IL RAFFREDDAMENTO
Per decine e decine di anni i motori motociclistici sono stati pressoché sempre
contraddistinti dalla presenza di un abbondante alettatura sulla testata e sui
cilindri, resa indispensabile dalla adozione del raffreddamento ad aria. In
genere essa contribuiva in maniera determinante all'estetica del motore, fattore
di importanza rilevante in veicoli nei quali tutti gli organi meccanici facevano
invariabilmente bella mostra di sé. Il raffreddamento ad aria, nella sua versione
più semplice, ovverosia priva di convogliatori e di ventole, si "sposa" decisamente
bene con i motori motociclistici che di norma possono essere agevolmente lambiti
dal "vento della corsa" (ovverosia dalla corrente d'aria determinata dall'avanzamento
del veicolo). La funzione delle alette, ricavate direttamente di fusione nelle
pareti esterne della testata e del cilindro, è quella di aumentare la superficie
metallica che viene lambita dall'aria, consentendo così l'asportazione dì una
considerevole quantità di calore. Va comunque ricordato che l'adozione del raffreddamento
ad aria estremamente semplice (non vi sono infatti, pompe, termostati o radiatori).
poco costoso e dotato di una affidabilità a prova di bomba, presenta alcune
limitazioni. Alcune sono legate all'estetica della moto. Non è infatti possibile
ottenere un'adeguata refrigerazione del propulsore se il veicolo è dotato di
una carenatura avvolgente e procede a velocità molto ridotta (ad esempio in
salita oppure in mezzo al traffico). Altre riguardano la struttura stessa del
motore che non può essere raffreddata convenientemente (a meno che la potenza
specifica sia piuttosto ridotta) se i cilindri sono disposti in modo tale che
quelli posteriori risultano "schermati" da quelli anteriori. Ciò impedisce di
impiegare questo sistema di raffreddamento in propulsori con quattro (o più)
cilindri a V, in linea longitudinale, contrapposti, etc... (anche se non sono
mancati in passato esempi di motori aventi queste architetture e refrigerati
ad aria, non si deve dimenticare che invariabilmente essi avevano prestazioni
modeste e ruotavano a regimi assai contenuti). Con il passare degli anni e con
l'aumento progressivo delle potenze specifiche, per ottenere un maggior scambio
termico con l'aria sono state adottate alettature sempre più estese e si è passati,
dapprima per la testa e quindi anche per i cilindri, dalla ghisa all'alluminio,
materiale caratterizzato oltre che da un peso assai inferiore, anche da una
conduttività termica notevolmente più elevata. In non pochi casi, nel tentativo
di minimizzare le distorsioni della canna del cilindro (serio problema in tutti
i 2 T di alte prestazioni raffreddati ad aria), si è fatto ricorso ad alettature
"interrotte" che lasciavano libero il cilindro nelle sue dilatazioni senza "serrarlo"
come in una serie dì anelli (le alette, essendo a temperatura più bassa, si
dilatano dì meno delle pareti del cilindro). Al fine di ottenere la migliore
uniformità possibile nella distribuzione delle temperature (e quindi dì limitare
il pericolo delle distorsioni) sono state adottate pareti di rilevante spessore
(che conducono più liberamente il calore) in varie zone della testa e tutt'intorno
al cilindro. Gli incrementi prestazionali ultimamente subiti dai motori più
spinti e gli altri motivi dei quali si è detto. oltre alla ricerca di una sempre
maggiore compattezza hanno negli ultimi anni fatto sì che il raffreddamento
ad acqua subisse un formidabile "rilancio". diffondendosi in misura crescente
dapprima sui motori da competizione e successivamente su quelli dì serie. Va
subito detto. comunque. che il raffreddamento ad aria va ancora più che bene
in un gran numero di casi. come ad esempio nelle moto da granturismo o in molte
enduro, custom... Quando però si è alla ricerca di prestazioni elevatissime.
come quelle raggiunte da molti dei più recenti quadricilindrici a quattro tempi,
che superano agevolmente i 130 CV/L o quelli dei due tempi sia stradali che
enduro. che hanno da tempo superato abbondantemente la soglia dei 220 CV/L nelle
moto di serie e dei 350 CV/L in quelle da competizione l'adozione del raffreddamento
ad acqua è praticamente d'obbligo. In particolare proprio i due tempi hanno
beneficiato in misura cospicua della adozione di questo tipo di raffreddamento
che consente non solo di asportare quantità di calore assai rilevanti anche
procedendo a velocità relativamente ridotte e di rimuovere il calore stesso
direttamente da zone molto "critiche" (che sarebbero ben difficilmente raggiungibili
dal fluido refrigerante se si facesse ricorso al raffreddamento ad aria) ma
anche di ottenere una grande uniformità nella distribuzione delle temperature
nella testata e attorno alla canna del cilindro. Quest'ultima, nei due tempi,
presenta svariate aperture (le luci) e quindi una distribuzione disomogenea
del materiale e tende ad avere un lato "caldo" (quello ove si trova il condotto
di scarico) ed un lato "freddo". Tutto ciò fa sì che la canna possa facilmente
essere soggetta a distorsioni (cioè ad allontanamenti dalla forma perfettamente
cilindrica) anche di entità tutt'altro che trascurabile, allorché si adotta
il raffreddamento ad aria. Il problema può essere invece minimizzato con il
raffreddamento ad acqua dato che il fluido refrigerante può essere inviato in
maggiore quantità proprio alle zone più sollecitate dal punto di vista termico.
In tutti i sistemi di raffreddamento ad acqua attualmente impiegati sulle moto
sia di serie che da gran premio, la circolazione del liquido (miscela di acqua
demineralizzata, antigelo e additivi anticorrosione) viene attivata da una pompa
centrifuga azionata meccanicamente (solo in qualche raro caso si utilizza una
pompa comandata elettricamente). Il radiatore. che può essere sia a flusso orizzontale
che a flusso verticale è in lega di alluminio e nei modelli di serie è di norma
dotato di una elettroventola che entra in funzione allorché la temperatura dell'acqua
supera un determinato valore (ciò consente di ottenere un efficace raffreddamento
anche in salita e nella marcia nel traffico). Per consentire al motore di raggiungere
rapidamente la temperatura di regime sì utilizza un termostato9 che nelle esecuzioni
più moderne è quasi sempre del tipo a tre vie: quest'ultimo. regolando la miscelazione
dell'acqua proveniente dal radiatore con quella che arriva dal gruppo testacilindro9
è in grado di contribuire in misura determinante all'accurato controllo della
temperatura di funzionamento del motore, che può così funzionare sempre in condizioni
termiche ottimali. Negli scooter il motore non è esposto al vento della corsa
ma, trattandosi di veicoli di potenza e prestazioni ridotte. si ricorre molto
spesso al raffreddamento ad aria forzata (gruppo cilindro-testata racchiuso
da un convogliatore con flusso di aria attivato da una ventola), soluzione vantaggiosa
anche sotto il profilo economico (e della semplicità costruttiva).