Si
tratta di un'escursione nè troppo lunga nè troppo difficile (anche
se quando si va in montagna è sempre bene mettere nello zaino anche
un po' di "attenzione"!), che è consigliabile effettuare in una
bella giornata di sole (per la bellissima vista a 360° di cui si
può godere lungo il tragitto, dato che la cima si trova a metà tra
Alpi, lago Maggiore e Parco Naturale della Val Grande).
Tempo di percorrenza: circa 2.30/3 ore (dipende anche da
dove si decide di lasciare la macchina!).
Come arrivarci: si prende l'autostrada in direzione Gravellona
Toce e si esce a Verbania; da qui si prosegue fino a Intra, al cui
semaforo si gira a sinistra, poi dritto seguendo la strada, si fanno
un paio di rotonde finchè si trova l'indicazione per Premeno. Si
supera il ponte sul S. Giovanni e si prosegue fino a Premeno su
strade serpeggianti, tutte tornanti e sempre più strette, che farebbero
la gioia di ogni vero pilota di rally (so che farebbero impazzire
Roby)!
A un certo punto (fin qui è difficile sbagliare strada) si giunge
a Pian Cavallo e da qui conviene seguire le indicazioni per il Centro
Auxiologico. Una volta giunti al Centro, si segue la strada: si
supera sulla destra il Centro e, poco più avanti, sulla sinistra,
il parcheggio del Centro e si trovano le prime indicazioni per l'Agriturismo
Alpe Archia.
Da qui la strada comincia a diventare davvero da panico in certi
punti, fino praticamente a restringersi da due a una sola corsia
con la possibilità di incontrare un autobus di linea che proviene
dalla direzione opposta! A un certo punto si arriva al valico del
Il Colle (1238 m) da cui si comincia a dimenticare la civiltà (e
per arrivare fin qui, dall'uscita dell'autostrada, ci vuole all'incirca
un'oretta).
Da qui è difficile sbagliare (anche se si pensa di aver perso la
strada!). Il cartello, appena dietro la fontanella, che annuncia
Il Colle riporta anche in modo molto chiaro la direzione per il
Monte Zeda: a sinistra!
Se infatti ci voltiamo a sinistra vediamo per prima cosa una piccola
piazzetta con parcheggio al cui centro sorge una "casetta" (dove
è possibile consultare una mappa del nostro percorso) e, sul fondo
della piazzetta a sinistra rispetto la strada asfaltata da cui siamo
giunti, una strada sterrata che si inoltra nella valle.
Ora, può sembrare strano dover continuare per questo viottolo, ma
la strada fin qui percorsa ci dovrebbe ormai aver abituato a condizioni
sempre peggiori! Scherzi a parte, se si ha voglia di camminare un
po' di più (circa un'ora!) lungo un sentiero abbastanza noioso e
privo di vere attrazioni, è possibile lasciare la propria automobile
tranquilla e riparata nella piazzetta del Colle.
Altrimenti si puòproseguire sullo sterrato (che in realtà
è la via fatta costruire dal generale Cadorna nella prima
guerra mondiale per trasportare l'artiglieria), in teoria fino al
Passo Folungo (1369 m) da cui inzia la vera e propria salita. Il
mio consiglio è di percorrere per un pezzo lo sterrato e lasciare
l'auto un po' prima (in modo da godervi di più la giornata, se vi
piace camminare e non "sporcare" troppo la montagna). Per intenderci:
proseguire... proseguire... proseguire... si supera dopo un po'
uno spiazzo panoramico... poi più avanti sulla destra una costruzione
che sembra una fortificazione e che in effetti era l'Ospitaletto
della guerra del 15-18... poi a un certo punto si rimane sconcertati
a un bivio, al cui centro sorge una betulla (mi pare di ricordare!)
con appeso un cartello che indica senza indicare l'Alpe Archia (infatti
si riesce a leggere "Archia", ma la freccia di direzione è cancellata!)
e qui per un attimo ci si chiede cosa fare adesso (evvai siamo arrivati!
E invece no!): la strada che sale a destra, oltre ad essere talmente
ripida e rovinata che neanche un carro armato ce la farebbe, è oltretutto
bloccata da un cartello di divieto di transito!
Si prosegue allora a sinistra e dopo poco si arriva ad un "trivio"
che (finalmente) riporta delle chiare indicazioni (a destra per
l'Alpe Archia e a sinistra per il Monte Zeda).
Andando a sinistra si può proseguire ancora in auto fino al Passo
Folungo. Io consiglio comunque di lasciare qui l'auto. Poco prima
del trivio ci sono infatti diversi comodi spiazzi dove lasciare
l'auto insieme a tutte le proprie paure (oddio, ma se adesso arriva
qualcuno nell'altra direzione come facciamo a passare?), mettersi
gli scarponi e iniziare a camminare!
Dal Colle fin qui è un'altra mezz'oretta! Fate un po' il conto e
cercate di partire per tempo!
Ci si trova ad iniziare il proprio cammino tra boschetti di faggi
e betulle,
seguendo le chiare indicazioni bianche e rosse del tragitto.
Cominceranno ad aprirsi ai vostri occhi panorami sempre più belli,
che è finalmente possibile rimirare, ora che non si ha più l'incubo
della strada. Sul tragitto si apre anche quella che sembra l'entrata
di una miniera (ma questa escursione la lasciamo per un'altra volta).
A un certo punto si esce dal boschetto, ci si trova davanti uno
spiazzo e sulla sinistra, un po' più in alto, l'agriturismo. Se
si alza un po' la testa per puntare gli occhi al monte che aguzzo
ci si staglia davanti (lo chiamano il "Cervino del Lago Maggiore"
mica per niente!)
si capisce in fretta dove ci stiamo infilando.
Dopo un'altra mezz'ora di cammino si arriva finalmente al Passo
Folungo.
Se la giornata è bella e il sole picchia, mettetevi le varie cremine
di circostanza e un berretto, tirate un grosso respiro e iniziate
a salire (le indicazioni non sempre sono chiare: spesso vi trovate
davanti tavolette di legno da cui è scomparsa tutto o su cui, magari
con una lente, riuscite a mettere insieme i puntini e ricostruire,
come in un gioco della Settimana Enigmistica,
la parola "Zeda"! Seguite comunque le indicazioni di sentiero N°
10, quelle bianche e rosse o rosse e gialle, per intenderci).
Lungo il cammino si vedono diversi "reperti" delle guerre: fortificazioni,
trincee,
e non ultimo il sentiero stesso che state percorrendo.
Senza neanche accorgersene, dopo un po' di salita tranquilla e "turistica"
che come meta ha un passo che ha tutta l'aria di essere il volto
sepolto di un gigante che dorme,
si arriva a Pian Vadà (1711 m), dove, in mezzo alle solite indicazioni
"enigmistiche", è possibile rimirare, oltre al Lago Maggiore,
anche i resti di un defunto rifugio CAI.
E ovviamente, là davanti come a coglierci di sorpresa, il Monte
Zeda.
Continuando il cammino, dopo circa 2 ore o poco più dalla partenza,
superato un branco di "pericolosissime" capre,
si arriva a un piccolo "passetto"
che si apre sulla Val Canobbina (1950 m).
Qui ci troviamo davanti a un trivio. Le indicazioni sulle tavolette
di legno sono chiare solo se vogliamo scendere (e allontanarci quindi
dallo Zeda). Una delle altre due direzioni, pur se non del tutto
convincente, è abbastanza esplicita: si scorgono senza problemi
le indicazioni bianco-rosse. Ciò che invece non convince, soprattutto
se la giornata non è più che bella e "tira forte il vento" (come
dice il poeta), è il fatto che la strada continua fin verso la cima
dello Zeda (che sarà a non più di 200 metri) proprio sulla cresta
(anche se poi in realtà questa via, pur se più faticosa, è facilmente
percorribile).
L'altro sentiero sembra invece più tranquillo, anche se forse un
po' più lungo, ma come fare ad essere sicuri del luogo in cui porta?
In effetti l'altro sentiero, sebbene richieda un po' più di tempo,
porta comunque in cima allo Zeda, fa solo un giro "più panoramico",
da cui, a un certo punto, al di là della neve rimasta dall'inverno,
si comincia ad intravvedere, oltre al Lago Maggiore,
anche il caro e lontano Monte Rosa.
Manca davvero poco ormai e, rinfrancati da questo, si riprende il
cammino non pregustando altro che il sapore del pane e formaggio
che ci aspetta succulento dentro allo zaino. Eccola là davanti la
croce della cima!
Monte Zeda sei nostro (2156 m)!
Non ci rimane altro che metterci un bel maglione caldo, riposarci
un attimo, firmare il libro di vetta (ai piedi della croce) e mangiare
qualcosa. Ah giusto! Già che ci siete, date un po' un'occhiata intorno
a voi (non sarete mica arrivati fin lì solo per passare la solita
domenica pomeriggio in paninoteca!).
Altro da dire non resta, se non che a un certo momento occorrerà
decidere di scendere di nuovo nel mondo civile, anche se con la
lacrimuccia. Guardiamo quindi per un'ultima volta il Monte Zeda,
ringraziamolo per la bella giornata e incamminiamoci lungo il sentiero
che scendendo sulla cresta ci riporta a valle.
Dopo circa 6-7 ore possiamo riabbracciare il nostro adorato destriero
e rimetterci sulla strada di casa.