AFRICA ORIENTALE ITALIANA |
Un D.M. del 5 gennaio 1938 dispose di sganciare la lira dal tallero. In realtà però seguitò ad essere considerato intercambiabile con la lira, e con decreti successivi ne fu stabilito il corso in £ 5,8 e 1/2, £ 10,50, £ 13,50 e di nuovo £ 13,50 alla fine del 1937. Si era venuto così a creare un regime di doppia moneta e, dato il valore intrinseco del tallero (gr. 23,40 di argento fino), oltre alle particolari caratteristiche dell'economia di una delle colonie (l'Etiopia), il cambio della lira in talleri era divenuto sempre più sfavorevole per la prima. Il D.M. del 5 gennaio 1938, entrato in vigore il 7 febbraio, ha provveduto a sganciare la lira dal tallero, facendo cessare le quotazioni di questo ultimo. Va osservato che nel 1938 le importazioni dell'Italia dalle sue colonie erano pari a poco più del 2% delle importazioni totali, e si può quindi affermare che Roma spendesse nell'amministrazione di queste colonie una cifra dieci volte superiore al volume totale del relativo interscambio. Le colonie dovevano importare metà del loro fabbisogno alimentare e quasi per intero i loro manufatti. Nel 1938 l'Italia esportò in A.O.I. (Africa Orientale Italiana) merci per un valore complessivo di oltre due miliardi di lire, venti volte superiore al valore delle importazioni corrispondenti. Per certo le economie valutarie realizzate e sperate sui fabbisogni dell'impero non portarono quel contributo previsto per l'equilibrio della bilancia valutaria nazionale, tanto più che il contrabbando della nostra moneta continuava a diffondersi malgrado le misure restrittive finora adottate. In questo clima di incertezze si dovette limitare il programma di valorizzazione dell'A.O.I. per cui fu ridotta l'erogazione di monete che, sino al 1939, raggiunse solo le £ 6.629.100 (serie imperiale come nel R.D.L. n° 1371 del 1 luglio 1936), mentre fu limitata l'erogazione della nostra cartamoneta, così per ovviare il contrabbando di biglietti di stato e di banca italiani nelle colonie, il R.D. del 14 giugno 1938 autorizzò l'emissione di una serie speciale per le colonie con l'esplicito divieto di circolazione fuori dagli stessi territori. Di conseguenza il successivo R.D. del 12 settembre 1938 autorizzò l'emissione di una serie di quattro valori (£ 50, £ 100, $ 500 e £ 1.000) della stessa tipologia di quella circolante in Italia (tipo Lupa per le £ 50 e dei modelli Capranesi per gli altri tre tagli), con varianti nelle colorazioni e con le scritte "SERIE SPECIALE AFRICA ORIENTALE ITALIANA" e "E' VIETATA LA CIRCOLAZIONE FUORI DEI TERRITORI DELL'AFRICA ORIENTALE ITALIANA". Risulterebbero emessi 8 milioni di esemplari per il taglio da £ 50, 4 milioni da £ 100, 1 milione da $ 500 e 500.000 da £ 1.000. Come detto prima, fu vietata la circolazione fuori del territorio africano, mentre fu previsto il cambio con valuta italiana nei porti di imbarco e di sbarco a cura delle filiali della Banca d'Italia, limitatamente ai tagli inferiori, cioè £ 50 e £ 100, eliminando il cambio con gli altri due tagli superiori allo scopo di evitare quel traffico di valuta per il quale proprio l'emissione per l'A.O.I. era stata autorizzata. Al momento della pubblicazione dei due decreti i biglietti per l'A.O.I. erano già stati stampati a cura della Banca d'Italia in quantitativi sufficienti e potevano quindi essere messi in circolazione. Ma all'ultimo minuto il capo del governo bloccò tutto. Il provvedimento aveva sollevato correnti di opposizione in A.O.I. da una parte tutti i funzionari di Governo dislocati in questi territori furono presi dal timore che la lira dell'impero dovesse svalutarsi rispetto alla lira metropolitana e che ne rimanessero perciò facilitati i loro emolumenti. Dall'altra parte tutti gli speculatori avavano visto nel provvedimento un grosso colpo contro il loro commercio di contrabbando delle lire. La cartamoneta già stampata (circa 6 miliardi di lire) rimase perciò rinchiusa nei forzieri della Banca d'Italia. Nel 1942, in un momento assai critico per la circolazione italiana, caratterizzato da una eccezionale penuria di biglietti di banca, i biglietti speciali per l'A.O.I. furono immessi nella regolare circolazione del Regno e concorsero ad attenuare l'acutezza della crisi. L. N. Castellana nei sui "Annali del Regno", sulla base dei documenti noti, ritiene che l'importo globale delle emissioni ammonterebbe a circa 2 miliardi e 298.500 milioni, comprendendo in questa cifra anche l'emissione del 1939 che non sarebbe stata autorizzata se il contingente del 1938 fosse stato realmente accantonato. Probabilmente l'ammontare di 6 miliardi si raggiunse quando nel 1942 si dovette decretare l'aumento della produzione dei nostri biglietti di banca (ripristino delle vecchie matrici dei modelli Barbetti) e revoca del divieto di circolazione di detta serie speciale nei territori dell'A.O.I. (D.M. del 25 novembre 1942). |