Meade 2044/2045, un bambino nato grande
Ecco come si mostrava il Meade 2044 con montatura a forcella a sbalzo e motorizzazione a rete
L’arma della sfida
Il Meade 2044 viene immesso sul mercato nei primi anni Ottanta per contrastare il dominio del Celestron 5 nell’ambito dei piccoli strumenti trasportabili di una certa qualità, dove non conta in assoluto l’apertura ma la praticità totale dello strumento.
Meade propone un 4” (102mm) f/10 installato su montatura equatoriale a sbalzo (una forcella con un solo braccio) con motore in AR incorporato che si presenta molto più compatto del rivale da 127mm.
Come accade per l’avversario Celestron il Meade 2044 è compatibile al 100% con gli accessori previsti per gli altri Schmidt-Cassegrain americani di diametro maggiore grazie al medesimo bocchettone filettato che permette di ospitare adattatori fotografici, riduttori di focale, visual back ecc. Si veda la foto sottostante per averne un'idea.
Il Meade 2044 equipaggiato per la fotografia a lunga posa: gli accessori sono gli stessi degli altri Schmidt-Cassegrain Meade, compreso il treppiede che appare gigantesco
Come andava
L’insieme era abbastanza raffinato, praticamente era un Meade 2080 in miniatura con in più la particolarità della forcella monobraccio che però era sbilanciata se il telescopio veniva usato in equatoriale, nessun problema in altazimutale ossia quando il 2044 veniva utilizzato per osservazioni terrestri o come forte teleobiettivo.
Più in là venne presentato il modello 2045 che era in sostanza lo stesso strumento ma con una vera forcella a 2 braccia che eliminava l’inconveniente del bilanciamento precario oltre che irrobustire il tutto. Gli ultimi esemplari persero il motore sincrono in AR in favore di un motore pilotato al quarzo.
Anche l’ottica era raffinata in rapporto alla piccola apertura ma fu proprio questa a deludere le aspettative.
La grande ostruzione (circa 0.50 sul diametro), necessaria per riempire il campo fotografico senza vignettare, comprometteva non poco le prestazioni durante le osservazioni lunari e planetarie; il Celestron 5 era di fatto inavvicinabile grazie a quel pollice in più e ad un’ostruzione più contenuta. Di fatto era sufficiente un newton da 114mm ben collimato per eguagliare il piccolo Meade che sulla carta era però ben più ambizioso (oltre che costoso…)!
Il 2045 su treppiede da tavolo fu forse la migliore interpretazione per questo strumento. Voglio pensare che proprio questa configurazione ispirò i tecnici Meade al "concepimento" del leggendario ETX90
Le ragioni di un insuccesso
Fu il prezzo elevato (attorno al milione e mezzo del vecchio conio) il primo ostacolo alla diffusione di questo piccolo Schmidt-Cassegrain, bastava poco di più per ambire ad un’apertura ben maggiore mentre con la stessa cifra non vi era certo una grande difficoltà a procurarsi un SCT da 8” sul mercato dell'usato, telescopio di ben altre ambizioni.
Le prestazioni poi erano modeste, di veramente buono c’era la qualità del campo durante la fotografia al fuoco diretto (gli valsero anche dei meriti da parte della rivista americana "Popular photography") mentre le prestazioni complessive erano comunque minate dal piccolo diametro. Visualmente poi si rischiava anche di subire i Newton da 114mm giapponesi che costavano un terzo!
Inutile dire che durante la commercializzazione dei Meade 2044/2045 la supremazia del Celestron 5 non fu mai impensierita. Bisognerà attendere il 1996 con l’ETX 90 per un riscatto Meade nel campo dei piccoli strumenti trasportabili.
Come testimonia la foto di un'inserzione dell'epoca, il 2045 fu ottimizzato per l'uso itinerante, adatto soprattutto agli osservatori di eclissi di Sole.