Test telescopio Meade 12” RCX400


 

INTRODUZIONE

Meade ha introdotto nel corso del 2005 una serie innovativa di strumenti catadiottrici con l’intento di rappresentare il massimo disponibile con questa formula, denominandoli RCX400. Tale serie di strumenti introduce concetti di ottica, meccanica ed elettronica particolarmente innovativi e insoliti per qualsiasi strumento amatoriale. I Meade RCX400 sono disponibili in 4 diametri, tutti decisamente abbondanti: 25, 30, 35 e 40cm. Il modello testato è il 12” (30cm).

 

ASPETTO ESTERNO

L’insieme ha un aspetto portentoso, anche se si è già assuefatti all’uso di strumenti di un certo pregio. Spicca più di ogni altra cosa l’atipica sezione del tubo ottico che presenta 2 sfiancamenti laterali in corrispondenza degli attacchi dell’asse di elevazione della montatura a forcella che supporta lo strumento in altazimutale. La testa equatoriale Super Wedge appositamente rivista per gli RCX400 è disponibile a parte come accessorio. La forcella è forse il componente più scontato in quanto non è particolarmente dissimile da quella in dotazione agli SCT LX200 GPS. Di aspetto imponente è invece il treppiede, caratterizzato da una flangia cilindrica dalla quale si derivano i 3 innesti per le gambe, di sezione enorme e con un inedito sistema “quick release” per la regolazione in altezza. Estremamente atipica poi la culatta del tubo ottico che non presenta alcun comando manuale di messa a fuoco, in compenso sfoggia una serie di prese elettriche e USB ports per l'eventuale collegamento a un PC.

A corredo dello strumento vi è il cercatore 7x50, un diagonale a specchio da 2”, e un oculare UWA serie 5000 da 24mm.

 

 

OTTICA

L’ottica del RCX400 è decisamente atipica in quanto viene definita dalla casa costruttrice come Ritchey-Chretien modificato. Il Ritchey-Chretien classico si basa su 2 elementi a riflessione lavorati a curvatura iperbolica e non presenta alcun elemento a rifrazione come invece appare in questo Meade, che annovera una lastra correttrice che ricorda da vicino i suoi Schmidt-Cassegrain.

Meade non dichiara la curva di lavorazione dello specchio primario che in virtù della presenza del correttore potrebbe anche essere sferico o comunque sferoidale in quanto il residuo di aberrazione sferica potrebbe essere soppresso dalla lastra. Il secondario è invece di natura iperbolica. Le novità oltre che ottiche sono soprattutto meccaniche: sparisce una volta per tutte il sistema di messa a fuoco “secolare” basato sullo spostamento assiale dello specchio primario, ora fisso. La messa a fuoco – elettrica a gestione elettronica - infatti agisce sulla lastra correttrice (e di conseguenza sullo specchio secondario che è vincolato ad essa). Anche la collimazione si effettua agendo sulla lastra che è l’unico elemento collimabile, soluzione discutibile proprio ora che si è deciso di adottare il primario fisso. Facendo un’analisi più approfondita al tubo ottico se ne evince che gli involucri sono 2: quello esterno con i fianchi svasati è realizzato in fibra di carbonio mentre all’interno di esso se ne trova uno cilindrico in Kevlar che contiene l’ottica al suo interno e supporta i vari congegni meccanici/elettronici per la messa a fuoco e la gestione di alcune funzioni dello strumento. Sulla culatta si trova il classico bocchettone a vite per il montaggio dei vari complementi ottici che è lo stesso degli SCT Meade “over 10 pollici”, una ventola di stabilizzazione termica, le prese di autoguida, reticolo illuminato e pulsantiera oltre che 3 USB ports. Sull’altra estremità del tubo vi è una curiosa carenatura che funge anche da corto paraluce, che sfoggia 3 rigonfiamenti disposti a 120° in corrispondenza dei 3 servomotori che praticano la messa a fuoco e le operazioni di collimazione mentre la lastra correttrice è serrata da una flangia con 8 punti di chiusura. Tornando all’ottica, Meade non dichiara il diametro esatto dello specchio (in Pyrex ricotto in superficie) mentre 304mm sono i mm all'attivo della lastra. L’ostruzione lineare misura 116mm per un valore di ostruzione lineare pari a 0.38, neppure elevato se si pensa che l’ottica lavora a f/8 e non a f/10 come la maggior parte degli Schmidt-Cassegrain d'Oltreoceano. Tutti gli elementi ottici sono trattati UHTC.

Infine fra le caratteristiche mi sembra opportuno ricordare la presenza di un “dew heater” incorporato nel supporto della lastra correttrice; sempre da pulsantiera si può comandare l’accensione/spegnimento di questa resistenza toroidale che riscaldando la lastra fa in modo che se ne eviti l’appannamento durante le notti umide.

 

MONTATURA

La forcella che sorregge l’RCX400 ricorda molto da vicino quella degli SCT della serie LX200 GPS; la meccanica è infatti praticamente identica: i componenti della forcella sono in alluminio presso fuso e gli assi sono su cuscinetti, 2 a sfere per l’azimut e 2 radenti in elevazione, alla quale se ne aggiungono 2 ad aghi sulla ruota dentata. Nei bracci è previsto l’alloggiamento delle batterie di alimentazione per un uso “mordi e fuggi” mentre per un uso più impegnativo (visto il surplus degli accessori elettrici in dotazione…) è prevista una presa 12V per sorgenti esterne.

L’elettronica si presenta ben più complessa anche se rimane basata sul sistema Autostar 2 tipico degli LX200 GPS; gli ingressi per la pulsantiera infatti sono 2, uno sul pannello della montatura e l’altro sulla culatta del telescopio in modo da poter alimentare anche l’elettronica presente nel tubo ottico e svolgere le operazioni di mezza a fuoco e collimazione. La disponibilità del database degli oggetti celesti è pressoché illimitata, ben 180 mila! Le velocità di puntamento selezionabili del sistema GOTO sono le medesime disponibili per gli LX200 GPS. Curiosamente non appare la presa del derotatore di campo (un accessorio apparso ai tempi dei primi LX200 da 12”) sul pannello di controllo, il che obbligherebbe l’installazione in equatoriale per l’uso prettamente fotografico; scompare dalla dotazione anche l’amperometro a LED.

Per l’uso in equatoriale la montatura a forcella presenta ottimi cerchi graduati “analogici”, un accessorio apprezzatissimo dai più che però sta andando via via scomparendo, brava Meade!

 

 

LA PROVA IN SINTESI

 

Star test

 

Aberrazione sferica                         Non rilevata

Aberrazione cromatica                   Assente

Coma                                                Assente

Tensioni                                            Assenti

Astigmatismo                                   Assente

 

Lo star test è stato eseguito osservando una stella a 480x con un oculare PL5mm.

L’ottica è risultata collimata e le immagini in intra/extrafocale sono pressoché identiche, segno di una notevole correzione dell’aberrazione sferica. Nonostante l’ostruzione rilevante non è stata osservata luce diffusa fastidiosa attorno alle stelle; la figura di Airy è pressoché esemplare. Particolarmente notevole la correzione della curvatura di campo in quanto non era percepibile alcuna deformazione stellare ai bordi neppure con oculari a grande campo studiati per telescopi “spianati”

Non sono state rilevate altre aberrazioni degne di nota

 

LA PROVA SUL CAMPO

 

Condizioni della serata:

 

Temperatura: -3°C

Vento: Assente

Trasparenza: Molto buona

Seeing: 3 (valore di Antoniadi)

Luna: Piena, passata da 2 giorni

 

Il telescopio è decisamente impegnativo da trasportare per via del peso e dell’ingombro notevole; per un lavoro fatto bene occorre almeno una vettura di segmento C (per intenderci quello della VW Golf berlina e similari) con 2 persone a bordo ma una Station-wagon è meglio. Effettivamente quasi 40Kg di peso per il solo gruppo tubo+forcella lo rendono uno strumento infinitamente più adatto per una postazione fissa che all’uso itinerante, per il quale potrebbe essere preferibile il modello da 10” se proprio si intende restare sugli RCX400. Anche il treppiede da il suo bel da fare ma alla fine si è dimostrato al pari di una roccia. Buona anche la stabilità della forcella in altazimutale, il che fa trasparire che in equatoriale la stabilità possa peggiorare per l'incremento dello sbraccio. Notevole l’efficienza della ventola di stabilizzazione termica anche se è molto probabile che i materiali hi-tech del tubo ottico diano una mano nell’intento.

La messa a fuoco elettrica è eccellente, priva di spostamenti laterali e precisissima.

Mi sono molto soffermato sulla testimonianza del possessore di questo strumento, il quale ha avuto un Celestron 14 per quasi 2 anni. “il C14” – mi racconta – “era un ottimo telescopio ma era efficiente solo per qualche notte l’anno, dove poteva sfoderare tutte le capacità degne della sua apertura; per il resto era un mezzo calvario, ne aveva sempre una! Prima il seeing che non è mai perfetto, il contrasto è quello che è, l’ottica che per adattarsi alla temperatura esterna ha tempi inenarrabili e quando sembra tutto a posto la lastra si appannava anche se usavo un paraluce lungo mezzo metro! Con l’RCX ho visto la Madonna! Ho perso 5cm di diametro solo sulla carta visto che quel che osservavo prima lo vedo bene anche ora, anche se si parla di oggetti impegnativi, e in più mi godo immagini planetarie più incise rispetto a ciò che osservavo nel C14, senza parlare degli aspetti pratici visto che termicamente si adatta quasi subito. Peccato solo che l’RCX conserva le sue funzioni solo sulla sua montatura originale, lo avrei visto bene sulla mia Losmandy G11 che era più stabile della forcella e... mi avrebbe anche permesso un più agevole trasporto”.

 

 

LUNA

Per l’osservazione lunare è di rigore un filtro particolarmente selettivo per ridurre l’abbagliamento; scordatevi filtri giallini chiari et similia se non volete passare il resto della serata a lagnarvi per un effetto “flash”! Un blu o un polarizzatore (che preferisco in quanto grigio neutro) sono l’ideale per incrementare il già elevato contrasto che presenta quest’ottica. Non solo sono riconoscibilissimi ma è addirittura possibile osservare con profitto molti dettagli illuminati da luce perpendicolare come Copernicus, Kepler, gli aloni scuri all’interno di Alphonsus poi sono da fiaba! Ancor più spettacolari i particolari in prossimità del terminatore (cioè al bordo, nel caso della Luna piena) che si stagliano luminosissimi da un fondo cielo nerissimo e privo di luce diffusa. Montiamo un filtro viola (lo stesso che di solito si usa per Venere) sull’oculare di serie, un UWA 24 da 84° di campo apparente (0.84° di campo reale) per poter sfruttare un basso ingrandimento anche sul nostro satellite che nonostante i 100x sta dentro il campo dell’oculare! L’immagine fa trattenere il respiro, non si sa più dove buttare l’occhio in quanto ovunque si osservi si scorgono dettagli nettissimi, i mari scurissimi che fanno da tappeto per i dettagli più luminosi, le immense raggiere dei crateri più recenti… Insomma tutta la Luna lì a 2 passi come non l’ho mai vista.

 

PIANETI

Durante questi anni spesi a provare telescopi non ho mai usato Marte come pietra di paragone in quanto gode di rara visibilità favorevole, quindi incostante; ma si può forse fare a meno di osservare un Marte così? L’opposizione più favorevole dopo anni di ridicoli dischetti da 12” o peggio di opposizioni “da barba ai tetti?”

Ovviamente no e puntiamo il nostro tubo sul pianeta rosso. Al di sopra di ogni aspettativa l’RCX si dimostra uno strumento adattissimo a questo impiego regalando un’immagine mozzafiato; in questo istante ci rivolge il Mare Erythraeum e tutte le formazioni attigue, riconoscibili al primo colpo d’occhio e nonostante noi si impieghi in diagonale a specchio (e quindi si perde la corrispondenza con i planisferi marziani, disegnati per la visione capovolta). Il Solis Lacus si disperde in varie tonalità di grigio e anche la percezione di Juventae Fons è relativamente facile, così come è intuibile la presenza delle nubi mattutine al terminatore. Se penso che il seeing della serata non è assolutamente dei migliori…

Saturno si presenta già alto a sufficienza per fornire un’osservazione appagante ancor più di Marte; l’inclinazione degli anelli si sta riducendo e inizia a fare capolino la zona polare Nord che fino a poco tempo fa’ era coperta dagli anelli. Partiamo proprio dagli anelli con l’anella A chiaramente scomposto e 2 componenti con la lacuna di Encke visibile senza sforzi, una Divisione di Cassini di dimensione e percettibilità imbarazzanti, un anello B bianco ghiaccio che inizia a sfumarsi di grigio sempre più scuro fino a scemare completamente nell’anello Velo, quest’ultimo osservabile sia alle anse che sul globo. Un globo caratterizzato da un fascia equatoriale chiara e una banda temperata Sud evidentissima e scomposta in almeno 3 componenti dai toni differenti che si scambiano vistose sfumature brune. Vistosissima la zona polare Sud, di un grigio intenso.

 

DEEP-SKY

Con la Luna quasi piena non possiamo fare molto per mettere alla frusta un’apertura così consistente, per cui mi accontento di osservare oggetti notevoli che possono concedere svariati dettagli anche in presenza della Luna. Si inizia ovviamente da M42, bella sempre e con qualsiasi strumento, con l’RCX fa sognare a occhi aperti e nonostante la Luna. Certo non vaghiamo per le sue periferie per vedere “dove finisce” per via del chiarore di fondo ma la parte interna sembra un pavimento celeste illuminato dalle stelle del Trapezio che sono 5 già a 100x! Già, se la 5° stella è un punto d’arrivo per molti strumenti (anche il mio 10” necessita di un seeing più che decente per scovarla) è un bersaglio facile per l’RCX che sfoggia pochissima luce diffusa attorno alle stelle. Anche le doppie Beta e Zeta Orionis che sono molto sbilanciate si osservano con facilità e divengono spettacolari se si ha l’accortezza di portare l’ingrandimento ben sopra i 200x. Osservo gli ammassi aperti più famosi di questo periodo sia con l’LVW22 (109x per 0.6° di campo) che con l’UWA serie 5000 originale con molta soddisfazione; entrambi questo oculari sono progettati per strumenti a campo piano e il fatto che anche le stelle più periferiche rimangono puntiformi è di ottimo auspicio per l’uso fotografico dell’RCX. M35 e M44 sono chiaramente troppo estesi per i campi a nostra disposizione, sarebbe una gran cosa poter disporre di un oculare ultra-wide di lunga focale così da oltrepassare il grado. Va meglio con M36, 37, 38 in Auriga, con vari ammassi in Monoceros e con M41. Ci vorrebbe che la Luna sparisse per una mezz’ora per permetterci un’occhiata selettiva a qualche galassia ma ciò non è possibile, e come se non bastasse anche il freddo pungente sta per avere la meglio su di noi.

Au revoir, RCX!

 

NOIE ED INCONVENIENTI

Le batterie interne hanno dato forfait dopo un paio d'ore d'uso, di conseguenza non sono adatte per un uso serio dello strumento ma solo a far fronte ad un'eventuale emergenza. A loro difesa posso scrivere che abbiamo fatto tutto il tempo a smanettare qualsiasi funzione elettrica del telescopio tra le quali il dew-heater che è andato a pieno regime per tutta la durata del test. Anche il clima rigido poi ci ha messo del suo per colpire pesantemente quelle che poi non sono altro che normali pile alcaline.

 

CONCLUSIONI

E’ lo strumento migliore che abbia mai usato in oltre 20 anni di attività di astrofilo… Vi basta? Se disponete di una postazione fissa o qualcosa di simile credo sia pressoché irrinunciabile. D’accordo che 8000 e passa Euro (che diventano 9000 con la Super Wedge a qualche altro oculare) non sono pochi per un passatempo ma se si pensa che quando si parla di strumenti di alta gamma, quella cifra viene richiesta per il solo tubo di un rifrattore apocromatico da 13cm o giù di lì e la cosa deve fare riflettere. Il Meade RCX400 da 30cm è uno strumento che otticamente parlando eccelle in ogni campo e come se non bastasse è installato su quello che è forse il miglior GO-TO in circolazione, è coadiuvato dall’elettronica più avanzata presente su un telescopio, da materiali di pregio per il tubo ottico e sfoggia accessori in dotazione finalmente degni di strumenti di fascia alta. Sono d’accordo che un surplus di elettronica come questo potrebbe alimentare qualche scetticismo ma io che ho dedicato più di metà della mia vita a questo hobby vi posso dire che è stato così anche nel 92 quando arrivarono i primi LX200 (guarda caso anch’essi da Meade) e ora quasi tutti i telescopi sono così.

 

La carta d’identità:

 

Marca/Modello

Meade RCX400 12”

Costruzione

USA

Schema ottico

Ritchey-Chretien modificato

Diametro

304mm

Lunghezza focale

2400mm

Ostruzione

0.38

Cercatore

8x50mm

Oculari in dotazione

UWA24mm

Altri accessori

Diagonale 50.8, Autostar 2

Peso Kg

39 (OTA+forcella senza batterie interne)

Importatore per l’Italia

Focas F.lli Taddei S.r.l. Firenze

Prezzo Euro (12/2005)

8200 completo

 

Pregi

Prestazioni ottiche superlative

GO-TO ai vertici della categoria

Avanguardia tecnologica della componentistica

Treppiede robustissimo

Rapporto prezzo/prestazioni elevato

Accessori in dotazione di altissima qualità

 

Difetti

Testa equatoriale non a corredo

Trasporto problematico

Stabilità montatura migliorabile

Strumento solo OTA non disponibile

Dipendenza totale dall’alimentazione elettrica

 


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