I pendolari vogliono fatti concreti, non affermazioni lontane dalla realtà o promesse future (3/4/2006)

Premesso che la nostra associazione non intende in alcun modo schierarsi politicamente nel corso di questa campagna elettorale, premesso anche che, come più volte ribadito, diamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori delle ferrovie che vivono in prima persona, anche se sotto una diversa prospettiva, tutti i problemi legati a questa gestione ferroviaria centrata sul profitto e sul guadagno di pochi a scapito del servizio pubblico che dovrebbe essere offerto alla collettività, sentiamo di dover esprimere alcune perplessità sulle affermazioni di coloro che sembrano interessati ad utilizzare la “questione pendolare” per condurre una campagna elettorale più mirata alla raccolta di voti che non alla risoluzione dei problemi concreti dei viaggiatori.

Alcuni giorni fa, di fronte alla stazione ferroviaria di Piacenza, alcuni candidati hanno distribuito volantini con proclami ed intenti in favore dei pendolari e del trasporto ferroviario.
Sui volantini si leggevano le seguenti affermazioni:
1) “dare adeguata risposta alle esigenze dei pendolari rafforzando il trasporto ferroviario metropolitano e regionale…”;
2) “…incrementando e ammodernando i treni, attuando un’efficace azione di indirizzo e coordinamento, d’intesa con Regioni ed enti locali, nelle scelte di riconversione delle tracce liberate dall’entrata in funzione dell’alta velocità”;
3) “fare delle ferrovie regionali un servizio comodo, sicuro e moderno”.

Di fronte a queste affermazioni, provenienti dalla stessa coalizione politica che governa la regione Emilia Romagna, noi pendolari ci chiediamo come ciò si possa conciliare con l’atteggiamento arrogante e incurante degli interessi dei viaggiatori tenuto fino ad ora dall’assessore ai trasporti della regione Emilia Romagna Alfredo Peri e da buona parte della giunta regionale.

In replica a tali proclami presentiamo le seguenti osservazioni:
1) Nel corso del 2005 la nostra associazione pendolari e l’organo consultivo della Regione Emilia Romagna CRUFER, che raggruppa altre associazioni di viaggiatori, hanno espresso parere contrario all’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario. In particolare il CRUFER ha emesso ben due comunicati nel luglio e ottobre 2005 esprimendo parere TOTALMENTE contrario all’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario.
In “risposta alle esigenze dei pendolari”, l’assessore ai trasporti Peri a novembre 2005 ha ugualmente deciso di firmare l’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, dando il via ad una serie di pesanti disservizi e disagi, tuttora presenti per migliaia di viaggiatori e pendolari non solo emiliani, da lui stesso successivamente riconosciuti.
Questa operazione per contro ha portato enormi profitti alla classe dirigente delle ferrovie che ora può contare sull’uso forzoso dei più costosi treni Intercity da parte di migliaia di viaggiatori che prima potevano contare su un numero più elevato di treni Interregionali, che sono oltretutto più adeguati alle esigenze dei pendolari e più capienti ed affidabili degli attuali Intercity. A tutt’oggi, nonostante le tante promesse di risoluzione del contratto fatte dalla regione Emilia Romagna e dall’assessore Peri, il nuovo orario resta in vigore con tutte le sue aberranti concezioni e i suoi devastanti effetti. Tanto che la maggior parte dei treni Intercity, introdotti nelle nostra regione in sostituzione dei vecchi treni Interregionali, resta ancora in circolazione con pesantissimi disagi per chi non può permettersi di utilizzarli; restano inoltre in vigore i rallentamenti imposti a moltissimi treni, rallentamenti inseriti con il solo scopo di mascherare i ritardi del servizio.

2) L’incremento e l’ammodernamento dei treni dovrebbe essere fatto dalle ferrovie e non, come avviene ora, con i soldi dei contribuenti che vengono utilizzati per acquistare materiale rotabile da consegnare a fondo perduto alle ferrovie, ferrovie che poi lucrano sui viaggiatori forzandoli a viaggiare sui treni Intercity.
L’incuranza con cui la Regione Emilia Romagna ha accolto le richieste che negli ultimi mesi del 2005 giungevano dalle amministrazioni locali del nostro territorio (che chiedevano di non far entrare in vigore il nuovo orario e successivamente chiedevano il ripristino integrale del vecchio orario e di tutti i collegamenti Interregionali), risponde all’affermazione sulla volontà di “coordinamento d’intesa con gli enti locali”.
All’impegno “di riconversione delle tracce liberate dall’entrata in funzione dell’alta velocità” avremmo preferito che i politici si impegnassero a ripristinare in toto il vecchio orario ferroviario appoggiando l’accoglimento dei tanti miglioramenti al vecchio orario richiesti non solo dalla nostra associazione. Prima di parlare di miglioramenti del tutto ipotetici come quelli relativi alle tracce liberate dall’alta velocità, che non potranno entrare in vigore prima di diversi anni sarebbe il caso di occuparsi dei problemi attuali.

3) Prima di un servizio “comodo e moderno” i viaggiatori hanno bisogno di un servizio veloce, puntuale e ben cadenzato. Invece negli ultimi anni, grazie agli interventi della Regione Emilia Romagna, i viaggiatori hanno assistito ad un progressivo rallentamento medio dei tempi di percorrenza dei treni e ad un peggioramento del cadenzamento in molte stazioni, con molti treni raggruppati in strette fasce orarie ed ampi vuoti di servizio.

Francamente noi viaggiatori ci saremmo aspettati una maggiore onestà morale da parte di quei partiti e politici che sono stati responsabili dei disastrosi disservizi subiti dai viaggiatori per colpa dell’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario voluto e sostenuto dai loro stessi colleghi in regione.
Vorremmo che qualcuno ci garantisse che ai ruoli di potere verranno assegnate persone competenti, preparate e attente ai bisogni dei cittadini, per evitare a noi pendolari di usare una grossa parte del nostro già misero tempo libero per svolgere quel lavoro di analisi critica e osservazioni che invece spetterebbe alla classe dirigente preposta, lavoro che per il momento non sembra essere in grado poterlo o volerlo fare.

Preferiremmo sentire affermazioni concrete come per esempio che i politici si faranno carico di abrogare immediatamente l’ingiusto e assurdo decreto che obbliga i viaggiatori a pagare anche per tratte che non utilizzano come ad esempio, nel caso di Milano, il pagamento del biglietto fino alla stazione di Milano Centrale, imposto anche se si scende nelle stazioni precedenti come Milano Rogoredo o Milano Lambrate.
Avremmo voluto leggere l’impegno a ripristinare, come era un tempo, le tariffe regionali uguali alla tariffa nazionale (quella utilizzata dall’ISTAT per calcolare il tasso di inflazione). In questo modo i viaggiatori non sarebbero costretti ad acquistare biglietti per tratte più lunghe come da S. Stefano Lodigiano a Parma per risparmiare il 10% rispetto alla tariffa regionale imposta sulla tratta Piacenza-Parma.
Avremmo voluto sentirci dire che quel partito si impegnava a combattere tutte le lottizzazioni della classe dirigente FS, rimuovendo una parte dei suoi dirigenti di nomina politica al fine di garantire che nella classe dirigente FS vengano mantenute le stesse proporzioni tra i tesserati di partito e i non tesserati che vi sono tra i normali cittadini.

Relativamente alle affermazioni sul sovvenzionamento alle Ferrovie ci sarebbe piaciuto sentire che prima di versare un solo centesimo nelle tasche della classe dirigente FS, verranno identificati i responsabili degli enormi sprechi di denaro legati agli appalti ferroviari. In particolare ci piacerebbe che venissero presi per le orecchie e licenziati in tronco (e non semplicemente trasferiti ad altro incarico) quei dirigenti responsabili degli appalti delle centinaia di sistemi di condizionamento, sistematicamente guasti sui materiali IR; o quella classe dirigente responsabile della progettazione delle nuove carrozze. I tanti e gravi difetti di progettazione rendono il viaggio su quei treni scomodo, disagevole e fastidioso. Si va dalle avveniristiche porte automatiche guaste dopo poche settimane, ai portabagagli inaccessibili, al materiale dei sedili ideato per raccogliere lo sporco. Insomma una progettazione consumistica che sembra essere finalizzata al veloce ricambio del materiale e quindi all’esborso di nuovo denaro alle ditte appaltatrici. Vorremmo che i politici ci dicessero chi sono i responsabili degli appalti dei sistemi di sicurezza installati sulle rotaie, sistematicamente starati, che obbligano i treni a frequenti e immotivate fermate durante il percorso, o i responsabili di quei lavori edili come la stazione ferroviaria di Matera costruita e giacente abbandonata in mezzo ad una campo senza che vi sia alcun binario.

Infine ci sarebbe piaciuto avere la garanzia da quei politici della massima trasparenza del loro operato, a differenza di quanto viene fatto da alcuni loro colleghi della giunta regionale dell’Emilia Romagna che incuranti di un’istanza presentata nel febbraio 2005 dalla nostra associazione, si sono rifiutati, a dispetto della legge e della trasparenza nei confronti dei cittadini che amministrano, di fornire i dati dettagliati relativi alle penali e ai ritardi dei singoli treni, dati utilizzati dalla regione per il calcolo delle penali complessive da applicare alle ferrovie, vietandoci quindi ogni possibilità di verifica puntuale e dettagliata dei conteggi e delle valutazioni dei ritardi.

Senza nulla togliere ai tanti volonterosi, onesti e preparati candidati che ci possono essere nelle liste di ogni partito, ci sembra che quanto venga propagandato in questa campagna elettorali da alcuni non coincida purtroppo con l’operato concreto dei loro colleghi che già ricoprono il ruolo di amministratori in regione. La scelta di non lasciare a noi cittadini la possibilità di scegliere almeno tra una rosa di candidati, demandando ai partiti questa decisione, va purtroppo nella direzione di privilegiare quei personaggi perfettamente allineati con le volontà dei dirigenti di partito e quindi probabilmente più propensi a privilegiare gli interessi del partito (e relative lobby) che li ha nominati che non gli interessi della collettività.

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