Impianto Ferroviario "Celeto"

di Paolo Burdizzo

Introduzione

Fin dall'età di tre anni ho posseduto modelli di treni, che mi hanno sempre accompagnato nei miei giochi delle vacanze scolastiche estive e natalizie poco a poco crescendo e diventando un modo per tenere un contatto con il mondo delle ferrovie ed una vera e propria attività creativa dove applicare anche le conoscenze tecnologiche acquisite nel lavoro e nel tempo libero.

Storia

Nel corso del tempo l'evoluzione ha attraversato gli stadi classici del gioco, del plastico ed infine quello del diorama, ispirato al massimo realismo. Verso la fine degli anni sessanta, infatti, iniziai a pensare alle prime realizzazioni di circuiti con accessori, con le cosiddette "Progressive" del catalogo Lima; dopo queste prime esperienze, nella metà degli anni settanta, con le prime esperienze di elettricità, iniziai la costruzione di un primo plastico con scambi elettromagnetici, segnali ed alimentatore stabilizzato di mia costruzione. Dopo un breve periodo il plastico fu ricostruito con un pannello più ampio (circa 3 x 1,50 m) e con circuiti elettronici migliorati, comprendenti un pannello sinottico con rappresentazione dei binari e dei dispositivi elettromagnetici, inoltre fu realizzata la linea aerea (Rivarossi) funzionante.

Giunti agli inizi degli anni '80, iniziai a lavorare e di conseguenza diminuì il tempo a disposizione per "giocare con i trenini", (termini che genericamente ci attribuiscono coloro che non hanno questa passione), anche in considerazione del fatto che avevo iniziato ad uscire con la "ragazza" (che ora è mia moglie), ed il plastico ferroviario entrò in un periodo di crisi. Inoltre, in quel periodo, avevo approfondito un'altra passione, quella degli aerei civili di linea, che avevo subito coniugato con la passione fotografica da poco scoperta.
Nel 1984, sul posto di lavoro conobbi l'amico Carmine Paolino, appassionato di ferrovie e di modelli, che risvegliò in me quell'interesse verso le ferrovie un po' spento. Grazie a lui conobbi anche le riviste di carattere ferroviario che erano quella fonte di informazione che probabilmente mi era mancata per dare stimolo alla mia passione ferroviaria.

Il 1985, anno che vide il mio matrimonio, il plastico, ormai non più rispondente ai nuovi orizzonti che la consultazione delle riviste mi aveva aperto, venne demolito ed i pezzi in parte rottamati ed in parte recuperati in attesa di nuovi eventi; questi ultimi si verificarono circa un anno dopo, quando iniziai la costruzione di un nuovo impianto, la cui ubicazione, gioco forza, fu la cantina: lo spazio disponibile ricavato fu di circa 2,80 x 2,40 m (a L) con una larghezza di 0,9 e 0,8 m rispettivamente.
Questo impianto avrebbe avuto le seguenti caratteristiche: una stazione visibile di transito a quattro binari su linea a binario unico elettrificato con diramazione a binario unico non elettrificato facente capo ad un stazione di testa con tre binari di servizio, alcuni binari di scalo e rimessa locomotive; due stazioni nascoste ciascuna a sei binari per il ricovero dei convogli; tutto l'impianto avrebbe avuto la linea area funzionante e l'elettronica di comando avrebbe consentito la manovra dei convogli tramite un pannello realisticamente ispirato agli ACEI reali, gli alimentatori di trazione sarebbero stati elettronici ad impulsi, di mia progettazione e costruzione.

Vista della stazione principale lato diramazione.
Foto P. Burdizzo - Maggio 1989.

 

Vista della stazione di testa lato tronco.
Foto P. Burdizzo - Maggio 1989.

 

Tratto di linea con paesaggio quasi completo.
Foto P. Burdizzo - Maggio 1989.

Dopo circa tre anni di costruzione (nel poco tempo libero, ovviamente) le ulteriori conoscenze maturate nel mondo modellistico, una più severa valutazione dell'aspetto estetico, e gravi problemi di esercizio derivanti dalla linea aerea funzionante (si fa per dire!) mi fecero decidere la demolizione dell'impianto, a favore di un nuovo progetto modulare (in origine a norma FIMF, poi personalizzato) senza compromessi riguardo al realismo (raggi delle curve, lunghezza dei binari di stazione, binari in codice 83 anziché 100, ecc...). La collocazione del nuovo impianto non era nota: in quanto modulare la collocazione si sarebbe trovata a data da destinarsi. Questo avvenne alcuni mesi dopo, quando discutendo con l'amico Gianni di questo progetto, e disponendo lui di un locale dove altrettanto aveva iniziato la costruzione di un impianto, decidemmo la realizzazione di un plastico modulare con due parti collegate tra loro.

Il progetto "Celeto"

L'impianto che avrei dovuto costruire doveva assolvere ai seguenti requisiti: ambientazione italiana in zona montuosa, stazione su di una linea a doppio binario elettrificato, percorsa da treni regionali, diretti, espressi ed intercity, in modo da poter giustificare il movimento dei vari tipi di locomotore e carrozze presenti nel mio parco veicoli; inoltre si suppone una diramazione su linea a binario unico non elettrificato in modo da giustificare anche la presenza di mezzi a trazione Diesel.
Il traffico si è così ispirato alla linea Genova-Torino/Milano, nel tratto appenninico, con qualche libertà di interpretazione, come ad esempio la diramazione a trazione Diesel, caratteristica presa in prestito dalla stazione di Ceva, sulla linea Torino-Savona, alla quale si ispira anche la prima parte del nome Celeto.
Il piano binari della stazione è invece ispirato da quello della stazione di Cogoleto, sulla Savona-Genova, anche qui con alcuni adattamenti, come la galleria sull'asta di manovra, le gallerie sul lato sud e la necessaria "compressione" dei binari per far rientrare la lunghezza di stazione nei 390 cm. disponibili.

Radice Sud Stazione piano visibile.
Foto P. Burdizzo - Luglio 1999.

La struttura è di tipo modulare costituita da tre pannelli da 130 x 70 cm, al piano visibile, da tre pannelli (due da 120 x 70 e uno da 150 x 70) al piano inferiore che ospita la stazione nascosta, a 16 cm più in basso. La rampa di raccordo tra un lato della stazione visibile  e quella nascosta si doveva svolgere in parte su un modulo di testata di misura personalizzata ed in parte sui moduli dell'adiacente impianto di Gianni, mentre l'altro lato della stazione si sarebbe collegato con un tratto di linea e le stazioni di testa e nascosta sull'impianto di Gianni.

Radice Nord Stazione piano visibile
Foto P. Burdizzo - Luglio 1999.

L'equipaggiamento elettrico dell'impianto prevedeva alimentatori elettronici ad impulsi progettati da me e Gianni, con possibilità di sincronizzazione per il passaggio da una parte all'altra dell'impianto, circuiti di rilevazione dell'occupazione per la realizzazione di circuiti di blocco e sicurezza, controllo computerizzato con simulazione di banco ACEI (parte di mia realizzazione) e pannello sinottico realistico con illuminazione a LED e pulsantiera (parte di Gianni).
I lavori di costruzione procedettero con entusiasmo di entrambi per circa un anno, quando avvenne uno dei fatti più temibili per un modellista: il trasloco! Purtroppo Gianni dovette lasciare il locale a sua disposizione e quindi per entrambi iniziò un periodo triste e sfavorevole. L'entusiasmo, minato da questa situazione, venne meno, la crisi economica (era il 1994) aveva colpito duramente le disponibilità finanziarie dedicate al nostro hobby, creando così una situazione pesantissima che si protrasse con gravi danni psicologici per alcuni anni.
Soltanto nel successivo 1999 la situazione ebbe uno sbocco: riuscii infatti ad assicurarmi una stanza dove poter realizzare finalmente il mio impianto ferroviario. Il progetto originale di Celeto, grazie alla sua progettazione modulare, poté essere mantenuto invariato, fu però necessario costruire una intelaiatura di supporto dei moduli  che ospitasse anche una seconda stazione nascosta e le necessarie rampe tra la stazione visibile e le due stazioni nascoste poste a 16 e 32 cm più in basso; questo fece aumentare le dimensioni dai 390 x 70 cm netti dei moduli di stazione ai 520 x 125 cm complessivi attuali della struttura.

Lato Nord struttura supporto moduli, rampe di collegamento e stazione nascosta a livello -32 cm.
Foto P. Burdizzo - Luglio 1999.

L'assetto definitivo è così organizzato:
- Stazione nascosta (chiamata A) con sei binari di stazionamento passanti (lunghezza da 210 a 230 cm. circa) ed un binario di stazionamento tronco (lunghezza 200 cm. circa) al piano -32 cm. rispetto al visibile
- Stazione nascosta (chiamata B) con sei binari di stazionamento passanti (lunghezza da 210 a 240 cm. circa) e due binari di stazionamento tronchi (lunghezza 150 cm. circa) al piano -16 cm. rispetto al visibile
- Stazione visibile "Celeto" (chiamata C) con cinque binari di servizio, uno di manovra, due di scalo un'asta di manovra (che si protende in galleria).

Lato Sud struttura supporto moduli, rampe di collegamento e stazione nascosta a livello -32 cm.
Foto P. Burdizzo - Luglio 1999.

Le stazioni nascoste sono collegate a quella visibile tramite linea a doppio binario con blocco automatico (realmente nel funzionamento modellistico), sono dotate di una traversata all'ingresso per consentire l'uscita dei convogli reversibili, mentre gli altri percorrono una racchetta di ritorno. La sezione di blocco tra la stazione A e Celeto (C) è una, più la sezione di protezione, mentre tra la stazione A e Celeto (C) le sezioni di blocco sono due, più la sezione di protezione.
Il materiale di armamento utilizzato nelle stazioni nascoste è prevalentemente Fleischmann codice 100 in ottone, recuperato dagli impianti precedenti, e Lima in alpacca codice 100 (le racchette); nelle rampe di collegamento alla stazione visibile sono stati usati binari flessibili e curvi Lima/Rivarossi codice 83.
Per la stazione visibile, Celeto, dopo approfondita valutazione geometrica, ho scelto scambi Lima/Rivarossi codice 83, non certo per le qualità estetiche, ma proprio per la geometria ed il sistema modulare, che comunque ritengo ancora molto valido; per i binari ho utilizzato prevalentemente binario flessibile Roco riproducente le traverse in cemento, per i binari principali, a traversine in legno per quelli secondari. Sono anche presenti un paio di scambi Peco codice 75 (acquistati per prova), che però danno problema con i bordini delle ruote, quindi sono stati montati su binari secondari, anche perché il loro dispositivo con scatto a molla li rende adatti per l'utilizzo a manovra manuale (senza bobina o motore). L'accesso dall'asta di manovra ai binari di scalo è ottenuto con uno scambio Roco 15° codice 83 per la sua lunghezza contenuta e buone caratteristiche meccanico-estetiche.

Stazione nascosta a livello -16cm, su tre pannelli modulari, con racchetta di ritorno.
Foto P. Burdizzo - Luglio 1999.

Tutti gli scambi a comando automatico della stazione visibile (Celeto) sono stati motorizzati con motori Pilz ad azionamento lento di sicuro effetto realistico (un po' meno acustico!) a fronte di un costo contenuto, mentre quelli delle stazioni nascoste sono azionati dagli elettromagneti Fleischmann predisposti.

L'avvento del "digitale"

Durante il periodo di "stallo" dell'impianto modellistico ebbi modo di dedicare le mie attenzioni al crescente sviluppo dei sistemi digitali: le possibilità di movimento realistico dei mezzi, con accelerazioni e frenature programmabili individualmente, la superiorità nelle possibilità di manovra, le possibili automazioni nelle parti nascoste e le qualità di marcia mi fecero decidere di adottare tale sistema di controllo. Dopo le opportune valutazioni delle caratteristiche dei sistemi disponibili (all'epoca i sistemi erano proprietari, cioè non standardizzati e quindi non interoperabili, a differenza dell'attuale DCC a norma NMRA).
 All'inizio del 1997 orientai la mia scelta al sistema Zimo, che, sebbene di costo più alto, offriva le migliori possibilità di controllo e gestione con automatizzazione. Il mio progetto della circuiteria elettronica di controllo venne quindi profondamente rielaborato in funzione del nuovo sistema che, di fatto, eliminava tutta la parte di alimentazione ad impulsi con eventuali sincronizzazioni tra parti di impianto gestite da diversi alimentatori. Il nuovo sistema non necessitava di cicuiterie esterne, solo delle consolle di comando già predisposte per il collegamento in parallelo di più unità, consentendo l'attività di diversi operatori. Restavano da realizzare il comando degli scambi, dei segnali e la rilevazione dell'occupazione dei binari, per poter realizzare gli opportuni automatismi. Il progetto precedente prevedeva una circuiteria di controllo degli scambi tramite interfaccia PC che non richiedeva variazioni, per i segnali esisteva un'idea di progetto da definire, per quanto riguarda l'occupazione dei binari avevo sviluppato un circuito basato sull'assorbimento di corrente e può rilevare sia locomotive che resistenze poste tra le ruote dei veicoli, il tutto con una caduta di tensione di un singolo diodo (circa 0,9 V).
In questa prima fase di riprogettazione dei circuiti avevo pensato ad una gestione dell'impianto di tipo misto, cioè la possibilità di far circolare sia locomotive digitali, che tradizionali: questo imponeva la possibilità di escludere tutti i binari di sosta occupati da locomotive tradizionali quando si utilizzava l'alimentazione digitale e viceversa, collegando solo quelli necessari alla circolazione, quando in continua analogica. Questo problema è stato il vero nodo da sciogliere per parecchio tempo, perché ogni soluzione pensata finiva per comportare l'uso di qualche centinaio di relè o di transistor con conseguenti costi elevati.

Espansione del sistema digitale

Dopo la ripresa della costruzione, nel 1999, il maggior tempo dedicato alla realizzazione fisica del tracciato, quindi non più disponibile per la progettazione e costruzione elettronica, mi spinse ad acquistare i moduli Zimo per il controllo degli scambi: il loro costo non proibitivo (considerando anche la spesa e soprattutto il tempo necessario alla costruzione dei circuiti elettronici) e la possibilità di comandare gli scambi dalla consolle (Zimo MX2), bypassando il controllo centralizzato da PC e simulando l'intervento manuale del manovratore sugli scambi riprodotti come manuali.


[Home]