PUTT-PUTT BOAT

Nota anche come POP-POP

BARCHETTA-1 BARCHETTA-2 INTERNO

 

Quando avevo otto anni, mio padre mi regalò una barchetta che con un semplice lumino ad olio continuava a navigare per ore emettendo un ritmico scoppiettio, un pop-pop appunto.

Certo allora di giocattoli in dono se ne ricevevano raramente, quindi avevano una vita utile molto lunga, però ricordo quello come il più affascinante di tutti.

Sparì durante un trasloco e diversi anni dopo visitai tutti i negozi di giocattoli della zona per cercarne una uguale, fornendo accurata descrizione del funzionamento: l'unico risultato che ottenni fu di essere guardato con una certa commiserazione e un po' di sospetto.

Ma a 14 anni disponevo già di una buona manualità e in più ricordavo molto bene com'era fatta, quindi mi armai di latta, forbici e saldatore a stagno per costruire la mia barchetta e ci riuscii.

Ad onor del vero l'aspetto era bruttino, ma il motore funzionava…. per alcuni minuti; poi cedeva qualche saldatura e occorreva rifarlo (in fondo durano poco anche i motori di Formula 1).

Con l'arrivo della pensione e la conseguente esigenza di trovare molti modi per far passare il tempo, ci ho riprovato e questa volta con buoni risultati.

Di recente poi su Internet ho visto che in India si sono messi a produrle di nuovo e che sono in vendita su e-bay, ma questa via non fa per me.

FUNZIONAMENTO

Il sistema propulsivo è formato da una caldaietta di piccolo spessore, chiusa da un sottile lamierino di rame o d'ottone e collegata a due tubetti che finiscono sotto il pelo dell'acqua. Si riempie completamente la caldaia con acqua, poi si accende sotto di essa un piccolo lumino ad olio o a cera; qui si capisce che servono due tubi, altrimenti sarebbe molto difficile il riempimento senza uno sfogo per l'aria. Dopo pochi minuti l'acqua inizia a bollire e la pressione del vapore la spinge ad uscire con forza dai tubi, fornendo per reazione una spinta alla barchetta. Espandendosi, il vapore si raffredda e condensa, causando una depressione che aspira nuova acqua nella caldaia. Nello stesso tempo il sottile lamierino che tappa la caldaia reagisce alle rapide variazioni di pressione incurvandosi in alto e in basso ed emette il suono caratteristico.
Ci si potrà chiedere come mai la barchetta proceda in avanti anche se sottoposta a successioni di spinte alternate nelle due direzioni. La risposta credo sia legata a due fattori:
  • il getto di uscita dell'acqua è concentrato, mentre quello d'aspirazione è distribuito radialmente, quindi in questa fase solo una parte della spinta di reazione agisce sull'asse della barca
  • la forma idrodinamica dello scafo ne facilita l'avanzamento e ostacola l'arretramento

COSTRUZIONE

DISEGNO SCAFO
Ho costruito lo scafo ed anche le sovrastrutture utilizzando della latta (per essere più professionale dovrei dire banda stagnata) ritagliata da barattoli da caffè, lattine da olio e simili. Basta un paio di forbici abbastanza robuste: io uso quelle da elettricista perché più maneggevoli e precise di quelle da lattoniere. Bisogna asportare l'eventuale vernice dai punti che dovranno essere saldati. Si eseguono le piegature aiutandosi con pinze a becchi piatti, e si procede alla brasatura a stagno servendosi di un saldatore elettrico da almeno 40W con punta di ridotte dimensioni. Consiglio l'uso di un flussante che può essere la classica pasta salda o, ancor meglio, il cloruro di zinco, che è acquistabile negli empori del bricolage ma si può facilemente ottenere sciogliendo pezzetti di zinco nell'acido cloridrico.


Per fabbricare il "motore" servono:
  • del lamierino di rame o d'ottone con spessore di 0,6 - 0,8mm., avendo presente che con il più grosso si lavora meglio perché l'operazione di imbutitura assottiglia il metallo, che tende poi a strapparsi
  • un po' di tubo con diametro esterno di circa 3mm., meglio se di rame perché ha la parete più spessa e non si schiaccia piegandolo. Io ho usato molto il tubo d'ottone che era facilmente reperibile nei negozi di modellismo, ma oggi anche nei supermercati del fai da te: per piegarlo però, dopo averlo ricotto, lo riempio di stagno fuso che poi faccio colare via
  • un pezzetto di foglia d'ottone (carta di spagna) da 0,1mm. Ho usato anche della foglia di rame che ho ricavato dalle basette ramate per circuiti stampati: basta scaldare adeguatamente la piastra con la pistola termica, operando all'aperto perché puzza parecchio, e si riesce a staccare il rame, che poi va pulito e lisciato per bene posizionandolo su un pezzo di vetro e passandolo uniformemente con un oggetto arrotondato (p.e. un cucchiaino); questa operazione tende ad incrudire la foglia di rame riportandola alla rigidezza che aveva perso col riscaldamento
  • una bacchetta per saldatura in lega all'argento, meglio se rivestita di flussante e con temperatura di fusione tra le più basse: sembrano foderate di gesso e si trovano a partire da circa 550°
  • del filo di lega di stagno per saldature elettroniche, vale a dire quello in lega 60/40, che è più fluido delle barrette di stagno da idraulici

LO STAMPO

In teoria è possibile imbutire il rame martellandolo, ma con pezzi così piccoli conviene certamente fabbricarsi uno stampo; niente paura, basta una cosa rustica e quindi abbastanza semplice a farsi.
STAMPO
Partendo da alcuni spezzoni di piatto di ferro da 4, 5 e 6mm. di spessore ho ritagliato, forato, aggiustato di lima e levigato con carta abrasiva i pezzi che si vedono nel disegno

Tutti gli spigoli che agiranno sulla lamiera devono essere smussati ed è bene dare ai fianchi del punzone una leggera inclinazione.

Le due parti che costituiscono la matrice sono tenute in posizione da due spine d'acciaio Ø4, senza fissarle: questo torna utile per poterle usare separatamente per fare il lavoro in due passate.

PARTI STAMPO

I tre pezzi del punzone vanno invece uniti con ribattini, previa svasatura dei fori.
La lamiera da stampare va ricotta arroventandola su una fiamma a gas e lasciandola raffreddare; poi è consigliabile oliarla per facilitare lo scorrimento.

Si inserisce il pezzo tra matrice e punzone e si stringe lentamente il sandwich tra le ganasce della morsa. Per scongiurare al massimo il rischio di rotture, fare una prima passata usando solo la parte più larga della matrice, ricuocere nuovamente e infine pressare con la matrice completa.
PEZZI STAMPATI
A questo punto bisogna rifilare il metallo in eccesso, lasciando solo un paio di millimetri di bordo verticale e pulire bene la vaschetta per le successive saldature.
CALDAIA PICCOLA
Praticare sul fondo i due fori per i tubetti avendo cura che gli stessi entrino forzati; per ora vanno lasciati diritti. Serrare i tubi nella morsa e procedere alla saldatura con lega all'argento, scaldando con una fiamma a gas. Cercare di saldare i tubi il più possibile a filo con il fondo; asportare l'eventuale sporgenza. Pulire bene ancora una volta la vaschetta dagli ossidi.
Ritagliare un ovale di foglia d'ottone di misura esatta, pulirla con carta abrasiva finissima e piazzarla dentro la caldaietta poggiandola sullo scalino; poi cominciare a ripiegare l'orlo con le pinze, progressivamente tutto all'intorno, per evitare il formarsi di pieghe; se però succede non è grave e il tutto funziona lo stesso. Alla fine procedere alla saldatura a stagno dell'orlo, usando anche la pasta salda per ottenere una buona penetrazione della lega saldante.

Conferire una leggerissima curvatura al lamierino superiore premendolo leggermente con un dito, poi agire con le pinze sull'orlo della caldaia, piegandolo verso l'alto di una quantità infinitesima, fino a che soffiando dolcemente nei tubi si avverta il pop del lamierino. Questa operazione è abbastanza critica possono servire diversi ritocchi per giungere al funzionamento ottimale. Non resta che curvare i tubi perché il tutto si adatti ad essere inserito nello scafo. Se i tubi hanno una parete abbastanza spessa, come in genere sono quelli di rame, l'operazione si esegue facilmente con le dita.

Nota: nella foto della barchetta più piccola si vede che la caldaia ha forma circolare: il suo diametro è 24mm. e l'ho ricavata dal fondello di latta di una pila alcalina ½ torcia che era già sagomato come serviva (solo alcune marche sono adatte). Le sovrastrutture di questa barchina, per evitare che si ribaltasse, ho dovuto farle in foglia di alluminio tagliata da una bomboletta spray e unire i pezzi con colla epossidica.



IL LUMINO

BRUCIATORI
Come ho già detto si può far funzionare la barchetta anche con un piccolo lumino a cera, ma quello ad olio garantisce una buona autonomia ed è meno facile lo spandersi del combustibile. Basta recuperare una scatoletta metallica di dimensioni adatte, oppure farsela con la solita latta, praticarci due fori, inserire lo stoppino e riempirla di olio di semi. Come si può vedere dalle foto, ho costruito anche un lumino con lo stesso stampo della caldaia.



IL VARO

Tenere la barca in posizione verticale e per mezzo di un contagocce immettere acqua in uno dei due tubi fino a che fuoriesce dall'altro. Posare delicatamente in acqua, dar fuoco allo stoppino e inserire il lumino sotto la caldaia.

La regolarità del funzionamento dipende molto dalla dimensione della fiamma, che deve essere piccola; comunque occorrono un po' di prove.



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