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adone ovvero anemone

Narra un mito che Anemone era una ninfa della corte di Chloris, la dea dei fiori. Un giorno Zefiro e Borea s'invaghirono di lei. Chloris, indispettita, decise di punirla tramutandola in un fiore: l'anemone, la cui corolla è condannata ancora oggi a schiudersi precocemente e a subire le violente carezze di Borea – ossia la tramontana – che disperde nell'aria ancora fredda i suoi fragili petali. Quando Zefiro, il delicato venticello primaverile, giunge sulla Terra, l'anemone è ormai avvizzito, ridotto a uno stelo sul quale non resta che il ricordo della bellezza originaria. Ma un altro mito più famoso racconta che Teia, re di Siria, aveva una figlia di nome Mirra, o Smirna. Afrodite prese a odiarla perchè la fanciulla non le rendeva omaggio; e per vendicarsi le ispirò una passione irresistibile per il padre. Con l'aiuto della nutrice, Mirra riuscì con un inganno a giacere con lui per dodici notti di seguito. Quando Teia capì ciò che aveva fatto, sguainò il pugnale lanciandosi contro Mirra, e già stava per colpirla quando la giovane supplicò gli dei di renderla invisibile: fu trasformata nell'albero della mirra. Nove mesi più tardi la scorza della pianta si spaccò e ne uscì un bambino che fu chiamato Adone. Questi divenne un giovinetto così bello che Afrodite lo nascose in un cofano per sottrarlo allo sguardo degli dei. Ma la dea commise l'errore di confidarsi con Persefone che, appena lo ebbe visto, se ne impossessò rifiutandosi di restituirlo. Per risolvere la contesa le due dee si rivolsero a Zeus, il quale divise l'anno in tre parti. Adone ne avrebbe trascorso un terzo da solo, Persefone lo avrebbe ospitato per un altro terzo e l'ultimo sarebbe stato per Afrodite. Ma la dea, incapricciatasi del bell'adolescente, decise di indossare tutti i giorni la cintura magica che la rendeva irresistibile, sicche riuscì a convincere l'amante a dedicarle anche il tempo durante il quale poteva disporre di se stesso. Quando Persefone lo venne a sapere, lo svelò ad Ares che, ingelosito, si trasformò in cinghiale trafiggendo mortalmente il bell'Adone. La disperata Afrodite corse col coccio trainato dai cigni fino al prato dove egli giaceva e, piangendo sul giovane morente, disse: “Vivrai per sempre, Adone, e il ricordo del mio lutto e l'immagine della tua morte, rinnovandosi ogni anno, saranno l'espressione del mio dolore”. Poi versò una sostanza magica sul sangue dell'amato da cui nacque l'anemone, un fiore di brevissima durata perchè i venti lo privano dei petali. Questa sua caratteristica è testimoniata anche dal nome che deriva dal greco ànemon, vento. 


Alfredo Cattabiani (florario)