Tanzutsu Newton, tubo corto, lunga focale

 

Il Tanzutsu 114 in una foto dell'epoca; si noti la compattezza del tubo ottico e la presenza di una lastra in luogo dello spider

 

Il newtoniano Tanzutsu arrivò sul mercato italiano nei primissimi anni Ottanta, il telescopio in questione era un 114mm f/8.7 (1000mm).

La caratteristica che più saltava all’occhio era la lunghezza del tubo, poco più corto di 40cm nonostante la focale di un metro; questo fu reso possibile dall’adozione di un gruppo moltiplicatore installato permanentemente nel focheggiatore perché in realtà la configurazione newtoniana aveva un rapporto apertura pari a f/4.

Qui sotto è riportato lo schema ottico.

 

Lo schema ottico del newtoniano Tanzutsu: il secondario era sostenuto da una lastra piano-parallela e il tubo di messa a fuoco conteneva un doppietto telenegativo tipo Barlow

 

Il telescopio in questione era commercializzato da vari Marchi; i più diffusi erano Sky Master (mod. TA54), Vision (poi Konus, mod. Alcor), Miotti (mod. RET50).

 

Come andava realmente il Tanzutsu 114 - la testimonianza dell'autore

 

Cari lettori, sappiate che quello che andrete a leggere non sarà un “sentito dire” per il semplice fatto che io ho avuto questo strumento per vari anni (dal 1984 al 1989), constatandone per quanto mi fu possibile le reali potenzialità.

Subito dopo l’acquisto, alla “prima luce” me ne accorsi subito di quando ne aveva di più rispetto al mio precedente strumento, un rifrattore da 60mm f/12 e fino a qui credo sia tutto ovvio ma c’era quel “non so ‘chè” che non mi convinceva, le immagini di diffrazione non erano corrette, erano sempre dei “compromessi”, fintanto che mi misi ad indagare e quando si indaga su un telescopio significa una cosa sola: smanettare!

Visto che lo specchio primario era fisso si agiva solamente sul secondario per la collimazione delle ottiche che, come ho già scritto, non era in grado di risolvere in modo esaustivo l’allineamento.

Ho provveduto allo smontaggio della lastra per verificare la corretta decentratura dello specchio secondario (fondamentale per un f/4) ed era presente mentre rimuovendo il gruppo negativo del tubo di focheggiatura constatai che lo specchio secondario era in posizione troppo avanzata, ossia troppo vicino alla lastra, lavorando “impennato”, non a 45°.

L’unico rimedio era allentare la vite di fissaggio e compensare con le 3 viti di regolazione l’avanzamento del secondario; furono necessari svariati tentativi ma alla fine i risultati arrivarono; le immagini offerte dal Tanzutsu erano mediamente superiori a quanto offriva il 114 classico (quello lungo con focale 900).

Curioso il fatto che un altro astrofilo che possedeva lo stesso strumento non eseguì nessuna di queste operazioni in quanto il suo strumento era già al top mentre altri se ne disfarono dalla disperazione ritenendolo buono al massimo come secchiello per il ghiaccio… Segno che il progetto ottico poteva anche essere valido ma quello che non andava era l’assemblaggio delle ottiche, fatto un po’ troppo “alla carlona” e ignorando che un’ottica speciale deve essere assemblata in modo speciale…

Un’altra miglioria fu quella di non utilizzare il tubo di prolunga offerto di serie, il cui compito era di elevare a 1000mm la focale equivalente, con un altro tubo autocostruito (in realtà costruito da un tornitore…) che – oltre ad accettare oculari da 31.8mm – sfruttava le 2 ghiere del T-Adapter di serie; questa miglioria fu necessaria per il fatto che il tubo di prolunga originale costringeva il tubo di focheggiatura in posizione troppo interna al punto di intercettare parte del fascio ottico. Come se non bastasse gli oculari da 31.8mm in vendita allora erano decisamente superiori (specie a parità di schema ottico) a quelli da 24.5mm, per intenderci un MA9 era decisamente meglio di un K9 da 24.5mm; saranno state ragioni di marketing ma era così.

Con questo “set-up” il mio Alcor mi ha permesso osservazioni di tutto rispetto per diversi anni e fu sostituito solo per lo sfizio della maggiore apertura.

Qui sotto allego le scansioni di alcuni disegni di Giove risalenti all’epoca; purtroppo non trovo più l’originale che fu pubblicato su l’Astronomia, che mi valse i complimenti di W. Ferreri.

Un’ultima modifica fu la sostituzione del cercatore reflex (al quale è dedicato un lungo trafiletto nel paragrafo dei difetti…) con un normale 6x30mm.

 

Ecco 2 disegni di Giove eseguiti dal sottoscritto risalenti al 1987 e 1989 all'oculare del Tanzutsu 114, a testimonianza della qualità ottica decorosa

 

I pregi

 

I pregi di questo modello erano diversi e tutt’altro che di poco conto:

·        L’ingombro – la montatura era la stessa del 114 classico ma questo era lungo la metà! Quindi si trasportava meglio e traballava molto meno.

·        La possibilità di fotografia al fuoco diretto – quello che era il principale difetto del 114/900 non esisteva col Tanzutsu, che dava addirittura l’adattatore di primo equipaggiamento.

·        La finestra ottica in luogo dello spider – niente spikes, meno turbolenza e niente polvere e ragni all’interno del tubo ottico!

 

I difetti

 

I difetti erano 4, 3 difettucci e un difettone, al quale fortunatamente c’era rimedio.

·        La Barlow di svariati “per” incorporata dava qualche vantaggio si ma a scapito della precisione di messa a fuoco; 1mm di spostamento del tubo di focheggiatura in realtà erano 2 e passa sul piano focale e così mettere a fuoco ad alto ingrandimento era un po’ snervante (almeno quanto lo è per un C8, N.d.A.).

·        L’ostruzione era tutto sommato contenuta ma pur sempre maggiore rispetto al classico 114 da 900.

·        Purtroppo questo telescopio portava in grembo la più grande porcheria che l’ottica astronomica abbia mai conosciuto: il cercatore reflex. Non era altro che un obiettivo da una 20ina di mm inserito fra 2 specchi (uno mobile da azionare al bisogno) che terminava all’esterno del tubo con un minuscolo oculare crocicchiato; la qualità era pessima e le stelle erano tutto fuorchè puntiformi, si faceva fatica a puntare Marte di magnitudine +1, anche perché il tubo esternino non era parallelo allo strumento principale bensì inclinato in avanti e questo ingannava non poco! La sostituzione con un normale 6x30 fu cosa ovvia.

·        Un’altra “volpata” del costruttore fu quella di incoraggiare le osservazioni solari con tanto di tappo con foro decentrato e filtro all’oculare in dotazione; dopo pochi minuti la messa a fuoco scottava! Possibile che nessuno allora si degnò di dire che l’unico modo di osservare il Sole per i riflettori è posizionare il filtro PRIMA che la luce entri nell’ottica?

 

L’evoluzione della specie

 

Col tempo il 114/1000mm fu affiancato da altri diametri, un portabilissimo 76mm F=600mm (visibile in foto qua sotto) e un lungimirante 150. Entrambi non furono capiti, 76mm sono effettivamente un diametro troppo esiguo mentre il 150mm f/8.7 (denominato Taurus nel catalogo Konus) doveva essere il fiore all’occhiello sfoggiando – oltre ad un diametro di pregio – una montatura di nuovo disegno ben più robusta; la focale di ben 1300mm lo rendeva adatto anche alle osservazioni ad alto ingrandimento. Pregevole poi la dotazione: cercatore 8x40 con diagonale e oculari ortoscopici, oltre a un treppiede molto robusto.

 

Una foto del Konus Lyra su montatura altazimutale e treppiede da tavolo, un  Tanzutsu 76mm

 

Un successo parziale

 

All’esordio furono molti a posare l’attenzione su quel tubo corto, la differenza di prezzo poi non era elevata, in media il Tanzutsu 114 costava 100 mila lire in più del classico 900. Purtroppo le manchevolezze nell’assemblaggio ne diffusero una cattiva fama e per contro furono relativamente pochi (tra i quali il sottoscritto) gli astrofili che ne assaporarono le reali potenzialità, grazie soprattutto al proprio spirito di inventiva e indagine.

I Tanzutsu sparirono definitivamente dalla scena con l’arrivo dei produttori cinesi in luogo dei giapponesi, modelli simili a tubo corto vennero ugualmente commercializzati ma senza diverse particolarità che caratterizzarono il Tanzutsu a suo tempo.

 


 

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