Di che si occupa il governo? Crisi, disoccupati, scuola? No dei campi da golf!Su proposta della Brambilla il Consiglio dei Ministri approva il disegno di legge che consente di costruire 18 buche nei parchi. Alla faccia delle emergenze reali... Puppato: "Piuttosto facciamoli nelle cave dismesse

Come uscire dalla crisi? Semplice, campi da golf per tutti. Ecco la nuova ricetta del Governo proposta dal Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ed approvata oggi in Consiglio del Ministri. “Più strutture per il golf, anche di tipo ricettivo per incentivare il turismo, pianificando verdi campi da gioco e relativi resort all’ interno di aree protette” ha spiegato la lungimirante ministra – quando ha annunciato il testo del Ddl, nel corso della conferenza stampa convocata appositamente, ha poi assicurato tutti i perplessi, opposizione e parte della maggioranza che: "Non ci saranno oneri per le casse dello Stato", senza specificare però come verrà finanziato il progetto.
Il bello è che presentano il golf come un traino del turismo sostenibile ed ecocompatibile attraverso la costruzione di aree da gioco apposite in parchi naturali. Il golf dunque, come un settore strategico da incentivare, sebbene questo sport nel nostro Paese - come messo in luce dalla stessa relazione tecnica allegata al Ddl- sia appannaggio di pochi soggetti.
Sarcastica e ragionevolmente critica Anna Finocchiaro, Presidente dei Senatori del Pd: “Una soluzione comoda e alla portata di tutti, dopo gli incentivi per l'acquisto delle barche da diporto, ci sembra un'opportunità che ad esempio le migliaia di operai in cassa integrazione potranno cogliere al volo; purtroppo non è una barzelletta, né una battuta, ma una proposta concreta ormai approvata. “Cara maggioranza, prosegue la senatrice, non ci siamo proprio, gli italiani sono stufi di prese in giro fatte con una leggerezza che sfiora l'incoscienza; ormai siamo alle chiacchiere da circolo del Tennis o da Club della caccia, senza voler offendere nessuno”. “Ci sembra che questo Paese, conclude la Presidente del Gruppo Pd, come dimostrano anche gli ultimi dati ISTAT con 380 mila disoccupati in più nel quarto trimestre del 2009, abbia bisogno di ben altre ricette per uscire dalla crisi".
Stella Bianchi, responsabile Ambiente della Segreteria nazionale del Partito Democratico, dichiara allarmata: “Speriamo che il golf non diventi nelle intenzioni del Governo un’occasione buona per tentare di saltare vincoli ambientali e paesaggistici e magari per lanciare speculazioni edilizie in qualche area del Paese”. “ E’ impensabile costruire campi da golf nei parchi e puntare al business delle annesse strutture ricettive in zone di pregio paesaggistico, che devono rimanere tutelate e aperte alla fruizione di tutti”- e conclude- “ In un Paese tanto ricco di bellezza naturali ed artistiche come il nostro, ci sono innumerevoli altre misure per sostenere il turismo oltre al golf, delle quali però sembra non esserci traccia nell’azione del Governo”. Dello stesso parere Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd che aggiunge: “I nuovi campi da golf non dovranno però essere intesi come un cavallo di Troia per dare il via libera a nuove colate di cemento e a speculazioni edilizie in aree di pregio del Paese dove il cemento non dovrebbe assolutamente entrare”.
Laura Puppato, Presidente nazionale del Forum Politiche Ambientali del Pd, valuta tecnicamente il Ddl approvato e dichiara: “ I campi da golf sono realtà semiproduttive che necessitano di una manutenzione specifica ed accurata, come l’utilizzo costante di fertilizzanti e prodotti chimici per abbattere le erbacce e mantenere vivo il prato, irrigazioni continue ed abbondanti, insomma attività di manutenzione non compatibili con le aree protette di parchi e boschi del nostro Paese”. E considera: “Se venissero utilizzate delle aree dismesse, con un grande investimento economico, si potrebbe realizzare una riqualificazione del territorio, ma i parchi è bene che restino parchi, rispetto ad un uso turistico è preferibile che venga salvaguardata la flora e la fauna autoctona”.
Interviene anche Francesco Ferrante della Commissione Pd Ambiente e Territorio del Senato, commentando il via libera da parte del Consiglio dei Ministri al disegno di legge sul golf fornisce un esempio pratico di ciò che potrebbe verificarsi: “ Mi auguro che il Ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo si opponga a questa trovata della sua collega di governo, anteponendo la salvaguardia del paesaggio a un campo a 18 buche, con mega resort annesso, che potrebbe sorgere nel bel mezzo della tenuta di San Rossore in Toscana o nel parco naturale della Biderosa in Sardegna".
“Dopo le briciole del decreto incentivi, che avranno scarsi effetti sulla vita degli italiani, apprendiamo di cosa si occupa il Governo: campi da golf, non c’è bisogno di sottolineare che così non si affrontano i problemi del Paese ma solo quelli di pochi eletti”, lo afferma Andrea Lulli, Capogruppo del Pd in Commissione Attività Produttive di Montecitorio. E prosegue: “ Non sappiamo se il Ministro Brambilla sappia veramente di cosa stia parlando, vista la sua totale inconsistenza, ma il Ddl è un’offesa a chi non ha lavoro e non riesce ad andare avanti. “ In un primo tempo – prosegue Lulli - abbiamo pensato che l’annuncio di Brambilla fosse finalizzato a rilanciare la produzione dei maglioncini per giocare a golf, il che poteva essere un aiuto indiretto al settore manifatturiero; ma la signora evidentemente non conosce la condizione di vita delle famiglie artigiane e perciò non sa neanche della necessità di dare loro un aiuto”. “Le parole del Ministro al Turismo –prosegue- sono uno schiaffo in faccia alla parte più debole del Paese dato da un Governo che pensa a far star meglio chi già sta bene, i piccoli operatori turistici che non sanno come andare avanti sono invece lasciati alla deriva; il settore turistico italiano aspetta da tempo interventi per affrontare la crisi”. “ Il Ddl varato dal Governo è un condono edilizio preventivo che denunciamo con decisione” – e conclude - “Quello di cui c’è necessità è il rinnovamento e l’ammodernamento del patrimonio alberghiero italiano, come proposto da tempo dal Pd”.
D’altronde è risaputo, il golf è uno sport popolare, giovane e dinamico, alla portata di tutti: basta avere sacca, mazze, palline, scarpette apposite, e tanto, tanto tempo libero a disposizione per girare con l’ausilio dell’apposita macchinetta elettrica da una buca e l’altra … . Insomma con circa 1200 euro di attrezzatura e 80 euro al mese … o scusate all’ora... di lezioni ce la si può cavare. Perché sia un’attività sportiva praticata da una ristretta elite resta veramente un mistero no?

Le macerie della scuola pubblica italianaPrevisto per il prossimo anno il più grande licenziamento di massa nella storia della pubblica amministrazione del nostro paese, sud fortemente penalizzato. Puglisi: “l’istruzione deve restare pubblica e gratuita per tutti”

In questi giorni si comincia a delineare sempre di più il quadro fortemente allarmante della scuola pubblica italiana conseguente alla legge 133 del 2008: nuovi e cospicui tagli per il prossimo anno; classi sempre più numerose in locali che non sono più a norma di legge, pericolosi per gli studenti ed il personale; assenza di piani adeguati per le supplenze e debiti non coperti degli anni precedenti.
“Ma è questo il futuro che il Governo promette alle nuove generazioni?" - Si domanda, in una nota il capogruppo del Pd in Commissione Istruzione al Senato, Antonio Rusconi –. “La situazione è tale, prosegue il Senatore – che addirittura per ovviare alla carenza di fondi adeguati alle esigenze scolastiche, alcuni Comuni e Associazioni dei genitori pensano già ad organizzare “lotterie” per rispondere a queste inefficienze ed agli aumenti preannunciati delle tasse di iscrizione”.
"Vorremmo chiarire anzitutto un dato concreto, come piace ai lombardi veri: la legge 133 prevedeva tagli in 3 anni di 8 miliardi nella scuola pubblica e il reinvestimento del 30 per cento di questi nel merito degli insegnanti migliori. Il ministro Gelmini è stata molto precisa nell'obbedire ai tagli di risorse previsti da Tremonti ma non ha reinvestito un euro per  premiare alcun insegnante 'meritevole'. Allora si eviti di continuare a raccontare bugie sulla pelle di persone che ogni giorno, con serietà e impegno, continuano a lavorare per la scuola pubblica italiana", ha ribadito Rusconi.
I deputati del Partito Democratico si mobilitano in Aula, contro le azioni di questo Governo che sta distruggendo il sistema di istruzione, formazione e ricerca pubblica; ed essendo in minoranza, lo fanno con l’unico strumento loro concesso, interpellanze urgenti ai Ministri competenti.
E’di pochi giorni fa l’ interrogazione parlamentare presentata dai deputati del Pd Antonio Cuomo e Giovanni Burtone, nella quale si denunciano i tagli di personale scolastico previsti dal Governo prevalentemente nel meridione e si chiede al Ministro Tremonti di attivarsi nei confronti del Ministro Gelmini per scongiurare che ciò abbia seguito.

Si legge nell’atto parlamentare del Pd: il taglio di organico del personale docente nella scuola pubblica previsto per il prossimo anno e contenuto in un decreto interministeriale di prossima pubblicazione, penalizza notevolmente il sud pur in presenza di un maggior numero di studenti in queste zone. I posti da tagliare saranno infatti 25.558, di cui: 8.711 posti nella primaria; 3.661 per le scuole medie e 13.746 posti per la scuola superiore. Il taglio, se così effettuato, si articolerà in due fasi: subito saranno fuori ben 22.018 insegnanti ed i restanti 3.540, saranno decurtati a settembre. Di questa operazione i responsabili saranno gli Uffici scolastici regionali che decideranno su quali ordini  di scuola intervenire.
Per quanto riguarda la scuola primaria le regioni più penalizzate saranno la Campania con 1.276 posti in meno e la Sicilia con 1.251.
Anche per le scuole medie i tagli comprendono cifre sconcertanti: si tratta di 894 posti in meno sempre in Campania e 519 cattedre tagliate in Sicilia.
Per le scuole superiori infine i tagli saranno pari a 1716 posti per la Campania, che risulta la regione più colpita; va sottolineato inoltre che nell’ambito della regione Campania sarà la provincia di Salerno quella a subire i maggiori tagli con oltre 700 cattedre in meno: circa 200 per le elementari, un centinaio per le medie, e almeno 400 per le superiori.

Tutto questo avviene – si evince nella parte finale dell’interpellanza d’urgenza presentata dai deputati democratici- in un contesto politico e di governo in cui alcune forze territoriali condizionano il ministro Gelmini, cercando di introdurre forme di tutela discriminatorie a vantaggio dei precari del nord sulla base di punteggi differenziati e graduatorie regionali. Siamo di fronte ad un nuovo colpo mortale inflitto alla scuola pubblica già messa a dura prova nel corso degli ultimi due anni con un taglio pari a 7 miliardi di euro.

“A pagare è sempre e soltanto il Mezzogiorno, anche nel mondo della scuola", non usa mezzi termini, l'onorevole Stefano Graziano del Partito Democratico che a sua volta ha rivolto un'interrogazione al Ministro dell'istruzione. “In Campania siamo ad una situazione di allarme sociale: circa 4mila cattedre in meno nella regione a fronte delle quasi 26mila in meno a livello nazionale, questi i sono i dati prosegue Graziano, mi chiedo se il Ministro Gelmini non ritenga di dover rivedere la sua posizione al fine di ridurre un impatto che rischia di essere disastroso sul sistema formativo di una regione che ha invece fortemente bisogno di una scuola pubblica che guardi al futuro, in grado di offrire sempre di più spazi culturali e istruttivi in una così difficile realtà".
Anche Manuela Ghizzoni, Capogruppo Pd in Commissione Cultura alla Camera ha presentato una interrogazione urgente al ministro Gelmini per chiedere ‘marcia in dietro’ alla raffica di licenziamenti che sta creando disfunzioni nel comparto scolastico impoverendo l’offerta formativa della scuola pubblica, un’ istituzione di primaria importanza per la vita culturale e per lo sviluppo del nostro Paese. “ E’ allucinante che nell’anno 2009-2010, a fronte di un incremento degli studenti di 37 mila unità, il Governo abbia licenziato più di 42 mila docenti, oltre a 15 mila di personale Ata, per non parlare dei precari” – dichiara la parlamentare democratica-. “ Ancora più sconcertante la scelta di proseguire per il prossimo anno con il più grande licenziamento di massa nella storia della pubblica amministrazione del nostro Paese: circa 47 mila persone tra personale docente e personale Ata”.
Giovanni Bachelet, deputato e Presidente nazionale del Forum Istruzione del PD, analizzando l’inquietante tabella con la previsione del taglio per l'intero comparto della scuola nell'anno scolastico 2010/2011, ha chiesto al Governo se si tratti di numeri definitivi o se cresceranno ancora. “Infatti a giugno 2009, dichiara Bechelet, in base al Piano Programmatico allegato allo schema di Regolamento per il riordino delle superiori, il Ministero aveva fornito la già spaventosa previsione di 25.600 docenti rottamati nel solo 2010-2011; a febbraio, tuttavia, nell'allegato al Regolamento definitivo per il riordino delle superiori, la cifra era salita a 27.307: altri duemila posti in meno, oggi, la tabella riassuntiva suggerisce addirittura 31.390 posti persi: più di tutti gli abitanti di Lecce messi insieme”. “ Se il Governo non intende fermare il massacro, sarebbe auspicabile che fornisca almeno il bilancio esatto e definitivo delle vittime, conclude il deputato, in modo che esperti della scuola e giornali (ultimo il Sole24Ore) non continuino a riferirsi ad una cifra che, benché smisurata, potrebbe essere grossolanamente sottostimata: oltre il venti per cento in meno rispetto al taglio vero, sempre che quest'ultima tabella sia quella giusta."
Francesca Puglisi, responsabile Scuola Segreteria nazionale PD, dichiara: “ Non si salva nessuno: si tagliano le cattedre, si taglia il personale non docente, si riduce il tempo pieno. E’ una facile profezia quella che prevede per il prossimo anno scolastico enormi difficoltà per le famiglie e per gli alunni. “I dati del Ministero, prosegue la Puglisi, confermano un quadro drammatico: tagli maggiori alle superiori e per le scuole del sud Italia, ma con contraddizioni fortissime nel nord, proprio nelle regioni che hanno premiato il centrodestra: in Veneto e Lombardia gli insegnanti saranno tagliati di oltre il 3% nonostante un aumento degli alunni dell’1,3%”. “Dietro ogni numero – conclude - ci sono persone in carne e ossa, professionalità e speranze negate: molti insegnanti perderanno la supplenza dopo tanti anni di servizio, molti altri potranno mettere una pietra tombale sulla loro speranza di entrare nel mondo della scuola”.

Ed infine Francesca Puglisi denuncia l’anima discriminatoria di questo assetto scolastico programmato dal Governo: “ I tagli dissennati previsti dal riordino delle superiori prevedono l'eliminazione della sperimentazione del bilinguismo nei licei, così i ragazzi che alle medie hanno studiato due lingue dovranno abbandonarne una alle superiori, a meno che i genitori non siano disponibili a pagare gli insegnanti, come avverrà al liceo scientifico Righi di Bologna”. “Oplà, ecco la scuola di qualità della Gelmini: chi può pagare ha la qualità, gli altri stanno a guardare", e prosegue, “ Al di là del sarcasmo, è facile immaginare che la decisione di preside e insegnanti del Righi sia stata sofferta, ma l’istruzione pubblica deve restare gratuita per tutti e sarebbe deleterio introdurre il principio che ci sono opportunità diverse tra ricchi e poveri, che basta avere più soldi per ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto per tutti; è la morte non solo della scuola, ma della democrazia”.

Si spaccano sulla caccia Trenta deputati del Pdl vanno contro la loro stessa maggioranza e scrivono a Berlusconi di fermare un articolo comunitario a favore della stagione venatoria. Per il Pd bisogna frenare la deriva estremista a cui stiamo assistendo sulla caccia 

Caccia sì. Caccia no? Mentre alla Camera si sta discutendo un articolo di legge comunitaria che consentirebbe il prolungamento della stagione venatoria, trenta deputati del Pdl hanno firmato una lettera indirizzata a Berlusconi di dissenso contro le decisioni prese dalla stessa maggioranza. Un vero e proprio colpo di scena: non perché nelle fila del Pdl non si abbia una coscienza e del buon senso ma perché è la prima volta che si va contro una decisione del leader. Incredibile.

Nella lettera in cui compaiono tra gli altri Fiorella Ceccacci Rubino, Margherita Boniver, Flavia Perina, Fiamma Nirenstein e Pietro Lunardi si legge: "non intendiamo legittimare con il nostro voto il cedimento politico di alcuni a una piccola lobby di settore e di 750 mila cacciatori. Né, tanto meno, alla loro volontà di sparare indiscriminatamente tutto l'anno e contro qualsiasi specie animale". Ma tutto è ancora da verificare nel voto dell'Aula.

Intanto, anche con il pieno sostegno del Pd, diverse associazioni ambientaliste sono impegnate oggi e domani in un presidio di protesta davanti a Montecitorio.

Per Stella Bianchi responsabile Ambiente del Pd è giunto il momento in cui sperare un “soprassalto di senso di responsabilità da parte della destra alla Camera. Lo stralcio dell’articolo 43 della legge Comunitaria è l’unica strada per fermare una deriva che rischia di pregiudicare la sopravvivenza di numerosissime specie animali, di mettere l’uno contro l’altro cacciatori, ambientalisti e agricoltori, di esporre le Regioni a continui ricorsi nella più totale incertezza normativa.

Bisogna fermare l’estensione della durata del calendario venatorio, dare regole comuni all’intero territorio nazionale, assicurare il rispetto e la tutela della fauna, tanto più nell’anno mondiale della biodiversità, e l’equilibrio tra le esigenze dei cacciatori, degli ambientalisti e degli agricoltori”.

Dello stesso parere anche i deputati Pd Ermete Realacci e Susanna Cenni secondo cui “bisogna frenare la deriva estremista a cui stiamo assistendo sulla caccia. Un buon esempio arriva oggi dalla Toscana dove è stato approvato un documento comune fra Arcicaccia, Federcaccia e Italcaccia che invita a riprendere l’esame di tutti i processi in corso, bloccando i provvedimenti che rischiano di dare il via libera ad una vera e propria deregulation, contraria non solo alla normativa europea ma a quanto pensano la maggior parte degli italiani, la parte responsabile del mondo venatorio, che chiede una caccia dentro le regole. La strada da percorrere nell’interesse del paese è quella di una piena attuazione della legge vigente, con il supporto della ricerca scientifica e tenendo la barra ben dritta rispetto agli ideologismi e gli estremismi che troppo spesso agitano questo settore”.

Il senatore Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente, ha voluto applaudire l'iniziativa dei 30 deputati del Pdl. "Rendiamo onore al merito e al coraggio politico dei 30 deputati del Pdl che si ribellano sia all'idea di legiferare soltanto in ossequio a piccoli interessi particolari, che alla prospettiva di aprire sulla caccia una guerra di religione tra opposti oltranzismi, inutile quanto pericolosa".

"Adesso non ci sono più alibi – ha continuato Della Seta - Questa materia deve essere sottratta immediatamente a un improbabile scontro di schieramenti e si devono concordare tra le forze politiche e con tutte le parti interessate i necessari miglioramenti alla legge 157/92 sulla caccia, a cominciare dalle misure contro i danni all'agricoltura. Questo ovviamente – ha concluso Della Seta - mettendo da parte ogni tentativo deregulation venatoria".

“Dopo la chiara presa di posizione di un folto gruppo di deputati del Pdl, ora aspettiamo la retromarcia. Maggioranza e governo devono fermarsi: con l’articolo 43 sulla caccia, la destra ha tenuto in ostaggio l’intero provvedimento della legge comunitaria e questa è davvero inaccettabile, soprattutto perché il calendario venatorio che la lobby della caccia vuole imporre sarà fonte di contrasti con l’Europa”. Così Sandro Gozi, capogruppo del Pd nella commissione Politiche dell’Unione europea di Montecitorio

10 proposte per uscire dalla crisi Il PD incontra le parti sociali per far fronte alla crisi economica. Letta: "Ricerca e innovazione, riforma degli ammortizzatori sociali, riforma del fisco: si riparte da qui". Damiano: "Alla Camera c'è una proposta PD per tassare del 2%, nel 2010 e 2011, i redditi sopra i 200mila euro e destinare gli incassi  alla Cig

Non si va oltre la crisi per decisioni unilaterali, si decide con chi ci sta dentro, con i rappresentati di lavoratori e imprese”. Con queste parole Enrico Letta spiega la scelta del Partito Democratico di riunire le parti sociali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Lega Coop, Confartiguanato, Confartigiani, Confapi, Confagricoltura, Cia, Cna, Coldiretti) nell’incontro “Per andare oltre la crisi: analisi e proposte”. Il vicesegretario PD lo rivendica come un “metodo di lavoro che è anche un messaggio forte e chiaro”.

“La caduta si è arrestata, ma se non viene seguita dal rimbalzo avremo davanti anni in cui il recupero sarà lungo e la capacità di contenere il danno, messa in campo finora da lavoratori e imprese, non sarà più sufficiente”. Per questa ragione, il PD propone una strategia di lungo periodo, avversa a quel “fallimento della politica degli spot e dei click day”, e articolata in 10 punti “per incalzare il governo e fa ripartire la crescita Noi su seria politica di tagli alla spesa pubbblica siamo disposti a sederci a un tavolo".

Ecooli:
1.Sostegno a ricerca e innovazione. Proponiamo meccanismi per rendere automatici i crediti di imposta per le imprese che investono in innovazione e ricerca. Sul versante pubblico, a dispetto dei tagli operati dal governo alla ricerca, chiediamo di destinare una parte dei finanziamenti ordinari all’università per un piano straordinario per i ricercatori degli atenei italiani.

2.Riforma del fisco. Una riforma che si basa su un unico
obiettivo: la riduzione del peso fiscale su chi lavora e su produce. Chi “crea” sviluppo va premiato. Il tutto in considerazione dei due record negativi che l’Italia detiene tra i Paesi industrializzati: quello della più alta tassazione su chi lavora e produce e quello del più elevato livello di evasione ed elusione fiscale.

3.Riforma universale degli ammortizzatori sociali. Le nostre proposte mirano a estendere anche ai liberi professionisti, ai lavoratori delle piccole imprese e a quelli flessibili, con contratti a progetto o a tempo determinato, le tutele oggi appannaggio esclusivo dei dipendenti a tempo indeterminato delle grandi imprese.

4.Tempi certi per i pagamenti della PA. A fronte del fallimento del Piano del governo dell’autunno scorso, proponiamo misure immediate per accelerare i pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione coinvolgendo la Cassa Depositi e Prestiti.

5.Più libertà di scelta. Contro ogni logica corporativa o di conservazione dei privilegi esistenti, diciamo no a marce indietro nel processo di liberalizzazione delle attività economiche.

6.Giovani e lavoro. Per superare la precarietà cui sono esposti soprattutto i giovani e le donne con contratti flessibili proponiamo misure volte arginare l’attuale dualismo del mercato del lavoro tra “ipergarantiti” e “vulnerabili”. L’idea è quella di nuove tipologie di contratti di avvio al lavoro che consentano di uscire dalla scelta secca tra precariato e contratti a tempo indeterminato, in genere troppo onerosi per il datore di lavoro.

7.Semplificazione burocratica. Per agevolare il lavoro delle imprese e la vita dei cittadini, proponiamo un Piano di sburocratizzazione delle attività economiche e produttive attraverso estensione e il rafforzamento dello strumento del “forfettone”, la previsione di un’aliquota unica del mercato immobiliare e la generalizzazione degli automatismi.

8.Enti locali. Per superare le difficoltà di bilancio che molti enti locali devono fronteggiare, proponiamo una revisione dei vincoli del Patto di Stabilità interno che consenta di premiare le amministrazioni più virtuose e sanzionare solo quelle “spendaccione”. Chiediamo di conseguenza un Piano straordinario di finanziamento per le piccole opere pubbliche, da programmare e attuare con i territori.

9.Mezzogiorno e rinnovabili. Il Sud ha bisogno di un grande progetto che gli consenta di tornare a “respirare” e a essere competitivo, valorizzando il suo enorme patrimonio naturale e culturale. Per questo proponiamo subito un Piano straordinario per fare del Mezzogiorno la piattaforma logistica europea per le energie rinnovabili.

10.Gas e autonomia energetica. Siamo convinti che, in materia di politica energetica, l’Italia debba oggi mettere a frutto dieci anni di scelte bipartisan sull’approvvigionamento. Continuando a investire sul gas, oltre a essere consumatori possiamo diventare anche rivenditori.

“Tifiamo – conclude Letta - per quegli italiani che si rimboccano le mani per uscire dalla crisi e lo facciamo con azioni concrete, nel rispetto e nella consapevolezza del nostro ruolo di opposizione”.

Nella stessa giornata Cesare Damiano, capogruppo PD in Commissione Lavoro e organizzatore dell'incontro ha presentato alla Camera un ddl sugli ammortizzatori sociali per trovare la copertura e ripristinare l'allungamento di sei mesi della cassa integrazione ordinaria. Ai redditi al di sopra dei 200mila euro è chiesto un "contributo di solidarietà" del 2% per il 2010 e il 2011.

All'incontro con le parti sociali, Damiano ha sottolineato l'importanza di "ragionare insieme sulla situazione attuale" e si detto determinato a "rendere continuativo questo tavolo di concertazioni. Siamo ancora di fonte a spot e a una ripresa a macchia di leopardo. Siamo di fronte a una battuta d’arresto della crisi più che una ripresa. I conti relativi all’occupazione li dobbiamo ancora saldare e il 2010 e il 2011 saranno problematici. Il governo sbaglia: pensano che tutto è risolto perchè hanno distribuito ammortizzatori a spese di regioni e fondo sociale europeo. Hanno dato una dose massiccia di narcotico, aspettano la nottata passi. È un ragionamento perdente. Il sistema non tornerà com’era prima della crisi ed è assurdo tutelare l’occupazione senza un progetto di sviluppo. Perchè non hanno destinato fondi alle imprese invece di abolire l'Ici anche per i redditi più alti?".

Secondo Giampaolo Galli,direttore generale di Confindustria, "se si riduce la spesa diventa credibile una prospettiva di riduzione delle tasse". Inoltre, "per un crescita del 2% nei prossimi anni servono scelte oculate per l'allocazione delle poche risorse". Controllare la spesa corrente primaria, ha spiegato Galli, "e' molto difficile ma c'e' l'esempio della Germania che nel 2003 ando' al 4% del disavanzo" e in pochi anni e' arrivata "a un taglio di 4 punti della spesa e non ha sofferto in termini di crescita" anzi nel 2006-2007 "ha ricominciato a crescere".

Salvatore Barone, funzionario del Dipartimento dei settori produttivi della Cgil, ha avvertito: "Non possiamo affidare alle sole imprese eccellenti il compito di conseguire crescita in medio periodo. Non basterà ad affrontare grandi problemi che abbiamo di fronte. Il fattore tempo e la qualità della politica sono centrali. Il prolungarsi della crisi pone problema all'area di piccola e media dimensione: bisogna mettere in campo una politica di investimenti. Il sistema produttivo va rafforzato con investimenti pubblici soprattutto per aiutare lo slancio di innovazione che alcune imprese stanno facendo".

Andrea Lulli, capogruppo Pd in commissione Attività produttive, nella sua relazione introduttiva, ha sottolineato l'urgenza di una "riforma degli ammortizzatori sociali, che renda universale l'accesso al sostegno al reddito in caso di mancanza temporanea o perdita del lavoro. Ciò mette in luce le scelte inadeguate del Governo che ha ritenuto di non dover intervenire nel sostegno alla domanda interna nel momento in cui ci troviamo in difficoltà sul fronte dell'export così importante per la nostra economia. Certo sappiamo tutti che siamo in una economia aperta e che maggiore consumi interni non significano necessariamente più sostegno alla nostra industria. Ma non mancano certo le possibilità, entro certi limiti, di selezionare l'offerta da sostenere o se vogliamo la domanda da indirizzare, magari incentivando i consumi verdi o quelli legati al campo dell'istruzione. Ma non va dimenticato che la necessità di ridurre le diseguaglianze esistenti e i livelli di povertà (che questa crisi ha messo ancora più in evidenza e che può portare a rotture la coesione sociale nei territori - anche in quelli più ricchi) non è solo una necessità etica ma anche una pre condizione per la ripresa economica".

Stefano Fassina, responsabile Economia della segreteria PD, denuncia: “Il governo non ha affrontato bene questa fase di crisi, ma non perché ha deciso di tenere sotto controllo la finanza pubblica. Noi quella scelta l’abbiamo appoggiata ma hanno scambiato la variabile vincolo con la variabile obiettivo. L’obiettivo non deve essere il controllo della finanza ma la crescita. Hanno fatto 9 mld di dpese investimento in meno. In questa ottica non hanno fatto altro che affidarci alla crescita internazionale. È c ambiato lo scenario, è venuta meno la fonte bdi consumo globale. Non abbiamo ancora trovato un motore alternativo. Dobbiamo fare un’operazione prima di tutto a livello europeo
assi alla Cig

Il PDL parla di democrazia?  È come se si fossero passati la voce: i ministri da talk show, i resocontisti dei telegiornali serali, i giornalisti autoproclamati spiriti liberi anticonformisti e i bastian contrari eterni della sinistra: ah, che bello il Pdl che mette tutto in piazza senza ipocrisie.
Ah, magari lo facesse anche il Pd.
Ah, magari l’avesse fatto, ma figurati se è capace. Vengo chiamata in causa anch’io, come direttore di Youdem: la prossima volta anche noi la direzione in diretta, mi scrivono.
Naturalmente non decido io se la direzione del Pd si svolge a porte aperte o a porte chiuse.
Come sempre, anche per la direzione di sabato scorso Youdem era a disposizione per quanto il partito avrebbe deciso: registrare il dibattito per l’archivio, trasmettere le immagini a circuito interno per i giornalisti, fare la diretta satellitare e in streaming. Quella che il Pd ci ha chiesto di fare è stata la prima cosa, e quella è stata fatta. La decisione, a quanto ne so, è stata presa nei giorni precedenti dopo un sondaggio tra i dirigenti principali delle varie aree del partito. Non so chi l’abbia presa, invece, per quanto riguarda il Pdl.
Aggiungo che dacché esiste il Pd, a mia memoria, la direzione si è svolta sempre a porte aperte (versione circuito interno per i giornalisti) durante la segreteria Veltroni, e sempre a porte chiuse con Franceschini segretario e da quando c’è Bersani. L’argomento non è oggetto di dogma, se è vero che nella Margherita che io ricordi si decideva volta per volta se aprire o no, nei Ds, almeno negli ultimi anni, la direzione era aperta, nel vecchio Ppi rigorosamente chiusa. Il Pd svolge del resto a porte apertissime la sua Assemblea nazionale, così come le assemblee congressuali e ogni altro appuntamento di pari rango, ed era così anche nei partiti cosiddetti promotori. Il tasso di litigiosità e polemiche, e il modo in cui i giornali raccontano il dibattito interno, non mi sembrano essersi particolarmente giovati né dell’una né dell’altra modalità di discussione.
Dopo questa doverosa “contestualizzazione”, dico in breve quello che penso io: sfidando gli anticonformisti di professione – la cui opinione curiosamente converge con i commentatori e i dirigenti più vicini al “potere” – e contro il mio interesse di direttore della televisione del Pd, io la settimana scorsa ho detto a chi ha voluto chiedere la mia irrilevante opinione che resto più convinta della soluzione “direzione a porte chiuse”, perché penso che nei partiti seri ci sono momenti in cui ci si deve poter guardare in faccia e discutere di politica senza telecamere, senza che questo rappresenti una diminuzione del tasso di democrazia interna (anzi).
Non abbiamo ancora abbastanza esperienza di reality show da sapere che parlando a microfoni e telecamere aperte ci si gioca inevitabilmente un pezzo di libertà e di verità? Che idea di partito è questa in cui la comunicazione è tutto e conta solo ciò che è immediatamente comunicabile? E del resto, io veramente non riesco a capire gli entusiasmi per la direzione del Popolo delle libertà.
Davvero quanto è avvenuto giovedì deve rappresentare un modello di democrazia e di capacità di discutere? Riepilogo: una relazione di Berlusconi trionfalistica e priva di ogni elemento analitico sui risultati elettorali e sull’azione di governo, anche là dove conteneva spunti di autocritica – rigorosamente non ammessa – come quella sul fatto che le riforme vanno fatte dialogando con l’opposizione, e nella quale gli argomenti e la personalità degli oppositori sono stati sistematicamente banalizzati e ridicolizzati. I “magnificat”, come li ha definiti il direttore del Secolo Flavia Perina, dei coordinatori con tanto di invettive contro gli intellettuali che «infangano il leader». Una controrelazione intenzionalmente provocatoria di Fini a cui più che di parlare al partito sembrava interessare il fatto di poter parlare a Berlusconi e farlo finalmente arrabbiare in pubblico. Una immediata controreplica condita di plateali contumelie reciproche tra i due protagonisti. È seguito un dibattito al quale gli oppositori finiani si sono intenzionalmente e dichiaratamente sottratti e i sostenitori di Berlusconi hanno ripetuto concetti che solo il pastone di Minzolini poteva trovare così interessanti da dovere dar conto di ognuno di essi. Infine, il varo di un documento di sapore stalinista- nordcoreano che viene approvato dal 95 per cento dell’assemblea.
Di quale tipo di democrazia ci parla un partito così? Partecipata all’americana? Modello Westminster? Ma ci facciano il piacere. In casa Pd quando si chiede trasparenza e apertura si allude a un partito che discute così? Io giovedì sera, più che mai, volevo bene al Partito democratico con tutti i suoi difetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



   
 
      

 
 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 



                                                   Partito Democratico Circolo di Brugine