IL CICLO A
QUATTRO TEMPI
Fase di aspirazione
Il pistone scende verso il PMI e richiama la miscela aria-benzina all'interno
del cilindro. In questa fase il gruppo pistone-cilindro si comporta esattamente
come una pompa e si ha un assorbimento di potenza dell'albero a gomiti (che
deve appunto azionare la "pompa"). In effetti la fase di aspirazione inizia
ancor prima che il pistone abbia cominciato la sua corsa verso il PMI. La valvola
di aspirazione infatti si comincia ad aprire con numerosi gradi di anticipo
rispetto al PMS (e quella di scarico termina di chiudersi un bel po' dopo).
E possibile cosi sfruttare la depressione che i gas combusti (che lasciano il
cilindro a elevata velocità) creano dietro di se per mettere in movimento la
"colonna" dei gas freschi nel condotto di aspirazione prima ancora che il pistone
abbia iniziato la corsa di aspirazione. Analogamente si cerca di sfruttare al
meglio l'inerzia della colonna gassosa che entra nel cilindro per migliorare
il riempimento; a tal fine si fa chiudere la valvola di aspirazione con un considerevole
ritardo rispetto al PMI (che è il punto nel quale il pistone cessa di esercitare
la sua azione aspirante). I gas che entrano nel cilindro ai regimi elevati sono
infatti dotati di una considerevole velocità e di conseguenza sono riluttanti
ad arrestarsi repentinamente. Essi continuano quindi ad entrare anche dopo che
il pistone ha già invertito il suo moto, cominciando a risalire verso il PMS.
È ben chiaro che il ritardo di chiusura della valvola viene scelto (come del
resto tutta la fasatura della distribuzione) in modo da consentire l'ottenimento
del più elevato riempimento entro un ben determinato campo di regimi. In teoria
il miglior rendimento volumetrico (cioè la migliore "respirazione" del motore)
si ottiene quando la colonna gassosa arresta il suo moto proprio allorché la
valvola si chiude. Questo chiaramente si può ottenere solo ad una determinata
velocità di rotazione; a regimi più elevati inevitabilmente la valvola si chiuderà
troppo presto (quando cioè la colonna gassosa sta ancora entrando nel cilindro)
e ai regimi più bassi si chiuderà troppo tardi (cioè quando la colonna gassosa
ha già invertito il suo moto e una parte della carica sta uscendo dal cilindro
per ritornare nel condotto). È chiaro che in entrambi i casi il rendimento volumetrico
del motore ne soffrirà. Al termine della fase di aspirazione la pressione all'interno
del cilindro è in genere inferiore (e talvolta anche in misura non trascurabile)
a quella atmosferica. E evidente che se tale pressione fosse più elevata di
quella atmosferica il rendimento volumetrico del motore risulterebbe Superiore
all'unità. Questa condizione si ottiene sempre nei motori sovralimentati; essa
si può verificare anche, sia pure in misura molto inferiore, in alcuni motori
aspirati di elevate prestazioni, nei quali sfruttando opportunamente l'inerzia
delle colonne gassose e le pulsazioni che si verificano all'interno dei sistemi
di aspirazione e di scarico, a certi regimi di rotazione effettivamente è possibile
ottenere un rendimento volumetrico superiore ad uno.
Fase di compressione
Dopo che la valvola di aspirazione si è chiusa ha inizio la fase di compressione,
durante la quale la carica (ovvero la miscela aria-benzina viene portata ad
elevata pressione. Come è noto allorché sì comprime un gas questo subisce anche
un certo riscaldamento. E quindi chiaro che al termine della fase di compressione
la miscela aria-benzina si troverà ad una temperatura considerevolmente più
alta di quella che aveva nel momento della chiusura della valvola di aspira.
A questo riscaldamento dovuto alla compressione si deve naturalmente aggiungere
quello dovuto allo scambio termico con i gas "residui" (sono i gas combusti
che, in quantità assai limitata ma non trascurabile, rimangono all'interno del
cilindro dopo che è terminata la fase di scarico). Nella prima parte della fase
di compressione inoltre, la carica riceve calore dalle pareti del cilindro;
continuando il pistone a salire verso il PMS, da un certo punto in poi però
la temperatura della miscela aria-benzina, che viene compressa in misura sempre
crescente, supera quella delle pareti metalliche e si svolge un processo inverso
(la carica cede calore alle pareti del cilindro). Naturalmente agli alti regimi
il tempo a disposizione è estremamente ridotto e quindi questo scambio termico
è di entità assai minore; per questo motivo quanto più è elevata la velocità
di rotazione, tanto maggiore in genere risulta la temperatura della carica alla
fine della fase di compressione. In effetti comunque la situazione non è così
semplice; lo scambio termico dipende infatti da svariati altri fattori come
la quantità di carica presente nel cilindro, la velocità con la quale la carica
si muove ed il rapporto tra la superficie lambita dai gas ed il volume che questi
occupano. Per quanto riguarda i gas residui, la loro temperatura è di circa
650-800° C. Durante il funzionamento del motore, al termine della fase di compressione
i gas presenti nel cilindro raggiungono una pressione dell'ordine di 12-20 bar
ed una temperatura di circa 300-500° C; naturalmente i valori sono tanto più
elevati quanto maggiore è il rapporto di compressione.
Fasi di espansione
e di scarico
La combustione inizia allorché tra gli elettrodi della candela scocca la scintilla
e si propaga rapidamente attraverso tutta la camera. La velocità del fronte
della fiamma nei motori moderni può raggiungere valori nettamente superiori
ai 50 m/s al centro della camera. La pressione massima di compressione si ha
diversi gradi dopo il PMS (l0°-20°), quando cioè la biella ha già assunto una
certa inclinazione ed il pistone ha già invertito il suo moto; essa può raggiungere
i 65-75 bar nei motori di elevata potenza specifica (oltre gli 80 bar il rischio
di detonazione è molto serio). La massima temperatura durante la combustione
è dell'ordine di circa 2000-2500° C. I gas spingono con forza il pistone verso
il PMI nella fase di espansione, che è la fase "utile" del ciclo, durante la
quale circa un terzo dell'energia termica liberata dalla combustione viene trasformata
in energia meccanica. Dei due terzi rimanenti, una parte viene ceduta al sistema
di raffreddamento ed un'altra viene perduta assieme ai gas di scarico (che quando
lasciano il cilindro sono ancora molto "energetici"). La valvola di scarico
non si apre al PMI ma comincia a sollevarsi dalla sede con un considerevole
anticipo rispetto ad esso (45°-85°). In questo modo allorché il pistone inverte
il suo moto e risale verso il PMS (fase di scarico) non si trova a dover compiere
un considerevole lavoro per espellere i gas combusti attraverso il passaggio
valvola-sede dato che già una considerevole parte di essi ha abbandonato spontaneamente
il cilindro; inoltre la valvola è già ben sollevata, al PMI, e quindi il passaggio
dei gas avviene agevolmente. In altre parole grazie all'anticipo di apertura
della valvola di scarico si diminuiscono considerevolmente le perdite per "pompaggio".
Si potrà obiettare che a causa della anticipata apertura non si può sfruttare
completamente la fase di espansione (quando la valvola si solleva dalla sede
i gas si riversano nel condono di scarto e all'interno del cilindro si ha una
repentina diminuzione di pressione). In effetti però dal punto di vista della
produzione di energia meccanica l'ultima parte della corsa ha un'importanza
relativa, dato che la pressione che i gas esercitano sul cielo del pistone oltre
ad essere ormai piuttosto bassa è anche assai poco "efficace" a causa del fatto
che l'angolo tra la biella e la manovella dell'albero diventa sempre meno favorevole.
Alla fine della fase di espansione la pressione dei gas è di circa 4-7 bar e
la loro temperatura dell'ordine di 900-l400° C. I gas combusti entrano nel condotto
di Scarico, non appena la valvola comincia ad aprirsi, con una velocità che
può raggiungere i 600-700 m/s. Nei motori moderni la quantità di gas che esce
dal cilindro prima che il pistone raggiunga il PMI è valutabile nel 60-70% del
totale. li pistone risale verso il PMS incontrando una resistenza ben ridotta
da parte dei gas; la velocità di questi ultimi nel condotto si è nel frattempo
abbassata considerevolmente rispetto a quella iniziale ed è ora di circa 250
m/s (e alla fine della fase di scarico diventa ancora più bassa). La temperatura
dei gas di scarico è dell'ordine di 75.1000°C. Tutti i dati numerici fin qui
forniti si riferiscono naturalmente al motore funzionante con la valvola del
gas completamente aperta; essi variano in misura considerevolissima al diminuire
ditale apertura. Ad esempio la temperatura dei gas combusti quando il motore
funziona al minimo è di circa 250-350°C e sale, ad aperture parziali della valvola
del gas e a regimi di rotazione medi a 550-650°C. Per quanto riguarda lo scambio
termico tra i gas e le pareti del cilindro, al quale si è già accennato, della
quantità totale di calore da essi trasmessa alle superfici metalliche il 63-70%
viene ceduto durante la fase di espansione, il 29-35% durante quella di scarico
e solo I' 1-2% durante quella di compressione.
IL CICLO A
DUE TEMPI
Il motore a due tempi per impiego motociclistico è estremamente semplice: in
un monocilindrico con aspirazione di tipo tradizionale, le parti in movimento
si riducono infatti all'albero motore, alla biella ed al pistone. Il passaggio
dei gas che entrano ed escono dal cilindro è regolato dal pistone che scopre
od ostruisce. nei momenti opportuni, alcune aperture (dette "luci") praticate
nelle pareti del cilindro stesso. Tutte e quattro le fasi del ciclo (cioè aspirazione,
compressione. espansione e scarico) vengono compiute in m solo giro dell'albero
a gomiti. Per immettere la miscela aria-benzina nel cilindro occorre una pompa,
che viene ricavata nella camera di manovella e nella parte di cilindro al di
sotto del pistone: il movimento di quest'ultimo causa una variazione di volume
del "carter-pompa" che alternativamente richiama miscela fresca dal carburatore
attraverso il condotto di aspirazione e la invia al cilindro motore attraverso
uno o più condotti di travaso. In pratica è come se le fasi fossero sei, due
delle quali si svolgono nel basamento (aspirazione e precompressione della miscela
fresca) e quattro nel cilindro (compressione, espansione, scarico e travaso).
Seguiamo ora brevemente il percorso che la miscela aria-benzina compie all'interno
del motore. Quando il pistone sale verso il PMS, all'interno del carter-pompa
si crea una certa depressione; allorché il mantello del pistone scopre la luce
di aspirazione, a causa della differenza di pressione la miscela fresca che
si forma nel carburatore viene richiamata all'interno del basamento. La depressione
nel carter-pompa è dell'ordine di 0,2 - 0,4 bar. Dopo aver raggiunto il PMS
il pistone inverte il suo moto e si dirige nuovamente verso il PMI; quando esso
chiude la luce di aspirazione la miscela fresca aspirata precedentemente nel
basamento subisce una certa compressione a causa della diminuzione di volume
determinata dallo spostamento del pistone ("precompressione"). Ad un certo punto
si aprono le luci di travaso (nei motori motociclistici moderni sono sempre
più di due) ed attraverso i condotti che le collegano al basamento la carica
(ovvero la miscela fresca) viene immessa nel cilindro. sostituendosi (più o
meno completamente) ai gas combusti che in esso si trovavano e che stanno attraverso
la luce di scarico. Spostandosi dal PMI verso il PMS il pistone chiude le luci
di travaso e quindi anche quella di scarico ed inizia la fase di compressione,
che si svolge in maniera del tutto simile a quella dei motori a quattro tempi.
Un poco prima che il pistone raggiunga il PMS tra gli elettrodi della candela
scocca la scintilla ed ha inizio la combustione; segue quindi la fase di espansione
(ossia la fase utile del ciclo) nella quale i gas ad alta pressione e temperatura
agiscono sul pistone spostandolo velocemente e con forza verso il PMI. Ad un
certo punto il margine del cielo del pistone scopre la luce di scarico e i gas,
ancora dotati di una notevole pressione, si riversano attraverso di essa ad
alta velocità nel condotto dì scarico stesso. All'interno del cilindro si ha
un repentino calo di pressione; poco dopo l'inizio della fase di scarico si
aprono le luci di travaso e, come già visto, i gas freschi entrano nel cilindro
e completano l'espulsione dei gas combusti (fase di "lavaggio"). E chiaro che
la luce di scarico si deve aprire con un certo anticipo rispetto a quelle di
travaso, in modo da far sì che i gas vadano dal basamento al cilindro e che
non si verifichi il contrario. Nel funzionamento a pieno carico la temperatura
dei gas combusti è dell'ordine di 6500C, valore sensibilmente inferiore a quelli
che si hanno nei 4T. Questi gas sono infatti diluiti da una cospicua quantità
di miscela fresca e inoltre durante la combustione si raggiungono temperature
più basse a causa della considerevole presenza di gas combusti nella carica.
La precompressione porta i gas nella camera di manovella ad una pressione di
1,3 - 1,5 bar e quindi è evidente che la pressione nel cilindro, allorché si
aprono le I luci di travaso, deve essere inferiore a questo valore. In base
a quanto detto finora appare evidente che i problemi del motore a due tempi
sono di natura "respiratoria", a causa anche del breve tempo a disposizione
per aspirare la carica nel basamento e per effettuare la immissione della carica
stessa nel cilindro. L'ottenimento di un buon lavaggio non è certamente semplice
(ci Sono voluti molti anni di studi e ricerche sperimentali per raggiungere
gli attuali risultati); è infatti necessario ridurre al minimo i miscelamenti
tra la carica ed i gas combusti e le perdite di miscela fresca attraverso la
luce dì scarico.