L'aquaplaning e i
fattori che lo influenzano
L'aquaplaning indica il galleggiamento del veicolo su uno strato d'acqua raccoltosi sul
fondo stradale anche per cause diverse dalla pioggia; davanti al pneumatico si forma un
"cuneo" di acqua che gli intagli sul battistrada non sono più in grado di
"pompare" lateralmente, finchè il pneumatico perde completamente aderenza. Il
fenomeno aumenta in proporzione allo spessore dello strato d'acqua, all'usura del
battistrada, alla velocità del veicolo. A parità di questi elementi, viene esaltato
dalla pressione del pneumatico inferiore al normale o dalla condizione di veicolo scarico
(diminuisce la pressione sul suolo per cm^2 di impronta del pneumatico).
La strategia fondamentale (riduzione della velocità, ricalcolo
della distanza di sicurezza).
In caso di pioggia occorre procedere guidando con attenzione mantenendo una velocità
moderata, evitando brusche accelerazioni, decelerazioni e improvvise sterzate.
Particolarmente insidiose possono essere le pozzanghere, quando - come spesso accade - non
se ne conosce la profondità. Alcuni tratti di strada possono essere seriamente allagati:
affrontarli a velocità eccessiva implica la certezza della assoluta ingovernabilità del
veicolo.
La ridotta aderenza rende necessario aumentare in modo consistente la distanza di
sicurezza, dal 20 all' 80% a secondo delle condizioni.
Nelle frenate di emergenza con blocco delle ruote, su terreno bagnato, occorre affrontare
un duplice rischio: l'allungamento dello spazio di arresto e la ingovernabilità del
veicolo, che non risponde ai comandi dello sterzo.
Entrambi sono il risultato della scarsa aderenza, e possono essere favorevolmente risolti
dall'ABS, ma solo entro certi limiti.
La scarsa visibilità in caso di pioggia può implicare la necessità di accendere le
luci, comprese quelle posteriori antinebbia; in casi estremi può essere consigliabile
fermarsi. In questo caso, è opportuno adottare le precauzioni principali previste per la
sosta di emergenza. |
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