La divisione Garibaldina "Coduri"

 

Nella zona dell' alta Val di Vara operò anche, come risulta dalla testimonianza del sindaco di Carro, il signor De Mattei, la brigata Garibaldina "Coduri", la quale aveva fissato la propria sede presso il santuario di Velva ed esteso i suoi campi d' azione a Carro, Castello e zone limitrofe. La formazione partigiana "Coduri" era composta da uomini che provenivano da ogni parte d' Italia ed anche da molte nazioni europee, tutti uniti con lo scopo di liberare l' Italia. Gli elementi portanti di questa formazione erano gli operai di Riva Trtigoso e Sestri Levante, poi i contadini dell' entroterra del Tigullio ed i pescatori della costa. Facevano parte della "Coduri" anche un certo numero di Alpini della "Monterosa", disertori o soldati della Repubblica Sociale. I fondatori della "Coduri", che poi ne divennero i capi, erano due fratelli operai e un muratore, Giovanni Sanguinetti (Bocci). I tre, giovanissimi, cominciarono a frequentare ambienti anti-fascisti da cui trassero gli insegnamenti che li portarono a combattere sulle montagne, spronati sopratutto dal fatto che alcuni intellettuali di sinistra, che i nazi-fascisti consideravano pericolosi, erano stati deportati a Mauthausen (da cui molti non fecero ritorno). La "Coduri" era una formazione prevalentemente comunista, ma ne fecero parte anche appartenenti al Partito d' Azione, alla D.C., alla P.L.I o altri. Con questi presupposti essa divenne un esercito popolare democratico, cosa che la distingueva dalle altre formazioni partigiane della Liguria. Il nome "Coduri" venne dato alla formazione per ricordare il primo caduto del gruppo, che si chiamava così e morì durante uno scontro, a Carro, con gli Alpini della Monteerosa. La divisione "Coduri" era formata da tre Brigate: Zelasco, Longhi e dall' Orco e dai loro distaccamenti. Durante il rastrellamento del gennaio del '45, la Coduri doveva uscire dall' accerchiamento fino sopra a Borzarasca, mentre dell' Orco fece l' occultamento (cioè si sparpagliò e nascose per ricostruire intatte la formazione subito dopo il rastrellamento). Nei giorni della Liberazione la Zelasco occupò Sestri Levante, Riva Trigoso, Moneglia e Lavagna; La Dall' Orco liberò Castiglione e Casarza, la Longhi scese a Chiavari. Virgola, il comandante della Divisione andava di qua e di là per controllare la situazione.

le tre brigate:

La dall'orco era comandata da "Tigre" ed aveva anche un distaccamento di sabotatori, a capo del quale era stato messo "Cervinia", un ex alpino della Monterosa. La brigata era composta di quindici distaccamenti e ricopriva la zona che va da Varese Ligure a Maissana, Carro, Passo di Velva, Castiglione Chiavarese, Casarza Ligure, Moneglia ed il tratto dell' Aurelia da Trigoroso a Mattarana, compreso il paese del Bracco. Ogni distaccamento faceva a gara con gli altri per compiere azioni valorose, ma tutto era ben organizzato e tenuto sotto controllo da "Tigre" e da "Grande" (capo di stato maggiore ), i quali si premurarono sempre di tutelare al massimo l'incolmità degli uomini. L' arma migliore della brigata era la sorpresa, visto che erano a corto di armamenti e ricevevano pochi lanci dagli Alleati .i distaccamenti erano di venticinque uomini, divisi in 4 squadre composte da 5 uomini, diretti da un caposquadra. Il comando era così composto: comandante, vice comandante, commissario, vice commissario, intendente, staffetta. La formazione prese il nome da Cesare Dall' Orco, "Biella", un ex bersagliere dell' esercito di Salò. Ex studente di medicina, rastrellato dai fascisti e arruolato con i bersaglieri, abbandonò l' esercito per raggiungere i "ribelli" in montagna. Uomo di coraggio e di azione, fu molto stimato da tutti, capi compresi. Per le sue doti venne fatto comandante del distaccamento. Morì nel dicembre del 1944 quando, sorpreso e circondato dagli alpini della Monterosa durante lo spostamento da Valletti, per ricongiungersi al comando, già ferito piuttosto che cadere in mano al nemico, con il pericolo di danneggiare i compagni, parlando sotto tortura, si sparò. La brigata longhi si formò dopo il rastrellamento invernale; operò nella zona di Caumeglia, Val Gravaglia e sulla rotabile che, verso il Bocco, porta nel Parmense. Il nome fu dato alla brigata in memoria di un organizzatore della resistenza, che operava nelle zone di ponente di Genova, e che fu, come Coduri, uno dei primi caduti. Il comandante della brigata era "Saetta". Del gruppo fecero parte anche molti avversari che catturati si convinsero della giustizia degli ideali dei partigiani e combatterono poi al loro fianco. La brigata Zelasco, contrariamente alle altre due, era una brigata di manovra, aveva cioè la possibilità ed il compito di muoversi velocemente per colpire il nemico. Il nome venne dato alla brigata per ricordare Rodolfo Zelasco, uno studente universitario di Bergamo che, arruolato nella Monterosa, si mise volontariamente in contatto con gli esponenti della lotta clandestina e passò ai partigiani. Durante un' azione con il suo drappello cadde in un imboscata degli Alpini; ferito alle gambe, decise di salvare a tutti i costi i compagni. minacciandoli addirittura con le armi  affinché si sganciassero da lui, difese e protesse la loro ritirata. Quando si accorse che stava esaurendo le munizioni si sparò al viso.