LA DISTRIBUZIONE
Nel campo dei sistemi di comando delle valvole, accanto a schemi-base ormai
saldamente consolidati, come quello che prevede l'impiego di due alberi a camme
in testa per i motori che raggiungono regimi di rotazione particolarmente elevati
e che sono chiamati ad erogare potenze specifiche molto alte, troviamo interessanti
soluzioni "alternative" a livello di dettagli (sempre assai significativi però!)
e talvolta anche a livello di tecnologia costruttiva. Fino al termine degli
anni Sessanta, quasi tutti i propulsori di serie erano dotati di distribuzione
ad aste e bilancieri, con un unico albero a camme (assai più raramente due)
nel basamento, che veniva azionato dall'albero a gomiti tramite una coppia di
ingranaggi o, meno frequentemente, una corta catena a rulli. Gli eccentrici
muovevano le aste della distribuzione (quasi sempre in lega di alluminio con
puntalini di estremità riportati in ghisa o in acciaio) agendo su punterie a
piattello, a pattino arcuato o a bicchiere; in non pochi casi però al posto
di queste ultime venivano impiegati bilancieri a dito. I limiti di questo sistema
di distribuzione, come noto, sono costituiti dalla difficoltà di raggiungere
velocità di rotazione molto elevate a causa della considerevole inerzia dei
componenti in moto alterno (puntene, aste e bilancieri, oltre alle valvole)
e dalla impossibilità di ottenere una elevata rigidità del complessivo di comando
(ossia di tutti gli organi in questione. In particolare la presenza di aste
piuttosto lunghe (e quindi piuttosto flessibili, oltre che pesanti) può creare
seri problemi in quanto rende difficoltoso l'ottenimento della "legge" del moto
delle valvole previsto in fase di progetto (gli scostamenti possono essere di
entità non trascurabile!). Attualmente la distribuzione ad aste e bilancieri
viene impiegata in pratica solo in alcuni motori dotati di una architettura
tale da rendere questa soluzione favorevole sotto il profilo della semplicità
dì costruzione e del contenimento dei costi, come ad esempio in alcuni bicilindrici
a V (con albero a camme posto praticamente al centro della V stessa e con aste
piuttosto corte), e in alcuni bicilindrici contrapposti. Dì una ampia diffusione
godono oggi le distribuzioni monoalbero, adottate in quasi tutti i monocilindrici
da enduro e in vari bicilindrici a V stretto. Rispetto ai più complessi (e costosi
bialbero, i motori monoalbero presentano una testata di dimensioni più contenute
("voce" che può essere importante nel caso ad esempio di alcuni bicilindrici
a V). Naturalmente l'inerzia degli organi in moto alterno è leggermente maggiore
e quindi questi propulsori risultano meno adatti al raggiungimento di velocità
di rotazione particolarmente elevate (è per questo motivo che non vengono praticamente
più impiegati per i policilindrici supersportivi). Gli eccentrici azionano le
valvole agendo su bilancieri a due bracci (che diventano tre quando ogni bilanciere
deve azionare una coppia di valvole). Nei motori con distribuzione bialbero
invece le soluzioni impiegate sono essenzialmente due, che possono però venire
realizzate secondo schemi leggermente diversi: gli eccentrici infatti possono
azionare le valvole agendo su punterie a bicchiere oppure su bilancieri a dito.
Nel primo caso per regolare il gioco delle valvole si utilizzano pastiglie calibrate
che possono essere collocate superioramente alle punterie oppure inferiormente
ad esse (quest'ultima soluzione consente di ridurre al minimo la massa degli
organi in moto alterno, ma rende necessaria la rimozione degli alberi a camme
per sostituire le pastiglie stesse). Quando invece si utilizzano bilancieri
a dito, si può ricorrere a registri filettati. fissati alle estremità (dei bilancieri
stessi) che contattano lo stelo delle valvole; una lieve riduzione della massa
in moto alterno è ottenibile ricorrendo a fulcri sferici incorporanti il registro
filettato per la regolazione del gioco, come sui motori delle Honda CBR 1000.
Molto interessante infine è l'adozione di pastiglie calibrate poste superiormente
agli steli delle valvole, agevolmente sostituibili dopo aver sposato lateralmente
i bilancieri a dito. Contrariamente a quanto avvenuto in campo automobilistico
negli ultimi anni, nei motori motociclistici di elevate prestazioni prodotti
in serie le punterie idrauliche non si sono affermate. Le utilizzano invece
i bicilindrici Harlev-Davidson. Hanno trovato un certo impiego in propulsori
"turistici" (tipo il sei cilindri boxer Honda) alcuni dispositivi idraulici
telescopici che, agendo sugli assi dei bilancieri (ma talvolta essi stessi sono
dotati di fulcri a testa sferica), consentono di riprendere in maniera completamente
automatica il gioco delle valvole. Si tratta in questi casi dì organi fissi
e non animati da moto alterno come le punterie. La ricerca della maggiore compattezza
possibile ha portato i progettisti della BMW a scegliere una soluzione davvero
inconsueta per i loro recentissimi boxer a quattro valvole per cilindro, ovverosia
quella dell'albero a camme singolo per ogni testata, collocato lateralmente
(o meglio al dì sotto) rispetto alla camera di combustione. In questo caso gli
eccentrici azionano le valvole agendo su punterie a bicchiere, aste ridotte
a semplici puntalini e bilancieri a tre bracci (uno per ogni coppia di valvole).
Il risultato è un sistema di comando delle valvole con parti mobili di peso
ridotto e di elevata rigidità. Non siamo ai livelli delle distribuzioni bialbero,
sotto questo aspetto, ma in un motore a cilindri orizzontali contrapposti è
vitale che l'ingombro delle testate sia ridotto al minimo per evitare il rischio
di contatti con l'asfalto in piega. Una strada analoga è stata seguita anche
dalla Guzzi per la Daytona 1000.
Distribuzioni Desmodromiche
Dopo essere stata la prima, nel settore motociclistico, ad impiegare con successo
una distribuzione desmodromica in campo agonistico (nella seconda metà degli
anni Cinquanta), la Ducati ha successivamente fatto ricorso (unica casa al mondo)
anche per i suoi motori di serie a questa soluzione, che sì è rivelata talmente
valida da venire impiegata da oltre un ventennio su tutta la sua produzione.
Va subito detto che il sistema adottato nei motori dì serie fino alla presentazione
della 851 prevedeva l'impiego di un solo albero a camme in testa (mentre nelle
Ducati da competizione di una volta ne venivano impiegati ben tre, con una complessità
meccanica sensibilmente maggiore). Sui motori a due valvole per cilindro l'unico
albero a camme di ogni testata è dotato di quattro eccentrici; due di essi hanno
una conformazione convenzionale e provvedono quindi a fare aprire le valvole
stesse agendo su bilancieri a due bracci praticamente uguali a quelli di qualunque
altro motore. I due eccentrici di chiusura hanno una forma "complementare" rispetto
a quelli di apertura; ciascuno di essi aziona un bilanciere a due bracci, uno
dei quali è dotato di una estremità a forchetta, che va ad agire su di un collarino
solidale con lo stelo della valvola e provvede a riportare quest'ultima dalla
posizione di massima apertura fino a una ridottissima distanza (qualche centesimo
di millimetro) dalla sede. La chiusura definitiva viene ottenuta ai bassi regimi
grazie all'azione di una molla ausiliaria avente carico assai ridotto e, agli
alti, sfruttando anche l'inerzia della valvola stessa e la pressione dei gas.
Grazie alla distribuzione desmodromica vengono eliminate le tradizionali molle;
le valvole, infatti, non vengono richiamate elasticamente ma meccanicamente,
cosa alla quale appunto provvedono nei propulsori Ducati i bilancieri di chiusura,
collocati in basso e "rovesciati" rispetto a quelli di apertura. Il fatto che
essi non riportino le valvole esattamente a contatto con le sedi si spiega con
la necessità di evitare il rischio che, a causa delle differenti dilatazioni
che i vari componenti subiscono durante il funzionamento, si possa arrivare
in qualche caso ad avere il fungo valvola già appoggiato contro la sede mentre
il bilanciere ancora lo sta "tirando" indietro! In tal caso si verificherebbero
sollecitazioni meccaniche elevatissime e sì andrebbe incontro a rapida usura
e probabilmente al cedimento dei bilancieri o addirittura delle stesse valvole.
Nei motori Ducati raffreddati ad acqua con distribuzione bialbero gli eccentrici
di apertura agiscono su bilancieri a dito. La realizzazione di una efficiente
ed affidabile distribuzione desmodromica richiede una grande abilità nella progettazione
e al tempo stesso lavorazioni estremamente accurate. Anche il montaggio delle
teste e del complesso della distribuzione e gli eventuali interventi riparativi
necessitano di una considerevole abilità da parte del meccanico. Grazie al sistema
desmodromico di richiamo delle valvole queste ultime possono essere guidate
con estrema precisione ed il loro movimento non si scosta da quello previsto
in sede di progetto nemmeno ai regimi più elevati. Inoltre viene ovviamente
eliminata la possibilità che, in seguito, ad esempio, a una sfollata o a una
staccata al limite si possa verificare lo sfarfallamento delle valvole (che
non di rado può avere conseguenze catastrofiche per l'integrità del motore).
Infine le valvole possono essere aperte e richiuse con una maggiore rapidità,
il che vuole dire che si può disporre dì sezioni di passaggio per i gas decisamente
cospicue anche solo pochi gradì dopo l'inizio dell'apertura delle valvole stesse,
a tutto vantaggio della respirazione del motore. Contrariamente a quanto si
potrebbe forse pensare. la distribuzione desmodromica non determina avvertibili
miglioramenti del rendimento meccanico in quanto la potenza assorbita per il
suo azionamento agli alti regimi non si discosta in misura sensibile da quella
assorbita da una distribuzione di tipo tradizionale.
Albero a camme e sistemi di comando
Senza alcun dubbio l'albero a camme è uno dei componenti meno "appariscenti"
del motore. Al contrario di organi come i pistoni e le bielle, che hanno una
conformazione che "parla" di potenza e di sollecitazioni e che colpisce la fantasia
in misura tale che c'è persino chi ne fa collezione. gli alberi a camme sembrano
tutti uguali e in fondo non hanno proprio nulla di particolarmente attraente.
Eppure il "carattere" di qualunque motore a quattro tempi dipende in misura
fondamentale proprio dal profilo degli eccentrici dei quali questo albero è
dotato. Sostituendo un albero a camme con un altro dotato di eccentrici di differente
profilo si modifica la curva di erogazione (e quindi la vera e propria personalità
di un motore), assai più che cambiando le caratteristiche dei sistemi di aspirazione
e di scarico (pure essi ad ogni modo importantissimi). La geometria delle camme,
che va sempre presa in considerazione unitamente a quella degli organi sui quali
esse agiscono. determina non solo i punti di inizio apertura e di fine chiusura
delle valvole di aspirazione e di scarico (cioè la fasatura di distribuzione)
ma anche la "legge" del moto delle valvole stesse (e quindi la velocità di sollevamento
della sede e l'alzata massima). La "respirazione" del motore ai differenti regimi
di rotazione dipende perciò fondamentalmente proprio dal profilo delle camme.
Queste ultime possono agire su punterie (organi animati da moto rettilineo alternato
che scorrono entro apposite sedi cilindriche aventi la funzione di guide) oppure
su bilancieri, sia del tipo a due bracci che a dito. La parte della punteria
sulla quale va a lavorare l'eccentrico è generalmente piana (in qualche caso
può però essere bombata). Quando sì impiegano invece dei bilancieri, la zona
di contatto con l'eccentrico assume di norma una conformazione a pattino arcuato.
Non mancano comunque importanti esempi di bilancieri che al posto del pattino
sono dotati di un rullo (KTM, Husquarna. Husaberg). Quest'ultima soluzione viene
usualmente preferita quando si vuole evitare ogni rischio di usura precoce in
motori nei quali viene inviata alla testata una quantità relativamente contenuta
di olio. Vengono impiegate punterie dotate di un rullo solo in alcuni motori
dì fabbricazione Harley-Davidson con distribuzione ad aste e bilancieri. I sistemi
utilizzati per azionare gli alberi a camme, indipendentemente dal fatto che
essi siano alloggiati nel basamento o nella testata, sono fondamentalmente tre.
Abbandonato infatti lo schema ad alberello ausiliario e coppie di ingranaggi
conici, che pure tanta diffusione ha avuto in passato e che la nostra Ducati
è stata l'ultima ad utilizzare (fino alla prima metà degli anni Ottanta), oggi
si impiegano invariabilmente catene (è questa la soluzione di gran lunga più
comune). cinghie dentata oppure, in qualche raro caso, cascate di ingranaggi.
Il sistema meno costoso e sul quale è più facile intervenire è sicuramente quello
a cinghia dentata, caratterizzato anche da una eccellente silenziosità di funzionamento.
Il rovescio della medaglia è costituito da un ingombro in larghezza notevolmente
superiore rispetto alle catene e agli ingranaggi, dalla necessità di sostituzioni
periodiche relativamente frequenti e dalla impossibilità di scendere oltre un
certo raggio minimo di curvatura per quanto riguarda le pulegge dentate sulle
quali la cinghia si avvolge. I sistemi di tensionamento sono semplicissimì.
Va anche detto che le cinghie dentate non solo non necessitano di alcuna lubrificazione
ma anzi non devono entrare in contatto con olio, grasso o altri derivati del
petrolio. Le catene sono assai più strette delle cinghie e richiedono una adeguata
lubrificazione (oltre all'impiego di tenditori più complessi e costosi e di
guide antisbattimento). Per questo possono essere installate tra due cilindri
adiacenti (per le cinghie è praticamente obbligatoria invece una disposizione
laterale. Le catene a rulli, in seguito alla inevitabile usura che con il passare
dei chilometri si verifica internamente alle articolazioni, tendono ad allungarsi,
ad avere un funzionamento rumoroso e a lavorare in maniera non corretta sulle
ruote dentate. Le catene Morse, anche se hanno subito un certo allungamento
in seguito all'usura, lavorano sempre correttamente su pignone e corona e rimangono
silenziose durante il funzionamento. Rispetto alle catene a rulli però, a parità
di coppia da trasmettere, sono leggermente più pesanti e quindi risentono in
misura un poco maggiore degli effetti della forza centrifuga. Il sistema indubbiamente
più indicato per motori che lavorano a regimi di rotazione eccezionalmente elevati
sembra essere quello a ingranaggi. Oltre a una affidabilità totale e alla assenza
di qualunque esigenza in fatto di manutenzione, questi organi, che non risentono
in alcun modo della forza centrifuga, hanno una durata uguale a quella del motore,
al contrario delle catene che devono comunque essere sostituite di quando in
quando (seppure con frequenza molto minore rispetto alle cinghie. Gli ingranaggi
sono però costosi e difficili da silenziare. Un'altra particolarità di questi
organi è costituita dalla maggiore precisione con la quale consentono di rispettare
la fasatura di distribuzione prevista in fase di progetto. A causa della irregolarità
che caratterizza la rotazione degli alberi a camme infatti, sia con le catene,
che in misura ancora più sensibile con le cinghie, tendono a verificarsi delle
"oscillazioni" durante il funzionamento del motore che determinano una sia pur
lieve "erraticità" nella fasatura con punti di inizio apertura e fine chiusura
che si possono scostare in una certa misura rispetto a quelli previsti, almeno
a certi regimi.