Ricordo del tenente "Piero"

Piero nasce ad Orani, in Sardegna, il 25 aprile del 1921, da Francesco Borrotzu e da Clotilde Di Bene (nativa di Vezzano Ligure)quando la sorella Laura aveva 3 anni. Prematuramente il padre muore (1923) per cui la madre deve occuparsi dei due figli. A Nuoro Piero frequenta il Ginnasio e poi il liceo con ottimi esiti. Nel 1941 si realizza per Piero la Grande aspirazione: entrare in Accademia Militare, a Modena, e diventare Ufficiale. Al campo estivo di Vipiteno, Piero comincia a rendersi conto dell'ostilità di molti residenti altoatesini, dichiaratamente filogermanici. Appena promosso ufficiale, è assegnato alla Divisione Cosseria, reggimento a Milano ove viene incaricato di presidiare, per ragioni di ordine pubblico, la Pirelli. Poi viene il 25 luglio la caduta del fascismo e la messa in minoranza di Mussolini dall'ordine del giorno Grandi; ma il momento più drammatico è l'8 settembre quando viene comunicato l'armistizio fra L'Italia e gli anglo-americani che erano già sbarcati in Italia. Borrotzu, il giovane Ufficiale sardo, fedele al giuramento, si schiera contro i nazisti che, da ex-alleati si trasformano in arroganti e violenti occupanti. Da autentico patriota combatte contro le formazioni germaniche sia a Monza che a Carenno, in provincia di Bergamo. Piero va a Parma e rincontra Franco Coni: a dicembre '43 tutti e due sono a Vezzano Ligure. Piero e Franco, instancabili, danno vita al I° Battaglione "Val di Vara", costituito da due compagnie; prendono contatti con antifascisti di Follo e di Calice e con il Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale di cui è segretario Pietro Mario Beghi. Borrotzu sfugge alla cattura di emissari fascisti a Vezzano Ligure grazie all'aiuto di alcuni membri del "Gruppo Bottari".

Si reca quindi ad Airola e Chiusola, borghi del Comune di Sesta Godano. Piero diventa, per le popolazioni dell'Alta Val di Vara, anche in virtù delle sue doti mortali e della sua sconfinata generosità, il simbolo vivente del patriottismo autentico , del partigiano ardimentoso "dal volto umano". Compie moltissime azioni di guerriglia, badando sempre a non sacrificare la vita dei suoi amici e della popolazione civile, sempre comunque in primissima fila,  guidato da una incrollabile fede patriottica e da un alto senso etico della responsabilità. Il suo nome ("Tenente Piero")e le sue azioni infastidiscono non poco i tedeschi ed i loro nuovi alleati della R.S.I. che si propongono di arrestarlo e di giustiziarlo. vengono arrestati molti uomini e donne che pure non facevano parte delle formazioni di resistenti. Purtroppo l'obbiettivo principale dei rastrellatori viene raggiunto: Piero,  pur di non compromettere la situazione degli abitanti  della zona, mette in salvo i suoi uomini e si lascia arrestare, dopo un accordo con un ufficiale tedesco. Ma i soldati italiani della R.S.I. vogliono punire compiutamente Piero: catturato, viene interrogato senza esito, percosso duramente e poi condannato alla fucilazione che avviene sul piazzale della chiesa di Chiusola. Legato, in un drammatico silenzio degli uomini e donne del paese che lo hanno sempre amato e stimato, con fatica si mette in posizione con il petto eretto, di fronte al plotone d'esecuzione: poi, per l'ultima volta, scatta sull'attenti e con voce ferma, vibrante, grida "viva l'Italia". Così, nell'aprile 1944, muore Piero Borrotzu (alla cui memoria verrà assegnata la medaglia d'oro al valore militare), un patriota, un soldato fedele al giuramento, un credente tollerante e ricco di sentimenti, un convinto sostenitore della coniugazione fra libertà e giustizia. Antonio Zolesio e Pier Lorenzo Wronoski, ammiratori di Piero come persona e come combattente, gli intitoleranno una Brigata (nella sesta zona ligure del Corpo Volontari della libertà): la "Brigata Borrotzu" - formazione Giustizia e Libertà - Matteotti, riporta i Nestini, "è stata l'unica nella Liguria orientale a liberare internati politici, dal campo di concentramento di Calvari e dalla casa del fascio di Bargagli ed è anche stata la prima (l'affermazione è di Wronoski) brigata partigiana di montagna della forze della VI Zona ligure a scendere il 25 aprile a Genova, ove impegnò duri combattimenti con i tedeschi. Sempre Wronoski afferma: "Se mai uno scultore dovrà fare un monumento al partigiano, meglio ancora al ribelle, se vorrà personificare l'uomo che combatte per la libertà, allora Piero rivivrà anche nel marmo o nel bronzo".  Grazie, Piero.