Questo è l'articolo che ho scritto per il Catalogo della Agenzia con cui abbiamo organizzato il viaggio. Avventure nel Mondo. E'stato pubblicato sulla rivista di giugno 2002.

Cliccando sopra le pagine a fianco, esse si ingrandiscono e si vedono meglio le foto.
Qui sotto ho riportato interamente la parte scritta.


Tra ghiacci e vulcani

Viaggio Islanda Breve Agosto 2000. Gruppo D’Odorico. Testo di Daniela Pelassa, foto di Giancarlo Tenivella

Appena arrivati l’Islanda ci si presenta. L’aeroporto di Keflavik, sobborgo di Reykjavik, si trova in una landa desolata dove immediatamente comprendiamo l’anima del Paese; anche se tecnologicamente molto avanzato è un mondo a se stante, in una dimensione differente dalla nostra. Case isolate, cavalli al pascolo e lava, ancora lava ovunque.
Il tempo il primo giorno è desolante, una leggera e pungente pioggia accompagna i nostri acquisti per la capitale, alla folle ricerca di un fornello a gas, nostra unica fonte di sostentamento per 15 giorni.
Usciti dalla città alla volta di þingvellir, (la þ si legge th) il cielo si rischiara, e noi ci addentriamo per la strada principale alla scoperta di paesaggi indimenticabili.
In questo luogo roccioso sorse il primo parlamento al mondo nel 930 d.C, qui incontriamo la prima di una lunga serie di cascate, causate dalla irregolarità del terreno islandese e una mostra di sculture ultramoderne all’aperto che abbelliscono il luogo confermando il forte intreccio tra natura e storia, antico e moderno.
Il tempo continua ad essere cupo, accompagnato da un frescolino degno del nostro mese di febbraio.
Partiamo dunque alla scoperta di Geysir, lo spruzzo d’acqua che diede il suo nome a tutti gli altri. Fino ad un secolo fa sprigionava un getto d’acqua che arrivava a 90 metri di altezza pur emettendo ora solo vapore. L’attrazione del luogo è lo Stokkur, un geysir con un getto alto 30 metri. Ed eccoci davanti alla potenza del sottosuolo che sprigiona energia e calore.
Molto vicino a questa zona un semplice prato in cui sono stati situati due bagni ed un lavabo, è adibito a campeggio, qui passiamo la notte, tra gli spruzzi notturni dello Stokkur e un gruppo di cavalli islandesi che pascolano a dieci metri da noi.
Nonostante le esalazioni di calore che provengono dalla zona dei geysir, il freddo di notte è notevole, le temperature scendono e senza un’adeguata attrezzatura, la vacanza in Islanda non deve essere molto piacevole.
Dopo una frugale colazione consumata sui cofani delle nostre vetture partiamo per la zona interna dell’Islanda, dove i deserti si alternano a calotte glaciali ampie come province ed a oasi verdissime nate dai vapori sulfurei che il terreno esala.
Addentrandosi verso l’interno si giunge ad un’altra meraviglia: le cascate Gullfoss, enorme massa d’acqua che con un salto enorme si getta in un canyon dalle dimensioni spaventose. Qui tutto è sproporzionato, anche gli enormi fuoristrada che trasportano ricchi turisti, che incrociamo lungo i tratti desertici del nostro percorso. Il mirabile fascino del paesaggio è esaltato da gruppi di pecore sparse a pascolare e dai non rari ciclisti che si incontrano nei mesi estivi. Dopo aver percorso almeno 100 Km tra lande lunatiche e ghiacciai, approdiamo a Kjolur, zona di fumarole dove ammiriamo infreddoliti un gruppo di turisti che si fanno il bagno in una pozza d’acqua riscaldata dai vapori del sottosuolo.
Al termine di un pasto ristoratore a base di pane e formaggio, riprendiamo il viaggio all’interno del paese per giungere al nord.
Dopo il lungo e polveroso percorso arriviamo alla famosa cittadina di Akureyri (capitale del nord) al centro di un magnifico fiordo. Finalmente il campeggio è decente e ci concediamo una rara doccia calda. Terza tappa del nostro viaggio sarà il whale watching ad Husavik con sosta alle cascate Godafoss che si mostrano come un enorme anfiteatro di acqua marrone.
Husavik, al nord del paese si affaccia sul mare verso il polo nord. Anche questo colorato paesello è molto pittoresco, nonostante la latitudine il clima è relativamente mite forse grazie alla Corrente del Golfo che accarezza tutto lo stato con il suo caldo soffio e ne rende le tremende temperature un po’ più umane.
Tutti ci chiediamo come sarà d’inverno, io penso che questa zona sia completamente coperta di neve ed il mare ghiacciato, non credo che mi sia mai dato scoprirlo, non di persona almeno! Ho avuto freddo ad agosto, figuriamoci a gennaio!
Tra varie riflessioni ci imbarchiamo verso l’ignoto alla ricerca delle balene! Dopo due ore di navigazione al freddo e al gelo, torniamo al porto un po’ delusi. Bottino del viaggio: la vista del dorso di un unico cetaceo la “Minkiewale” che, lontano dal battello affiorava a tratti. Nemmeno le tanto famose pulcinelle di mare, che secondo le guide dovevano essere abbondanti, ci allietano all’infuori di una solitaria che ci guarda forse domandandosi come mai tanto interesse nei suoi confronti.
Le seguenti due giornate le trascorriamo nella zona del lago Myvatn. Al solito pernottiamo in campeggio come per il resto del viaggio. Campeggiando almeno abbiamo risparmiato, dal momento che in Islanda è tutto sproporzionatamente caro! La fortuna è stata che abbiamo raramente trovato pioggia!
Non distante dal lago visitiamo la zona del Vulcano Krafla dove a recenti colate laviche ancora fumanti (l’ultima eruzione è del 1984), si alternano crateri diventati laghi e fumarole a non finire. E’ qui che sorge una delle grosse centrali geotermiche che convoglia il calore verso tutto il paese. A Myvatn poi ci attardiamo a fotografare le isolette di finti vulcani che lo costellano e la natura straordinariamente verde, abbondante in Islanda solo nelle zone con acqua.
Ed eccoci di nuovo in viaggio su strade sterrate in mezzo a deserti stepposi. La cascata Dettifoss, quella con la gettata d’acqua maggiore in Europa ci rammenta che le cascate in Islanda sono una delle attrazioni principali.
Il viaggio prosegue alla volta di Askia, zona vulcanica al centro est del paese.
Dopo un viaggio di 8 ore su antiche colate laviche e dopo il superamento di guadi impressionanti giungiamo in un luogo abbandonato da Dio…..forse no, solo abbandonato dall’uomo. Ed è questo il bello! Siamo veramente atterrati sulla luna, dopo una camminata su lava ormai diventata sabbia rossiccia arriviamo ad un cratere che pare un mare d’acqua fredda nelle cui vicinanze se ne trova uno piccolo con acqua sulfurea riscaldata dalle fumarole.
Qui i più coraggiosi fanno il bagno, (fuori dall’acqua si gela) incollandosi addosso un “delizioso” profumo di uovo marcio per giorni. Almeno alla pelle dovrebbe giovare, non tanto ai compagni di macchina!
A dire il vero questo luogo mi impressiona, non sono abituata ad un silenzio così forte. Il “campeggio” sorge appena al di sotto di una parete del cratere – mare, in questa posizione provo una sensazione di piccolezza e fragilità. Gli uomini primitivi nell’epoca primordiale si sentivano così? Meglio non pensarci e lasciarsi andare ad una stanchezza tale da rendere il materassino steso sopra le pietre un ottimo giaciglio.
Il viaggio ricomincia, altra tappa verso cui ci dirigiamo è il lato nord del Ghiacciaio Vatnajokull, dove dovrebbe esserci una spettacolare grotta di ghiaccio che purtroppo al nostro arrivo non troviamo più. Dev’essere crollata a causa del “caldo” estivo. Poco male, per vedere questo spettacolo abbiamo impiegato solo 6 ore di strada sterrata! Unica consolazione è l’aver camminato su un ghiacciaio grande quanto l’Umbria.
L’Islanda continua ad affascianrci con la più famosa delle sue cascate: Svartifoss. In una zona boschiva a sud del paese e soprattutto a sud del Vatnajokull al termine di un breve trekking tra alberi di medio fusto (rari in Islanda) arriviamo in un luogo dove Madre Natura mostra il suo lato artistico. L’acqua fa un salto di una ventina di metri scavalcando una parete di colonne basaltiche esagonali, tanto precise da sembrare scolpite nella roccia.
Durante la camminata troviamo svariati funghi porcini che raccogliamo e di sera cuciniamo cambiando per una volta menù. Agli spaghetti conditi con pomodoro portato dall’Italia adesso aggiungiamo un magnifico sugo di funghi.
La mattina dopo tutti sani e salvi, (per fortuna i funghi non erano avvelenati!) raggiungiamo un luogo secondo me unico al mondo, Landmannalaugar.
Qui il clima è molto aspro nonostante siamo di poco sopra gli 800 metri! La zona turistica non è altro che una spianata su cui è permesso campeggiare, la meraviglia è rappresentata dalle colline-montagne che la attorniano.
Queste infatti sono ricoperte da un terriccio morbido che prende vari colori: dal verde acceso al giallo, all’arancione, al bianco del cotone artico a creare un paesaggio variopinto e unico, caratterizzato da fumarole sparse un poco ovunque, da lava antica e recente e da ghiacciai spropositati che vediamo in lontananza ricoprire le cime più alte.
E’ qui che osiamo e ci immergiamo anche noi in una pozza di acqua riscaldata dai fumi del sottosuolo. Allietati dai canti di un gruppo di tedeschi che fanno il bagno nudi ci lasciamo avvolgere da un caldo tepore che svanisce nel momento in cui usciamo.
Partiamo poi per l’ultima tappa del nostro viaggio prima di arrivare a Reykjavik. La località è þosmork.
Qui per la prima volta dormiamo in un rifugio e ci riposiamo dalla lunga fatica dei giorni precedenti. Sicuramente questo posto non ha nulla della tipicità islandese.
Si presenta come qualunque paesaggio delle nostre Alpi, con l’unica differenza che qui siamo sotto i mille metri! Gli ultimi tre giorni li trascorriamo a Reykjavik.
Visitiamo la città, compriamo maglioni come souvenir, andiamo al ristorante a mangiare pulcinella di mare e balena (siccome non le abbiamo viste almeno le assaggiamo. Lo so non si dovrebbe……), insomma ritorniamo nella civiltà, lasciandoci alle spalle un’esperienza indimenticabile.

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