INTRODUZIONE
Celestron arricchisce le fascie “consumer” dei suoi telescopi con l’inserimento della gamma Nexstar SE con 4 aperture; 4, 5, 6 e 8 pollici. Il modello testato è lo Schmidt-Cassegrain da 5 pollici.
ASPETTO ESTERNO
L’aspetto di questo telescopio è molto gradevole; spicca l’intenzione di Celestron di rinverdire gli antiche fasti reintroducendo la colorazione arancione per il tubo ottico. Essendo un NexStar rimane la tanto discussa montatura a forcella monobraccio (sebbene con qualche miglioria), il tutto riposto su un bel treppiede dall’aspetto massiccio.
Come nei precedenti NexStar è stato particolarmente curato l’alloggio della pulsantiera nel corpo del monobraccio quando il telescopio è spento e per migliorare la trasportabilità del tutto, evitando così di aumentare il numero di pezzi staccati.
Alla base del monobraccio vi è una struttura a “disco volante” (simile a quella della serie CPC ma molto più piccola) che racchiude la motorizzazione e il trascinamento, le batterie e immediatamente sotto il braccio, le prese per alimentazione esterna e RS232.
Una novità per quanto riguarda il treppiede è indubbiamente la testa equatoriale integrata; basta infatti agire su una vite di sblocco e la base su cui poggia lo strumento può inclinarsi fino a raggiungere il valore di latitudine prescelto. Purtroppo manca una soluzione analoga in azimut per cui durante lo stazionamento è necessario spostare l’intero treppiede.
A corredo del telescopio vi è un oculare Ploessl E-Lux25mm, il visual back da 31.75mm, un diagonale astronomico 90°, il cercatore a LED del tipo star pointer, un CD-ROM con applicativo “The Sky level 1” 1 cavo RS252 per connessione a PC, un cavo “Aux” per connessione a un corpo DSLR.
OTTICA
L’ottica da 5” SCT Celestron per chi è nuovo in questo ambiente non significherà molto e pertanto potrà essere vista come una versione “entry” della straconosciuta 8”.
In realtà il Celestron 5 è stato una pietra miliare per gli astrofili viaggiatori, i quali necessitavano di uno strumento particolarmente trasportabile ma anche otticamente prestante ogni qualvolta se ne mostrasse la necessità. Si pensi che una versione di Celestron 5 fu portata nello spazio negli anni 90 durante una missione Shuttle!! Quindi non si sta parlando di un brutto anatroccolo o qualcosa di simile, semmai è il contrario, ossia che il C5 nacque estremamente bene al punto di essere ben più corretto rispetto ai suoi numerosi fratelli di maggior diametro.
Purtroppo non ebbe mai il successo commerciale che avrebbe meritato; al suo esordio negli USA, 5 pollici erano un diametro piccolo mentre in Europa costava comunque troppo, poco meno della versione da 203mm, per cui spesse volte i suoi 127mm allo stato dell’arte cedevano il passo a diametri maggiori.
Dopo questo passaggio di letteratura passiamo alla sua analisi; è uno Schmidt-Cassegrain da 5” (127mm) di diametro f/10.
Frontalmente presenta una lastra correttrice in vetro Crown da 5” multitrattata antiriflesso che funge anche da supporto per lo specchio secondario (collimabile); l’ostruzione è in assoluto elevata, 0.37 misurata sul diametro.
Lo specchio primario (la Casa non dichiara il valore di sovradimensionamento) è realizzato in Pyrex, è posizionato nella culatta ed è scorrevole assialmente; la traslazione dello specchio primario svolge infatti la funzione di messa a fuoco.
Anche questa configurazione ottica beneficia del trattamento Starbright XLT, un nuovo trattamento che dovrebbe incrementare la trasmissione di alcune lunghezze d’onda della luce visibile.
L’interno del tubo ottico presenta una buona verniciatura nera opaca, non sono presenti diaframmi a lama di rasoio.
MONTATURA
La montatura è strettamente derivata dal precedente NexStar 5 m pesantemente modificata sia elettronicamente che meccanicamente.
La parte gestionale del telescopio si avvale ora del sistema Sky Align che è molto affine a quanto hanno in dotazione i più pregevoli Celestron CPC, compresi la possibilità di allineamento semplificato, il funzionamento in equatoriale, 40000 oggetti in memoria (aggiornabili con tecnologia Flash) e un nuovo sistema di gestione remota di un’eventuale fotocamera. Manca il modulo GPS.
Oltre alla già citata testa equatoriale integrata nel treppiede, in tema di modifiche meccaniche, una delle più apprezzabili è senza dubbio il fissaggio del tubo mediante coda di rondine, al fine da permetterne lo scivolamento longitudinale alla ricerca del migliore bilanciamento sull’asse di declinazione. L’uso di accessori pesanti quali un diagonale da 2” e/o un grosso oculare non faranno più paura! Peccato che questa soluzione così esclusiva quanto efficace fa letteralmente a pugni con la scelta di conservare la vecchia struttura a sbalzo che, se durante l’uso in altazimutale non da problemi di sorta, con lo strumento disposto in equatoriale il tutto è fortemente sbilanciato sull’asse di AR, sottoponendo il motore di trascinamento/puntamento a sforzi che alla lunga potrebbero farlo “capitolare” anzitempo.
Purtroppo non è possibile il disaccoppiamento meccanico degli assi (il telescopio dipende di fatto al 100% dall’alimentazione elettrica) e mancano i cerchi graduati analogici.
Una novità assoluta è la possibilità di controllare il funzionamento di una fotocamera digitale direttamente dalla pulsantiera del Nexstar; il collegamento avviene tramite un cavo fornito a corredo col telescopio. Addio quindi a scatti flessibili, polpette e telecomandi a infrarossi. Purtroppo questo “incitamento” all’imaging digitale non va d’accordissimo con la mancanza di movimenti fini sulla testa equatoriali; lo stazionamento “a colpetti” non sarà mai sufficientemente preciso per fare foto a lunga posa.
LA PROVA IN SINTESI
Star test
Aberrazione sferica Minima,
Aberrazione cromatica Assente
Coma Non rilavato
Tensioni Assenti
Astigmatismo Assente
Lo star test è stato eseguito osservando una stella a 250x con un oculare PL5mm.
L’ottica è risultata collimata e le immagini in intra/extrafocale sono sostanzialmente uguali, segno di notevole correzione della sfericità residua; l’immagine stellare a fuoco è molto gradevole con la figura di Airy molto convincente, decisamente ridotta la luce diffusa.
Non sono state rilevate altre aberrazioni degne di nota
LA PROVA SUL CAMPO
Temperatura: +8°C
Vento: Assente
Seeing (Antoniadi): II
Trasparenza atmosferica: Buona
Luna: Primo Quarto inoltrato
MESSA IN OPERA:
Come intuibili la messa in opera di questo catadiottrico da 5” è estremamente rapida: il tempo di piazzare il treppiede, sollevare la testa equatoriale e fissare, tramite la vite sottostante ad essa, la base della forcella. L’operazione si allunga di qualche minuto se si intende utilizzarlo in equatoriale; occorre intuire la posizione nel Nord e orientare verso esso la gamba del treppiede con la cerniera (che rappresenta l’asse in elevazione) e successivamente prevedere una sorta di allineamento “fine” sulla Stella Polare. Mancano purtroppo non solo i movimenti fini ma anche il wedgepod…
Le operazioni di allineamento “elettroniche” sono facili e intuitive e – specie in equatoriale – l’allineamento con una sola stella è preciso e affidabile anche dopo ore di funzionamento. La messa a fuoco è molto scorrevole e l’image-shift – almeno a questa temperatura d’esercizio – è del tutto assente. Per quando riguarda il cercatore devo ammettere che questi a punto rosso non mi sono mai piaciuti e li considero al ruolo di peso inutile; un comunissimo 6x30 sarebbe stato molto più gradito.
LUNA
Il terminatore d’ombra è poco più ad Est di Copernicus, una formazione che il Nexstar 5 riproduce assai fedelmente e ricca di dettagli. A dispetto dei soli 127mm di diametro l’immagine è luminosissima a basso ingrandimento (50x con l’oculare in dotazione) al punto di rendere necessaria la presenza di un filtro colorato. Raddoppiando gli ingrandimenti, i dettagli lunari si fanno più interessanti ma è con l’ingrandimento attorno ai 150…200x che si ottiene il potere necessario ad un indagine seria del nostro satellite naturale. La luce cala di un bel po’ (specie se si è abituati a osservare con aperture maggiori) ma il contrasto è ugualmente buono e i 5” d’apertura sono meno sensibili alla turbolenza rispetto, ad esempio, agli 8” del suo fratello maggiore. L’immagine calma e il dettaglio ben definito ci hanno offerto immagini molto soddisfacenti della Rima Birt , della Rupes Recta, dei numerosi dettagli fini sul fondo del cratere Alphonsus. Localizzato senza impegno anche il domo di Kepler.
PIANETI
Purtroppo è visibile il solo Urano che non può fungere da termine di paragone. Il go-to lo centra al primo tentativo, lo ingrandisco fino a 250x (oculare PL5mm) e ottengo un dischetto bianco-verdastro molto ben definito. Saturno inizia a fare capolino dall’orizzonte Est ma è troppo basso, semisommerso dalla foschia. Si osservano pertanto senza pretese le maggiori formazioni.
DEEP-SKY
Se già i quasi 13 cm di diametro non sono proprio tanti per il profondo cielo, questa dobbiamo combattere anche col chiarore della Luna, il quale porrà una vera e propria pietra tombale sulle nostre velleità osservative per quanto riguardano galassie e nebulose. Un colpo d’occhio a M42 lo si da comunque, trattandosi di un oggetto sempre soddisfacente. Peccato che il 5” Nexstar non è stato in grado di mostrare la 5° stella del Trapezio. Provo una configurazioni un po’ azzardata: diagonale da 2” + oculare Vixen LVW22, un aggravio di oltre un chilo (la montatura a sbalzo si è un po’ arrabbiata…) per un campo reale di 1,15°. Inizio a spaziare i campi stellari in Orione e in Auriga; punto senza problemi gli ammassi aperti M36, M37 e M38 che sono molto gratificanti con stelle molto piccole e pochissima curvatura di campo. Splendido M35 che sta tutto nel campo, le Pleiadi no, mi sarebbe servito un oculare con minore ingrandimento e/o un campo apparente più vasto.
CONCLUSIONI
Il Celestron NexStar 5SE è uno strumento molto versatile e concreto, certamente il più a punto dei NexStar mai testati dal sottoscritto, un ottimo compromesso fra diametro, prestazioni ottiche, trasportabilità e praticità d’uso.
Tuttavia – come accade spesso per i prodotti Celestron – la dotazione accessori non rende giustizia alle possibilità di questo strumento; serve un diagonale di buona fattura e almeno un paio di oculari dal design ottico più moderno, oltre che a un cercatore degno di tale compito.
Visto che alle manchevolezze riscontrate c’è un rimedio (se si esclude lo sbilanciamento in equatoriale e qualche pecca nell’uso in equatoriale) e che lo strumento nella sostanza è risultato molto buono, il suo giudizio finale non può che essere che positivo. Strumento consigliato.
La carta d’identità:
Marca/Modello |
Celestron C8 CPC |
Costruzione |
Repubblica Popolare Cinese |
Schema ottico |
Schmidt-Cassegrain |
Diametro |
127mm |
Lunghezza focale |
1250mm (f/10) |
Ostruzione |
0.37 |
Cercatore |
Star pointer a LED |
Oculari in dotazione |
PL25mm |
Altri accessori |
Diagonale 31.75mm, visual back, software planetario, cavi |
Peso Kg |
13Kg completo in ordine d’uso |
Importatore per l’Italia |
Auriga s.r.l. Milano |
Prezzo Euro (11/2006) |
1350 Euro |
Pregi
Prestazioni ottiche buone
GO-TO efficace e intuitivo
Trasportabilità
Ergonomia soluzioni treppiede
Messa a fuoco ottima
Difetti
Montatura a sbalzo sbilanciata in equatoriale
Dotazione migliorabile
Manca un vero cercatore ottico