ARCHITETTURA COME CONTINUO DIVENIRE
Questo libro descrive una vita breve ma intensa dedicata all’architettura, ripercorrendo i pensieri, le idee e i progetti architettonici di un architetto greco, Takis Zenetos, vissuto dal 1926 fino al suo drammatico suicidio nel 1977.
Filo conduttore del lavoro di Zenetos è la continua proiezione verso il futuro attraverso la tecnologia informatica, egli stesso dice: “Non esiste l’invenzione. Innovazione è l’aggiunta di informazioni a ciò che già esiste.”
Nelle sue opere è sempre presente una continua tensione tra ciò che può essere realizzato realmente e ciò che potrebbe essere stato possibile con l’ausilio degli ultimi ritrovati e le ultime promesse della tecnica. Definisce le proprie opere come “macchine del divenire”, non considera il proprio lavoro un lavoro finito, ma al contrario ritiene sempre il momento della materializzazione di un prodotto come parte di un’azione all’interno di un processo in evoluzione. La sua costante idea della trasformazione della forma sottintende la sua indifferenza per la forma finale. Non è possibile giudicare i suoi progetti come oggetti isolati ma bensì oggetti in trasformazione nello spazio. E’ dunque il tempo il materiale progettuale.
In Electronic Urbanism, progetto pioniere, che lo accompagnerà per tutta la vita, nascono concetti basilari della sua architettura presenti anche nei suoi progetti realizzati, come la scuola di Agios Dimitrios o casa Siemens o casa a Kavouri, ecc. Prevedeva la realizzazione di un sistema di livelli, sedi di diverse funzioni urbane sospese su di una natura libera e protetta. Electronic Urbanism si articola in tre fasi; all’inizio ricerca una flessibilità e prefabbricazione, ponendo l’attenzione sul riferimento globale alla terra e a una rete che la inviluppi. In un secondo momento l’interesse si sposta sull’analisi delle funzioni della città e sulla loro trasformazione, prevedendo un sempre maggior sviluppo del terziario, dove le tecnologie della comunicazione consentissero connessioni ad ampio raggio tra persone e gruppi sociali. Nell’ultimo periodo (1973-74) promuove l’immateriale e la non-architettura come obiettivi futuri.
Rincorre inoltre l’idea di un utente capace di alterare il proprio spazio collocandolo in spazi interattivi da combinare con attività telematiche. Propone una rete senza limiti che ricopra lo spazio. “I limiti definiti ieri sono stati superati e i limiti che poniamo oggi sono ancora ampliabili a dispetto dell’immobilità umana”.
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Parallelamente negli altri suoi progetti ripropone gli ingredienti basilari della sua architettura come il tempo e il cambiamento, prevedendo sempre delle fasi di transizione e in più ricerca l’idea di unione tra spazio interno ed esterno, proponendo la rottura della scatola, dell’edificio, verso la conquista dell’immateriale. In Zenetos la rottura della scatola sfida i limiti tra il naturale e l’artificiale, negazione della chiusura dell’individuo all’interno della sfera privata. Il suo pensiero si orienta verso un’apertura del mondo delle costruzioni all’adattabilità alle esigenze del singolo consumatore, alla flessibilità nel tempo, nuove necessità che sorgeranno nel futuro e per tutta la vita dell’edificio.
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