Pentax 100 SDUF II, la “NR” degli apocromatici
Il Pentax 100mm SDUF II in tutto il suo splendore in un'inserzione dell'epoca: la livrea esterna richiama i teleobiettivi professionali della Casa; si anche l'enorme messa a fuoco elicoidale
Il Pentax 100 SDUF II viene proposto sul mercato nella seconda metà degli anni 90 e si presenta come uno strumento a dir poco rivoluzionario. Non siamo ancora in piena era di rifrattori apocromatici, anche se già molti costruttori ne hanno in catalogo e altrettanti astrofili ne conoscano le elevate potenzialità. Il Pentax SDUF II non è un semplice rifrattore Apo basato sul classico doppietto con lente ED in quanto la posizione a cui mira questo Pentax è quella occupata dall’elite degli astrografi apocromatici d’alto bordo, capitanati dall’eccellente Tele Vue Genesis, un favoloso 4” f/5.4.
Lo SDUF II infatti promette già di andare oltre già sfogliando le sue prestazioni sulla carta, sfoggiando l’incredibile rapporto di apertura pari a f/4.
Le lenti sono ben 4 in 2 gruppi come prevede lo schema tipico degli astrografi Petzval, l’intubazione è robustissima e curatissima (Pentax pare abbia travasato parecchio know how dal suo reparto teleobiettivi fotografici) e un sistema di messa a fuoco a elicoide di grande diametro che promette levelli di precisione meccanica assolutamente sconosciuta a qualsiasi concorrente.
Lo schema ottico a 4 lenti in 2 gruppi con ben 2 elementi a bassissima dispersione
Pistoni ovali e lenti alla fluorite
Immagino che non tutti i miei lettori avranno capito il titolo; stimo che un buon 90% di voi non ha la più pallida idea di cosa sia stata la NR. Presentata all’inizio degli anni 80 la Honda NR era una moto da corsa rivoluzionaria che presentava soluzioni tecnologiche inimmaginabili per l’epoca, prima tra tutte la soluzione dei pistoni ovali e la distribuzione a 8 valvole per cilindro. Avrebbe dovuto annientare la concorrenza a 2 tempi ma rimediò solamente le peggiori figure mai viste nella storia delle corse. Fu riproposta qualche anno più tardi nelle gare di durata, dove andò meglio ma senza acuti. La carriera di questo nobile progetto culminò nel 1991 con un modello stradale che portava in grembo tanta di quella tecnologia da far arrossire di vergogna una sonda interplanetaria ma a conti fatti era sufficiente una “comune” moto sportiva per battere la NR, nonostante gli oltre 90 milioni di lire del prezzo di listino.
Bene, con questa divagazione motoristica ho un po’ riassunto la vera storia dello SDUF II che è stato un ottimo astrografo ma niente di più. Se usato in visuale come un comune apocromatico i risultati erano deludenti: immagini poco incise e luminose, scarsa propensione agli alti ingrandimenti e prestazioni globali modeste al punto di subire strumenti ben più economici. Nessun astrofilo spenderebbe mai i suoi soldi per un apocromatico che non rende sulla Luna e sui pianeti.
Qualcosa non quadra
Inutile dire che il Tele Vue Genesis era ben altra cosa e – non pago – Al Nagler rincarava la dose anni dopo presentando l’NP101 anche se la vera batosta arrivo da Takahashi: l’FSQ106 era uno strumento pressoché perfetto che cascava proprio nella fascia di mercato dello SDUF II.
Questa fu la classica “prova del nove”, la dimostrazione che Pentax sbagliò qualcosa nel progetto dello SDUF II, nonostante che la restante gamma di questo glorioso costruttore nipponico annoverava strumenti di assoluto valore come le serie SDHF ed SDP ancora oggi ambitissime dagli astrofili più esigenti. Uno star test eseguito durante una prova dello SDUF II effettuata da una rivista del settore smascherava un’evidente aberrazione sferica, probabilmente la principale delle cause dello scarso mordente di questo telescopio in alta risoluzione, segno che l’ottica di questo apocromatico è palesemente affine a quella di un teleobiettivo, ben lontana dalla perfezione richiesta per un uso astronomico.
Immagini stellari in intra/extrafocale palesemente differenti. Indice di aberrazione sferica
Pentax non fu l’unico nome illustre ad imbattersi un una Caporetto in questo genere di strumenti, anche Vixen tentò di inserirsi in questa fascia di mercato con il DED108 ma senza raccogliere risultati utili.
Le ragioni di un insuccesso
Il prezzo elevatissimo (circa 8 milioni delle vecchie lire per il solo tubo) fu il primo deterrente a decretare l’insuccesso di questo rifrattore, aggiungiamo anche il fatto che è arrivato quando era CCD non era ancora affermata e le alternative di ripresa usando la classica pellicola non erano certo poche in quanto un semplice teleobiettivo ED di focale un poco più corta sarebbe costato un quarto della quotazione dello SDUF II.
Il basso rendimento nell’osservazione visuale poi è una caratteristica incompatibile in un rifrattore apocromatico, specie quando ci sono di mezzo tanti soldi.