L'attrezzatura di base

Lo striscio "leggero", che impiega zavorre il cui peso va da 1 a 7
grammi, sì pratica con canne dalla spiccata azione parabolica che permettono
lanci a distanze limitate.
Determinare il "tipo" di striscio è il peso delle zavorre impiegate.
Ovviamente, una zavorra di grammatura superiore scenderà a fondo più
rapidamente di una più leggera: ma non è questo l'unico elemento che sta
alla base di un piombo anziché di un altro: le discriminanti sono infatti
diverse. Per esempio, si sceglieranno piombi dai 4 ai 7 g se si deve
lanciare relativamente distante, se, in gara, si vuole entrare in pesca più
rapidamente degli avversari o se si deve pescare recuperando velocemente a
mezz'acqua. Al contrario, se si vuole tentare la cattura di qualche pesce
che si muove lentamente sotto il pelo dell'acqua, se si vuole che la
"tremarella" pervenga all'esca in modo efficace o, se si ha a che fare con
pesci poco vivaci, la scelta dovrà ricadere sulle microgrammature da 1 a 3
g. Ovviamente anche la lunghezza del bracciolo finale ha la sua
importanza e cambierà di conseguenza. Sarà corto (dai 30 ai 60 cm) in
presenza di trote voraci oppure nelle strisciate in aderenza al fondo,
mentre sarà lungo (dai 70 cm ai 2 m) nei casi in cui ci si troverà al
cospetto di trote pigre a reggere la tocca, come se ne incontrano in
autunno. Sarà solo l'esperienza a far capire di volta in volta quale
grammatura scegliere e a quale lunghezza di bracciolo abbinarla.
Le canne per lo striscio leggero
Le canne da pesca per praticare lo striscio leggero
avranno lunghezze comprese tra i 3,50 e i 4 m, anche se la misura ideale,
quella che consente una buona manovrabilità, si è ormai standardizzata sui
3,80 m. Poiché nello striscio si pesca al tocco, cioè la mangiata della
trota è resa visibile dai fremiti del cimino che, a loro volta, giungono
alla sensibilità della mano che impugna la canna, se ne deduce che la trota
sentirà ancor prima del pescatore la resistenza opposta dalla durezza
dell'attrezzo. Ecco quindi che la principale prerogativa di una canna da
striscio, o almeno del suo cimino, deve essere la massima sensibilità. Ma
questa non è l'unica caratteristica. L'agonismo insegna, infatti, che
durante lo svolgimento di una manifestazione si incontrano tre momenti
diversi tra loro: i primi minuti di gara (in cui si deve essere velocissimi
nell'estrarre la cattura), le successive pescate e, infine, il momento più
difficile, quello in cui le abboccate si rarefanno e i pesci rimasti in
acqua sono diventati più sospettosi. Per ciascuna di queste fasi occorre un
modello di canna ad azione più o meno parabolica (quelle che in gergo sono
chiamate "morbidone") che ci consenta di operare al meglio. Per la prima
fase serve un attrezzo che non faccia perdere tempo nel tira e molla del
sottosponda e che obbedisco prontamente alle forzature; serve dunque una
canna quasi rigida ad azione sensibile di punta. Per la seconda fase c'è
bisogno di una canna ad azione media in cui appaia manifesto il lavoro dei
pezzi centrali, che devono assecondare la flessuosità della punta. Infine,
per eseguire la pesca di "ricerca" che caratterizza la terza fase, è
indispensabile una "morbidona" ad azione superparabolica la cui accentuata
flessibilità permetta di imbobinare fili sottilissimi (per esempio dello 0,
12) che facilitino il lancio di pesi veramente ridotti e accompagni meglio
le violente strattonate della preda allamata. Questa canna è talmente
sensibile e flessuosa che le tocche della trota sono inavvertibili dalla
mano del pescatore. Questa morbidezza è una dote importante perché anche la
trota, dall'altro capo della lenza, non avvertirà alcuna tensione, se non
quella, minima, simile alle resistenza opposta da una qualsiasi piccola
preda appena addentata.
Gli anelli
L'anellatura di una canna da pesca forma una specie di
tunnel al cui interno il filo deve scorrere con la massima fluidità. Un
certo attrito prodotto dal contatto tra filo e anello è però inevitabile,
soprattutto quando la canna è piegata sotto lo sforzo di una preda allamata;
di conseguenza e molto importante scegliere un tipo di anello che offra
garanzie antierosive e sia refrattario al calore. Il migliore è sicuramente
l'anello in SiC (Silicon Carbide) che, purtroppo, costa moltissimo.
Tuttavia, il mercato offre eccellenti alternative al SiC, con la sola
eccezione dell'apicale. Questo anello, posto in cima alla canna, costituisce
l'ingresso del tunnel, ed è il passante che deve sopportare maggiormente
l'effetto del filo che, passandovi all'interno, è perennemente costretto a
un lavoro in "curva". La scelta di un apicale in SiC è dunque d'obbligo per
tutte le canne. Per le corte canne paraboliche servono anelli molto piccoli,
leggeri, a gambo singolo e a ponte alto, quali sono quelli di solito
impiegati per la pesca all'inglese. Il "ponte alto" è una proprietà
necessaria che aiuta ad attenuare il fastidioso aderire del filo alla
struttura dei pezzi nelle giornate di pioggia. Se nella pesca a lunga
distanza questo non è un problema perché il peso stesso delle bombarda Bene
il filo teso e distaccato dalla canna, nello striscio leggero il
ponte alto diventa un requisito fondamentale se si vuol riuscire a lanciare
i pesi leggeri da 2 a 3 g.
I mulinelli
Nello striscio il mulinello svolge un ruolo estremamente
importante. Dal suo corretto funzionamento dipendono, infatti, tutte le
azioni di pesca, dai lanci della lenza al recupero della preda. Per poter
affrontare questa notevole mole di lavoro, il mulinello deve possedere dei
meccanismi di ottimo livello. Le canne per lo striscio leggero si
distinguono per maneggevolezza e per ensibilità, il mulinello da accoppiare
loro dovrà possedere le stesse caratteristiche. Dovrà essere uno di quelli
concepiti per agevolare il lancio di microzavorre, avere dimensioni piccole
o medie e bobina con diametro massimo di 45 mm. Il mercato offre due tipi
diversi di mulinello che differiscono nella concezione meccanica della sede
raccoglifilo: quelli a bobina rotante e quelli a bobina fissa. Nei modelli a
bobina rotante il filo viene caricato direttamente dalla confezione di
vendita: basta chiedere aiuto a qualcuno che regga la confezione, tenendola
per una matita infilata nel foro. Al contrario, nei mulinelli da lancio
coperti o scoperti) la bobina fissa è messa in posizione frontale e angolata
di 90° gradi rispetto alla canna. Quindi per passare dalla confezione di
vendita alla bobina il filo è costretto a subire una contorsione. I
pescatori inesperti ricorrono al sistema della matita anche in questo caso,
con risultati pessimi. Bisogna agire proprio in maniera opposta, ossia il
rocchetto originale del filo deve essere tenuto fermo così che il monofilo
non perde le sue spire che verranno raccolte dalla bobina del mulinello. La
maggior parte dei mulinelli sono dotati di una o più bobine intercambiabili
e caratterizzate da una sede raccoglifilo molto profonda. La bobina deve
essere riempita fino all'orlo ed è quindi antieconomico caricarla di 200-300
m di filo tutto di ottima qualità dal momento che se ne utilizzeranno solo i
primi 70-80 m. L'ideale sarebbe acquistare mulinelli con bobine che abbiano
il fondo rialzato, tali da contenere soltanto quei 100 m di monofilo dello
0,20. Ma si può procedere anche in altro modo: con una modica spesa si
acquista del monofilo molto sottile (0,12 o 0,14) col quale si prepara una
base che si lascerà fissa in fondo alla sede portarlo. Si usa filo sottile
perché è quello che garantisce una superficie il più possibile compatta e
uniforme.
La placca portamulinello - Le "morbidone" sono corte
e maneggevoli: sono attrezzi che non richiedono il lancio forzato a due mani
e, pertanto, la placca portamulinello può essere collocata bassa. D'altro
canto la "tremarella" richiede che il calcio della canna debba far corpo
unico con l'avambraccio e già questo non lascia alternative. Quindi, la
distanza che deve intercorrere tra il tallone della canna e il piede del
mulinello deve essere all'incirca pari alla lunghezza dell'avambraccio di
chi pesca.
Il monofilo
Se per il monofilo da imbobinare la scelta va fatta in
base alle preferenze e alla fiducia riposta in una data marca, per il tipo
da impiegare nei braccioli finali il discorso è diverso. I trotisti hanno
due esigenze: l'innesco, che deve ruotare vorticosamente sul proprio asse, e
l'estrazione al volo della preda. Alla perfetta, rotazione dell'esca
concorrono diversi fattori: le fattezze dell'amo, il corretto posizionamento
dell'esca e l'uso della girella tripla. Ma anche il diametro del monofilo è
importante: un piccolo innesco di due camoline girerà più vorticosamente se
verrà legato a un filo sottile dello 0,10. La sottigliezza non oppone
resistenza all'elica dell'innesco e inoltre lo carica di autotorsioni che
poi vengono scaricate nella girella tripla. Di conseguenza, nello striscio,
la finezza del diametro del bracciolo finale non è consigliato per la minore
visibilità, ma perché facilita la roteazione dell'esca. Bisogna però
raggiungere un equo accordo con il "carico di rottura" che l'esperienza ha
inquadrato nel diametro 0,16. Oggi il mercato offre dei monofili ottimi
sotto tutti gli aspetti che, però, costano molto. Ma è un sacrificio che
deve essere affrontato.