(ovvero: "Ridere ridere non fa mai male, ma può provocare delle disfunzioni epatobiliari")
Quello che segue è quanto ho scritto nel 1996 per la fanzine
Autobahn con la quale ho collaborato per i primi due numeri.
I dati contenuti sono quindi relativi a quell'anno, ma dato che da
allora non è cambiato molto nell'ambito della musica comica
italiana,
al momento non ho intenzione di apportare alcuna modifica.
Se proprio volete che questa breve trattazione abbia un seguito, o
volete semplicemente inviarmi commenti, consigli, inesattezze o
precisazioni, scrivetemi all'indirizzo paulreds@tin.it.
Questo lavoro non vuole essere ne' un trattato sociologico ne' un
tentativo di spiegare il come e il perché la musica comica (e
in
particolare
demenziale) italiana sia nata e in seguito sviluppata
in varie
forme più o meno originali. Cercherò solamente, nel limite
delle mie
conoscenze, di tracciare una breve storia della musica "da ridere"
in
Italia, ponendo particolare attenzione agli ultimi 20 anni. Naturalmente
sono esclusi quei pezzi involontariamente comici (come non ridere,
per esempio, quando Adriano Pappalardo nel pieno della sua
performance gonfia a dismisura il collo taurino e rosso in volto, senza
fiato, conclude il suo cavallo di battaglia Ricominciamo?)
o ancor
peggio
ridicoli, o quelli per i quali, come suol dirsi, è
meglio
"ridere per non piangere". Detto questo direi di andare a incominciare.
Come nasce la canzone comica in Italia? Che io sappia non esiste una
data o un evento particolare che delimiti temporalmente l'inizio di
una
produzione musicale in cui l'aspetto comico fosse prevalente; forse
dovremmo rifarci alle canzonette dell'avanspettacolo, in cui regnavano
doppi sensi per lo più boccaceschi, o agli sberleffi tipici
di una certa
canzone popolare (per lo più napoletana o romana), o ancora
agli
stornelli toscani, in cui il colorito vernacolo locale prevale sul
contenuto puramente comico. Come non ricordare, d'altronde, le
mitiche Osterie o i canti da camerata tramandati di scaglione
in
scaglione? Oppure, venendo agli anni '50, possiamo pensare alle
storie tragicomiche più raccontate che cantate del geniale Fred Buscaglione, o alle parodie storiche del Quartetto Cetra
che
trituravano senza alcun riguardo le storie della letteratura "seria"
(Il Conte di Montecristo, l'Odissea,
I tre moschettieri,
e tanti altri)
riassemblandole su musiche popolari e canzonette dell'epoca,
producendo comunque dei risultati, dal nostro punto di vista, forse
un
po' leggerini.
Certo è che questo nuovo genere musicale (certo ben lungi da
quello
che oggi chiamiamo demenziale) ben si prestava ad essere passato
in
televisione, soprattutto nei primi varietà del sabato sera.
Rimanendo sempre nell'ambito delle "origini", dobbiamo inserire
anche quel geniaccio di Enzo Jannacci, che già agli inizi
della
carriera, intorno alla metà degli anni '60, si era manifestato
come
autore dalla vena tragicomica e in parte satirica, ben coadiuvato in
questo da amici come Dario Fo (assolutamente indimenticabile
il loro
duetto nella famosa Ho visto un re, dello stesso Fo,
autore anche di
Vengo anch'io no tu no e Veronica, col
mitico
Sandro Ciotti),
Beppe Viola (grande giornalista sportivo, e per chi non lo sapesse,
anche grande umorista: sua la prima versione di Quelli che ...),
Cochi e Renato (La vita la vita e Silvano),
Giorgio
Gaber (un pilastro
della musica per così dire comica-ma-colta). E' in fondo come
una
grande famiglia che ruotava intorno al mitico Derby di Milano,
fucina
di tutti i comici poi esplosi negli anni '80. Val la pena ricordare
qualcosa di più riguardo Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto,
che
proprio insieme hanno dato il meglio di sé (intendo come comici),
non riuscendo poi a ripetersi da "single": sono da ascoltare per
esempio Canzone intelligente, sigla dello storico programma
"Il poeta e il contadino", oppure La cosa, Come
porti i capelli bella bionda e La gallina, dove i nostri si occupano
di argomenti
assolutamente banali, a volte con delle conclusioni ridicole. La loro
produzione musicale si fondava sul puro divertimento, e loro stessi
devono essersi divertiti parecchio. Ricordiamo che siamo intorno al
1974, e per l'epoca queste canzoni in TV dovevano risultare ben
distanti dai canoni tradizionali (per intenderci tutto quello che passava
ai vari Festival di Sanremo o alle varie
Canzonissima)
per essere
accettate di buon grado da tutto il pubblico. Forse proprio con Cochi
e Renato l'aspetto puramente demenziale delle canzoni prende il
sopravvento su quello semplicemente comico: basti pensare a frasi
quali
"... la gallina non è un animale intelligente / lo
si capisce, lo si capisce da come guarda la gente ..." oppure "... ehi tu
hai visto gli indiani / ma quelli con le piume / no non quelli che han fame
/ ehi tu hai visto gli indiani / sembra che di indiani no non ce n'è più ..." per rendersene conto.
Dobbiamo attendere un paio d'anni per l'entrata in scena di un
personaggio che lascerà negli anni a seguire un segno tangibile
nella
musica comica italiana: Renzo Arbore. Già noto al pubblico
televisivo come conduttore di programmi musicali, ma ancor più
a
quello radiofonico (Alto gradimento con Gianni Boncompagni
&
soci), si lancia nel 1976 in un'avventura che darà una svolta
alla
struttura dei palinsesti televisivi della domenica pomeriggio, creando
il
programma-culto degli anni '70, il mitico L'altra domenica,
sulla
neonata seconda rete Rai. Sigla dello spettacolo era Fatti più
in là interpretata dalle Sorelle Bandiera (tutti rigorosamente maschi)
in
cui tuttavia l'aspetto coreografico prevaleva ancora sul testo. Arbore,
da lì in poi, non ha mai nascosto un certo piacere nell'interpretare
pezzi che portassero al sorriso; fra gli altri: le sigle di Quelli
della notte (1985) (Ma la notte no e Il materasso)
e le canzoni di
Indietro tutta (1987) (La vita è tutto un quiz,
Grazie
dei fiori bis,
Vengo dopo il TG). Ma la canzone con cui Arbore rimarrà
nella
memoria di noi "aficionados" della musica comica è senz'altro
Il clarinetto, con cui (molto prima di Elio) rischiò
di sbancare il festival
di Sanremo, prendendosi gioco della più pomposa e anacronistica
delle manifestazioni musicali italiane.
Arriviamo finalmente al momento centrale di questa breve storia: in
quel di Bologna nasce, si evolve e per certi versi muore, dopo
una
breve stagione, quello che verrà contraddistinto come il movimento
del Rock demenziale, inteso nel senso più ampio del termine
(il mio
amico Max lo definirebbe, giustamente, a 360 gradi), quindi non solo
un movimento musicale, ma anche culturale e artistico.
Mentre in Inghilterra divampa il punk dei Sex Pistols bruciando gli
ultimi mozziconi del progressive anni '70, a Bologna nascono
tantissimi gruppi che fanno della demenzialità la loro bandiera
e del
minimalismo formale quasi una virtù. La musica non interessa
più di
tanto, che si sappia suonare non importa, ma sono le parole non
usuali, che non ricalcano in alcun modo la tradizione musicale italiana,
a prendere il sopravvento. I temi cari ai cantautori nostrani sono
qui
sostituiti da problemi più terreni e quotidiani, e vengono espressi
con
forme più "colloquiali", piene zeppe di modi di dire e, quando
serva,
anche di parolacce e versi gutturali. Non esistono più i doppi
sensi,
ma si va dritti all'argomento parlandone il più chiaramente
possibile.
Freak Antoni viene unanimamente considerato l'inventore
del rock
demenziale, dando vita sul finire del 1977 al progetto Skiantos,
gli
unici sopravvissuti, con i Gaznevada, alla fine di questa felice
stagione.
Ma cosa è il demenziale? Se andiamo a cercare
sul vocabolario più
o meno troveremmo: "Demenziale, che riguarda la demenza. Demenza, stato di infermità mentale caratterizzato
dalla perdita progressiva delle facoltà intellettuali e morali; più genericamente: stoltezza, insensatezza" (dal dizionario Garzanti
della lingua italiana).
Leggiamo invece, dal libro Badilate di cultura, cosa
ne pensa
Freak Antoni sullo stesso argomento: "... il demenziale, inteso
come genere comico artistico, è un cocktail di pseudofuturismo,
dada, goliardia, improvvisazione, animazione pirotecnica, provocazione con ironia d'avanspettacolo, poesia surreale soprattutto cretina ... Il demenziale non deve convincere nessuno: non è un partito politico, non è un'avanguardia
da passare al vaglio di valutazioni critiche, non è un'ideologia,
e nemmeno una fede o una religione ...".
E da queste poche righe si capisce il significato di certe performance
degli Skiantos sui palchi di mezza Italia (primo fra tutti la famosa
serata al festival "Bologna Rock" in cui Freak e compagni si misero
a
cuocere la pasta sul palco, scatenando le ire del pubblico che
indispettito interruppe brutalmente l'esibizione col lancio di vari
oggetti
e prodotti organici). Dopo il primo lavoro datato 1977
(Inascoltabile) gli Skiantos realizzano i due album Mono
tono (1978) e Kinotto (1979), due pietre miliari della musica
demenziale.
Fra i pezzi-hit ricordiamo:
Pesto duro (I kent get no satisfaction), Diventa
demente (la cultura poi ti cura), Io sono uno skianto,
Ti
amo da matti (sesso e karnazza), Vortice,
Mi piaccion
le sbarbine, Ti rullo di cartoni,
Gelati,
Kinotto,
Sono buono,
veri e propri manifesti dell'intero
movimento. Dopo un periodo di temporanea sospensione dell'attività
(durante il quale Freak Antoni approda al progetto Beppe Starnazza e i Vortici), gli Skiantos tornano in studio nel 1984, e da
allora
producono con costante assiduità numerosi dischi, fra cui Signore dei dischi (1992), da cui l'omonimo pezzo, che a un certo punto
così
recita:
"... signore dei dischi / servirebbe un miracolo / come
hai fatto con Zucchero / vuoi tentare con noi?". Oppure da Italiano terrone che amo:
"Ti amo terrone / ti amo terrone
/ ti amo / con la catena d'oro / la pasta al pomodoro / tondo / basso e moro /
di sicuro un uomo vero / ... / cordiale e pasticcione / buono e chiacchierone / tenero e padrone / furbo e intrallazzone / ... /
non gli togli la pancetta, la vendetta, la cenetta, / la pasquetta, l'italietta, la mamma, la pizza, l'insalata, / la canottiera bucata
/ ... / l'amichetta, la porchetta, / Elisabetta, la macchinetta, il cappuccino, il bicchierino, / la sorella, la fidanzata, la maglietta sudata / ...", con cui ironizza in maniera intelligente e soprattutto
non
qualunquista il problema del razzismo.
E' di recente uscita la raccolta
Skiantologia vol. 1,
con cui Freak e
compagni festeggiano il raggiungimento della maggiore età (i
18 anni
di attività artistica).
Da qui in poi tutto ciò che riguarda la musica comica appare
in Italia
sempre un po' derivativo, quasi si voglia imitare ciò
che è già stato
fatto; ben pochi sono infatti i gruppi che riescono a distinguersi
per
una produzione originale, non tanto come contenuti, di cui,
come si è
detto, poco importa, ma soprattutto di idee nuove. Negli anni
successivi assistiamo per lo più a delle ondate periodiche
di
produzioni demenziali, in cui basta che un gruppo riesca ad emergere
a livello nazionale per far sì che le cantine si riaprano ad
un certo tipo
di canzoni (in fondo le mode sono vecchie quanto il mondo). Ci sono
dei momenti in cui il genere comico tira di più, e altri in
cui, come
reazione quasi naturale, sembra afflosciarsi su se stesso.
Io distinguerei due periodi distinti: una prima evoluzione (intorno
alla
metà degli anni '80) e una seconda (verso i primi del '90) che
si
protrae come un'onda lunga fino ad oggi.
In questo periodo pochi gruppi riuscirono ad emergere dal mucchio,
e in molti rimasero per lo più circostanziati ad una notorietà
regionale
se non addirittura cittadina, alimentando una certa cultura
underground e una sorta di culto per pochi fedeli.
Da ricordare Lino e i Mistoterital e gli stessi Elio e le
storie tese che, nati ufficialmente intorno al 1985, ma già attivi nei primi
anni '80,
prima di giungere al successo commerciale come tanti si dilettavano
a
cantare per il solo divertimento, arrangiandosi un po' alla meglio
con i
pochi mezzi a disposizione. Le prime uscite di Elio & co. sono
forse
più vicine alla tradizione cabarettistica del Derby o dello
Zelig di
Milano, che alla loro produzione attuale: infatti i pezzi erano intercalati
da momenti comici in cui veniva introdotto il pezzo seguente o
approfondito con colorite spiegazioni il precedente (qualcosa di simile
già era stato sperimentato da Cochi e Renato): sono di questo
periodo, mai pubblicate su disco, Alfiere (simpatica
nenia in 4 quarti
in cui il gruppo si presenta, coloritamente, al pubblico),
Bidè
(versione
italiana di Beat it di Michael Jackson, sui problemi dell'igiene
intima),
Tenia (sul motivo musicale di Flashdance, una
dissertazione sul
grave problema dei vermi solitari). Si trattava comunque di un
successo molto limitato. Per quanto riguarda Lino e i Mistoterital,
invece, la produzione vira verso contenuti più vicini alla semplice
ironia che alla dissacrazione demenziale, ma dopo un paio di dischi
a
cavallo degli anni '80-'90 e la partecipazione a Sanscemo '90 col
pezzo Sussidiario, il gruppo si scioglie e i componenti
prendono altre
strade (Grassilli ad esempio diventa vignettista per il settimanale
Cuore). Altri gruppi degni di nota di questo periodo di passaggio
sono i Camaleunti,
Edipo e il suo complesso (autori di
un'
esilarante versione di Jeeg robot cantata imitando Piero
Pelù dei
Litfiba), i Powerillusi (come si vede l'aspetto demenziale si
manifesta
da subito a partire dai nomi, a volte pittoreschi, altre volte al limite
del
puro non-sense).
La nascita di manifestazioni esclusivamente rivolte alle produzioni
demenziali (fra tutte il festival di Sanscemo, giunto quest'anno
alla
sua settima edizione) da' nuova linfa al genere e provvede alla crescita
dei gruppi demenziali, spesso destinati a durare giusto il tempo per
pubblicare un 45 giri o entrare in qualche compilation ad essi
dedicata. Nasce anche un altro filone prolifico e fortunato: quello
dei
cantautori demenziali, a cui si accoda un certo gruppo di cabarettisti
che non disdegna una certa produzione satirica in musica.
A questo boom ha certamente dato un contributo notevole la
trasmissione
Maurizio Costanzo Show, grosso contenitore di varie
umanità e amenità, in cui, da gran volpone, Costanzo
riesce a piazzare
con una certa periodicità nuovi personaggi vincenti. Come dimenticare
ad esempio i vari Marco Carena (amante di un certo humour nero,
vincitore della prima edizione di Sanscemo nel 1990 con Io ti
amo),
Dario Vergassola (saggio espositore di varie sfighe personali,
soprattutto con le donne, vincitore dell'edizione 1992 di Sanscemo
con Mario),
Enzo Iacchetti (il cantante bonsai),
Stefano
Nosei (assemblatore di pezzi a tema tratti da canzoni di successo) e da
ultimo Federico Salvatore ('Azz).
Sempre attraverso la televisione nascono (musicalmente) Rokko e
i suoi fratelli, una costola derivata dal gruppo di Tunnel/Avanzi (Guzzanti, Fassari, Loche, Masciarelli):
da questa esperienza
escono i dischi Sopravvoliamo e il live a nome Avanzi
Sound Machine tratto dall'estemporanea quanto doverosa turnèe
estiva
dopo la chiusura di Avanzi. Fra le cose migliori Scusa ti tocchi,
Fallo e (Ri)Sopravvoliamo, contraddistinte
da un certo tono
sarcastico evidentemente ispirato dai personaggi della trasmissione.
Fra gli autori invece non prettamente musicali, ricordiamo Paolo Rossi (che spesso usa le canzoni nei suoi spettacoli come lame
taglienti trattando argomenti che vanno dalla politica al sociale,
sempre però con il sorriso sulla bocca: Hammamet,
Setto
nasale in fiamme ed Era meglio morire da piccoli
- sigla fra l'altro di Su la testa - le sue cose migliori), Claudio Bisio (momentanea
quanto
furtiva la sua apparizione sul mercato discografico con Rapput,
fortunato hit dell'estate '92), e David Riondino (autore raffinato
e
intelligente, che non disdegna però saltuariamente certi temi
musicali:
godibilissimi gli inediti (?) di De Gregori - Giuseppina
che cammina sul filo - e di Battiato - Franco
a Catania).
Altri gruppi degni di nota in questi anni: gli Aeroplanitaliani
(con
influenze pop, fusion e rap: li ricordiamo al festival di Sanremo '92,
premio della critica con Zitti zitti), gli Articolo
31 (autori di un
genere raggamuffin e hip hop furbescamente ammiccante verso un
pubblico di giovanissimi), gli Statuto (Abbiamo vinto il festival),
Sergio Messina e Radiogladio (La vendetta del mulino bianco), i Karamamma (Siamo tanti),
i Pitura Freska (autori di
un raggae in veneziano), i Niù tennici (Affitta
una ferrari), gli Ufo piemontesi (interessanti, ma non di più, con Buonanotte
ai suonatori, raccolta di canzoni famose remixate), i Latte
e i suoi derivati (con una produzione molto vicina al cabaret).
Non si può fare a meno di tornare su Elio e le storie tese,
all'indomani del successo al Festival di Sanremo (addirittura premio
della critica!), forse i maggiori interpreti dello spirito demenziale,
dopo ovviamente i maestri Skiantos, a cui penso debbano molto.
E' necessaria quindi una breve storia di questo gruppo che, dopo gli
inizi incerti in cui riesce a crearsi un seguito di fedelissimi, approda
nel
1989 al primo disco, secondo me il migliore, Elio samaga hukapan karijana turu, in cui raccolgono parte dei pezzi prodotti
negli anni di
gavetta (altri vecchi pezzi verranno ripresentati nei dischi successivi):
fra questi John Holmes (una vita per il cinema) (doveroso
tributo
ad un mito del cinema hard), Cara ti amo (freddo campionario
delle
frasi fra giovani uomini e giovani donne), Silos (sull'immagazzinamento
dei prodotti corporali). Ma Elio e co. acquisteranno notorietà
grazie
soprattutto a degli happening particolari, in puro stile demenziale
(in
cui ritroviamo lo spirito che aveva animato il '77 bolognese): da non
dimenticare ad esempio la serata del Controfestival,
organizzata in
contemporanea alla quarantesima edizione del vero Festival di
Sanremo, in cui Elio si fa beffa dei vari Mango, Fogli,
Cutugno,
Minghi/Mietta,
Marcella Bella, reinterpretandone, a modo
suo, i
pezzi (serata in parte ripetuta in diretta televisiva a Villaggio globale, la trasmissione presentata da Massarini),
oppure il record
della canzone più lunga (12 ore), in cui successe di tutto (ospiti,
tra gli
altri, Ligabue,
Eugenio Finardi, Tullio De Piscopo,
Mauro Pagani), e di cui rimane un breve documento filmato da Red
Ronnie per Be bop a lula. Rimarrà nella storia della musica
demenziale anche
ciò che accadde durante la festa del primo maggio del 1991,
quando,
eludendo i controlli del delegato Rai, sostituì all'ultimo momento
il
pezzo pattuito con un'invettiva rivolta ad alcuni dei politici dell'epoca,
documentato in seguito sul CD-single Pippero dell'anno
successivo.
In verità la cosa non piacque molto, e in qualche modo, tagliando
la
diretta e portando via Elio dal palco, l'esibizione fu interrotta,
mentre
un imbarazzatissimo Mollica dietro le quinte non sapeva che
pesci
prendere. Degno di nota anche il mix Born to be abramo,
velocemente ritirato dal mercato a seguito delle proteste dei testimoni
di Geova. Dopo un disco poco fortunato di canti natalizi,
The
los Sri Lanka Parakramabahu brothers, le Storie Tese tornano
a colpire
con Italian, Rum Casusu Cikti, in cui compaiono come
ospiti
Diego Abatantuono,
Claudio Bisio, Riccardo Fogli,
Enrico Ruggeri, e addirittura
The Chieftains e
Le mystere
des voix bulgares, contenente le hit
Servi della gleba
(a conclusione di cui
viene proposto un uso improprio della scopa) e Pippero
("un ballo a misura d'uomo, più umano, più vero, un ballo sincero").
Nel
1993 esce una raccolta di inediti del periodo sommerso (1979-1986)
dal titolo Esco dal mio corpo e ho molta paura, di cui
ricordiamo
La saga di Addolorato (storia tragicomica di un ragazzo
soggiogato
dai suoi fratelli) e Amico uligano (sigla della trasmissione
TV Mai dire gol, per la quale hanno prodotto anche Nessuno allo
stadio e
la sigla di quest'anno). E' di quest'anno infine l'approdo al Sanremo,
di cui già si è parlato, che porta all'uscita di Eat
the Phikis, che, a
parte un paio di pezzi, delude un po' le aspettative.
Cosa ci aspetterà nei prossimi anni? Probabilmente di tutto,
soprattutto oggi che questa fetta di mercato sembra essersi allargata
a
seguito di una maggiore richiesta del pubblico. Voglio concludere
ricordando ai futuri emuli dei vari Freak o Elio, ma soprattutto a
tutti
quei gruppi e cantanti che si prendono così spesso troppo sul
serio
che:
Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti (Roberto "Freak" Antoni, naturalmente)
Cochi e Renato"Il poeta e il
contadino" (1974) - cassetta
Skiantos"Mono tono" (1978) - CD
Skiantos"Kinotto" (1979) - CD
Enzo Jannacci"30 anni senza andare fuori tempo" (1989)
- CD
David Riondino"Racconti picareschi" (1989) - CD
Marco Carena"Serenata (il meglio di ...)" (1991) - CD
Claudio Bisio"Patè d'animo" (1991) - CD
Rokko e i suoi fratelli"Sopravvoliamo" (1992) - CD
Elio e le storie tese"Elio Samaga Hukapan Karijana Turu"
(1989) - CD
Elio e le storie tese"Pippero" (1992) - CD Single
Paolo Rossi"Hammamet e altre storie" (1994) - CD
Cochi e Renato"Il meglio di Cochi e renato" (1995) -
CD