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-COMMENTI-CAAD 2006-Valentina Pennacchi-
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ROMA DA CITTA' ETERNA A CITTA' DEL FUTURO ?

A) Roma da citta' eterna a capitale del futuro?
Su questo interrogativo si sono avvicendati gli interventi degli invitati al convegno.
Diversi i punti di vista esposti tra i piu' interessanti ho notato i seguenti:
U. De Martino dice: “Roma una citta' o un area metropolitana? - Roma non ancora completamente citta' metropoli”
E’ ancora eccessivamente chiusa in se stessa, aumentano pero' gli insediamenti fuori le proprie mura. Mancano tuttavia delle centralita' volte a sanare le ferite delle periferie, senza dover superare il g.r.a. ed entrare nel centro alla ricerca di lavoro, infrastrutture e servizi.
A. Saggio dice: “Roma, citta' della storia per definizione, puo' misurarsi con la sfida della contemporaneita' senza perdere le sue specificita' anzi esaltandole ancora di piu'.”
In questo contesto ha espresso il significato del “progetto urbano” come forza trainante e mixite' di funzioni, indispensabili nella cosiddetta terza ondata dove ci troviamo di fronte all’esigenza di una nuova struttura della citta' contemporanea.
R. Secchi dice: “Il Corviale pensato come un edifcio-citta' ma alla fine solamente un grande edificio”
L. Romito dice che “Il Corviale, un palazzo lungo un chilometro, rappresentava una nuova ideologia dell’abitare, che doveva rapportarsi con la storia trentennale del quartiere e dei suoi abitanti.”
Il problema del fallimento del progetto e' che, in realta', gli abitanti si trovano ad essere utenti di un servizio pubblico di pessima qualita' ed economicamente insostenibile per l’amministrazione pubblica.

B) Il denominatore comune che si nota in questi interventi e' sicuramente la necessita' di cambiamento. Dal mio punto di vista una citta' sempre viva è una citta' che continua a riproporsi accettando l’alterita': l’esistenza dell’altro, passato e futuro. Conoscendo il passato, ma immaginando il futuro, questa, secondo me, e' una citta' durevole e viva.
Bisogna saper abbattere le frontiere che separano la citta' dalla sua periferia, spingersi oltre quel confine mentale e fisico. Questo cambiamento deve essere ricercato in zone nuove, le periferie, che si espandono a tal punto da toccare ed inserirsi nei comuni limitrofi. Dunque seguendo il consiglio datoci da De Martino bisognerebbe creare li', in queste zone, nuove centralita', per rompere la mono-attivita' della citta', creando nuovi spazi per il tempo libero, servizi pubblici, zone verdi ecc… che abbiano una forza trainante come invece viene ribadito da Saggio nel suo intervento.
A questo punto vorrei inserire un breve commento per quanto riguarda l’edificio del corviale, un edificio che doveva essere una nuova ideologia di vivere, posto in una zona decentrata nel momento della sua realizzazione, ma assente di quella forza trainante data da un insieme di funzioni necessarie entrambi per la riuscita di un progetto, che credo non volesse essere esclusivamente un ennesimo edificio di residenze della citta' ma una citta'-edificio.
Aggiungerei per terminare che non bisognerebbe considerare la citta' come un prodotto finito, ma un organismo vivente in continua mutazione, alla ricerca di un equilibrio tra persone, attivita' e desideri.

C) La citta' di Bilbao testimonia perfettamente questo modo di pensare. La capacita' di rivalorizzare una citta' come quest’ultima che era solamente conosciuta come citta' industriale o come una provincia di una regione dalle ricchezze naturalistiche fortissime, e' riuscita a rivivere una nuova giovinezza grazie ad alcuni interventi mirati ricchi di una forza trainante e funzionale come il Guggenheim di Ghery, la metro di Foster o il ponte di Calatrava.

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