COME TI ELABORO IL “114”

Il mio 114mm "laboratorio" poco prima di una serata pubblica


Introduzione - Il mito del 114 

Eh si, avete letto bene, è proprio lui! Il telescopio astronomico amatoriale più diffuso in assoluto (almeno da noi) tra gli astrofili, specie quelli alle prime armi. 

La saga del 114 inizia verso la fine degli anni 70, era uno strumento semplice e spartano, dotato di una montatura deboluccia, un cavalletto che non era poi una roccia, cercatore e oculari scadenti ma in fin dei conti un’ottica più che onesta, coadiuvata da una piccolissima ostruzione.

Non è un caso che, molti astrofili che al giorno d’oggi sono degli stimatissimi astroimagers o comunque dei noti osservatori, abbiano iniziato proprio con questo strumento.

Nel corso degli anni il 114/900 rimarrà sostanzialmente immutato, pochissime le modifiche e tutte a livello di dettaglio, perlomeno fino agli anni 90; poi la svolta. L’apertura agli investitori esteri da parte della Cina ha un peso determinante anche per l’astronomia amatoriale in quanto saranno molte le case costruttrici che faranno costruire e assemblare i loro strumenti proprio li, abbandonando il costoso (ma qualitativamente superiore) Giappone.

L’assemblaggio un po’ rude di questi strumenti non ha mai giovato sulle sue prestazioni globali, anzi è semmai vero il contrario! Vediamo un po’ come migliorare il nostro fido strumento. 

Mettiamoci le mani

Collimazione: è talmente ovvio che per rendere al meglio qualsiasi telescopio richiede la corretta collimazione dei suoi elementi ottici; armatevi dunque della documentazione necessaria, cacciavite e… pazienza! Sarete ricambiati. 

Ottiche: Alcuni esemplari di 114mm escono dalla fabbrica già con un accentuato astigmatismo… ho rilevato personalmente la difettosità congenita su parecchi Meade costruiti a Taiwan, riconoscibilissimi per il differente fuocheggiatore ed il ragno portasecondario a 3 razze (come i vecchi modelli giapponesi). La cella portasecondario è infatti maldimensionata a tal punto che tende a flettere lo specchietto e a deformarlo definitivamente nel tempo; se così è, occorre giocoforza sostituirlo con uno nuovo e modificare la cella, se non costruirla ex-novo. 

Tubo ottico: Si guadagna un po’ di contrasto rivestendo l’interno del tubo (o anche solo la parte iniziale) ottico con feltro nero; ne esiste anche un tipo autoadesivo che ci risparmierà parecchia fatica. 

Fuocheggiatore: Alcuni modelli lo hanno addirittura in plastica (brrr…) ed è meglio sostituirlo. Si scelga un fuocheggiatore di misure analoghe (uno da 2” serve a poco) ma con la meccanica più sopraffina. 

Cella portaprimario: E’ generalmente accettabile, completamente regolabile. Tuttavia se la si riuscisse a forare per consentire il passaggio dell’aria sarebbe assai meglio. 

Montatura: Qui c’è veramente da sbizzarrirsi! Iniziamo dai vecchi modelli giapponesi la cui montatura era si leggerina ma sostanzialmente ben fatta, priva di giochi strani o indurimenti; al limite è sufficiente smontarla e rimuovere il vecchio (ed oramai inefficiente) grasso e sostituirlo con un lubrificante più “giovane” (tipo il grasso al bisolfuro di Mb).

Si riveda poi l’accoppiamento del moto in AR (da mantenere lubrificato). 

Le versioni base delle montature dei 114 recenti sono abbastanza da buttare, mi è capitato di vederne alcune che avevano la corona che era sembrava un volgare ingranaggio e l’asse stesso aveva un gioco di diversi millimetri!

Discorso assai differente per le versioni più evolute che vantano montature motorizzabili su entrambi gli assi e notevolmente più robuste (tipo la Konus Polar System o la Celestron CG4); a parte qualche esemplare assemblato a “gioco zero” (praticamente con assi bloccati!), si tratta di buone montature.

Discorso a parte meritano la montatura dell’Antares The Moon (che è poi analoga alla Skyline EQ2) che ricorda molto quella del vecchio modello giapponese ma con qualche miglioria. 

Cercatore: Il “cromatico” 5x24 serve solo a fare peso e va eliminato e sostituito con un 6x30mm; talvolta anche questi ultimi non sono un granchè e richiedono qualche modifica (allargamento del diaframma interno e rifacimento dell’opacizzazione). 

Treppiede: Il 114 non ha mai avuto un treppiede irresistibile, anche se vista la lunghezza del tubo ottico è opportuno usarlo in posizione poco estesa e questo lo salva “in angolo”.

Per chi ne volesse intraprendere l’autocostruzione consiglio caldamente il legno che ha la particolarità di ammortizzare le vibrazioni (a differenza dei metalli) e sopperire in parte alla poca stabilità della montatura.

 La mia "ricetta" 

Ho trovato in un noto negozio milanese questo OT di 114, abbandonato in un angolino; ho pensato di dargli una casa e… una montatura!

Prima però volevo modificarlo un po’.

Anche questo modello (Skyline) ha la crociera a 3 razze (al contrario di Celestron e Konus che sono monorazza) come il Meade ma il montaggio dello specchietto è decisamente scandaloso! È incollato al supporto con una colla vetrificante robustissima che non da la possibilità allo specchio di termostabilizzarsi. I risultati: l’immagine di diffrazione extrafocale sembra un 8 (OTTO!) e ci sono 2 spikes luminosissime che sparano verso il basso del campo…

Gli ho dato una “bollita” in modo da sottoporlo a sbalzo di temperatura e la situazione è migliorata leggermente; ora l’immagine è migliorata, ma l’unica soluzione per un decisivo salto di qualità rimane un secondario nuovo (provvederò quanto prima). 

Il tubo; l’ho rifoderato completamente all’interno con del feltro nero adesivo. 

Ecco come si presenta l'interno del tubo rifoderato


Il fuocheggiatore: ogni volta che lo azionavo il tubo scorrevole faceva un movimento alternato tipo “impennata” oltre che a scorrere nella sua sede; ho dovuto smontarlo, spessorare la sede, reingrassarlo e rimontarlo e già che c’ero l’ho rifoderato all’interno col feltro nero adesivo. 

Il focheggiatore "annerito" con velluto nero


la cella portaprimario: un vero “piatto forte”; si pensi che lo specchio era stretto da far paura, poggiava su uno strato di plastica disomogeneo e malforme ed era mantenuto a distanza dai 3 supporti con l’interposizione di pezzetti di gomma talmente forzati che lo specchio non scendeva neppure capovolgendo la cella senza viti…

La cella è stata completamente rivista in quanto ho sistemato ben 9 feltrini adesivi lungo la sua circonferenza e 3 feltrini in spugna come distanziatori dai supporti filettati.

Il prossimo step sarà l’adozione di una ventola per migliorare la stabilizzazione termica. 

La montatura: il tubo è stato sistemato su una vecchia montatura giapponese, quella dei 114 di una ventina di anni fa’; l’ho completamente smontata pezzo per pezzo e rilubrificata.. 

Il treppiede: l’ho costruito io usando pezzi standard il legno 30x50mm in vendita presso un rivenditore di articoli per bricolagisti (Obi). 

Il 114 (per ora...) si presenta così


Il cercatore: l’ho sostituito con un vecchio cercatore 6x30, decisamente più “arrabbiato” di quello originale. 

p.s.: quando avrò terminato l’elaborazione (ma quando mai…) lo chiamerò “la Bestia Nera”.

Spero di poter pubblicare a breve termine le foto del pepatissimo 114 elaborato da m. Moggi, un socio del gruppo Antares di Legnano; per ora siete costretti ad accontentarvi! :-))


HOME