Così
fa il destino: potrebbe filar via invisibile e invece brucia dietro
di sé, qua e là, alcuni istanti, fra i mille di una vita. Nella
notte del ricordo, ardono quelli, disegnando la via di fuga della
sorte. Fuochi solitari, buoni per darsi una ragione, una qualsiasi.
La
vita, dopo un attimo di tentennamento, si rimise in moto.
Gli
erano entrate negli occhi, quelle due immagini, come l'istantanea
percezione di una felicità assoluta e incondizionata. Se le sarebbe
portate dietro per sempre. Perché è così che ti frega la vita. Ti
piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro
un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te li togli più. E
quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quando è troppo tardi.
E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da
quell'immagine, da quel suono, da quell'odore. Alla deriva
Ma Jun
non disse nulla. Semplicemente, senza che un solo angolo del suo
volto si muovesse, e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere,
in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi,
piangono solo con gli occhi, come bicchieri pieni fino all'orlo di
tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li
vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e
immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta
disfatta.
I
desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può
prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di
non dormire pur di stare dietro ad un proprio desiderio. Si fa la
schifezza e poi la si paga. E solo questo è davvero importante: che
quando arriva il momento di pagare uno solo non pensi a scappare e
stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.
E' un
po' come per la voce nei tubi. Se il tubo fa delle curve la voce fa
più fatica a passare. Per te è lo stesso. Solo se stai in
posizione eretta la forza che hai dentro può crescere senza intoppi
senza dover far curve e perdere tempo.
Sa, è
molto bella l'immagine di un proiettile in corsa, è la metafora
esatta del destino. Il proiettile corre e non sa se ammazzerà
qualcuno o finirà ne nulla, ma intanto corre e nella sua corsa è
già scritto se finirà a spappolare il cuore di un uomo o a
scheggiare un muro qualunque. Lo vede il destino? Tutto è già
scritto eppure niente si può leggere.
La
sera, come tutte le sere, venne la sera. Non c'è niente da fare:
quella è una cosa che non guarda in faccia a nessuno. Succede e
basta. Non importa che razza di giorno arriva a spegnere. Magari era
stato un giorno eccezionale, ma non cambia nulla. Arriva e lo
spegne. Amen. Così anche quella sera, come tutte le sere, venne
sera.
La
verità è che si vedono e si sentono e si toccano così tante
cose...è come se ci portassimo dentro un vecchio narratore che per
tutto il tempo continua a raccontarci una storia mai finita e ricca
di mille particolari. Lui racconta, non smette mai, e quella è
vita.
Fu in
quella - precisamente in quella - che lo sguardo di Hector Horeau si
incagliò, e più in generale tutta la sua vita si incagliò, e più
in generale ancora il suo destino si incagliò. Non era poi una
faccia bellissima, come lo stesso Hector Horeau non ebbe mai
difficoltà ad ammettere negli anni seguenti. Ma ci sono navi che si
incagliano nei posti più assurdi. Una vita si può ben incagliare
in una faccia qualunque.
Miracolosamente,
da anni, il suo destino trattiene il fiato. Ma un giorno tornerà a
respirare. E lei se ne andrà. Non è nemmeno così orribile come
sembra. Sai, ogni tanto penso...forse Jun è così bella perché ha
addosso il suo destino, limpido e semplice. Dev'essere una cosa che
ti rende speciale.
Ma
quando ti viene quella voglia di piangere pazzesca, che proprio ti
strizza tutto, che non la riesci a fermare, allora non c'è verso di
spiaccicare una sola parola, non esce più niente, ti torna tutto
indietro, tutto dentro, ingoiato da quei dannati singhiozzi,
naufragato nel silenzio di quelle stupide lacrime. Maledizione. Con
tutto quello che uno vorrebbe dire... E invece niente, non esce
fuori niente. Si può essere fatti peggio di così?
In
sottofondo "Ogni volta" - Vasco
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