INTRODUZIONE
Continua la saga dei Meade ETX il cui ultimo aggiornamento risale agli inizi del 2005 con la Premier Edition, disponibile nei diametri di 90, 105 e 125mm. Il modello testato è il più piccolo, 90mm
ASPETTO ESTERNO
L’ETX è molto noto è c’è poco da descrivere in quanto è praticamente identico ai suoi predecessori, salvo qualche modifica di dettaglio; la più evidente è la verniciatura del tubo ottico che non è più blu Meade ma “customized” (come alcune chitarre) in quanto sfoggia una maestosa aerografia della nebulosa M42. Sparisce il piccolo cercatore da 21mm che viene sostituito da una versione riveduta e corretta dei vari Star Pointer. Per il resto rimane il conosciuto ETX, con la sua tipica doppia uscita posteriore e flip-mirror incorporato, la sua montatura a forcella in plastica e il grosso treppiede con testa equatoriale incorporata.
Il sistema di puntamento Autostar è stato oggetto di modifiche in quanto è stato ulteriormente sofisticato nelle funzioni ed è stato implementato di una bussola elettronica per la ricerca automatica del Nord (LNT).
A corredo del telescopio vi è un oculare SP26, il cercatore a punto rosso Smart Finder, la computerizzazione e il treppiede da campo. L’ETX 90 è disponibile anche senza treppiede oppure solo tubo ottico.
OTTICA
L’ottica del Meade ETX si basa sullo schema Maksutov-Gregory che consta di un menisco anteriore di 90mm in BK7 e di uno specchio primario sferico da 96mm. Lo specchio secondario viene ricavato dall’alluminatura di una piccola porzione dell’interno del menisco conferendo all’ottica un’ostruzione pari a 28mm compreso il piccolo paraluce interno. Tutti gli elementi ottici di questo modello sono trattati UHTC. Tutti gli elementi ottici non sono collimabili dall’utente.
L’interno del tubo ottico presenta una buona verniciatura nera opaca, non sono presenti diaframmi.
MONTATURA
La forcella che sorregge l’ETX90 è la tipica forcella realizzata quasi interamente in materiali plastici oramai conosciuta da anni, con i suoi pro e contro. Il maggiore dei “pro” va ricercato nel peso contenuto in quanto l’intero strumento con annesse batterie interne (ma senza treppiede, ovvio) pesa meno di 4 Kg! Per contro il maggiore difetto sembrava essere lo scarso rigore di una struttura in plastica che non sempre riesce a mantenere la corretta stabilità che si richiede a un telescopio. Va però ricordato che nel 2002 tale montatura è stata irrobustita con inserti in alluminio la cui modifica sarebbe dovuta servire per dare maggiore stabilità ai modelli di maggiore diametro; inutile dire che chi ne ha tratto i maggiori benefici è stato proprio il 90mm che già non stava poi malissimo sulla montatura “full plastic”, ora però è meglio!
La montatura dell’ETX è completamente motorizzata e computerizzata, può funzionare sia in altazimutale che in equatoriale, se posizionata sull’apposito treppiede. Sono presenti anche le viti di sblocco per eventuali movimenti manuali ma purtroppo le microcorrezioni si possono fare solo da pulsantiera. Il funzionamento è a 12Vcc, la montatura può essere alimentata sia da un pack di batterie stilo sistemate nella sua base oppure da una sorgente esterna (batteria da auto oppure alimentatore da rete stabilizzato). Non mi soffermo nella descrizione dell’Autostar, che reputo personalmente un accessorio poco utile per un’apertura così modesta e per un telescopio che per definizione pare destinato ad altro uso.
LA PROVA IN SINTESI
Star test
Aberrazione sferica Non rilevata
Aberrazione cromatica Assente
Coma Non rilavato
Tensioni Assenti
Astigmatismo Assente
Lo star test è stato eseguito osservando una stella a 250x con un oculare Meade PL5mm.
L’ottica è risultata collimata e le immagini in intra/extrafocale sono sostanzialmente uguali, segno di notevole correzione della sfericità residua; le immagini stellari sono risultate praticamente da manuale, degne di strumenti che costano un capitale… Non capita sovente!
LA PROVA SUL CAMPO
Il comando di messa a fuoco è risultato molto morbido e piacevolmente privo di image-shift.Non si sono verificati problemi di tiraggio con nessuno degli oculari testati.
Il cercatore Smart Finder è poco più che un soprammobile, nel senso che durante il puntamento si casca da quelle parti senza mai essere sicuri del centraggio, soprattutto se – come il sottoscritto – si è affetti da miopia. Sarebbe stato infinitamente meglio un normalissimo cercatore 6x30mm; non sarebbe stato un’esclusiva ma almeno avrebbe funzionato!
La rapidità di messa in opera è un grande punto di forza di questo telescopio che meccanicamente parlando si divide in due pezzi: il telescopio (con annessa la forcella) e il treppiede con incorporata la testa equatoriale. Purtroppo il treppiede-testa è sprovvisto di wedgepod, ovvero la testa equatoriale non può ruotare in azimut e qualora si scelga di stazionare il telescopio in equatoriale, tale operazione non è esente da grattacapi.
Per quanto riguarda il vero test sul campo devo sottolineare che per fortuna ho avuto la possibilità di provare ripetutamente lo strumento, non è la solita prova mordi e fuggi.
Saturno ha dato parecchie soddisfazioni durante l’osservazione con questo piccolo mak; l’immagine secca e la chiarezza dei dettagli hanno fatto dimenticare che si tratta solo di un 90mm. La Divisione di Cassini è evidente su tutto il periplo così come i giochi d’ombra fra globo e anelli. Ben visibile anche la differenza cromatica fra la zona equatoriale e quella polare. L’ingrandimento più redditizio è stato quello ottenuto con un SP6.4mm (195x), andando oltre si scontava troppo la piccola apertura.
Giove è stato il secondo bersaglio dell’ETX90, l’immagine sfoggia senza problemi le 2 bande equatoriali con segni evidenti di perturbazioni e le zone temperate. La macchia Rossa – quando visibile – si nota al primo colpo d’occhio. Anche in questo caso se si resta sotto i 200x il contrasto col quale si mostrano i dettagli è insospettabile.
Durante l’ultima serata di prova gli ultimi 2 pianeti ad essere osservati sono stati Mercurio e Venere, bassi sull’orizzonte che sovrastavano non di tantissimo l’imponente silhouette del massiccio del M. Rosa (sottinteso dal mio punto di osservazione!). In entrambi i casi non si è andato oltre la percezione della fase. Positivo il fatto che l’ETX90 non soffre in modo esagerato la turbolenza atmosferica, regalando immagini sufficientemente definite anche degli astri prossimi al tramonto.
La Luna è senz’altro il corpo celeste che da le maggiori soddisfazioni a chi osserva con l’ETX in quanto l’elevata luminosità del nostro satellite mette una pezza sulla piccola apertura e l’ottica pregevole permette di spingersi ad elevati ingrandimenti che possono rivelarsi essenziali per l’osservazione di dettagli fini.
Anche con una piccola falce crescente abbiamo osservato con successo i particolari dei crateri Petavius e Langrenus. Eccellentemente frastagliato il bordo del mare Crisium qualche giorno dopo, così come i crateri Messier A e B nel mare Fecounditatis. Successivamente Ho osservato il singolare cratere Torricelli, le rupes e rima Cauchy e i domi di Arago le cui immagini sono degne di aperture ben maggiori, specie considerando la concorrenza cinese. Nelle serate di ottimo seeing si osserva tranquillamente con 250x, un valore notevole per l’apertura in questione.
Al contrario la Luna piena è di gran lunga meno plastica e godibile con l’ETX rispetto a quanto può dare una maggiore apertura.
Le osservazioni di oggetti del profondo cielo sono abbastanza avare di soddisfazioni; i 9cm di apertura uniti alla lunga focale non permettono di fare molto. Gli oggetti estesi sono infatti preclusi dall’ingrandimento che è sempre troppo elevato anche con oculari di lunga focale: M42 è comunque un bell’oggetto ma se si escludono questi 4 o 5 oggetti particolarmente notevoli nel nostro cielo è meglio darsi ad altro. I globulari non di risolvono se non nelle estreme parti periferiche, gli ammassi aperti sono spesso troppo estesi per il piccolo campo dell’ETX; ci sarebbe la scappatoia di ricorrere ad oculari a grande campo apparente ma il peso elevato mette in crisi la montatura e soprattutto il bilanciamento della stessa (occorre l’appositi contrappeso da apporre sul tubo ottico).
Di grande impatto estetico sono infine le immagini stellari che sfoggiano la figura di Airy in modo impeccabile senza neppure spingere con l’ingrandimento, per non parlare della perfetta aromaticità. Stelle doppie come Albireo o Castore se osservate con l’ETX rimangono impresse.
CONCLUSIONI
L’ETX90 Meade è diventato oramai un classico fra gli strumenti di elevata portabilità, uno strumento che sta dappertutto e permette osservazioni anche di rilievo grazie alla notevole qualità ottica. Certamente qualche concorrente apocromatico da 80mm o giù di lì può fare meglio tutto ciò che fa l’ETX ma a caro prezzo sia nel vero senso della parola che a livello di peso in quanto si deve mettere obbligatoriamente in preventivo il trasporto di una montatura a parte, in quanto il semplice treppiede fotografico lo porrebbe in evidente inferiorità visto che l’ETX si permette il lusso di sfoggiare una forcella altazimutale computerizzata (sempre se si decide di lasciare a casa il treppiede, altrimenti è anche equatoriale). Non a caso se ci si trova a che fare con cacciatori di eclissi o astrofili itineranti che ricorrono spesso a viaggi aerei, quasi sempre lo fanno in compagnia di un ETX90… Immagino che ciò non sia un fatto casuale.
La carta d’identità:
Marca/Modello |
Meade ETX 90 Premier Edition |
Costruzione |
USA |
Schema ottico |
Maksutov-Cassegrain |
Diametro |
90mm |
Lunghezza focale |
1250mm |
Ostruzione |
0.28 |
Cercatore |
SmartFinder |
Oculari in dotazione |
SP26 |
Altri accessori |
Treppiede da campo, Autostar |
Peso Kg |
3.6Kg senza treppiede |
Importatore per l’Italia |
Focas F.lli Taddei S.r.l. Firenze |
Prezzo Euro (07/2005) |
880 completo |
Pregi
Prestazioni ottiche
Trasportabilità assoluta
Montatura con GO-TO di serie
Treppiede robusto
Difetti
Limiti montatura
Mancanza rotazione azimut sul treppiede
Cercatore inadeguato
Troppa elettronica inutile