PROTEZIONE


I tecnici giapponesi, avendo a disposizione un elevatissimo tonnellaggio riservato alla corazzatura (addirittura 21 000 t. oltre ad altre circa 20 000 t. di strutture dello scafo) cercarono di rendere la nave praticamente invulnerabile; inoltre la tecnica -di cui si farà cenno più avanti- di usare anche la corazza stessa come struttura portante dello scafo irrobustì ancor più il tutto.
Il Giappone investì più di 10,000,000$ per modernizzare l'industria pesante in modo da riuscire a produrre piastre corazzate molto spesse e resistenti. Il risultato fu la produzione di piastre di corazza di 21.2m2 pesanti 68.5t. , spesse 410mm., alte 3.6m. e lunghe 5.9m.

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Spessori della corazza                                                                                                                    Particolare del punto di unione tra corazza del ponte  e cintura.
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La cintura corazzata, lunga 140 m. al galleggiamento, con un' altezza massima fuori acqua di 5 m. e un' inclinazione di 20° verso l' esterno, aveva un valore costante di 410mm. Notevolissimo non era solo lo spessore di 410mm (tutte le navi da battaglia delle altre marine avevano spessori massimi alla cintura di 320-350mm.) ma anche la costanza di tale spessore lungo tutto lo sviluppo della cintura corazzata: in tutte le altri navi da battaglia sino ad allora costruite nel mondo lo spessore della cintura aveva il valore massimo a centro nave ma diminuiva gradatamente verso le estremità della nave, dando cosi' minore protezione.
La cintura corazzata era inoltre parte integrante dello scafo stesso in modo da risparmiare peso, eliminando molte delle pesanti e ingombranti strutture di supporto per la pesantissima corrazza altrimenti necessarie. Tuttavia questo notevole  risparmio in peso e volume creava difficoltà di manutenzione alla corazza stessa essendo profondamente compenetrata nello scafo. Dietro la cintura vi era inoltre una ulteriore paratia corazzata di soli 9mm. di spessore (e distante 700mm. dalla cintura) il cui scopo era la protezione contro rivetti o schegge che sarebbero saltati a causa di un impatto sulla cintura principale.
A partire dal lembo inferiore della cintura sino al fondo nave si sviluppava una paratia corazzata con valori decrescenti da 200mm. a 50-70mm. dal bordo superiore a quello inferiore, con un angolo di 25° di inclinazione.
In particolare, però, ai lati dei depositi principali la cintura corazzata si riduceva in altezza e gli spessori della sottostante paratia corazzata decrescevano da 270mm. a 100mm. dal bordo superiore a quello inferiore, con un angolo di 25° di inclinazione.
La suddetta  paratia corazzata sempre in corrispondenza dei depositi si univa ad un triplo fondo corazzato di 50-80mm. in modo da avere una elevatissima protezione antisilurante (caso unico nella storia delle navi da battaglia il fatto di avere la blindatura anche sul fondo della nave!!!).
La cintura si collegava al ponte corazzato con paratie trasversali dello spessore di 340-300mm. a prua e 350-340mm. a poppa. Il ponte corazzato, che andava dall' altezza della torre inferiore prodiera a quella della corrispondente poppiera, aveva uno spessore di 200mm. nella parte orizzontale piana e di 230mm. nei lembi inclinati che la univano con la cintura: tali spessori erano studiati per resistere agli effetti di una bomba da 1 000Kg sganciata da 3 500 m circa o di un proiettile da 460mm. sparato da una distanza di 29 500m. (i proiettili da 460mm. pesanti 1 460Kg. e viaggianti a una velocità di circa 500m./sec. possedevano una enorme energia cinetica oltre all' energia dell' eventuale esplosivo nel caso di proiettili esplosivi AP quindi molti studi furono fatti dai tecnici giapponesi per ideare una struttura corazzata in grado di resistere a energie di tale grandezza). Poiché il calibro massimo dei cannoni delle navi da battaglia dell' epoca era 406mm. -vedi "Il Trattato di Washington" del 1922- allora una nave nemica  si sarebbe dovuta avvicinare a molto meno di 29 500m. per danneggiare una nave classe Yamato e ciò sarebbe stato un suicidio in quanto i suoi cannoni da 460mm. a quella distanza l' avrebbero annientata molto facilmente.

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                                                                           Sezioni della nave ed evidenziazione degli spessori di corazza.

Il ponte di coperta, a proravia delle torri prodiere e a poppavia di quella poppiera , era protetto con spessori di corazza che arrivavano oltre gli 80mm. in modo da resistere a bombe da 500Kg.
Robustamente corazzate erano le torri dei grossi calibri che arrivavano ad avere un incredibile spessore frontale di 650mm. e di 560mm. alle barbette, valori praticamente impenetrabili dai proiettili di grosso calibro dell' epoca se non a distanza molto ravvicinata.
Notevolmente protetto anche il torrione comando con 500mm di corazza verticale, 200mm. al cielo e 76mm. alla base.
Il resto del torrione era addirittura costruito con lamiere in grado di resistere all' impatto di proiettili sparati dai cannoncini degli aerei.
Il locale del timone principale era protetto con spessori da 360mm. e quello del timone secondario con 200mm., in modo da non rischiare di perdere il controllo della nave.
La protezione subacquea, oltre alla compartimentazione (1 065 compartimenti stagni sotto il ponte corazzato), alla paratia sottostante la cintura e al triplo fondo blindato, era affidata anche a controcarene subacquee che avevano una larghezza al centro di 6 m. , una altezza di circa 12 m. e una lunghezza di 130m.
Un nuovo metodo di protezione corazzata fu adottata per gli scarichi delle caldaie: i vapori passavano attraverso una piastra di corazza orizzontale spessa 380mm. e ricoperta di fori passanti di 180mm. di diametro. Il peso di tale sistema era minore del solito metodo della "grata blindata" e , addirittura, assicurava migliore protezione. Per maggior sicurezza fu aggiunta una blindatura di 50mm. esternamente alla base del fumaiolo in modo da far detonare una bomba prima di raggiungere la piastra forata suddetta.

Nel complesso la protezione era eccezionale e avrebbe garantito la quasi sicurezza assoluta anche nella peggiore delle emergenze che si sarebbe potuta verificare in una situazione di scontro navale classico (a cannonate). Purtroppo per i giapponesi la tattica di guerra in cui le Yamato si trovarono a combattere non prevedeva quasi più tale tipo di scontro quindi in un contesto di guerra subacquea ed aerea non poterono che soccombere pur dimostrando notevolissime doti di incassare senza molti danni colpi che sarebbero stati letali per ogni altra nave da battaglia.

Nonostante l'elevatissima percentuale di dislocamento riservata alla corazzatura e gli spessori elevatissimi il sistema di protezione delle navi classe Yamato aveva dei difetti di progettazione che furono causati dalla segretezza con cui fu portato avanti il progetto: i tecnici giapponesi che vi lavorarono non poterono scambiare idee con altri tecnici esterni, cosa che era avvenuta durante il progetto di ogni altra nave da battaglia costruita sino a quel momento. Le conseguenze di tale fatto furono gravi e inaspettate.
Innanzitutto le controcarene subacquee erano troppo poco larghe e quindi non in grado di smorzare efficacemente l'effetto esplosivo dei siluri (come noto una carica di esplosivo che esplode in acqua crea molto più danno di una equivalente quantità di esplosivo che esploda in aria: ciò a causa della maggiore densità dell' acqua rispetto all' aria).
Inoltre la paratia corazzata sottostante la cintura era troppo vicina alla controcarena. Avrebbe dovuto essere posizionata più all' interno in modo che l'esplosione subacquea, una volta attraversata la controcarena, potesse incontrare ancora vani stagni (vuoti o pieni di fluidi come acqua,carburante..) prima della paratia :in tal modo l'energia dell'esplosione sarebbe stata ancor piu' smorzata prima di arrivare alla paratia stessa.
Va però detto che tale disposizione della paratia corazzata fu dovuta non a una scelta vera e propria ma per necessità costruttive: come detto in precedenza la cintura corazzata di 410mm. (pesantissima) era parte integrante dello scafo: quindi per sorreggerla fu usata anche la paratia sottostante stessa che cosi' fungeva non solo da corazza ma anche da supporto strutturale.
Vi fu però un errore macroscopico di cui i tecnici giapponesi si resero conto il 25 Dicembre 1943 quando un singolo siluro lanciato da un sottomarino colpì la Yamato: la zona di interconnessione tra la cintura e la paratia sottostante era mal protetta (quasi non coperta dalla controcarena) e debole strutturalmente di per sè stessa in quanto zona di unione tra due piastre di corazza distinte (vedi disegno sotto a destra). L' esplosione creò un foro subacqueo profondo 5m. e lungo 25m. mettendo direttamente a contatto il mare con i depositi interni alla nave dietro la paratia corazzata stessa: vi fu un grave allagamento (circa 3000 t. d'acqua), ancora più grave se si pensa che fu provocato da un singolo siluro!!! Una volta iniziate le riparazioni fu aggiunto in quel punto un listello corazzato di rinforzo inclinato di 45°(vedi la parte in rosso nella figura sotto a sinistra) all' interno della cintura.
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Il listello corazzato aggiunto in seguito.__________                    __La zona di interconnessione tra le due piastre di corazza.
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PII @2002