Canale 'Agordo

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Albino Luciani

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CENNI STORICI SUL COMUNE DI CANALE D'AGORDO

La prima testimonianza ufficiale dell'esistenza del paese si trova nella bolla di Papa Lucio III° del 1185, dove è citato insieme all'antichissima chiesa di San Simon di Vallada ("Cappellam Sancti Simonis Canalis, de supra"). Fino al 1964 il paese si chiamava Forno di Canale (dal forno per l'arricchimento e la fusione del minerale estratto nelle miniere metallifere della valle di Garés dal 1300 al 1600) e sorge alla confluenza del torrente Liera (che attraversa l'incontaminata Valle di Garés) col torrente Biois, da cui prende nome l'omonima valle nel cuore delle Dolomiti, tra le più belle montagne d'Europa. Gli fanno da cornice le maestose vette del Civetta, del Focobon con i Lastéi, l'imponente Altopiano delle Comelle, le Cime d'Auta e la Marmolada.
Canale si trova al centro geografico della Valle del Biois, delimitata a ovest dal centro turistico di Falcade e ad est da Cencenighe; mentre i passi del Vàlles e del san Pellegrino favoriscono una comoda comunicazione con il vicino Trentino. Il capoluogo di Comunità Montana è Agordo (15 Km), mentre quello di Provincia, Belluno dista 45 Km in direzione sud.
Il centro storico è circondato da numerose frazioncine; nonostante alcuni mutamenti apportati al suo patrimonio edilizio per adattarlo alle esigenze dei nostri tempi, Canale ha conservato oltre un centinaio di "tabià" (fienili) di varie tipologie, simboli della ruralità ed in un certo senso "monumenti" a secoli di fatiche di lavoro nei campi spesso unico sostentamento, che contribuiscono, assieme alle numerose fontane, a mantenere al paese quella tipica immagine alpestre che molti altri paesi di montagna hanno purtroppo perduto.
Entrati in paese, dopo aver attraversato il ponte sul Biois ed aver lasciato la statale 346 del Passo San Pellegrino, ci accoglie la bella ed armoniosa piazza cinquecentesca su cui domina la chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista, patrono del paese. Questa piazza (detta un tempo Prato di San Zuanne o Piazza della Pieve, mentre dal 1979 è intitolata a Papa Giovanni Paolo I°) fu per secoli il punto d'incontro della popolazione della Valle del Biois, di cui vide tutte le vicissitudini e di cui visse intensamente gli eventi gioiosi e tragici: dalla fondazione della Pieve rurale (1458) all'invasione di Sigismondo, Duca del Tirolo (1487), dall'invasione dell'Austriaco Felzer (1508) all'annessione dell'Impero Asburgico (1797), dalla dolorosa repressione tedesca (20 agosto 1944), all'elezione al Soglio Pontificio e morte di Albino Luciani (26 agosto - 28 settembre 1978).
La chiesa di San Giovanni, sorta attorno al 1300 e successivamente ampliata con costruzione delle due navate laterali (seconda metà del 1500), custodisce alcune opere artistiche di notevole interesse fra le quali: il tabernacolo in legno dorato del Brustolon (1696), la statuetta del Patrono in passato posta sul battistero e le statue dette del Tempo e della Morte, scolpite per l'altare delle Anime Purganti dal Marchiori ed il gruppo ligneo che rappresenta il Pane di Sant'Antonio eseguito da Amedeo Da Pos di Carfon, allievo del Besarel. Da menzionare il medaglione della facciata principale ad opera del Besarel ed un importante organo del Callido.
Altre due chiese di interesse storico, sono la chiesetta intitolata allo Spirito Santo di Carfon, e quella dedicata alla "Madonna della neve" di Gares.
Interessanti (anche se spesso in stato di degrado), sono le pitture murali di arte popolare a sfondo religioso eseguite sulle facciate di alcuni rustici aventi significato di protezione o ex voto per grazie ricevute.
La vita politica era organizzata dalle "Regole" (una primitiva forma degli odierni Comuni) in modo democratico, con poteri e dignità uguali per tutti i capofamiglia. Nell'odierno Comune di Canale ve n'erano ben tre; i rappresentanti delle Regole eleggevano (in sinu) due deputati che partecipavano al Sindacato Generale dell'Agordino. Attualmente esiste, ben restaurata nella piazzetta del centro storico di Tancon la "Casa delle Regole".
Per quanto concerne la vita religiosa, grande importanza assunsero le Confraternite e, prima fra tutte, quella della Beata Vergine dei Battuti di cui, accanto alla chiesa, sorge l'antica sede. Essa aveva il compito di dare ai viandanti cibo e alloggio spirituale, ma per non più di tre giorni.
I secoli XVIII, XIX e XX sono stati, per la pieve di Canale, davvero ricchi di personaggi eminenti.
Del '700 ricordiamo il grande paesaggista Giuseppe Xaiz e il poeta-contadino Valerio Da Pos (i cui versi furono lodati dal Monti e da Giosuè Carducci).
Dell' 800 è certamente da ricordare l'Arciprete Don Antonio Della Lucia che nel 1872 fondò la prima latteria sociale cooperativa d'Italia, molto importante per l'azione di promozione alla collaborazione fra gli abitanti della valle ed in seguito alla quale sorsero dapprima l'asilo parrocchiale (1868) retto dalle Suore Figlie di San Giovanni del Caburlotto e successivamente (1907) la cooperativa di consumo, istituzioni tuttora attive.
Il 17 ottobre del 1912, Canale diede i natali al suo più illustre concittadino, Albino Luciani che visse con molta semplicità la sua adolescenza e giovinezza aiutando la sua famiglia nel pascolo delle mucche e nella fienagione, come tutti i ragazzi della sua età divenuto sacerdote il 7 luglio 1935, dopo vari incarichi nella sua parrocchia, fu Vicario Generale della Diocesi di Belluno (1954-1958), poi Vescovo di Vittorio Veneto (1958-1969), Patriarca di Venezia (1969-1978), Cardinale nel 1973, e infine Papa (26 agosto - 28 settembre 1978) col nome di Giovanni Paolo I°, noto anche come il Papa del sorriso.

IL FRATELLO BERTO, MAESTRO DI SCUOLA ELEMENTARE

                            

                                                    La chiesa parrocchiale                                 Foto di gruppo con Edoardo Luciani   

Se n’è andato, in punta di piedi a novantun anni, Edoardo Luciani, soprannominato Berto. L’avevamo salutato nell’agosto 2007 a Canale d’Agordo, scambiando qualche battuta. Saputo che eravamo di Oderzo, aveva ricordato come una figlia fosse ospite dell’Istituto Moro ai tempi in cui il fratello Albino era vescovo di Vittorio Veneto. Nonostante il passare del tempo, aveva conservato lucidità  e brio.