UNO STATIVO PER LA FOTOCAMERA

utile per fotografare piccoli oggetti e per digitalizzare le diapositive

L'IDEA

Tempo fa mi è capitato di dover passare a scanner un consistente numero di diapositive e di cadere in preda allo sconforto quando, dopo le prime riproduzioni, mi sono reso conto di quanto tempo avrebbe richiesto l’operazione.

Mi è nata così l’idea di provare a fotografarle con la reflex digitale. Constatato che il risultato, usando una macchina da 6 megapixel, differiva ben poco da quello che ottenevo con lo scanner specifico per dia, mentre il tempo necessario si riduceva di almeno dieci volte, mi sono costruito un’attrezzatura adatta a questo tipo di lavoro.

In pratica si tratta di uno stativo ad altezza regolabile per la fotocamera, un po’ copiato da quello degli ingranditori fotografici, e di un dispositivo di illuminazione con slitta a viti micrometriche per il posizionamento preciso delle diapositive; quest’ultimo si rivela prezioso per inquadrare correttamente anche solo parte della foto originale e ingrandirla.

Il solo stativo, usando altre fonti di luce, si rivela poi un valido ausilio per la fotografia macro di piccoli oggetti.

LA BASE

Un semplice rettangolo di truciolare nobilitato, avanzato da precedenti lavori. Si tratta di un materiale abbastanza pesante per conferire stabilità all’insieme. Per migliorare l’estetica ho rifinito con bordino termoadesivo.

LA FLANGIA

L’ho ricavata per tornitura da un diffusore in alluminio proveniente da un fornello a gas, ma va bene qualsiasi altra soluzione, al limite anche in legno.

L’importante è che permetta un buon fissaggio ortogonale del tubo.

Nel mio caso la colonna è smontabile per ridurre l’ingombro al momento di riporre il tutto.

LA COLONNA

Uno spezzone di tubo cromato tagliato dal manico di una lucidatrice demolita.

L’altezza va determinata in base alla propria attrezzatura fotografica, quindi è meglio tagliare il tubo alla fine, dopo aver fatto le dovute prove.

Per l’estetica ho chiuso la sommità del tubo con un tappo di legno tornito.

LA GUIDA DI SCORRIMENTO

Uno spezzone di profilato ad “U” da 10mm. di alluminio, fissato al tubo con due viti autofilettanti. Impedisce alla testa di ruotare e su di esso agisce un rullino in gomma che comanda gli spostamenti verticali.

LA TESTATA



L’ho realizzata a partire da un blocco di legno, nel quale ho praticato, con una sega a tazza montata sul trapano a colonna, un foro di diametro uguale a quello della colonna.

Il foro è stato poi rifinito con carta vetrata fino ad avere uno scorrimento dolce senza giochi.

Successivamente ho eseguito un taglio di sega che permette di serrare la testa e bloccarla.

Il lavoro più impegnativo è stato eseguire, con sega e scalpello, la scanalatura per il passaggio del profilato di alluminio, che deve essere abbastanza precisa.



LA STAFFA

Un pezzo di lamiera d’acciaio da 1,6mm. Tagliato e piegato opportunamente. Sulla faccia anteriore, quella su cui va applicato il fondello della fotocamera, ho incollato un pezzo di gomma zigrinata, con funzione antiscivolo e antigraffio. Una vite da ¼” acquistata dal fotografo, serve a bloccare la macchina.

Forando la staffa con punta da 6,5mm. e la gomma con punta da 5,5mm., ho fatto in modo che la vite non cada dalla sua sede quando la si svita.



IL MOVIMENTO DELLA TESTA

Un rullino in gomma semidura, proveniente dal dispositivo di alimentazione carta di una vecchia stampante, costituisce il cuore del meccanismo che permette di alzare a abbassare la testata. 

E’ inserito in un foro passante di diametro abbondante, praticato nel blocco di legno, e trattenuto da due piastrine che ho ritagliato da lamiera. Nelle piastrine, un foro ad asola consente di regolare la pressione del rullino sul profilato di alluminio per avere uno scorrimento dolce e sicuro.



LE MANOPOLE

Basta andarle a comprare in ferramenta e non costano molto, ma siccome io preferisco complicarmi la vita, le ho ricavate al tornio da blocchetti di legno duro. Nel foro centrale ho incollato con resina epossidica delle boccole filettate M6.

La più piccola agisce su una vite passante e serve a bloccare la testata serrandola sulla colonna.

La più grande è avvitata sull’asse del rullino, preventivamente filettato, e bloccata con controdado. Serve a comandare il movimento.

L’ILLUMINATORE

La scatola è fatta di lamiera tagliata dal contenitore di un videoregistratore rotto, sfruttando in particolare una parte con le fessure di raffreddamento.

Qui torna utile un piegalamiere (vedi progetto), ma ci si può arrangiare abbastanza bene anche con la morsa.

(per chi volesse approfondire c’è un tutorial “Farsi le scatole”)

Tutta la parte elettrica deriva dalla cannibalizzazione di una piccola lampada da tavolo con lampada da 20W, acquistata per 7,5 Euro in un supermercato.

Ho utilizzato tutte le componenti interne, compreso l’interruttore e il cavo di alimentazione, spendendo meno che a comprare i singoli pezzi.
Tutti gli elementi sono fissati con viti all’interno della scatola e la lampada punta su uno specchietto da borsetta inclinato a 45° che rinvia la luce verso l’alto.
Un’asola quadrata da 50mm. praticata sul coperchio è chiusa da un pezzetto di plastica opalina che serve a diffondere la luce.

Con alcuni ritagli di plastica (polistirolo) incollati con trielina, ho ricavato la sede per il telaino della diapositiva, che poi ho montato sulla slitta registrabile lungo i due assi.

Il movimento è assicurato da due viti M3 che terminano con micro manopole – ad essere sinceri due tappi da tubetto – fissate con colla epossidica.
A parte ho realizzato un disegno che illustra un po’ più nel dettaglio il meccanismo.

 

IMPIEGO

Per riprodurre le diapositive occorre un obiettivo macro che consenta di raggiungere il rapporto d’ingrandimento di 1:1; siccome non si tratta di un’ottica molto diffusa, basta procurarsi un set di tubi di prolunga specifici per la macro, da inserire tra obiettivo e fotocamera. La centratura, la messa a fuoco e la regolazione dell’ingrandimento devono essere fatte con cura: siccome la quasi totalità delle reflex digitali non consente di vedere nel mirino tutta l’area inquadrata, bisogna aiutarsi con scatti di prova.
Curare in particolare l'allineamento orizzontale: le rotazioni al computer sono più rognose da fare dei ritagli.

Impostare la temperatura colore a 3200 o 3400 gradi Kelvin verificando quale delle due fornisce i colori più fedeli, anche se leggere dominanti si possono facilmente correggere al computer, cui si dovrà sempre far ricorso per gli aggiustamenti di rito, cioé luminosità, contrasto, ecc.

Per fotografare piccoli oggetti, togliere la scatola dell’illuminatore e posizionare una o più sorgenti di luce esterne.



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