Test telescopio Celestron C8 CPC


 

INTRODUZIONE

 

Celestron rinnova la fascia alta dei suoi Schmidt-Cassegrain, la serie, che è una novità 2005, si chiama CPC ed è disponibile con diametro da 8, 9 ¼ e 11 pollici. Il modello che ho potuto provare è l’8 pollici.

 

ASPETTO ESTERNO

 

L’aspetto di questo telescopio è abbastanza imponente per essere uno SCT da 20cm, soprattutto per quanto riguarda la montatura a forcella, i cui bracci sono curvi e massicci,

Il tubo ottico ha un design differente dai precedenti C8; sia la culatta che la cella portalastra sbordano dal diametro del tubo e trasmettono un senso di robustezza abbastanza insolito per un C8.

Alla base della forcella vi è un enorme struttura a “disco volante” che racchiude la motorizzazione e il trascinamento in azimut e supporta le prese elettriche di varia natura, tra le quali l’alimentazione 12V (non è previsto un alloggiamento per batterie interno alla montatura) e la pulsantiera Sky Align, che rappresenta la naturale evoluzione rispetto ai precedenti Nexstar.

Il treppiede ha un aspetto molto robusto, caratterizzato da un insolito divaricatore che ricorda quello dei precedenti modelli Ultima e Nexstar GPS, ossia i precedenti C8 “top of the line” di Celestron. Inutile dire che il treppiede è regolabile in altezza ma, come accade spesso nei treppiedi in dotazione agli SCT americani, non in ampiezza.

A corredo del telescopio vi è un oculare PL40, il visual back da 31.75mm, un diagonale astronomico 90° e il cercatore 8x50mm.

Altri accessori, come la testa equatoriale (cod. 93655) sono disponibili con sovrapprezzo.

 

OTTICA

 

L’ottica degli SCT Celestron (203mm f/10) è in sostanza la stessa da molti anni e pertanto vanta ben pochi segreti.

Frontalmente presenta una lastra correttrice in vetro Crown da 203mm (8”) multitrattata antiriflesso che funge anche da supporto per lo specchio secondario; l’ostruzione è in assoluto elevata ma è comunque la migliore di qualsiasi SCT commerciale da 20cm: 0.34 misurata sul diametro.

Lo specchio primario (la Casa non dichiara il valore di sovradimensionamento) è realizzato in Pyrex, è posizionato nella culatta ed è scorrevole assialmente; la traslazione dello specchio primario svolge infatti la funzione di messa a fuoco. Qui troviamo un’importante novità: lo scorrimento dello specchio primario avviene su 3 guide disposte a 120° anziché solo sul paraluce interno come avviene regolarmente nella maggior parte dei catadiottrici commerciali! E’ una soluzione che assicurerebbe la riduzione a zero del tanto temuto image-shift. Un soluzione similare viene da anni adottata dalla stessa Celestron per il modello da 14 pollici.

Da qualche anno a questa parte le ottiche Celestron beneficiano del trattamento Starbright XLT, un nuovo trattamento che dovrebbe incrementare la trasmissione di alcune lunghezze d’onda della luce visibile.

L’interno del tubo ottico presenta una buona verniciatura nera opaca, non sono presenti diaframmi a lama di rasoio.

 

MONTATURA

 

Della forcella del nuovo CPC abbiamo già accennato le dimensioni decisamente abbondanti; l’ingombro del telescopio è decisamente più vicino ad un 250mm di uguale concezione che non ai precedenti C8 a forcella. Celestron ha puntato senza mezzi termini alla stabilità e, quando possibile, ad una modularità di sistema con gli altri strumenti della gamma, di apertura superiore. Tali soluzioni sono state in parte dettate da nuove soluzioni tecniche, prima fra tutte il mono-cuscinetto a sfere per l’asse di azimut, che è collocato alla base e che vanta un diametro “mostre” di 250mm. A detta del Costruttore, tale soluzione – oltre a essere meno complicata a livello costruttivo – garantisce una rigidità maggiore della consueta cascata di 2 cuscinetti a sfere/rulli utilizzate in precedenza. Inoltre è stato ridotto l’ingombro in altezza. All’interno del cuscinetto si trova il movimento di trascinamento in azimut (Ascensione Retta se l’ strumento funziona in equatoriale). Di gran lunga più convenzionali le soluzioni usate per l’asse di declinazione. La novità assoluta per quanto riguarda questa nuova genesi di montature computerizzate è senza dubbio il sistema di puntamento automatico, voltando definitivamente pagina nei confronti dei precedenti Nexstar. Lo Sky Align, oltre che basarsi sul rilevamento di coordinate terrestri tramite GPS permette l’allineamento con solo 2 stelle e addirittura (unico caso nel panorama mondiale!) l’allineamento diurno utilizzando il Sole come riferimento (sottinteso che ottica principale e/o il cercatore DEVONO essere dotati di apposito filtro!!) o la Luna. Lo Sky Align – oltre che avere un database prossimo a 40.000 oggetti – è equipaggiato di memoria flash per eventuali aggiornamenti (disponibili tramite internet) di astri “temporanei” come comete e asteroidi. La velocità dei motori è completamente regolabile: si passa dagli 0.5x e a 1x per le microcorrezioni manuali e/o in autoguida che si apportano durante la fotografia, ai 4x…6x rispetto alla velocità siderale per il puntamento manuale, per concludere con speed rate da 0.5° sec a 3° sec max. per il puntamento automatico, una gamma completa anche se poco prestante nel puntamento automatico visto che i concorrenti Meade LX200 in qualsiasi versione (compresi quelli prodotti nei primi anni 90…) arrivano a 8° al secondo come massima velocità di puntamento.

Il pannello incorporato dalla struttura a disco comprende l’ingresso della pulsantiera go-to, 2 porte “AUX”, l’ingresso per autoguida, l’interfaccia per il controllo remoto tramite PC, la presa di alimentazione 12Vcc e naturalmente l’interruttore generale.

La montatura del CPC 8 permette il disaccoppiamento meccanico degli assi, utile per non dipendere al 100% dall’alimentazione elettrica mentre non sono presenti i movimenti fini manuali per eventuale uso terrestre. Mancano anche i classici cerchi graduati “analogici”.

 

 

LA PROVA IN SINTESI

 

Star test

 

Aberrazione sferica                         Minima, quasi psicologica

Aberrazione cromatica                   Assente

Coma                                                Non rilavato

Tensioni                                            Assenti

Astigmatismo                                   Assente

 

Lo star test è stato eseguito osservando una stella a 400x con un oculare PL5mm.

L’ottica è risultata collimata e le immagini in intra/extrafocale sono sostanzialmente uguali, segno di notevole correzione della sfericità residua; l’immagine stellare a fuoco è molto gradevole con la figura di Airy molto convincente, decisamente ridotta la luce diffusa.

Non sono state rilevate altre aberrazioni degne di nota

 

LA PROVA SUL CAMPO

 

Temperatura:                        +23°C

Vento:                                    Presente da O

Seeing (Antoniadi):              III/IV

Trasparenza atmosferica:   Eccellente

Luna:                                     11° giorno

 

Durante questa serata di metà Agosto il foehn spazza delicatamente la pianura lombarda regalandoci un cielo di un azzurro quasi montano; purtroppo ciò non è di buon auspicio per le osservazioni ad alto ingrandimento, il seeing è ben lontano dall’essere dei migliori.

La messa in opera del telescopio è relativamente veloce: si inizia col piazzare il treppiede e procedere al suo corretto livellamento basandoci sul responso della bolla cilindrica dopodiché si installa il telescopio, operazione non semplicissima in quanto consiste dapprima nel “centrare” un perno posizionato sul piano del treppiede (con 18Kg in mano in una posizione completamente sbilanciata non è come dirlo!) e per finire il tutto va ruotato fino a far coincidere i 3 fori sotto la flangia del treppiede con i 3 filetti inferiori della montatura per concludere col serraggio delle viti. Giudico abbastanza infelice la scelta di posizionare le maniglie di sollevamento del telescopio a lato della forcella anziché dietro ad essa come accade nei Meade corrispondenti, così “aperte” le braccia di chi maneggia lo strumento non lavorano nel modo più comodo.

Iniziamo l’allineamento in primissima serata per non perderci i pianeti visibili al crepuscolo e anche per testare una grandiosa esclusività di questo strumento il “Solar System Align” che permette di allineare il sistema di puntamento automatico utilizzando addirittura il Sole! Con le coordinate terrestri fornite dal GPS, l’ora locale e la posizione di un astro – qualsiasi esso sia – l’allineamento è bello che fatto… Scelgo la Luna (non abbiamo un filtro solare…) e il display mi segnala “Alignment Succesful”; comando il puntamento di Venere e in pochi secondi il pianeta della sera si trova nel campo del cercatore. Ovvio che scegliendo come unico astro la Luna o il Sole che NON sono soggetti puntiformi, il setting non sarà mai precisissimo ma per chi va a caccia diurna di pianeti vi assicuro che è più che sufficiente. A questo punto rifacciamo l’allineamento scegliendo Venere e la Luna per una maggiore attendibilità del go-to.

Ho trovato molto a punto il supporto del cercatore basato su due viti di regolazione disposte a 90° e un vite antagonista a molla contrapposta ad esse; il centraggio è molto più intuitivo e rapido che non le 3 classiche viti disposte a 120°.

Anche con la luce del tramonto la Luna si mostra in tutta la sua bellezza; l’immagine è tagliente e ricca di dettagli, l’unica cosa che non va è l’oculare di serie che è praticamente scandaloso! Un Ploessl di chiara costruzione cinese con campo apparente esiguo e una qualità decisamente discutibile visto che già sui ¾ del bordo inizia ad aberrare l’immagine.

Visto che la serie CPC è il top della gamma Celestron sarebbe stata una gran cosa equipaggiare il telescopio con un oculare di pari classe, tipo un X-Cel o meglio ancora un Ultima e senza esagerare con la focale dato che dei 51x forniti da un 40mm ce ne facciamo nulla o quasi. Stesso dicasi per il diagonale.

Una volta sostituiti i pezzi incriminati con altri “di fiducia” (un diagonale giapponese e un oculare Meade SWA13.8mm per 145x) iniziamo il test nonostante il chiarore della sera, osservo Plato evidenziando al primo colpo d’occhio 3 microcrateri al suo interno; la formazione del Sinus Iridium, poi mi sposto a Sud passando per Copernicus, la Rupes Recta e la zona fittamente craterizzata con Clavius e Maginus. Nonostante l’ingrandimento non elevato e la sera non ancora buia le immagini lunari sono strabilianti. Ci spostiamo sul terminatore dove osservo le formazioni presso Aristarchus (individuato il domo) e Gassendi, sempre sensazionale in strumenti di questo diametro. Ora non vorrei farmi prendere da un eccesso di entusiasmo ma le immagini osservate stasera mi sono sembrate più nitide che non in altri SCT (non solo Celestron) provati in passato, soprattutto dopo aver “osato” i 222x fornitimi da un OR9 in queste condizioni! Ok, ho dovuto lottare con il seeing non esemplare ma quando l’ottica “va” i risultati in ogni modo arrivano sempre. Passiamo a Venere, bassa sull’orizzonte e avarissima di dettagli non è altro che un ovale (per via della fase) fiammeggiante e senza perdere altro tempo puntiamo Giove, anch’esso penalizzato dalla scarsa altezza sull’orizzonte ma decisamente più permissivo di Venere a livello di dettaglio; con un Meade SP12.4mm (162x) si apprezzano già le 2 bande equatoriali nettamente perturbate e con un buon contrasto; decisamente contenuta la luce diffusa. Peccato non aver avuto questo CPC qualche mese prima quando Giove era meglio visibile! Ho apprezzato comunque l’ottima messa a fuoco con il comando sufficientemente dolce e praticamente priva di image-shift.

Il go-to si è rivelato sufficientemente preciso e neppure tanto rumoroso, segno che gli accoppiamenti meccanici sono stati abbastanza curati così come l’insonorizzazione; purtroppo a metà serata il go-to ha smesso di “fare centro” per un inconveniente ridicolo: una delle tre gambe è sprofondata nel terreno di quei pochi millimetri, a sufficienza per mandare in tilt l’allineamento. In questo frangente ho appurato che la scelta di collocare la bolla cilindrica sul treppiede anziché sul telescopio è quantomeno folle in quanto non è ispezionabile a telescopio operativo!! E’ come se su un’auto mettessero l’indicatore del carburante che non funziona quando il motore è acceso… Smontare e rimontare il tutto al buio non è una cosa poi semplicissima, i miei complimenti al “genio” che ha avuto questa grandiosa pensata! (che certamente non si è mai chiesto perché i concorrenti LX200 la bolla l’hanno sulla montatura in modo da essere sempre ispezionabile).

Detto questo si passa al deep sky dove il Celestron CPC ha veramente brillato nonostante la presenza della Luna.

Ovviamente abbiamo dovuto rinunciare all’osservazione dei famosi oggetti nebulari del Sagittario in quanto la Luna… era proprio li! E’ stata redditizia la scorpacciata di ammassi globulari (M10, M12, M13, M5, M92) che il CPC mostrava quasi completamente risolti e spettacolarmente “esplosi” con un oculare Vixen LV-W8 (250x). Meno impegnativi i “tour” nella via Lattea a basso ingrandimento, dapprima con il 40mm di serie, ben presto sostituito con un LV-W22 (90x); scorgere migliaia di stelline puntiformi sotto in cielo decisamente buio per le circostanze è stato gratificante, così come l’osservazione di M39 e M11. A dispetto della presenza della Luna è stata gratificante anche l’osservazione della galassia M51 della quale è stato facilissimo intuirne i bracci a spirale e la sua compagna, considerando anche la sfavorevole altezza dall’orizzonte. Decisamente belle sia M27 che M57 con filtro deep sky si stagliavano nettamente dal fondo cielo.

La serata di test è terminata con l’osservazione di Marte che iniziava a fare capolino da Est, sfoggiando un diametro già degno di nota. A 250x sono stati osservati il mare Sirenum e il mare Cimmerium oltre che una minuscola calotta polare; sono sicuro che con una maggiore altezza sull’orizzonte il CPC avrebbe anche potuto fare meglio.

 

CONCLUSIONI

 

Il Celestron 8 CPC è uno Schmidt-Cassegrain di fascia alta che sfoggia un’ottica supercollaudata e decisamente ben riuscita oltre che con le dovute evoluzioni, nel caso specifico (mi riferisco particolarmente alla messa a fuoco e al trattamento innovativo XLT). La montatura è robusta a sufficienza anche per lavori impegnativi e il suo sistema di puntamento automatico è il più eclettico attualmente disponibile in primo equipaggiamento su un telescopio amatoriale. Tuttavia questo strumento non è scevro da “ombre” come l’infausta presenza della bolla in posizione invisibile, la dotazione accessoristica inadeguata e qualche carenza di dettaglio come l’assenza dei cerchi graduati e un alloggiamento batterie interno alla montatura per gli usi meno impegnativi. Il suo concorrente più temibile è attualmente il re della categoria degli SCT computerizzati a forcella: il Meade LX200 GPS SMT, forte – oltre che un’ottica di pari levatura - di una meccanica più razionale e completa, di un’elettronica ai vertici e del valore aggiunto di un fuocheggiatore Crayford motorizzato, il tutto offerto a un prezzo assai simile a quello del CPC. Tuttavia quest’ultima versione del leggendario C8 si è rivelato un ottimo strumento, fatto per coloro che badano al sodo e frutto di una Casa che dopo mille traversie vuole tornare a fare la parte del leone nel mercato degli strumenti per l’astronomia. Strumento consigliato.

 

La carta d’identità:

 

Marca/Modello

Celestron C8 CPC

Costruzione

USA

Schema ottico

Schmidt-Cassegrain

Diametro

203mm

Lunghezza focale

2000mm

Ostruzione

0.34

Cercatore

8x50mm

Oculari in dotazione

PL40mm

Altri accessori

Diagonale 31.75mm, visual back, alimentatore 12V

Peso Kg

18Kg forcella+tubo ottico, 8.5Kg treppiede

Importatore per l’Italia

Auriga s.r.l. Milano

Prezzo Euro (08/2005)

2990 completo

 

Pregi

Prestazioni ottiche elevate

GO-TO molto efficiente e innovativo

Cercatore 50mm con ottimo supporto

Stabilità meccanica

Messa a fuoco ottima

 

Difetti

Peso e ingombro non trascurabili per un C8

Bolla inservibile a strumento installato

Dotazione accessori non all’altezza del telescopio

Alcuni dettagli da rivedere

 


 

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