SCUOLA DA "BOCCIARE"
L'abolizione degli esami di riparazione non è stata una gran trovata. In un'Italia dove la parola d'ordine è la promozione per tutti, gli esami di riparazione erano almeno uno strumento utile per indurre i meno preparati ad attenuare le loro carenze.
Alle famiglie potrà anche far comodo, perché così non ci sono problemi per le ferie. Ma la scuola deve anche preparare alla vita, che ha durezze meritocratiche assai più dure di quelle che si incontrano in classe. E la vita promuove con meno larghezza.
Oggi capita che personaggi della sinistra confessino di mandare i figli nelle scuole dei preti o delle suore, sostenendo, come alibi, che lo fanno perché quella scuola è più vicino a casa. Non è sempre vero. Lo fanno perché la scuola privata immette nell'insegnamento una componente che nella scuola pubblica si è perduta. Quella componente è il civismo, il preparare il ragazzo a diventare cittadino. I religiosi lo faranno a loro modo, ma lo fanno. In tante scuole statali di questa concezione si è perduta la traccia. Ogni osservazione dell'insegnante per l'abbigliamento o il modo di fare o il linguaggio dei ragazzi, viene da altri insegnanti "avanzati", bollato come repressivo e le famiglie spesso e volentieri si associano. La scuola ormai è tendenzialmente "materna": guai a chi tocca gli alunni perché essi sono innanzitutto figli. Un alunno si boccia, ma un figlio no, i figli si promuovono.
Anonimo