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La fondazione di Piminoro, per logica, è avvenuta intorno al 1790 per opera del Vescovo Alessandro Tommasini, quando in seguito all'avvento della malaria, che colpì Oppido Mamertina (Sede Vescovile), il Vescovo si trasferì lassù per la constatazione che le poche persone che già abitavano quel luogo erano immuni da febbri malariche. I montanari , vestivano d’abraso, ossia di un tessuto di lana grezza ruvida e molto pesante , portavano le ‘Calandrelle’ , consistenti in un pezzo di pelle di mucca di forma rettangolare, che veniva cucita in punta e lasciata aperta al tallone, ai bordi superiori si inserivano delle strisce di pelle che si incrociavano ripetutamente fin sopra alla gamba. I pantaloni erano corti e indossavano calzettoni di lana grezza nera, che dalle calandrelle andavano fin sopra il ginocchio, coprivano il capo con un berretto di colore azzurro di cascame di seta e sotto il petto portavano una larga cintura di cuoio dove appendevano una grossa e pesante scure. Percorrendo
la strada che porta a Piminoro, non si può fare a meno di notare l’abitato.
Tra
la distesa delle casupole basse che si confondono con la terra
stessa, spicca la
mole biancastra della chiesetta, finita di costruire nel 1948. Nonostante i segni evidenti dell’azione dell’uomo, chi fa da protagonista è ancora la natura e la gente in questo ‘Paradiso naturale’, vive con la melodia di limpide acque scorrenti.
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