Di
che si occupa il governo? Crisi,
disoccupati, scuola? No dei campi da
golf!Su proposta della
Brambilla il Consiglio dei Ministri
approva il disegno di legge che
consente di costruire 18 buche nei
parchi. Alla faccia delle emergenze
reali... Puppato: "Piuttosto
facciamoli nelle cave dismesse
Come uscire dalla crisi? Semplice,
campi da golf per tutti. Ecco la
nuova ricetta del Governo proposta
dal Ministro del Turismo Michela
Vittoria Brambilla ed approvata oggi
in Consiglio del Ministri. “Più
strutture per il golf, anche di tipo
ricettivo per incentivare il
turismo, pianificando verdi campi da
gioco e relativi resort all’ interno
di aree protette” ha spiegato la
lungimirante ministra – quando ha
annunciato il testo del Ddl, nel
corso della conferenza stampa
convocata appositamente, ha poi
assicurato tutti i perplessi,
opposizione e parte della
maggioranza che: "Non ci saranno
oneri per le casse dello Stato",
senza specificare però come verrà
finanziato il progetto.
Il bello è che presentano il golf
come un traino del turismo
sostenibile ed ecocompatibile
attraverso la costruzione di aree da
gioco apposite in parchi naturali.
Il golf dunque, come un settore
strategico da incentivare, sebbene
questo sport nel nostro Paese - come
messo in luce dalla stessa relazione
tecnica allegata al Ddl- sia
appannaggio di pochi soggetti.
Sarcastica e ragionevolmente critica
Anna Finocchiaro, Presidente dei
Senatori del Pd: “Una soluzione
comoda e alla portata di tutti, dopo
gli incentivi per l'acquisto delle
barche da diporto, ci sembra
un'opportunità che ad esempio le
migliaia di operai in cassa
integrazione potranno cogliere al
volo; purtroppo non è una
barzelletta, né una battuta, ma una
proposta concreta ormai approvata.
“Cara maggioranza, prosegue la
senatrice, non ci siamo proprio, gli
italiani sono stufi di prese in giro
fatte con una leggerezza che sfiora
l'incoscienza; ormai siamo alle
chiacchiere da circolo del Tennis o
da Club della caccia, senza voler
offendere nessuno”. “Ci sembra che
questo Paese, conclude la Presidente
del Gruppo Pd, come dimostrano anche
gli ultimi dati ISTAT con 380 mila
disoccupati in più nel quarto
trimestre del 2009, abbia bisogno di
ben altre ricette per uscire dalla
crisi".
Stella Bianchi, responsabile
Ambiente della Segreteria nazionale
del Partito Democratico, dichiara
allarmata: “Speriamo che il golf non
diventi nelle intenzioni del Governo
un’occasione buona per tentare di
saltare vincoli ambientali e
paesaggistici e magari per lanciare
speculazioni edilizie in qualche
area del Paese”. “ E’ impensabile
costruire campi da golf nei parchi e
puntare al business delle annesse
strutture ricettive in zone di
pregio paesaggistico, che devono
rimanere tutelate e aperte alla
fruizione di tutti”- e conclude- “
In un Paese tanto ricco di bellezza
naturali ed artistiche come il
nostro, ci sono innumerevoli altre
misure per sostenere il turismo
oltre al golf, delle quali però
sembra non esserci traccia
nell’azione del Governo”. Dello
stesso parere Ermete Realacci,
responsabile green economy del Pd
che aggiunge: “I nuovi campi da golf
non dovranno però essere intesi come
un cavallo di Troia per dare il via
libera a nuove colate di cemento e a
speculazioni edilizie in aree di
pregio del Paese dove il cemento non
dovrebbe assolutamente entrare”.
Laura Puppato, Presidente nazionale
del Forum Politiche Ambientali del
Pd, valuta tecnicamente il Ddl
approvato e dichiara: “ I campi da
golf sono realtà semiproduttive che
necessitano di una manutenzione
specifica ed accurata, come
l’utilizzo costante di fertilizzanti
e prodotti chimici per abbattere le
erbacce e mantenere vivo il prato,
irrigazioni continue ed abbondanti,
insomma attività di manutenzione non
compatibili con le aree protette di
parchi e boschi del nostro Paese”. E
considera: “Se venissero utilizzate
delle aree dismesse, con un grande
investimento economico, si potrebbe
realizzare una riqualificazione del
territorio, ma i parchi è bene che
restino parchi, rispetto ad un uso
turistico è preferibile che venga
salvaguardata la flora e la fauna
autoctona”.
Interviene anche Francesco Ferrante
della Commissione Pd Ambiente e
Territorio del Senato, commentando
il via libera da parte del Consiglio
dei Ministri al disegno di legge sul
golf fornisce un esempio pratico di
ciò che potrebbe verificarsi: “ Mi
auguro che il Ministro
dell’ambiente, Stefania
Prestigiacomo si opponga a questa
trovata della sua collega di
governo, anteponendo la salvaguardia
del paesaggio a un campo a 18 buche,
con mega resort annesso, che
potrebbe sorgere nel bel mezzo della
tenuta di San Rossore in Toscana o
nel parco naturale della Biderosa in
Sardegna".
“Dopo le briciole del decreto
incentivi, che avranno scarsi
effetti sulla vita degli italiani,
apprendiamo di cosa si occupa il
Governo: campi da golf, non c’è
bisogno di sottolineare che così non
si affrontano i problemi del Paese
ma solo quelli di pochi eletti”, lo
afferma Andrea Lulli, Capogruppo del
Pd in Commissione Attività
Produttive di Montecitorio. E
prosegue: “ Non sappiamo se il
Ministro Brambilla sappia veramente
di cosa stia parlando, vista la sua
totale inconsistenza, ma il Ddl è
un’offesa a chi non ha lavoro e non
riesce ad andare avanti. “ In un
primo tempo – prosegue Lulli -
abbiamo pensato che l’annuncio di
Brambilla fosse finalizzato a
rilanciare la produzione dei
maglioncini per giocare a golf, il
che poteva essere un aiuto indiretto
al settore manifatturiero; ma la
signora evidentemente non conosce la
condizione di vita delle famiglie
artigiane e perciò non sa neanche
della necessità di dare loro un
aiuto”. “Le parole del Ministro al
Turismo –prosegue- sono uno schiaffo
in faccia alla parte più debole del
Paese dato da un Governo che pensa a
far star meglio chi già sta bene, i
piccoli operatori turistici che non
sanno come andare avanti sono invece
lasciati alla deriva; il settore
turistico italiano aspetta da tempo
interventi per affrontare la crisi”.
“ Il Ddl varato dal Governo è un
condono edilizio preventivo che
denunciamo con decisione” – e
conclude - “Quello di cui c’è
necessità è il rinnovamento e
l’ammodernamento del patrimonio
alberghiero italiano, come proposto
da tempo dal Pd”.
D’altronde è risaputo, il golf è uno
sport popolare, giovane e dinamico,
alla portata di tutti: basta avere
sacca, mazze, palline, scarpette
apposite, e tanto, tanto tempo
libero a disposizione per girare con
l’ausilio dell’apposita macchinetta
elettrica da una buca e l’altra … .
Insomma con circa 1200 euro di
attrezzatura e 80 euro al mese … o
scusate all’ora... di lezioni ce la
si può cavare. Perché sia
un’attività sportiva praticata da
una ristretta elite resta veramente
un mistero no? |
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Le
macerie della scuola pubblica
italianaPrevisto per il
prossimo anno il più grande
licenziamento di massa nella storia
della pubblica amministrazione del
nostro paese, sud fortemente
penalizzato. Puglisi: “l’istruzione
deve restare pubblica e gratuita per
tutti”
In
questi giorni si comincia a
delineare sempre di più il quadro
fortemente allarmante della scuola
pubblica italiana conseguente alla
legge 133 del 2008: nuovi e cospicui
tagli per il prossimo anno; classi
sempre più numerose in locali che
non sono più a norma di legge,
pericolosi per gli studenti ed il
personale; assenza di piani adeguati
per le supplenze e debiti non
coperti degli anni precedenti.
“Ma è questo il futuro che il
Governo promette alle nuove
generazioni?" - Si domanda, in una
nota il capogruppo del Pd in
Commissione Istruzione al Senato,
Antonio Rusconi –. “La situazione è
tale, prosegue il Senatore – che
addirittura per ovviare alla carenza
di fondi adeguati alle esigenze
scolastiche, alcuni Comuni e
Associazioni dei genitori pensano
già ad organizzare “lotterie” per
rispondere a queste inefficienze ed
agli aumenti preannunciati delle
tasse di iscrizione”.
"Vorremmo chiarire anzitutto un dato
concreto, come piace ai lombardi
veri: la legge 133 prevedeva tagli
in 3 anni di 8 miliardi nella scuola
pubblica e il reinvestimento del 30
per cento di questi nel merito degli
insegnanti migliori. Il ministro
Gelmini è stata molto precisa
nell'obbedire ai tagli di risorse
previsti da Tremonti ma non ha
reinvestito un euro per premiare
alcun insegnante 'meritevole'.
Allora si eviti di continuare a
raccontare bugie sulla pelle di
persone che ogni giorno, con serietà
e impegno, continuano a lavorare per
la scuola pubblica italiana", ha
ribadito Rusconi.
I deputati del Partito Democratico
si mobilitano in Aula, contro le
azioni di questo Governo che sta
distruggendo il sistema di
istruzione, formazione e ricerca
pubblica; ed essendo in minoranza,
lo fanno con l’unico strumento loro
concesso, interpellanze urgenti ai
Ministri competenti.
E’di pochi giorni fa l’
interrogazione parlamentare
presentata dai deputati del Pd
Antonio Cuomo e Giovanni Burtone,
nella quale si denunciano i tagli di
personale scolastico previsti dal
Governo prevalentemente nel
meridione e si chiede al Ministro
Tremonti di attivarsi nei confronti
del Ministro Gelmini per scongiurare
che ciò abbia seguito.
Si legge nell’atto parlamentare del
Pd: il taglio di organico del
personale docente nella scuola
pubblica previsto per il prossimo
anno e contenuto in un decreto
interministeriale di prossima
pubblicazione, penalizza
notevolmente il sud pur in presenza
di un maggior numero di studenti in
queste zone. I posti da tagliare
saranno infatti 25.558, di cui:
8.711 posti nella primaria; 3.661
per le scuole medie e 13.746 posti
per la scuola superiore. Il taglio,
se così effettuato, si articolerà in
due fasi: subito saranno fuori ben
22.018 insegnanti ed i restanti
3.540, saranno decurtati a
settembre. Di questa operazione i
responsabili saranno gli Uffici
scolastici regionali che decideranno
su quali ordini di scuola
intervenire.
Per quanto riguarda la scuola
primaria le regioni più penalizzate
saranno la Campania con 1.276 posti
in meno e la Sicilia con 1.251.
Anche per le scuole medie i tagli
comprendono cifre sconcertanti: si
tratta di 894 posti in meno sempre
in Campania e 519 cattedre tagliate
in Sicilia.
Per le scuole superiori infine i
tagli saranno pari a 1716 posti per
la Campania, che risulta la regione
più colpita; va sottolineato inoltre
che nell’ambito della regione
Campania sarà la provincia di
Salerno quella a subire i maggiori
tagli con oltre 700 cattedre in
meno: circa 200 per le elementari,
un centinaio per le medie, e almeno
400 per le superiori.
Tutto questo avviene – si evince
nella parte finale
dell’interpellanza d’urgenza
presentata dai deputati democratici-
in un contesto politico e di governo
in cui alcune forze territoriali
condizionano il ministro Gelmini,
cercando di introdurre forme di
tutela discriminatorie a vantaggio
dei precari del nord sulla base di
punteggi differenziati e graduatorie
regionali. Siamo di fronte ad un
nuovo colpo mortale inflitto alla
scuola pubblica già messa a dura
prova nel corso degli ultimi due
anni con un taglio pari a 7 miliardi
di euro.
“A pagare è sempre e soltanto il
Mezzogiorno, anche nel mondo della
scuola", non usa mezzi termini,
l'onorevole Stefano Graziano del
Partito Democratico che a sua volta
ha rivolto un'interrogazione al
Ministro dell'istruzione. “In
Campania siamo ad una situazione di
allarme sociale: circa 4mila
cattedre in meno nella regione a
fronte delle quasi 26mila in meno a
livello nazionale, questi i sono i
dati prosegue Graziano, mi chiedo se
il Ministro Gelmini non ritenga di
dover rivedere la sua posizione al
fine di ridurre un impatto che
rischia di essere disastroso sul
sistema formativo di una regione che
ha invece fortemente bisogno di una
scuola pubblica che guardi al
futuro, in grado di offrire sempre
di più spazi culturali e istruttivi
in una così difficile realtà".
Anche Manuela Ghizzoni, Capogruppo
Pd in Commissione Cultura alla
Camera ha presentato una
interrogazione urgente al ministro
Gelmini per chiedere ‘marcia in
dietro’ alla raffica di
licenziamenti che sta creando
disfunzioni nel comparto scolastico
impoverendo l’offerta formativa
della scuola pubblica, un’
istituzione di primaria importanza
per la vita culturale e per lo
sviluppo del nostro Paese. “ E’
allucinante che nell’anno 2009-2010,
a fronte di un incremento degli
studenti di 37 mila unità, il
Governo abbia licenziato più di 42
mila docenti, oltre a 15 mila di
personale Ata, per non parlare dei
precari” – dichiara la parlamentare
democratica-. “ Ancora più
sconcertante la scelta di proseguire
per il prossimo anno con il più
grande licenziamento di massa nella
storia della pubblica
amministrazione del nostro Paese:
circa 47 mila persone tra personale
docente e personale Ata”.
Giovanni Bachelet, deputato e
Presidente nazionale del Forum
Istruzione del PD, analizzando
l’inquietante tabella con la
previsione del taglio per l'intero
comparto della scuola nell'anno
scolastico 2010/2011, ha chiesto al
Governo se si tratti di numeri
definitivi o se cresceranno ancora.
“Infatti a giugno 2009, dichiara
Bechelet, in base al Piano
Programmatico allegato allo schema
di Regolamento per il riordino delle
superiori, il Ministero aveva
fornito la già spaventosa previsione
di 25.600 docenti rottamati nel solo
2010-2011; a febbraio, tuttavia,
nell'allegato al Regolamento
definitivo per il riordino delle
superiori, la cifra era salita a
27.307: altri duemila posti in meno,
oggi, la tabella riassuntiva
suggerisce addirittura 31.390 posti
persi: più di tutti gli abitanti di
Lecce messi insieme”. “ Se il
Governo non intende fermare il
massacro, sarebbe auspicabile che
fornisca almeno il bilancio esatto e
definitivo delle vittime, conclude
il deputato, in modo che esperti
della scuola e giornali (ultimo il
Sole24Ore) non continuino a
riferirsi ad una cifra che, benché
smisurata, potrebbe essere
grossolanamente sottostimata: oltre
il venti per cento in meno rispetto
al taglio vero, sempre che
quest'ultima tabella sia quella
giusta."
Francesca Puglisi, responsabile
Scuola Segreteria nazionale PD,
dichiara: “ Non si salva nessuno: si
tagliano le cattedre, si taglia il
personale non docente, si riduce il
tempo pieno. E’ una facile profezia
quella che prevede per il prossimo
anno scolastico enormi difficoltà
per le famiglie e per gli alunni. “I
dati del Ministero, prosegue la
Puglisi, confermano un quadro
drammatico: tagli maggiori alle
superiori e per le scuole del sud
Italia, ma con contraddizioni
fortissime nel nord, proprio nelle
regioni che hanno premiato il
centrodestra: in Veneto e Lombardia
gli insegnanti saranno tagliati di
oltre il 3% nonostante un aumento
degli alunni dell’1,3%”. “Dietro
ogni numero – conclude - ci sono
persone in carne e ossa,
professionalità e speranze negate:
molti insegnanti perderanno la
supplenza dopo tanti anni di
servizio, molti altri potranno
mettere una pietra tombale sulla
loro speranza di entrare nel mondo
della scuola”.
Ed infine Francesca Puglisi denuncia
l’anima discriminatoria di questo
assetto scolastico programmato dal
Governo: “ I tagli dissennati
previsti dal riordino delle
superiori prevedono l'eliminazione
della sperimentazione del
bilinguismo nei licei, così i
ragazzi che alle medie hanno
studiato due lingue dovranno
abbandonarne una alle superiori, a
meno che i genitori non siano
disponibili a pagare gli insegnanti,
come avverrà al liceo scientifico
Righi di Bologna”. “Oplà, ecco la
scuola di qualità della Gelmini: chi
può pagare ha la qualità, gli altri
stanno a guardare", e prosegue, “ Al
di là del sarcasmo, è facile
immaginare che la decisione di
preside e insegnanti del Righi sia
stata sofferta, ma l’istruzione
pubblica deve restare gratuita per
tutti e sarebbe deleterio introdurre
il principio che ci sono opportunità
diverse tra ricchi e poveri, che
basta avere più soldi per ottenere
ciò che dovrebbe essere un diritto
per tutti; è la morte non solo della
scuola, ma della democrazia”. |
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Si
spaccano sulla caccia Trenta
deputati del Pdl vanno contro la
loro stessa maggioranza e scrivono a
Berlusconi di fermare un articolo
comunitario a favore della stagione
venatoria. Per il Pd bisogna frenare
la deriva estremista a cui stiamo
assistendo sulla caccia
Caccia sì. Caccia no? Mentre alla
Camera si sta discutendo un articolo
di legge comunitaria che
consentirebbe il prolungamento della
stagione venatoria, trenta deputati
del Pdl hanno firmato una lettera
indirizzata a Berlusconi di dissenso
contro le decisioni prese dalla
stessa maggioranza. Un vero e
proprio colpo di scena: non perché
nelle fila del Pdl non si abbia una
coscienza e del buon senso ma perché
è la prima volta che si va contro
una decisione del leader.
Incredibile.
Nella lettera in cui compaiono tra
gli altri Fiorella Ceccacci Rubino,
Margherita Boniver, Flavia Perina,
Fiamma Nirenstein e Pietro Lunardi
si legge: "non intendiamo
legittimare con il nostro voto il
cedimento politico di alcuni a una
piccola lobby di settore e di 750
mila cacciatori. Né, tanto meno,
alla loro volontà di sparare
indiscriminatamente tutto l'anno e
contro qualsiasi specie animale". Ma
tutto è ancora da verificare nel
voto dell'Aula.
Intanto, anche con il pieno sostegno
del Pd, diverse associazioni
ambientaliste sono impegnate oggi e
domani in un presidio di protesta
davanti a Montecitorio.
Per Stella Bianchi responsabile
Ambiente del Pd è giunto il momento
in cui sperare un “soprassalto di
senso di responsabilità da parte
della destra alla Camera. Lo
stralcio dell’articolo 43 della
legge Comunitaria è l’unica strada
per fermare una deriva che rischia
di pregiudicare la sopravvivenza di
numerosissime specie animali, di
mettere l’uno contro l’altro
cacciatori, ambientalisti e
agricoltori, di esporre le Regioni a
continui ricorsi nella più totale
incertezza normativa.
Bisogna fermare l’estensione della
durata del calendario venatorio,
dare regole comuni all’intero
territorio nazionale, assicurare il
rispetto e la tutela della fauna,
tanto più nell’anno mondiale della
biodiversità, e l’equilibrio tra le
esigenze dei cacciatori, degli
ambientalisti e degli agricoltori”.
Dello stesso parere anche i deputati
Pd Ermete Realacci e Susanna Cenni
secondo cui “bisogna frenare la
deriva estremista a cui stiamo
assistendo sulla caccia. Un buon
esempio arriva oggi dalla Toscana
dove è stato approvato un documento
comune fra Arcicaccia, Federcaccia e
Italcaccia che invita a riprendere
l’esame di tutti i processi in
corso, bloccando i provvedimenti che
rischiano di dare il via libera ad
una vera e propria deregulation,
contraria non solo alla normativa
europea ma a quanto pensano la
maggior parte degli italiani, la
parte responsabile del mondo
venatorio, che chiede una caccia
dentro le regole. La strada da
percorrere nell’interesse del paese
è quella di una piena attuazione
della legge vigente, con il supporto
della ricerca scientifica e tenendo
la barra ben dritta rispetto agli
ideologismi e gli estremismi che
troppo spesso agitano questo
settore”.
Il senatore Roberto Della Seta,
capogruppo del Pd nella commissione
Ambiente, ha voluto applaudire
l'iniziativa dei 30 deputati del Pdl.
"Rendiamo onore al merito e al
coraggio politico dei 30 deputati
del Pdl che si ribellano sia
all'idea di legiferare soltanto in
ossequio a piccoli interessi
particolari, che alla prospettiva di
aprire sulla caccia una guerra di
religione tra opposti oltranzismi,
inutile quanto pericolosa".
"Adesso non ci sono più alibi – ha
continuato Della Seta - Questa
materia deve essere sottratta
immediatamente a un improbabile
scontro di schieramenti e si devono
concordare tra le forze politiche e
con tutte le parti interessate i
necessari miglioramenti alla legge
157/92 sulla caccia, a cominciare
dalle misure contro i danni
all'agricoltura. Questo ovviamente –
ha concluso Della Seta - mettendo da
parte ogni tentativo deregulation
venatoria".
“Dopo la chiara presa di posizione
di un folto gruppo di deputati del
Pdl, ora aspettiamo la retromarcia.
Maggioranza e governo devono
fermarsi: con l’articolo 43 sulla
caccia, la destra ha tenuto in
ostaggio l’intero provvedimento
della legge comunitaria e questa è
davvero inaccettabile, soprattutto
perché il calendario venatorio che
la lobby della caccia vuole imporre
sarà fonte di contrasti con
l’Europa”. Così Sandro Gozi,
capogruppo del Pd nella commissione
Politiche dell’Unione europea di
Montecitorio |
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10
proposte per uscire dalla crisi
Il PD incontra le parti sociali per
far fronte alla crisi economica.
Letta: "Ricerca e innovazione,
riforma degli ammortizzatori
sociali, riforma del fisco: si
riparte da qui". Damiano: "Alla
Camera c'è una proposta PD per
tassare del 2%, nel 2010 e 2011, i
redditi sopra i 200mila euro e
destinare gli incassi alla Cig
Non si va oltre la crisi per
decisioni unilaterali, si decide con
chi ci sta dentro, con i
rappresentati di lavoratori e
imprese”. Con queste parole
Enrico Letta spiega la scelta
del Partito Democratico di riunire
le parti sociali (Cgil, Cisl,
Uil, Ugl, Confindustria,
Confcommercio, Confesercenti, Lega
Coop, Confartiguanato, Confartigiani,
Confapi, Confagricoltura, Cia, Cna,
Coldiretti) nell’incontro “Per
andare oltre la crisi: analisi e
proposte”. Il vicesegretario PD lo
rivendica come un “metodo di lavoro
che è anche un messaggio forte e
chiaro”.
“La caduta si è arrestata, ma se non
viene seguita dal rimbalzo avremo
davanti anni in cui il recupero sarà
lungo e la capacità di contenere il
danno, messa in campo finora da
lavoratori e imprese, non sarà più
sufficiente”. Per questa ragione, il
PD propone una strategia di lungo
periodo, avversa a quel “fallimento
della politica degli spot e dei
click day”, e articolata in 10 punti
“per incalzare il governo e fa
ripartire la crescita Noi su seria
politica di tagli alla spesa
pubbblica siamo disposti a sederci a
un tavolo".
Ecooli:
1.Sostegno a ricerca e innovazione.
Proponiamo meccanismi per rendere
automatici i crediti di imposta per
le imprese che investono in
innovazione e ricerca. Sul versante
pubblico, a dispetto dei tagli
operati dal governo alla ricerca,
chiediamo di destinare una parte dei
finanziamenti ordinari
all’università per un piano
straordinario per i ricercatori
degli atenei italiani.
2.Riforma del fisco. Una riforma che
si basa su un unico
obiettivo: la riduzione del peso
fiscale su chi lavora e su produce.
Chi “crea” sviluppo va premiato. Il
tutto in considerazione dei due
record negativi che l’Italia detiene
tra i Paesi industrializzati: quello
della più alta tassazione su chi
lavora e produce e quello del più
elevato livello di evasione ed
elusione fiscale.
3.Riforma universale degli
ammortizzatori sociali. Le nostre
proposte mirano a estendere anche ai
liberi professionisti, ai lavoratori
delle piccole imprese e a quelli
flessibili, con contratti a progetto
o a tempo determinato, le tutele
oggi appannaggio esclusivo dei
dipendenti a tempo indeterminato
delle grandi imprese.
4.Tempi certi per i pagamenti della
PA. A fronte del fallimento del
Piano del governo dell’autunno
scorso, proponiamo misure immediate
per accelerare i pagamenti alle
imprese da parte della Pubblica
Amministrazione coinvolgendo la
Cassa Depositi e Prestiti.
5.Più libertà di scelta. Contro ogni
logica corporativa o di
conservazione dei privilegi
esistenti, diciamo no a marce
indietro nel processo di
liberalizzazione delle attività
economiche.
6.Giovani e lavoro. Per superare la
precarietà cui sono esposti
soprattutto i giovani e le donne con
contratti flessibili proponiamo
misure volte arginare l’attuale
dualismo del mercato del lavoro tra
“ipergarantiti” e “vulnerabili”.
L’idea è quella di nuove tipologie
di contratti di avvio al lavoro che
consentano di uscire dalla scelta
secca tra precariato e contratti a
tempo indeterminato, in genere
troppo onerosi per il datore di
lavoro.
7.Semplificazione burocratica. Per
agevolare il lavoro delle imprese e
la vita dei cittadini, proponiamo un
Piano di sburocratizzazione delle
attività economiche e produttive
attraverso estensione e il
rafforzamento dello strumento del “forfettone”,
la previsione di un’aliquota unica
del mercato immobiliare e la
generalizzazione degli automatismi.
8.Enti locali. Per superare le
difficoltà di bilancio che molti
enti locali devono fronteggiare,
proponiamo una revisione dei vincoli
del Patto di Stabilità interno che
consenta di premiare le
amministrazioni più virtuose e
sanzionare solo quelle
“spendaccione”. Chiediamo di
conseguenza un Piano straordinario
di finanziamento per le piccole
opere pubbliche, da programmare e
attuare con i territori.
9.Mezzogiorno e rinnovabili. Il Sud
ha bisogno di un grande progetto che
gli consenta di tornare a
“respirare” e a essere competitivo,
valorizzando il suo enorme
patrimonio naturale e culturale. Per
questo proponiamo subito un Piano
straordinario per fare del
Mezzogiorno la piattaforma logistica
europea per le energie rinnovabili.
10.Gas e autonomia energetica. Siamo
convinti che, in materia di politica
energetica, l’Italia debba oggi
mettere a frutto dieci anni di
scelte bipartisan
sull’approvvigionamento. Continuando
a investire sul gas, oltre a essere
consumatori possiamo diventare anche
rivenditori.
“Tifiamo – conclude Letta - per
quegli italiani che si rimboccano le
mani per uscire dalla crisi e lo
facciamo con azioni concrete, nel
rispetto e nella consapevolezza del
nostro ruolo di opposizione”.
Nella stessa giornata Cesare
Damiano, capogruppo PD in
Commissione Lavoro e organizzatore
dell'incontro ha presentato alla
Camera un ddl sugli ammortizzatori
sociali per trovare la copertura e
ripristinare l'allungamento di sei
mesi della cassa integrazione
ordinaria. Ai redditi al di sopra
dei 200mila euro è chiesto un
"contributo di solidarietà" del 2%
per il 2010 e il 2011.
All'incontro con le parti sociali,
Damiano ha sottolineato l'importanza
di "ragionare insieme sulla
situazione attuale" e si detto
determinato a "rendere continuativo
questo tavolo di concertazioni.
Siamo ancora di fonte a spot e a una
ripresa a macchia di leopardo. Siamo
di fronte a una battuta d’arresto
della crisi più che una ripresa. I
conti relativi all’occupazione li
dobbiamo ancora saldare e il 2010 e
il 2011 saranno problematici. Il
governo sbaglia: pensano che tutto è
risolto perchè hanno distribuito
ammortizzatori a spese di regioni e
fondo sociale europeo. Hanno dato
una dose massiccia di narcotico,
aspettano la nottata passi. È un
ragionamento perdente. Il sistema
non tornerà com’era prima della
crisi ed è assurdo tutelare
l’occupazione senza un progetto di
sviluppo. Perchè non hanno destinato
fondi alle imprese invece di abolire
l'Ici anche per i redditi più
alti?".
Secondo Giampaolo Galli,direttore
generale di Confindustria, "se si
riduce la spesa diventa credibile
una prospettiva di riduzione delle
tasse". Inoltre, "per un crescita
del 2% nei prossimi anni servono
scelte oculate per l'allocazione
delle poche risorse". Controllare la
spesa corrente primaria, ha spiegato
Galli, "e' molto difficile ma c'e'
l'esempio della Germania che nel
2003 ando' al 4% del disavanzo" e in
pochi anni e' arrivata "a un taglio
di 4 punti della spesa e non ha
sofferto in termini di crescita"
anzi nel 2006-2007 "ha ricominciato
a crescere".
Salvatore Barone, funzionario
del Dipartimento dei settori
produttivi della Cgil, ha avvertito:
"Non possiamo affidare alle sole
imprese eccellenti il compito di
conseguire crescita in medio
periodo. Non basterà ad affrontare
grandi problemi che abbiamo di
fronte. Il fattore tempo e la
qualità della politica sono
centrali. Il prolungarsi della crisi
pone problema all'area di piccola e
media dimensione: bisogna mettere in
campo una politica di investimenti.
Il sistema produttivo va rafforzato
con investimenti pubblici
soprattutto per aiutare lo slancio
di innovazione che alcune imprese
stanno facendo".
Andrea Lulli, capogruppo Pd
in commissione Attività produttive,
nella sua relazione introduttiva, ha
sottolineato l'urgenza di una
"riforma degli ammortizzatori
sociali, che renda universale
l'accesso al sostegno al reddito in
caso di mancanza temporanea o
perdita del lavoro. Ciò mette in
luce le scelte inadeguate del
Governo che ha ritenuto di non dover
intervenire nel sostegno alla
domanda interna nel momento in cui
ci troviamo in difficoltà sul fronte
dell'export così importante per la
nostra economia. Certo sappiamo
tutti che siamo in una economia
aperta e che maggiore consumi
interni non significano
necessariamente più sostegno alla
nostra industria. Ma non mancano
certo le possibilità, entro certi
limiti, di selezionare l'offerta da
sostenere o se vogliamo la domanda
da indirizzare, magari incentivando
i consumi verdi o quelli legati al
campo dell'istruzione. Ma non va
dimenticato che la necessità di
ridurre le diseguaglianze esistenti
e i livelli di povertà (che questa
crisi ha messo ancora più in
evidenza e che può portare a rotture
la coesione sociale nei territori -
anche in quelli più ricchi) non è
solo una necessità etica ma anche
una pre condizione per la ripresa
economica".
Stefano Fassina, responsabile
Economia della segreteria PD,
denuncia: “Il governo non ha
affrontato bene questa fase di
crisi, ma non perché ha deciso di
tenere sotto controllo la finanza
pubblica. Noi quella scelta
l’abbiamo appoggiata ma hanno
scambiato la variabile vincolo con
la variabile obiettivo. L’obiettivo
non deve essere il controllo della
finanza ma la crescita. Hanno fatto
9 mld di dpese investimento in meno.
In questa ottica non hanno fatto
altro che affidarci alla crescita
internazionale. È c ambiato lo
scenario, è venuta meno la fonte bdi
consumo globale. Non abbiamo ancora
trovato un motore alternativo.
Dobbiamo fare un’operazione prima di
tutto a livello europeoassi
alla Cig |
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Il PDL
parla di democrazia?
È come se si fossero passati la
voce: i ministri da talk show, i resocontisti dei
telegiornali serali, i giornalisti autoproclamati spiriti
liberi anticonformisti e i bastian contrari eterni della
sinistra: ah, che bello il Pdl che mette tutto in piazza
senza ipocrisie.
Ah, magari lo facesse anche il Pd.
Ah, magari l’avesse fatto, ma figurati se è capace. Vengo
chiamata in causa anch’io, come direttore di Youdem: la
prossima volta anche noi la direzione in diretta, mi
scrivono.
Naturalmente non decido io se la direzione del Pd si svolge
a porte aperte o a porte chiuse.
Come sempre, anche per la direzione di sabato scorso Youdem
era a disposizione per quanto il partito avrebbe deciso:
registrare il dibattito per l’archivio, trasmettere le
immagini a circuito interno per i giornalisti, fare la
diretta satellitare e in streaming. Quella che il Pd ci ha
chiesto di fare è stata la prima cosa, e quella è stata
fatta. La decisione, a quanto ne so, è stata presa nei
giorni precedenti dopo un sondaggio tra i dirigenti
principali delle varie aree del partito. Non so chi l’abbia
presa, invece, per quanto riguarda il Pdl.
Aggiungo che dacché esiste il Pd, a mia memoria, la
direzione si è svolta sempre a porte aperte (versione
circuito interno per i giornalisti) durante la segreteria
Veltroni, e sempre a porte chiuse con Franceschini
segretario e da quando c’è Bersani. L’argomento non è
oggetto di dogma, se è vero che nella Margherita che io
ricordi si decideva volta per volta se aprire o no, nei Ds,
almeno negli ultimi anni, la direzione era aperta, nel
vecchio Ppi rigorosamente chiusa. Il Pd svolge del resto a
porte apertissime la sua Assemblea nazionale, così come le
assemblee congressuali e ogni altro appuntamento di pari
rango, ed era così anche nei partiti cosiddetti promotori.
Il tasso di litigiosità e polemiche, e il modo in cui i
giornali raccontano il dibattito interno, non mi sembrano
essersi particolarmente giovati né dell’una né dell’altra
modalità di discussione.
Dopo questa doverosa “contestualizzazione”, dico in breve
quello che penso io: sfidando gli anticonformisti di
professione – la cui opinione curiosamente converge con i
commentatori e i dirigenti più vicini al “potere” – e contro
il mio interesse di direttore della televisione del Pd, io
la settimana scorsa ho detto a chi ha voluto chiedere la mia
irrilevante opinione che resto più convinta della soluzione
“direzione a porte chiuse”, perché penso che nei partiti
seri ci sono momenti in cui ci si deve poter guardare in
faccia e discutere di politica senza telecamere, senza che
questo rappresenti una diminuzione del tasso di democrazia
interna (anzi).
Non abbiamo ancora abbastanza esperienza di reality show da
sapere che parlando a microfoni e telecamere aperte ci si
gioca inevitabilmente un pezzo di libertà e di verità? Che
idea di partito è questa in cui la comunicazione è tutto e
conta solo ciò che è immediatamente comunicabile? E del
resto, io veramente non riesco a capire gli entusiasmi per
la direzione del Popolo delle libertà.
Davvero quanto è avvenuto giovedì deve rappresentare un
modello di democrazia e di capacità di discutere? Riepilogo:
una relazione di Berlusconi trionfalistica e priva di ogni
elemento analitico sui risultati elettorali e sull’azione di
governo, anche là dove conteneva spunti di autocritica –
rigorosamente non ammessa – come quella sul fatto che le
riforme vanno fatte dialogando con l’opposizione, e nella
quale gli argomenti e la personalità degli oppositori sono
stati sistematicamente banalizzati e ridicolizzati. I
“magnificat”, come li ha definiti il direttore del Secolo
Flavia Perina, dei coordinatori con tanto di invettive
contro gli intellettuali che «infangano il leader». Una
controrelazione intenzionalmente provocatoria di Fini a cui
più che di parlare al partito sembrava interessare il fatto
di poter parlare a Berlusconi e farlo finalmente arrabbiare
in pubblico. Una immediata controreplica condita di plateali
contumelie reciproche tra i due protagonisti. È seguito un
dibattito al quale gli oppositori finiani si sono
intenzionalmente e dichiaratamente sottratti e i sostenitori
di Berlusconi hanno ripetuto concetti che solo il pastone di
Minzolini poteva trovare così interessanti da dovere dar
conto di ognuno di essi. Infine, il varo di un documento di
sapore stalinista- nordcoreano che viene approvato dal 95
per cento dell’assemblea.
Di quale tipo di democrazia ci parla un partito così?
Partecipata all’americana? Modello Westminster? Ma ci
facciano il piacere. In casa Pd quando si chiede trasparenza
e apertura si allude a un partito che discute così? Io
giovedì sera, più che mai, volevo bene al Partito
democratico con tutti i suoi difetti
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