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Alcuni  pensieri su Colle di Fuori

di Nerina Pericoli

Alla fine della prima metà dell’800 nessuno c’era ai margini del bosco nella pendice più decliva di Rocca Priora verso nord-est chiamata Colle de Fora sulla quale il Comune di Rocca Priora vantava diritti di proprietà, solo qualche armento stagionale brucava l’erba e nel bosco castagne funghi viole parlavano col fruscio delle foglie, lo striscio dei serpi, il cinguettio dei passeri che andavano di ramo in ramo a scoprire il sole. Capranica  Prenestina, sui monti Prenestini, paese arroccato a 915 m s.l.m. era ricco solo di sassi e di vento.

-         Te recurdi a Caprinica?-1

-         Me recordo mpe! Avoja addà zapponate ‘ntera! Ci si faceva na schina come n’arganetto-2

Raccontava un’anziana. Nel 1860 gli uomini spingendo poveri armenti scesero con i loro scarponi chiodati a cercare spazio, alle falde del bosco a 450 m. s.l.m. si fermarono. Subito sorse qualche rifugio e tornarono a chiamare le donne dai “corsetti” di velluto nero con branchi di bambini attorno; cominciarono a spuntare le prime stagionali capanne, ma subito dal Comune di Rocca Priora si precipitò il Sindaco con fascia tricolore e scorta, raccontano gli anziani, e ordinò che tutto venisse bruciato. Le fiamme prepotenti illuminarono i visi spauriti dei bambini dei vecchi delle donne. Ma tornarono gli uomini assetati di terra a ricostruire la vita. Dapprima tutti lavorarono ad una sola capanna, una sola lunga capanna per tutti e alla sera una sola grande pizza si granoturco per tutti, gli occhi dei bambini erano sgranati sul quel grande sole giallo caldo e fumante.

-         aocchia ‘sti riazziti ‘ndi su cuntinti, purilluzzi!-3

Disse una mamma.

All’inizio occuparono il suolo una quarantina di famiglie. Passarono circa venti anni di diatribe con il Comune per le giuste mire dei contadini disoccupati di Rocca Priora sulle terre  lavorate dai capranicotti, lotte denunce sfratti ultimatum degli amministratori comunali fino a quando le parti vennero ad un accordo. Assegnato loro un piccolo appezzamento di terreno i capranicotti dovevano al Comune di Rocca Priora un quinto dei loro raccolti pagare il focatico e non costruire in muratura per non acquisire diritti. Ultimate cosi le ostilità tra castellani e i cosi detti “selvaggi delle capanne” spuntarono tranquille le case  gli orti le stalle ma tutto era di “stoppe” di grano e fratte di sambuco, a colpo d’occhio il villaggio appariva come tanti rilievi di terra tra il verde, l’Africa a pochi chilometri da Roma. Le capanne a punta tagliata seminate su strade di terra a scacchiera come le grandi moderne città lasciavano intravedere dall’unica apertura il fuoco al centro incassato in una buca contornata di sassi, un “callarello”4 di rame un treppiedi consumato dal fuoco che ogni tanto si azzoppava, una tavola che la sera fumava di polenta, le bancozze5  una “cupelletta”6 per l’acqua da portarsi in campagna, lo zappone appeso ad una trave come un quadro accanto al falcetto e la grande falce per il fieno qualche piatto infilato su stecche di legno e la grande “rapazzola”7 per dormire.