LA BRIGATA "MATTEOTTI-PICELLI"

Le vicende della brigata "Matteotti-Picelli" sono piene di episodi di fierezza, di sconforti momentanei, di vittorie e di sconfitte, di dolore, di gioie: sono la storia del cammino di un gruppo di uomini verso la vita, soffocata e negata per tanti anni dal fanatismo ideologico che aveva costretta l' Italia a sopravvivere in una specie di umiliante letargo morale. L' attività del gruppo inizia nei primi anni del ' 44 in un clima quasi di leggenda: nei casolari di montagna, nelle case di campagne della Lunigiana e della Val di Vara appaiono i primi gruppetti di "ribelli". Naturalmente la voce del popolo ingigantisce la vera realtà di queste bande e le rende abbondantemente armate e numerose, mentre si tratta di pochi uomini con pochi vecchi fucili e tanta audacia e tanto coraggio dati loro dalla spensierata giovinezza. In breve si crea intorno a loro un' aura di leggenda: sembrano gli antichi cavalieri pronti ad accorrere dove c' è bisogno, per riportare la giustizia e punire le azioni inique. La loro fama cresce con le loro audaci imprese; attaccano caserme e presidi rifornirsi di armi, si muovono veloci nella notte e con abilità perseguono i loro scopi.

Una azione importante è sostenuta da "Picelli"; i Partigiani, circondati dai fascisti nella locanda del Lago Santo, sono quasi tutti feriti, tutta via riescono a mettersi in salvo nella notte, beffando i nemici, che hanno anche qualche caduto.IL gruppo diventa numericamente più consistente in primavera e durante i primi mesi dell' estate.Il collaudo della Brigata avviene durante il grande rastrellamento del 3 agosto '44, che investe il "Piccelli" nello Zerasco e nella di Sesta Godano; il nemico è decisamente superiore sia dal punto di vista numerico che da quello tecnico-militare, sopratutto in questo campo la preparazione partigiana è ancora molto carente.

La sopravvivenza è possibile grazie alla mobilità delle formazione frazionante in piccoli gruppi e grazie alla generosa ospitalità delle popolazioni. I fitti boschi nascondono i "ribelli" che si riorganizzano e rafforzano il battaglione sia qualitativamente che quantitativamente. L'8 ottobre e l'11 novembre il "Picelli" a Montereggio e la "Matteotti (costituitasi ufficialmente subito dopo il rastrellamento del 3 agosto) a Scogna respingono due attacchi della divisione "Italia" e "Monterosa". Nel novembre del '44 il "Picelli" prende posizione nei paesi di Antessio, Airola, Pignone, mentre già da un po' di tempo la "Matteotti" di era stabilita nei paesi di Godano, Merzò e Scogna; si rende così più forte un tratto del fronte della IV Zona Operativa preso di mira dal nemico.  I combattimenti si susseguono, così come gli attacchi ai convogli tedeschi e le azioni di sabotaggio. I due Battaglioni, finora separati, si riuniscono e diventano la “Brigata " , nel dicembre del '44. In questo periodo anche molti soldati della divisione "Monterosa" passano nelle file partigiane. Intanto è sopraggiunto l' inverno, che è particolarmente rigido; gli Alleati sono fermi davanti alla linea Gotica; i problemi di approvvigionamento diventano enormi, in una zona in cui anche la popolazione ha difficoltà a sfamarsi; il freddo e la fame mettono a dura prova la resistenza dei partigiani, che tuttavia respingono con sdegno il proclama di Alexander, che invitava i partigiani italiani a lasciare le armi e a tornarsene a casa. Arriva il 20 gennaio 1945, una data memorabile per i "ribelli", che subiscono l' attacco più duro di tutta l' attività partigiana nella IV Zona Operativa. Dopo sette giorni di peregrinazioni, di fame, di freddo, la Brigata "Matteotti e Picelli", che valica il monte Gottero innevato a 1650 metri di altitudine, torna al suo posto, con poche perdite di uomini e di materiale. Lo sganciamento dalla formazione nemica è avvenuto dopo una giornata di intensi combattimenti, i fascisti ed i tedeschi sono d' ora in poi scoraggiati a fare altri attacchi nella zona. Quest' ultima massiccia offensiva  pare sia scatenata anche per facilitare il passaggio di colonne tedesche che proteggevano il viaggio di Mussolini a Mocrone (Villafranca Lunigiana), dove pronuncia l' ultimo sconsiderato discorso ai bersaglieri della divisione "Italia", che ha come risultato immediato il passaggio di gran parte dei soldati nelle file partigiane. Nei mesi di febbraio e marzo 1945 vengono respinti alcuni attacchi e riescono alcuni colpi di mano; a fine incontro i partigiani riscontrano vittorie a Filetto e Filatteria, mentre perdono uno scontro a Codolo, quest' ultimo ha come risultato la morte di cinque partigiani. Intanto si avvicina la liberazione di La Spezia, che con le altre forze partigiane annienta il nemico che occupava la città. Non pare vero, a questo punto, che da uno sparuto numero di giovani male armati, si sia formata una Brigata di 250 unità armata e organizzata. Dal sogno avventuroso di quei ragazzi alla realtà di una nuova situazione, attraverso 15 mesi di fatiche, di sofferenze e di sangue, che solo la profonda convinzione di combattere per una giusta causa ha reso sopportabili.  

Bibliografia:

Da "Note di storia e ideali della Brigata "Matteotti-Picelli" di Nello Quartieri. Da La Spezia, Rivista del Comune; novembre 1971 ristampa del n.4-6 del luglio e dicembre 1995.