ROBERTO CARLOS SOSA

Vorrei essere Soriano, raccontare il calcio e la terra, la mia terra; purtroppo non lo sono, sono soltanto un semplice cronista, un po’ bohemien, che tenta di raccontare, con le “sole” parole, la storia di un campione particolare, di sicuro non  un giocatore per palati fini, abituati magari alle barocche evoluzioni di un “Flipper” Damiani o alle scorribande d’oltre manica di Paolino Di Canio, ma tant’è…..

E la Pampa, la sua terra, non sarà intrigante come le bianche scogliere di Dover ma ha anch’essa il suo fascino, ed è lì, proprio nella sconfinata Pampa argentina, che iniziano le avventure calcistiche del “mio” eroe Roberto Carlos Sosa nato a Riviera di Buenos Aires venticinque anni fa ed esploso calcisticamente nel Gimnasia La Plata.

“Vorrei essere Batistuta, segnare di piede e di testa, per dare ad Udine, la mia nuova terra, tante soddisfazioni”. Purtroppo il “nostro” non è Batistuta e quindi non gli resta che ritagliarsi un piccolo spazio nella storia del nostro calcio passando attraverso la cronaca di tutti i giorni, cronaca che racconta delle sue iniziali difficoltà con il calcio italiano e del suo progressivo inserimento, ad Udine e nell’ Udinese, avvenuto grazie alla  grinta  dimostrata in campo, alla supremazia nel gioco aereo ed ai gol. Si proprio i gol quelli che è sempre stato abituato a fare, non importa se il campo fosse quello di San Siro o della Bombonera di Buenos Aires, se valessero per la coppa UEFA o per il campionato  “Clausura”, la rete era ed è sempre lì nella sua testa, in cima ad i suoi desideri.

Dicevamo delle difficoltà iniziali ma mettetevi un secondo nei panni di un argentino, fresco vincitore della classifica dei marcatori nel suo paese,  costretto dalle leggi del calcio e del mercato a svernare nella fredda Udine il cui rigore invernale riusciva persino a  congelare  il cristallino talento di un Amoroso qualunque, aggiungete a questo la strana indole calcistica degli uomini della Pampa, abituati ad Apertura e Clausura, ed il gioco è fatto, ecco qui spiegato il perché di un adattamento così lungo e difficile.

Ora - in tempo di Intertoto -  l’Udinese è sempre più lui, i suoi gol fatti e mangiati, il suo dialogare con Muzzi o Margiotta, Fiore od Esposito, la sua “assatanata” ricerca del gol magari immaginando di avere di fronte gli odiati rivali del River.

Continua Roberto la tua eterna sfida alla porta, io sarò sempre dalla tua parte, dalla parte degli uomini buoni che consci di non essere campioni eccelsi si dannano l’anima per raggiungere i propri obiettivi, ed ogni tuo gol sarà  una piccola parte di Pampa arrivata con te in Italia e ci parlerà della tua terra , di Baires e della Plata.

Rob Lock

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