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LA
STORIA DELLE PRINCIPALI CASE MOTOCICLISTICHE |
by
PEGASOMANIA
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EUROPA
ITALIA
APRILIA
Alberto
Beggio apre a Rio San Martino un'officina di riparazione di biciclette:
è il 1934. Nel volgere di breve tempo, l'officina si trasforma
in una piccola fabbrica che viene chiamata Aprilia. In seguito
l'azienda si trasferisce a Noale dove Alberto Beggio, stimolato
dal figlio lvano, inizia anche la produzione di ciclomotori. Ai
primi monomarcia di stampo turistico presto si affianca un modello
sportivo. Nel 1970 viene presentato lo Scarabeo 50, dapprima con
motore Franco Morini e, in seguito, con motore Minarelli. Cinque
anni dopo, nel 1975, arriva la prima moto, una 125 da regolarità.
L'attività sportiva ha inizio con una 125 da cross con motore
Hiro affidata a lvan Alborghetti per il Campionato italiano seniores
e per il campionato internazionale, con buoni risultati. Nel 1977
l'Aprilia, senza abbandonare 125 e fuoristrada, realizza la prima
250 da competizione. Da allora la crescita dell'azienda veneta
è continua fino ad arrivare ai grandi risultati del giorno d'oggi
nel Mondiale velocità. Impossibile dimenticare i tre campionati
mondiali consecutivi conquistati da Max Biaggi con l'Aprilia nella
classe 250 dal 1994 al 1996, l'alloro iridato nella classe 125
vinto nel 1992 da Alessandro Gramigni e i successi in 125 e 250
con Sakata, Capirossi, Rossi, Harada e Locatelli. Buoni risultati
ha ottenuto anche la RSV mille con motore bicilindrico nella classe
Superbike.
BENELLI
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BETA
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BIMOTA
Il nome della celebre Casa romagnola è un acronimo: deriva
infatti dalle iniziali dei cognomi dei tre fondatori, Bianchi,
Morri e Tamburini. Costituita a Rimini nel 1975, la Bimota si
dedica alla realizzazione di moto spiccatamente sportive e di
telai da competizione, che in gara sono state portate da piloti
dei calibro di Cecotto, Villa, Agostini e Lucchinelli. Grandi
i risultati sportivi: la Casa romagnola si aggiudica il Mondiale
1980 della classe 350 con Jon Ekerold e il titolo iridato Formula
TT1 nel 1987 con Virginio Ferrari in sella alla 750 YB4. La produzione
è tuttora basata su moto "importanti", costruite in serie limitata,
che godono di estimatori in ogni parte dei mondo e si caratterizzano
per le avanzate innovazioni tecnologiche, come nel caso della
Tesi. La Bimota ha anche realizzato una bicilindrica da Gran Premio
di 500 cc, dalla quale è derivata la 500 V Due stradale.
CAGIVA
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DUCATI
La Società Scientifica Radio Brevetti Ducati (questo il nome originale)
entra nel settore motociclistico nell'immediato dopoguerra con
l'acquisizione dei progetto di un micromotore di 48 cc, il Cucciolo,
dalla Casa torinese Siata. Nel 1953 nasce la Ducati Meccanica
e, soprattutto, arriva l'ingegner Fabio Taglioni, il tecnico destinato
a diventare il simbolo stesso dell'azienda. L'attività agonistica
inizia quasi subito: alla fine del 1956 viene presentata la 175
con distribuzione ad albero a camme in testa e cambio a quattro
marce. Nello stesso anno viene anche allestito il primo motore
con distribuzione desmodromica, vero marchio di fabbrica della
Casa bolognese. Nel 1961 la Ducati presenta la Aurea di 125 cc
seguita dalla Diana, una moto con propulsore monocilindrico verticale
di 250 cc in grado di raggiungere i 140 km/h. Da questa moto derivano
successivamente la 250 GT e la Mach 1, capaci di toccare 150 km/h,
entrambe con cambio a cinque rapporti. Particolarmente importante
per la Ducati, il mercato USA. Su insistenze dell'importatore
americano la Ducati realizza il prototipo Apollo con motore quattro
cilindri a V di 1.260 cc, potenza di 80 CV per la versione normale
e 100 CV per la versione sport, e cambio a cinque rapporti. Questa
moto non entrerà mai in produzione, ma servirà da base per la
realizzazione del famoso bicilindrico a V. Al salone di Milano
del 1967 viene presentata la Match 3 di 250 cc, alla quale seguono
le versioni da 350 e 450 cc, naturalmente con distribuzione desmodromica.
Inizia così la fortunata serie dei monocilindrici 250, 350 e 450
proposti nei modelli sport, turismo e scrambler. Nel 1970, grazie
all'esperienza Apollo, nasce il bicilindrico a V: inizialmente
di 750 cc, il motore diventa in seguito di 860 cc e, infine, di
900 sulla splendida SS. Verso la fine degli anni Settanta la Casa
bolognese propone la "piccola" Pantah 500, da cui verranno derivati
negli anni successivi modelli di cilindrata sempre più elevata,
sino a 888 cc. Nel 1984 la Ducati stipula un accordo con la Cagiva
per la fornitura dei motori che la Casa varesina monta sui modelli
Alazzurra. L'anno seguente la Ducati viene assorbita dalla Cagiva
stessa: dopo la Paso 750 disegnata da Massimo Tamburini arrivano
le sportivissime F1 e F3, rispettivamente di 750 e 350 cc. Da
esse nasceranno le ultravittoriose 851, 888, 748, 916 e 996. La
Ducati viene poi venduta ad un gruppo americano che comunque mantiene
la produzione in Italia.
GILERA
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HUSQVARNA
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ITALJET
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LAVERDA
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MAGNI
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MALAGUTI
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MOTO
GUZZI
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MV
AGUSTA
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PIAGGIO
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GERMANIA
BMW
La BMW nasce a Monaco di Baviera nel 1917 dalla fusione tra la
BFW (Bayerische Flugzeug Werke) degli ingegneri Karl Rapp e Max
Friz, impegnata nella fornitura di aerei alle forze armate tedesche,
e la fabbrica di aeroplani Gustav Otto. La prima moto, chiamata
Flink, vede la luce nel 1920: ha motore monocilindrico di 148
cc. Due anni più tardi viene costruita la Helios con motore bicilindrico
boxer disposto longitudinalmente nel telaio, come si usava allora.
La prima vera boxer, cioè con motore trasversale al telaio, è
la R32, interamente progettata da Max Friz e costruita a partire
dal 1923. Nasce in quegli anni anche la gamma delle monocilindriche
con la R39, una 250 che mantiene la trasmissione finale ad albero.
Nel dopoguerra la BMW si trova con la fabbrica salvata dalla distruzione
ma senza macchinari, requisiti dall'Armata Rossa, e con il divieto
di costruire moto, revocato nel 1948 ma solo per le piccole cilindrate.
Quando si riprendono a fabbricare le bicilindriche, queste sono
derivate dal modelli prebellici come la R51/2 e la R67. Negli
anni Settanta, alla tecnologia e alle prestazioni delle moto giapponesi
la BMW contrappone l'immagine di un prodotto che ha nello stile,
nella classe e nella robustezza i suoi punti di forza. Per arginare
lo strapotere delle quattro cilindri nipponiche, nel 1983 la BMW
presenta a sua volta una quattro cilindri raffinata e originale:
la K100 con motore a "sogliola", alimentazione a iniezione e trasmissione,
ovviamente, ad albero. Il progetto K prevede anche una tre cilindri
di 750 cc, che viene realizzata due anni dopo. Ma il marchio BMW
resta indissolubilmente legato al bicilindrico boxer, che viene
ulteriorrnente migliorato e portato in gara nelle gare africane
con successi rimarchevoli come quelli della Parigi-Dakar. Nel
1994 il vecchio bicilindrico viene affiancato dal nuovo boxer
a quattro valvole e alimentazione a iniezione da 1.100 cc, che
viene utilizzato per una gamma completa di moto che vanno dalla
turistica alla maxi-fuoristrada. Il vecchio boxer viene ufficialmente
messo in pensione il 19 dicembre 1996, quando esce dalla catena
di montaggio l'ultima R100GS P/D. Tra le 4 cilindri, dopo la K1200RS,
la prima BMW stradale nella storia a oltrepassare il muro dei
100 CV, arriva ora la K1200LT.
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INGHILTERRA
TRIUMPH
La Triumph viene fondata nel 1887 da due immigrati tedeschi in
Gran Bretagna, Siegfried Bettmann e Maurice Schulte. Per alcuni
anni l'azienda si limita a produrre biciclette. Nel 1902 viene
presentata la prima moto, equipaggiata con motore Minerva da 220
cc. Sui modelli successivi sono adottati motori Jap e Fafnir,
prima della realizzazione in proprio di un motore disegnato da
Schulte, un monocilindrico da 3,5 CV a valvole laterali. La giovane
Casa motociclistica si impone all'attenzione internazionale nel
1909 con la vittoria al Tourist Trophy dell'isola di Man. Nel
periodo a cavallo tra le due guerre, la Triumph consolida la sua
fama con grandi prestazioni sportive e con parecchi successi commerciali
dei modelli di serie, tra i quali va ricordato il celebre modello
P. Numerose le realizzazioni in campo sportiva, come la 500 a
quattro valvole con testata Ricardo del 1923, la Horsemann TT
del 1927 e la "piccola" del 1935, dotata di motore da 148 cc.
Nel corso della Seconda guerra mondiale lo stabilimento Triumph
viene completamente distrutto, e il ritorno alla produzione dopo
il conflitto è lento e difficile. Nel 1950 nasce la celebre 650
Thunderbird, destinata a diventare la moto in dotazione alle polizie
di molti Paesi. Successivamente, la Triumph entra a far parte
dei Gruppo Norton Villiers e, dopo un periodo di dure lotte sindacali,
la produzione riprende con moto leggendarie quali la Daytona,
la Bonneville e la tricilindrica Trident 750. Tornata indipendente
nel 1975 la Triumph, che nel frattempo è diventata una cooperativa,
riprende la produzione delle sole bicilindriche 650\750 cc che
termina, a Meriden, nel 1983. Da quell'anno la storica azienda
passa nelle mani dei facoltoso John Bloor: viene realizzata una
nuova fabbrica e la produzione riprende nel 1991 con nuove moto.
Alla conosciuta e ampia gamma esistente si aggiungono, nel 1997,
le nuove tre cilindri T509 e T595 Daytona e la Thunderbird Sport
900. Nel 1998 la gamma si è ulteriormente ampliata con la custom
Legend TT e la sport tourer Sprint ST, mentre novità 1999 è la
enduro Tiger.
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FRANCIA
PEUGEOT
Jean Frédéric Peugeot nel lontano 1811, apre a Beaulieu un'officina
per la fabbricazione dell'acciaio. Ma soltanto nel 1891, grazie
ai figli Jules ed Emile, dall'officina di Beaulieu escono i primi
tricicli e quadricicli in parte con motori realizzati in proprio,
in parte con motori De Dion-Bouton e P.F. La prima moto vera e
propria, battezzata Motobyciclette, nasce nel 1902 e ha il motore
centrale nel telaio, per una miglior distribuzione dei pesi. La
produzione motociclistica Peugeot è vastissima, dato che prosegue
ininterrottamente dal 1902. E' del 1904 l'adozione del forcellone
oscillante per la sospensione posteriore, che rende la Peugeot
una delle moto tecnicamente più avanzate dell'epoca. Nel 1906
inizia la produzione dei grossi e potenti bicilindrici a V. Molti
motori sono venduti sciolti e utilizzati da diverse Case, tra
cui le inglesi Nlg e Norton. E' proprio con un motore Peugeot
di 726 cc che la Norton pilotata da Rem Fowler vince, nel 1907,
il Tourist Trophy. L'anno successivo, la Nlg con motore bicilindrico
a V Peugeot di 994 cc vince la prima gara motociclistica disputatasi
sulla storica pista di Brooklands. Nel 1913 la Peugeot istituisce
un reparto corse in proprio e, con le sue moto, raccoglie una
gran messe di successi, tra cui quello dei Gran Premio delle Nazioni
a Monza nel 1923. Soddisfatta dei risultati ottenuti, nel 1925
la Peugeot si ritira dalle corse e concentra la sua attività sulla
produzione di serie, dedicandosi ad una serie di moto da turismo.
All'inizio degli anni trenta la divisione automobilistica e quella
motociclistica si separano. La produzione si interrompe nel 1940,
con l'occupazione tedesca e riprende nel 1949. Nel 1956 escono
una 125 ed una 350 bicilindrica, che hanno poco successo. Le difficoltà
convincono i dirigenti ad indirizzarsi verso ciclomotori e biciclette
ampliando sempre più la gamma fino a raggiungere nel 1977 una
gamma di 40 modelli. Negli ultimi anni la casa francese sfrutta
al meglio il boom degli scooter. Dal 1997 i motocicli Peugeot
sono importati e distribuiti in Italia da una filiale controllata
direttamente dalla Casa madre, in prospettiva di nuove strategie
di mercato e dei lancio di nuovi prodotti come il maxi-scooter
Elyseo.
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AUSTRIA
KTM
L'austriaco Hans Trunkenpolz apre un'officina meccanica nella
sua città (Mattighofen) nel 1934. Successivamente incontra Ernst
Kronreif; nasce così un sodalizio che porta alla realizzazione
della prima moto, nel 1953, il modello R 100 con motore Rotax.
L'azienda viene chiamata KTM dalle iniziali dei due soci e della
città di residenza, anche se altre fonti sostengono che il marchio
sia l'acronimo di Kraftfahrzeuge Trunkenpolz Mattighofen. L'anno
seguente viene posto in vendita il modello 125 da turismo, anch'esso
con motore Rotax. Nel '50 è la volta dello scooter Roller con
motore da 150 cc, mentre nel '57 viene costruita una moto da corsa
interamente carenata, con motore 125 quattro tempi capace di erogare
una potenza di 18 CV a 12.000 giri. Dello stesso anno è il ciclomotore
Mecky. La produzione approda al fuoristrada solo dopo la metà
degli anni '60, e ottiene la consacrazione negli anni Settanta
grazie anche alla collaborazione tecnica dei pilota Arnaldo Farioli
che, dopo il ritiro, diverrà l'importatore italiano della Casa
austriaca. In questi anni la KTM comincia anche a produrre motori
in proprio; il risultato è una copiosa messe di titoli europei
e mondiali. Dopo un periodo di crisi, alla fine degli anni Ottanta,
la KTM si riprende proponendo nuovi modelli anche con motori a
quattro tempi. Risale a pochi anni fa l'acquisizione della Casa
svedese Husaberg.
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REPUBBLICA
CECA
JAVA
All'inizio degli anni Venti l'ingegner Frantisek Janecek possiede
una fabbrica di armi a Praga che produce nel 1929 la prima motocicletta,
una monocilindrica con motore Wanderer di 500 cc. Nel 1932 arriva
una 175 dotata di motore Villiers che incontra il favore del pubblico.
Il primo contatto con le corse avviene nel 1935 con una monocilindrica
di 500 cc dotata di compressore di cui però non si sa molto. Alle
moto di cilindrata elevata si affiancano modelli utilitari quali
la bicicletta a motore da 98 cc del 1937 che incontra notevole
successo. Nel 1946, viene presentata la 250 a due tempi, una delle
moto tecnicamente più all'avanguardia del periodo. Due anni dopo
viene presentata la bicilindrica di 350 cc. Il primo ciclomotore
viene costruito nel 1954 e nello stesso anno viene presentata
una poderosa bicilindrica da corsa a doppio albero a camme in
testa. E' di questo periodo la fusione della Jawa con la CZ e
di questo Gruppo entra a far parte anche la Ogar e in seguito
la ESO. In questi anni la Jawa riesce a esportare in tutto il
mondo ma la maggior parte della sua produzione viene assorbita
dai mercati dei Paesi comunisti. Accanto ai modelli di serie vengono
costruiti esemplari da fuoristrada che colgono numerosi successi
internazionali. Dopo il 1955 inizia l'interessamento della Jawa
per le gare di velocità. Nel 1958 la Jawa e la CZ riprendono ciascuna
la propria autonomia produttiva e sportiva. Nel 1961, in base
al trattato di collaborazione sportiva con l'URSS, viene progettata
una 350 bicilindrica prodotta ed esportata in Unione Sovietica
come S 350. A questa viene affiancata una 250 da 39 CV. La produzione
sportiva è quanto mai prolifica e a queste si succedono molte
altre interessanti realizzazioni quali due bicilindriche a dischi
rotanti da 250 e 125. Da questo motore verrà derivato il quattro
cilindri 350 del 1968. Oltre alla velocità e al fuoristrada, la
Jawa è presente nello speedway e nelle corse su ghiaccio. Per
la produzione di serie, nel 1978, viene presentato il modello
Jawa che avrà maggior diffusione mondiale.
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AMERICA
BUELL
Erik Buell costruisce nell'83 la sua prima Special su meccanica
Harley Davidson. La moto incontra subito il favore degli appassionati
e così nasce ufficialmente la Buell. La ditta americana ha sempre
lavorato in strettissima collaborazione con la Harley Davidson
che, dopo averle fornito per anni i motori, ne ha acquistato all'inizio
degli anni 90 il 98% della proprietà.
HARLEY DAVIDSON
Nel 1902 William Harley, insieme con due amici, i fratelli William
e Arthur Davidson (ai quali l'anno dopo si sarebbe aggiunto il
terzo fratello Walter), costruisce un motociclo con motore di
3 CV. 1907 gli amici costituiscono una società per la fabbricazione
di moto, che vive un notevole periodo di floridezza durante gli
anni della Prima guerra mondiale quando l'industria britannica,
a causa dell'impegno bellico, cessa praticamente di produrre motociclette.
Nel 1918 la Harley-Davidson arriva a costruire nello stabilimento
di Milwaukee 18 mila veicoli, in buona parte destinati alle forze
armate. Negli anni Venti e Trenta l'immagine della mitica azienda
si impone con moto di grossa cilindrate con il sidecar adottato
dall'esercito USA nel corso della Seconda guerra mondiale. Negli
anni Sessanta e Settanta la Harley-Davidson attraversa un periodo
di prolungata crisi economica, al punto di sfiorare la chiusura
definitiva. Poi le cose cambiano e, a partire dagli anni Ottanta,
arriva la ripresa grazie ad una gamma di moto rinnovata ma sempre
fedele alla tradizione del classico propulsore bicilindrico a
V, aggiornato con l'iniezione elettronica.
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RUSSIA
URAL
A causa dell'offensiva nazista durante la seconda guerra mondiale,
i sovietici si sono trovati costretti a spostare alcune fabbriche
verso est, oltre i monti Urali, a più dì duemila chilometri da
Mosca. Viene così avviata la produzione di sidecar per l'Armata
Rossa in una ex fabbrica di birra. Le prime moto vengono consegnate
nei primi mesi dei 1942; in quell'anno ne sono prodotte 1.587
unità. Dal 1944 la fabbrica, chiamata Ural, si organizza creando
nuove strutture e insediamenti per la produzione delle sue bicilindriche,
ampiamente ispirate alle tedesche BMW. Imponenti le dimensioni:
10.000 dipendenti, stabilimento esteso su un'area di 254.000 mq,
pista di collaudo, due musei, un palazzo della cultura con cinema,
biblioteca e teatro, una centrale termica di proprietà per l'approvvigionamento
di energia elettrica.
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ASIA
GIAPPONE
HONDA
La più grossa Casa motociclistica mondiale, la Honda, è relativamente
giovane. Fu fondata da Soichiro Honda nel 1948 in un Giappone
quasi completamente distrutto. L'abilità e volontà del suo fondatore,
comunque, hanno permesso di iniziare una dura opera di ricostruzione.
Fondata la Honda Technical Research lnstitute, Soichiro inizia
a commerciare micromotori, da applicare alle biciclette. L'anno
successivo Honda decide di costruire in proprio un motore da 50
cc, nel frattempo nell'organico della Società entra Kiyoshi Kawashima,
geniale imprenditore che diventerà nel 1973 presidente della Honda.
In breve i motori Honda conquistano la maggioranza assoluta del
mercato giapponese. Nel 1951 nasce il Dream 4T di 146 cc, la prima
"vera" motocicletta giapponese, prodotta su scala industriale.
Le dimensioni dell'azienda crescono vertiginosamente e così pure
la necessità di avere nuovi mercati. Il primo passo di quella
che sarà una conquista dei mercati motociclistici mondiali è verso
gli USA. A Los Angeles viene aperta la American Honda Motor Co.
Ltd e contemporaneamente avviene il debutto agonistico. I due
primi allori mondiali arrivano nel 1961 con Mike Hailwood nella
250 e Tom Phillis nella 125. Da allora la supremazia giapponese
diviene una realtà. Nel 1966 la Honda decide di intraprendere
la scalata al titolo della classe regina, fino allora feudo indisturbato
della MV e di Giacomo Agostini. Pur sfiorando il successo in almeno
due occasioni, la Honda decide di ritirarsi dalle corse per concentrare
tutta la sua potenzialità sulla produzione di serie. La cosa riesce
con successo e nel 1969 viene presentata la Honda CB 750 Four,
moto che rappresenta una vera pietra miliare nella storia dei
motociclismo. Alla fine degli anni Settanta la Casa giapponese
torna nel mondiale velocità con la NR5OO: numerosi gli allori
ottenuti in tutte le classi con i suoi piloti. Gli anni Novanta
vedono la Honda impegnata anche in campo automobilistico. La produzione
motociclistica del colosso nipponico rimane comunque la più vasta
esistente.
KAWASAKI
Shozo Kawasaki fonda, nel 1878, il cantiere navale di Kawasaki
Tsukiji. L'azienda si espande in seguito acquisendo in seguito
altre industrie, tutte operanti nel campo della meccanica pesante,
che danno origine ad un vero e proprio colosso industriale. Tra
le varie realizzazioni del gruppo va ricordata la prima locomotiva
a vapore costruita in Giappone nel 1901. Solo nel 1950 esce dagli
stabilimenti Kawasaki la prima moto, chiamata KE 150, con motore
a quattro tempi. Nel 1954 viene costruito dalla Kawasaki Meihatsu
Industry, una compagnia facente parte del gruppo, un micromotore
a due tempi di 58 cc. Ma il vero ingresso nel mondo delle due
ruote avviene nel '61 quando la Kawasaki Aircraft Co. Ltd, sfruttando
l'esperienza della Casa motociclistica Meguro da poco assorbita,
comincia la produzione in serie della 125 B7, una monocilindrica
due tempi in grado di sviluppare 8 CV a 6.500 giri. In quegli
anni le altre tre grandi Case motociclistiche nipponiche sono
già note a livello mondiale. Ma la Kawasaki brucia le tappe e
arriva presto a insidiare le avversarie nel Mondiale velocità.
Il primo titolo iridato arriva nel 1969 grazie a Dave Simmonds,
nella classe 125. La Kawasaki stupisce con il suo potente tre
cilindri due tempi da 500 cc, che verrà proposto anche nelle cilindrate
350, 400 e 750. Per contrastare la Honda CB750 Four viene presentata
la Z 900 e, con essa, inizia la fortunata serie dei motori quattro
cilindri quattro tempi di elevate prestazioni. Negli anni Settanta
arrivano altri successi sportivi nelle classi 250 e 350 per merito
di Kork Ballington. Nel 1978 compare la gigantesca Z 1300 sei
cilindri raffreddata a liquido; al modello a carburatori fa seguito
anche una versione a iniezione. Negli anni Ottanta la produzione
di moto si orienta decisamente sui motori a quattro tempi con
un'ampia gamma di modelli a livello di cilindrate e tipologie.
L'evoluzione porta alle supersportive delle serie GPZ, GPX, ZX-R,
affiancate da modelli da fuoristrada, custom e da granturismo,
mentre i motori a due tempi sono riservati alle moto da Cross.
SUZUKI
Il primo motore marchiato Suzuki vede la luce nel 1952. Si trattava
di un micromotore ausiliario di 36 cc. La Marca giapponese, però,
nacque ben prima di quel 1952. Fu fondata, infatti, nel 1909 da
Michio Suzuki e inizialmente produce impianti e macchinari per
uso tessile. Nel settore delle due ruote la scalata avviene assai
rapidamente e la Suzuki fece della fedeltà ai motori a due tempi
una bandiera fino agli anni Ottanta. La prima apparizione in pista
della Suzuki risale al 1960: dopo due stagioni trascorse a "farsi
le ossa", nel 1962 la Casa giapponese ingaggia il forte pilota
Ernst Degner, scappato dall'Est europeo e dalla MZ, che porta
al successo iridato la Suzuki nella neonata classe 50. Il titolo
viene replicato e raddoppiato l'anno successivo da Kent Anderson
nelle classi 50 e 125. Nel 1964 è sempre Anderson a conquistare
l'alloro nella classe 50, mentre negli anni 1966, 1967 e 1968
è la volta di Hans G. Anscheidt. Nel 1970 Dieter Braun porta di
nuovo la Suzuki alla vittoria nel Mondiale classe 125. Negli anni
Settanta la Suzuki è senz'altro da considerarsi la Casa numero
uno al mondo per i motori a 2 tempi, ed è in questo periodo che
arrivano le vittorie a ripetizione nel Mondiale Cross, con gli
allori iridati conquistati in tutte le classi. Le competizioni
in pista non sono da meno e il sodalizio con Barry Sheene consente
alla Suzuki di vincere anche nella classe 500. Da ricordare anche
i Mondiali vinti da Marco Lucchinelli nel 1981 e da Franco Uncini
nel 1982, sempre in sella alla quattro cilindri RG 500. La produzione
di serie, nel frattempo, si evolve verso il 4 tempi a lungo ripudiato,
con i motori della serie GS. La generazione successiva di modelli
viene siglata GSX; tra queste moto, riscuotono notevole successo
le supersportive della serie R di 750 e 1.100 centimetri cubi.
La grande novità del 1999, invece ha il nome di un uccello: Hayabusa
("Falco Pellegrino"). Una 1.300 supersportiva sulla quale la Casa
di Hamamatsu ha mantenuto uno stretto riserbo, riguardo alla potenza
accreditata a 175 CV.
YAMAHA
La Yamaha nasce nel 1887 come fabbrica di strumenti musicali (questo
spiega i tre diapason nel marchio).Nel 1899 comincia la produzione
di pianoforti. Durante la Seconda guerra Mondiale lo stabilimento
viene convertito per la costruzione di motori e ricambi per aerei.
Nel 1955 viene presentata la prima moto: si tratta della Red Dragonfly
125, che si impone subito all'attenzione generale vincendo la
cronoscalata del Monte Fuji. Si deve però attendere il 1960 Per
la seconda realizzazione in campo motociclistico. Si tratta dello
Sci, uno scooter con motore di 173 cc e scocca in plastica stampata.
Nello stesso anno, in California, nasce la Yamaha International
Corporation, punto di partenza per la rapidissima ascesa che porta
la Casa nipponica a diventare una delle più importanti del mondo
e ad ottenere una straordinaria sequenza di successi sportivi.
Già nel 1964, infatti, arriva il primo successo mondiale, per
merito dell'inglese Phil Read, nella classe 250. Il titolo viene
replicato l'anno successivo e riconquistato nel 1968, sempre per
mano del forte pilota britannico. Ma i titoli iridati arrivano
anche grazie ad altri campioni, quali Gould, Saarinen, Braun in
250, ancora con Read, Anderson, Ivy nella 125 e con Agostini,
Roberts, Lawson e Rainey nella 500. Per quanto riguarda la produzione
di serie, Yamaha si pone all'avanguardia con i quattro cilindri
venti valvole della serie FZ e ottiene grandi risultati a livello
commerciale, come per esempio con la XT 600 nelle varie versioni
che, per anni, ha guidato le classifiche di vendita in tutto il
mondo. Nuove arrivate le supersportive R6 ed R7 da cui derivano
le moto per i campionati Supersport e Superbike.
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COREA
DAELIM
La Daelim produce circa 300.000 unità all'anno, dallo scooter
alla moto di media cilindrata. Con queste cifre la Daelim è uno
dei maggiori produttori di moto coreani, non ché il primo in ordine
di tempo, visto che il nucleo centrale dei gruppo nasce nel 1962.
La Daelim Group, con le sue 13 affiliate, si occupa anche di costruzioni,
dell'industria petrolchimica, di ingegneria, di commercio, di
finanza e di beni immobili. Tutte le sue moto sono sviluppate
secondo uno stretto controllo di qualità. Ha stabilito recentemente
anche una joint venture con la Honda, per la quale produce diversi
modelli destinati al mercato interno coreano. Fino alla fine dei
1998 in Italia erano disponibili unicamente due moto (NS 125 Fellow
e VS 125).
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INDIA
ENFIELD
Risale al 1955 la costituzione della Enfield India, emanazione
della britannica Enfield Company di Redditch. La Enfield India
produce ciclomotori e motociclette; tra queste ultime c'è persino
un modello equipaggiato con motore Diesel di 350 cc. Costruite
negli stabilimenti di Madras e Madurai, le moto Enfield sono esportate
in diversi Paesi, tra cui l'Italia. Prima importatrice in Italia
di queste moto è stata la Gio.Ca Moto di Bologna.
BAJAJ
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TAIWAN
KYMCO
La Kwang Yang Motor Company, da cui è derivato l'acronimo K.Y.M.C.O.
(il Marchio di commercializzazione in Italia), vanta una produzione
quantitativamente elevata che spazia dagli scooter alle moto leggere
di 125 e 150 cc, con motorizzazioni a 2 e 4 tempi. L'azienda Taiwanese
è nata in collaborazione con la Honda, che detiene ancora una
discreta quota azionaria, e impiega 4000 dipendenti di cui 400
sono i tecnici che formano il reparto ricerche ed esperienze.
Tecnici in grado, e lo dimostra il crescente successo della Kymco,
di studiare e realizzare prodotti mirati ai vari mercati ai quali
sono indirizzati e cioè Europa, Cina, Vietnam ed Est asiatico.
La produzione si avvale di quattro stabilimenti, caratterizzati
da un ciclo produttivo all'avanguardia per modernità di impianti,
due a Taiwan e due in Cina.
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Ultimo
aggiornamento: Novembre 2002
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by
PEGASOMANIA
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