UNO STATIVO PER LA FOTOCAMERA |
utile per fotografare piccoli
oggetti e per digitalizzare le diapositive
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L'IDEA |
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Tempo fa mi è capitato di dover passare a scanner
un consistente numero di diapositive e di cadere in preda allo sconforto quando, dopo le prime riproduzioni, mi sono reso conto di quanto tempo avrebbe richiesto l’operazione.
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LA BASE |
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Un semplice rettangolo di truciolare nobilitato, avanzato da precedenti lavori. Si tratta di un materiale abbastanza pesante per conferire stabilità all’insieme. Per migliorare l’estetica ho rifinito con bordino termoadesivo. |
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LA FLANGIA |
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L’ho ricavata per tornitura da un diffusore in alluminio proveniente da un fornello a gas, ma va bene qualsiasi altra soluzione, al limite anche in legno.
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LA COLONNA |
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Uno spezzone di tubo cromato tagliato dal manico di una lucidatrice demolita.
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LA GUIDA DI SCORRIMENTO |
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Uno spezzone di profilato ad “U” da 10mm. di alluminio, fissato al tubo con due viti autofilettanti. Impedisce alla testa di ruotare e su di esso agisce un rullino in gomma che comanda gli spostamenti verticali. |
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LA TESTATA |
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Un pezzo di lamiera d’acciaio da 1,6mm. Tagliato e piegato
opportunamente. Sulla faccia anteriore, quella su cui va applicato il fondello
della fotocamera, ho incollato un pezzo di gomma zigrinata, con funzione antiscivolo e antigraffio. Una vite da ¼” acquistata dal fotografo, serve a
bloccare la macchina.
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Un rullino in gomma semidura, proveniente dal dispositivo di alimentazione carta di una vecchia stampante, costituisce il cuore del meccanismo che permette di alzare a abbassare la testata.
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Basta andarle a comprare in ferramenta e non costano molto, ma siccome io preferisco complicarmi la vita, le ho ricavate al tornio da blocchetti di legno duro. Nel foro centrale ho incollato con resina epossidica delle boccole filettate M6.
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L’ILLUMINATORE |
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La scatola è fatta di lamiera tagliata dal contenitore di un videoregistratore rotto, sfruttando in particolare una parte con le fessure di raffreddamento.
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Tutta la parte elettrica deriva dalla cannibalizzazione di una piccola lampada da tavolo con lampada da 20W, acquistata per 7,5 Euro in un supermercato.
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Tutti gli elementi sono fissati con viti all’interno della scatola e la lampada punta su uno specchietto da borsetta inclinato a 45° che rinvia la luce verso l’alto. |
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Un’asola quadrata da 50mm. praticata sul coperchio è chiusa da un pezzetto di plastica opalina che serve a diffondere la luce.
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A parte ho realizzato un disegno che illustra un po’ più nel dettaglio il meccanismo.
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IMPIEGO |
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Per riprodurre le diapositive occorre un obiettivo macro che consenta di raggiungere il rapporto d’ingrandimento di 1:1; siccome non si tratta di un’ottica molto diffusa, basta procurarsi un set di tubi di prolunga specifici per la macro, da inserire tra obiettivo e fotocamera. La centratura, la messa a fuoco e la regolazione dell’ingrandimento devono essere fatte con cura: siccome la quasi totalità delle reflex digitali non consente di vedere nel mirino tutta l’area inquadrata, bisogna aiutarsi con scatti di prova.
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