorente mercato attuale, soprattutto su Ebay, basta una attenta osservazione e non dare nulla per scontato: ma non è facile, soprattutto se non potete fare un confronto con le stampe originali. Ci sono i dischi falsi che non hanno dubbi, come i tanti colorati ed i picture-disc più inverosimili, la maggior parte dei fakes sono così. Ma accanto a questi ci sono delle stampe abbastanza curate nella grafica, soprattutto nella stampa delle etichette, che sembrano proprio uguali a quelle originali. Regole fisse non ce ne sono: bisogna osservare attentamente i dischi, di solito ci sono sempre piccoli particolari differenti rispetto alle stampe originali, delle lettere più grandi, oppure brani differenti. Ma tutti (o quasi) non riportano i numeri sulla "run-off area" o li riportano sempre scritti (etched), visto che non possono stampare delle sigle che ufficialmente vengono marchiate dalle varie stamperie delle case discografiche ufficiali. Per ulteriori approfondimenti, vi rimando alle pagine più specifiche del sito "Fakes World", relativa appunto alla catalogazione di quasi tutti questi dischi "fakes".

 

 

 

9. TERMINI UTILI PER UN COLLEZIONISTA (GLOSSARY AND TERMS).

Potete trovare nelle liste di dischi alcuni termini in inglese che non capite e che spiegano una particolare situazione di colore o di materiali. Cercherò di analizzare alcuni di questi termini per voi; per ulteriori approfondimenti, vi rimando alla pagina più specifica del sito "Glossary, Terms & Abbreviations", relativa appunto al glossario dei termini.

 

tan: parliamo di etichette; si tratta di un colore che assomiglia al color crema, una sfumatura tra il marroncino chiaro ed il giallo chiaro; le edizioni della EMI sono parecchie così;

matt: parliamo di copertine; è il contrario di laminato, quasi opaco e senza riflessi sulla superficie della copertina;

laminated: è una copertina come se fosse plastificata, con degli effetti di riflessi di luce sulla superficie (spesso l'edizione originale è laminata, mentre la ristampa opaca)(sinonimo: glossy);

dull: parliamo di copertina; i colori della copertina sono molto più scuri del solito (per es., ANIMALS ha in originale una foto molto scura, ma esistono altre copie con tonalità diverse, più chiare o con alcuni colori di fondo predominanti);

foil: è una copertina formata da un foglio sottile, di poca consistenza (a differenza delle solite copertine che sono spesse);

wrapped: normalmente un LP è chiuso da tre lati; in alcune edizioni sono state invece messe copertine di fatto complete, ma chiuse solo da un cartoncino al centro e aperte in alto e in basso;

gatefold, fold-out, fold-open: si tratta di un aspetto della copertina, ovvero, la copertina si apre come un libretto ed il disco è inserito di solito nella metà di destra; si contrappongono alle copertine normali non apribili;

testpressing: si tratta di album particolari, di solito con copertina ed etichetta totalmente bianche e con le scritte scritte a mano; sono di solito formati da una facciata con il disco originale e dall'altra facciata con un segnale di prova (test signal);

misspressing: ci sono alcuni album molto particolari che sono stati distribuiti con grossi errori di stampa, nella copertina, nell'etichetta e, soprattutto, nella stampa vera e propria dei brani; per esempio, un ASoS con due facciate B, oppure, il TDSotM con due facciate A.;

promotional: di solito, prima della stampa ufficiale di un album, la casa discografica faceva uscire in anteprima una edizione particolare per promozionare l'originale; queste edizioni promozionali variavano rispetto alle prime edizioni vere e proprie, sia nella copertina (avevano nella maggior parte dei casi una speciale scritta dorata che riportava appunto il tipo di disco), sia nelle etichette (il colore delle etichette promozionali poteva essere bianco, oppure contenenti scritte promozionali o simboli) e certe volte anche nel vinile (il caso più famoso è quello dei primi dischi giapponesi in vinile rosso, oppure del THE WALL italiano arancione).

 

 

 

(dettagli del run-off)

 

10. CONSIGLI UTILI PER UNA BUONA COLLEZIONE.

Ritengo opportuno alla fine darvi dei consigli utili per diventare un buon collezionista. Ma prima è meglio approfondire il discorso dei numeri di matrice dei dischi, dove ci sono sempre state molte discussioni in merito e su cui parecchi neo-collezionisti hanno delle informazioni sbagliate del concetto e della loro importanza. I c.d. "MATRIX NUMBERS" sono una serie di numeri e lettere che sono scritti o stampati nel "Rim-off", la parte del disco tra l'etichetta e l'ultimo solco; sono importanti, ma non sempre, e possono contenere informazioni circa le "MOTHERS" (nei dischi EMI a ore 9) e gli "STAMPERS" (nei dischi EMI a ore 3), il numero di catalogo ed il LACQUER MASTER NUMBER (nei dischi EMI a ore 6), la facciata, l'indicazione della stamperia, perfino il nome del "LACQUER" o del "MASTERING ENGINEERS". Per alcuni paesi sono importanti al fine di riconoscere l'edizione o, perfino, la cronologia di stampa, ma per parecchi paesi non determinano l'identificazione dell'edizione o della stampa, queste informazioni possiamo così trovarle sulla copertina e sulle etichette. Nessuno (persona fisica, collezionista, sito o stabilimento di stampa) avrà mai la lista intera dei "matrix numbers", ma solo una piccola parte (nei casi più rilevanti, tipo TPFA, arriviamo al 5% del totale).

A questo punto, un po' di regole o consigli, più dettati dall'esperienza, che da quello che scrivono sui libri. Qualcuno più esperto di me potrà smentirmi o correggermi, ma grosso modo, almeno nel mondo dei Pink Floyd, queste sono le cose da sapere prima da iniziare un qualsiasi discorso collezionistico e, soprattutto, prima di intraprendere una spesa per acquistare i dischi.

1. Selezione del Target da collezionare. Prima di iniziare una collezione, che sia dei Floyd o di altre band, pensateci bene e riflettete soprattutto sulla eventuale spesa da fare: un collezionista alle prime armi, di questi tempi, non può permettersi di comprare tutto... Fate una selezione su come iniziare la collezione e su come andare avanti: scegliete per esempio di collezionare tutte le prime edizioni, oppure, solo i dischi di un paese, oppure solo i promozionali, e così via. Limiterete i danni economici e vi specializzerete su un aspetto di un gruppo.

2. Il Mondo delle Vendite Online. Gli acquisti nell'era moderna possono essere fatti sicuramente online, il mercato sul web è molto più ampio e vario di quello tradizionale dei negozi, i fenomeni come Ebay o Discogs fanno parte ormai della vita comune moderna. Ma il consiglio è di avere pazienza, prima o poi una determinata edizione o disco colorato apparirà di nuovo in asta. Però non abbandonate la "vecchia via": anche se i negozi musicali che vendono dischi ormai sono pochi, esistono ancora le vecchie "bancarelle" nei mercatini locali e, di sicuro, vale la pena ancora recarsi alle numerose Fiere del Disco Usato sparse ormai per tutta Italia.

3. I Matrix Numbers. Non cercate di identificare le edizioni solo dai "matrix numbers": il discorso fatto sopra è validissimo, un disco si riconosce da tanti e tanti dettagli, non solo da un numero stampato. Un disco è un pezzo visivo: per cui, per identificare un'edizione occorrono anche una serie di dettagli, da vedere sulla copertina (sia fronte, che retro, che dentro) e sull'etichetta e, anche, sul "rim-off".

4. La Catalogazione Ufficiale delle Edizioni. La sicurezza della corretta identificazione non l'avrete mai, gli archivi delle stamperie degli anni 70 e 80 sono vuoti e nessuno vi può aiutare. Nello specifico, per i Pink Floyd, esistono solo due siti che catalogano le varie edizioni di tutto il mondo: il mio sito, "The Mr.Pinky Discography" e quello di Vernon Fitch, "The Pink Floyd Archives" ...consultateli, ma non troverete tutto: io e Vernon continuiamo sempre a trovare "nuove stampe" e così ad aggiornare i nostri rispettivi siti. E poi potete consultare Discogs, un data-base universale che contiene informazioni dettagliate sui vari dischi, compresi i Pink Floyd; anche se con molti errori e senza una cura speciale nell'inserimento delle notizie e dei dettagli, spesso slegati tra loro.

5. La Prima Stampa. Il concetto di "prima stampa", molto usato nei dialoghi tra collezionisti, significa solo che sono i primi vinili stampati con il primo "stamper" che deriva dalla prima "mother" (cosa praticamente impossibile da trovare), vinili che poi sono di fatto uguali alle altre stampe di un altro "stamper", sempre della medesima edizione.

6. La Catalogazione Perfetta. Non esistono liste complete delle edizioni conosciute, almeno per i vinili dei Floyd, nemmeno sui due siti riportati precedentemente: ci sarà sempre qualcosa che non è stato mai catalogato da qualche parte. Per cui, non trovare un disco catalogato da nessuna parte non vuol dire che sia un falso, i fakes sono ben altro!

7. I FAKES. Attenti ai dischi falsi, i c.d. "fakes", trattati in un altro mio sito, "Fakes World". Questa pagina è l'unico spazio al mondo ove potete trovare un lista di quasi tutti i fakes dei Pink Floyd che sono circolati dal 2002 ad oggi. I Fakes sono dischi "non ufficiali", nel senso che sono contraffatti per quanto riguarda la musica, non riproducono qualcosa di edito ufficialmente e non sono stampati dalle stesse stamperie ufficiali dei dischi originali: ci sono i falsi evidenti, che a parere nostro sono pezzi stampati solo per ingannare l'acquirente, o falsi meno facilmente riconoscibili. Se riconoscete qualcuno di questi dischi tra la vostra collezione, avete speso forse male i vostri soldi se credevate che fosse un pezzo raro, parecchi fans e collezionisti hanno pagato molti soldi alcuni di questi dischi: purtroppo, potrebbero aver fatto male, se intendevano acquistare dischi ufficiali. Per cui, state sempre attenti, soprattutto se si tratta di dischi colorati.

8. La valutazione di un disco. Non potete pretendere troppo da un collezionista serio se gli chiedete di valutare (prezzo) un determinato disco: di solito la gente non apprezza al meglio il disco, ma chiede subito sempre "quanto vale?", che poi nel gergo comune significa "quanto costa". La valutazione è, nel mio concetto, quasi impossibile da fare (e sicuramente non si può fare via email o messaggio), dipende da troppi fattori, come, per esempio, edizione, matrix numbers, usura della copertina, grading del disco, segni di vecchiaia, qualità sonora, cronologia di uscita, numero della copie, storia del disco, qualità del suono, e così via; e, cosa impossibile da quantificare, valore affettivo. Se è un venditore a farvi una valutazione, sarà più dettata dal mestiere che da un aspetto oggettivo, stessa cosa per i negozi di dischi, anche online; infine, ogni valutazione è potenzialmente diversa da quella di un altro soggetto, di solito troverete tante valutazioni per uno stesso pezzo. Ma ricordatevi sempre che ogni dato o segno o scritta o disegno sul disco può essere importante per la classificazione e l'identificazione della stampa! Ecco perchè è difficile catalogare i dischi.

Buona collezione!

 

 

 

 

 

 

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Note a cura di Stefano Tarquini.

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