La Val di Vara

La provincia più piccola della Liguria è anche quella che ha la vallata più grande: la Val di Vara. La Val di Vara è l’area territoriale più settentrionale della provincia della Spezia e milioni e milioni di anni fa era un bacino marino. In essa andavano man mano depositandosi sedimenti arenacei ed argillosi, che ne compongono ancor ora la base. E’ chiusa su tre lati da crinali montuosi. La separano ad ovest la Riviera spezzina e le Cinque Terre, a Nord la Val Graveglia in provincia di Genova, e la Val di Taro, e ad est la Lunigiana. I monti più noti sono il Gottero alto 1639 m, lo Zatta di ponente, dal quale nasce il fiume Vara, alto 1355 m e il monte Zatta  di levante alto 1404 m. Intorno alla valle principale vi sono numerose valli secondarie che scendono dalle cime dei monti seguendo il corso degli affluenti del Vara, torrenti quali il Mangia, il Gottero, il Borsa, il Gravaglia e l’Usurana. I paesi sorgono per la maggior parte nelle zone collinari; altri, quelli che sono maggiormente  sviluppati negli ultimi decenni, si trovano nella parte pianeggiante lungo il corso del fiume. I comuni compresi nel territorio sono: Carro, Corrodano, Maissana, Rocchetta Vara, Sesta Godano, Varese Ligure e Zignago che compongono la Comunità Montana dell’alta Val di Vara. Hanno un clima abbastanza temperato malgrado le frequenti piogge nella parte alta della valle, che deve le sue qualità, in parte, alla vicinanza del mare ed all’esposizione a sud-est, e, in parte, alla serie di monti che difende la valle dai venti più freddi provenienti principalmente dal nord. Il paesaggio della Val di Vara è caratterizzato da ampie estensioni di boschi, da prati e da pascoli. Partendo dai saliceti e dai boschi di ontani e pioppi posti sulle rive, si sale verso le colline dove troviamo pinete di pino marittimo, colpite negli ultimi anni dalla cocciniglia. Il sottobosco è popolato dall’erica, dal ginestrone, dal cisto femmina e dalla felce aquilina. Salendo in quota fanno la loro comparsa i boschi di caducifoglie: nei versanti esposto a sud predomina il querceto a roverella, orniello, sanguinella e ligustro, mentre nelle zone più fresche si ritrova il bosco misto di caducifoglie, costituito da carpino nero e cerro, accompagnati da agrifoglio, nocciolo, acero e maggionciondolo. Al di sopra dei 600 m. il carpino nero è sostituito dal carpino bianco. Nel corso dei secoli, questi boschi sono stati ceduati per ottenere legname ed hanno anche subito un ridimensionamento ad opera dell’uomo, che al loro posto ha insediato estesi castagneti. Il castagno, ha importanza sia per l’alimentazione sia per la produzione di legname. Man mano che si sale e ci si avvicina alla faggeta, i boschi caducifogli si arricchiscono di piante montane, quali il sorbo degli uccellatori e il frassino maggiore. Il bosco di faggio si trova sui pendii settentrionali dei rilievi più alti. I tagli fatti in passato hanno trasformato molte faggete da fustaie a cedui e solamente oggi si assiste alla ripresa dell’alto fusto. In alcune aree sono visibili popolamenti di pino silvestre e di pino nero, che sono il frutto di rimboschimenti operati a partire dagli anni 50. Alle quote più elevate, e anche lungo i versanti meridionali dei rilievi, vi sono pascoli estesi, la cui presenza può essere legata a fattori naturali o all’azione dell’uomo per ottenere terreni utili alla pastorizia. I pascoli non più praticati vengono a poco a poco invasi dagli arbusti, tra i quali i più frequenti sono il brugo, il ginepro nano e il mirtillo nero. La Val di Vara ha dunque il suo patrimonio naturale, e questo grazie ad un utilizzo razionale delle popolazioni locali.

     L’ubicazione della valle è quasi nascosta però, una volta scoperta, inaspettatamente si apre all’intenditore, offrendogli strada facendo, tutta la sua bellezza incominata, sia con l’incantevole natura quasi selvaggia sia con l’affabilità dei suoi abitanti, che pur sembrando a prima vista diffidenti, hanno in realtà la riservatezza e la ritrosia tipiche della gente ligure.

     La Val di Vara riserva al turista davvero notevoli attrattive locali sia storiche sia architettoniche, come il centro storico di Varese Ligure, con il suo borgo a forma circolare e il suo castello appartenuto ai Fieschi e passato, dopo alterne vicende, alla Repubblica di Genova dopo la fallita congiura tramata da Gianluigi Fieschi contro i Doria. Un altro castello ben conservato è quello di Suvero, appartenuto ai Malaspina, che domina la vallata che si estende fino alla piana di Brugnato. Dei castelli di Rio e Godano non restano, purtroppo, che ruderi scarsamente leggibili. Ma le testimonianze più antiche e di origine misteriosa, sono le curiose teste apotropaiche, ubicate un po’ dovunque nella Vallata: a Carro, ad Agnola, a Castello e a Groppo, per nominare solo le più note. Si tratta di rozze sculture in pietra arenaria a forma di volto umano ritenute magiche dal popolo, ed utilizzate da questo con funzione di scacciare via il malocchio e la cattiva sorte. Ma, a parte il patrimonio artistico rurale lasciata dagli insediamenti umani nel passato, i due grandi protagonisti della valle sono il fiume e i suoi monti dove gli appassionati di canoa, i patiti della canna e mulinello e gli amanti del trekking possono trascorrere ore veramente indimenticabili! C’è persino spazio per i cultori d’archeologia che possono raggiungere i siti archeologici delle zone di Maissana e di Zignago.

     A completamento degli sport legati all’ambiente, come pesca, trekking e canoa, ecc., l’Alta Val di Vara dispone di tre impianti sportivi, completi delle varie specialità: calcio, tennis, piscina, bocce, ecc. a Sesta Godano, a Tavarone ed a Varese Ligure.

     L’impianto di Tavarone possiede inoltre una pista permanente attrezzata per il mountain-bike, con un percorso complessivo di 5 km.

     Come degno coronamento di un week-end trascorso in questa Vallata, non può mancare un accenno alla gastronomia locale, molto bene elaborata ma poco calorica come quella di tutta la Liguria.

     Qui è ancora molto sentita la vicinanza di Genova, difatti i “ravioli” e la “cima” genovese sono di casa in molte trattorie, seguite dalle torte di verdure e di riso. In autunno, e specialmente nelle annate favorevoli, i funghi sono il “motivo conduttore”  nella preparazione dei primi e dei secondi piatti tipici della Valle. Sempre in autunno, sono favolosi i a piatti base di selvaggina, principalmente di cinghiale, il re incontrastato dei boschi e delle faggete del Gottero.