Galleggianti, ami e lenze
Un bravo pescatore a passata sa scegliere, volta per
volta, il tipo di galleggiante, l'amo e quindi la lenza più adatta in
rapporto alle condizioni delle acque.
Nella pesca a passata l'elemento più importante e
significativo è il galleggiante, che si può considerare la spia di quanto
avviene sott'acqua. E', in un certo senso, l'occhio del pescatore: lo
avverte se la lenza sta lavorando correttamente e soprattutto indica con i
suoi segnali ogni tentativo di abboccata. E' il galleggiante, quindi, a
consentire la cattura del pesce, a patto che il pescatore abbia interpretato
bene i suoi segnali e sia stato pronto a ferrare al momento giusto.
I galleggianti
La scelta di un galleggiante adatto, primo passo
fondamentale per la preparazione della lenza, è molto importante: da essa
può dipendere la buona riuscita della pesca. Una scelta oculata è
indispensabile, ma è soprattutto essenziale imparare a conoscere l'uso
corretto del galleggiante. Infatti, se tutti i galleggianti vanno bene
quando sono usati nel modo giusto e con tarature adeguate alle condizioni di
pesca, è anche vero che nessun galleggiante dà buoni risultati se non viene
utilizzato correttamente. Non è questione di tipi o modelli: un magnifico
galleggiante di nuovissima fabbricazione, che promette risultati
mirabolanti, se non viene usato bene può valere meno di un galleggiante
vecchio e di pessima fattura. Come per qualunque altro attrezzo di pesca,
anche per i galleggianti la conoscenza approfondita deriva soprattutto
dall'esperienza diretta: un'esperienza che si crea dopo ore e ore passate a
osservare questi piccoli oggetti che scendono portati dalla corrente, per
capirne le reazioni, per interpretarne ogni più piccolo segnale. La prima
funzione di un galleggiante è quella di sostenere la lenza, trasportandola
alla velocità della corrente; la seconda quella di segnalare con i suoi
movimenti l'abboccata del pesce. Per assolvere a queste funzioni il
galleggiante è composto da un corpo centrale, che ha lo scopo di fornire la
necessaria spinta di galleggiamento, da un'astina che rimane emersa e serve
come spia di segnalazione, e da un gambo, che è la parte opposta e immersa
dell'astina. Il galleggiante normale non ha zavorra, né pesi oltre a quello
suo proprio e la sua immersione in acqua è determinata dalla quantità di
piombo che è stata fissata sulla lenza.
I vari tipi
Le grandi famiglie in cui si raggruppano i diversi tipi
di galleggianti sono quattro:
la prima comprende quelli adatti ad acque dal decorso
molto lento; la seconda quelli indicati per acque dalla corrente media: la
terza quelli per correnti sostenute;
la quarta è la famiglia dei galleggianti scorrevoli,
quelli cioè al cui interno scorre il filo, da usarsi nei fiumi e nei laghi
dove la profondità sia maggiore della lunghezza della canna. Esistono poi
galleggianti con caratteristiche particolari, come quelli per la pesca
all'inglese.
Galleggianti per acque lente
Sono di forma molto affusolata e devono la loro esilità
all'esigenza di segnalare ogni minima reazione del pesce, oltre che alla
necessità di offrire la minor resistenza possibile all'affondamento al
momento dell'abbocco, per evitare di allarmare la preda. E proprio la
scarsità della corrente a non rendere necessaria una maggiore corposità del
galleggiante. Sono in assoluto i galleggianti più sensibili ma, per contro,
data la lorobassissima resistenza all'affondamento, non possono essere usati
in quei corsi d'acqua dove ci siano gorghi e giochi di corrente perché
segnalerebbero l'effetto di questi ultimi e non soltanto l'abboccata del
pesce. Con il risultato di costringere il pescatore a ferrare a vuoto.
L'astina di questi galleggianti deve essere di
diametro molto piccolo e di lunghezza proporzionata. L'uso di astine troppo
lunghe sbilancerebbe il delicato equilibrio idrostatico.Sono da preferire i
modelli con il gambo di materiale metallico piuttosto che di o di tonchino,
perché il metallo affonda meglio rispetto a questi materiali e ha minore
resistenza all'acqua.
Il corpo è normalmente costruito in legno di balsa e
ha un piccolo anello nella parte superiore: qui va inserito il filo, per poi
essere fissato alla guaina nel gambo sottostante. Con questo sistema (comune
a tutti i galleggianti) è possibile spostare lungo il filo il galleggian,
avvicinandolo o allontanandolo dall'amo, a seconda della profondità alla
quale si vuole far passare l'esca.
Galleggianti per acque con correnti medie:
Hanno una forma più bombata di quelli precedenti,
l'astina è lievemente più grande, mentre il gambo può essere
indifferentemente di metallo o di tonchino. In questo caso la differenza tra
il gambo d'acciaio e quello di legno è determinante per una particolare
tecnica di pesca, la "trattenuta', in cui il gambo metallico permette al
galleggiante tenuto fermo nella corrente di rimanere immerso più a fondo. In
alcuni modelli la parte superiore del corpo del galleggiante ha un colore
diverso rispetto a quella che rimane immersa, per indicare l'esatta taratura
del galleggiante nelle diverse condizioni d'impiego.
Galleggianti per correnti forti:
Sono di sezione maggiore e con corpo più tozzo rispetto
ai precedenti, perché devono lavorare in acque particolarmente veloci, e non
possono quindi affondare troppo nella corrente. Con questi galleggianti la
piombatura dev'essere decisamente concentrata, anche per consentire all'esca
di raggiungere il fondo nonostante la spinta piuttosto forte dell'acqua.
Anche in questo caso vale il discorso del gambo metallico più adatto per chi
pesca con la trattenuta, azione praticamente indispensabile quando si è in
presenza di correnti sostenute.
Galleggianti scorrevoli:
In questi galleggianti due anelli, uno alla base
dell'astina e un altro normalmente al fondo del gambo, permettono al filo di
scorrere liberamente fino al punto predeterminato dal pescatore con un nodo,
generalmente fatto con un segmento di filo di lana. Durante la fase di
lancio, ciò consente al nodo stesso di scorrere liberamente attraverso gli
anelli guidafilo della canna, arrestandosi poi nell'anellino superiore del
galleggiante, di piccolo diametro. 1 galleggianti scorrevoli sono
indispensabili in acque molto profonde, o comunque più profonde della
lunghezza della canna, nelle quali sarebbe impossibile effettuare il lancio
senza disporre di una lenza di lunghezza superiore a quella della canna
stessa. Quelli scorrevoli sono gli unici, tra i galleggianti che abbiamo
visto, a essere adatti esclusivamente a canne bolognesi, quelle cioè con
mulinello. Una volta in acqua, il filo scorre fino al punto d'arresto lungo
il galleggiante: questo segnalerà l'avvenuta distensione della lenza
assumendo lentamente la posizione verticale, con la sola testina visibile
fuori dall'acqua. I galleggianti scorrevoli sono affusolati, come quelli per
acque ferme, perché questa forma permette un migliore scorrimento del filo.
Per i colori non esistono regole generali. L'esperienza insegna che quando
l'acqua riflette solamente il cielo o il tempo è coperto con poca luminosità
diffusa vanno meglio astine nere o rosso scuro; con il sole o quando
sull'acqua si riflette qualcosa di scuro, si usano astine gialle o bianche.
Oppure, in condizioni miste, astine bicolori.
Gli ami
Quali sono gli ami più adatti per la passata? Agli inizi
del secolo gli ami erano in ferro temperato, forgiati, battuti e appuntiti
uno per uno a colpi di martello sull'incudine. L'evoluzione che ha
trasformato tanti attrezzi della pesca non si è dimenticata degli ami, e
negli anni '80 gli ami apparsi sul mercato presentano un'affilatura che
viene ottenuta non meccanicamente, ma chimicamente. Ma non basta, il
materiale stesso è completamente cambiato: non più solo ferro e acciaio ma
acciaio ad alto contenuto di carbonio, che a parità di resistenza e di
flessibilità permette sezioni notevolmente più ridotte. E anche chi non è
pescatore può rendersi conto di quanto sia importante disporre di ami
sottilissimi. Nella pesca a passata, in particolare, l'apparizione di ami
dalla struttura rinnovata, ancor più adatti di quelli tradizionali, ha dato
un'ulteriore spinta al perfezionamento delle tecniche. Per quanto riguarda
la scelta, ci si deve orientare in mezzo alle centinaia di tipi e modelli in
vendita. Quali sono, innanzitutto, le parti che compongono un amo? La
paletta, che è la parte superiore, appiattita all'estremità per evitare che
il filo annodato possa scivolare via; il gambo, che è il proseguimento della
paletta, la curva dell'amo, la punta con l'arresto, che viene chiamato
ardiglione e ha il compito di impedire la fuoriuscita dell'amo dalla bocca
del pesce o, piuttosto, il distacco dell'esca. Ci sono ami a gambo lungo,
ami a gambo corto, con curva ristretta o allargata, ami storti (dovrebbero
essere quelli che garantiscono la penetrazione più sicura) e ami diritti.
Le dimensioni degli ami
La minore sezione degli ami costruiti con i nuovi
materiali si traduce in due vantaggi: una migliore e più sicura penetrazione
e una maggiore facilità nell'innesco. Quasi sempre è molto importante che
l'esca appaia al pesce integra e mobile, e questo accade soltanto se,
innescandola, non la si è danneggiata. In commercio, a prescindere dalla
marca, gli ami sono classificati con un numero, dall'1 al 28. Man mano che
il numero sale, la grandezza dell'amo decresce: un amo con il numero 10, o
del 10, come si usa dire, è molto più grande di un amo del 20. Si tenga
presente che i numeri non hanno alcun rapporto con particolari misure degli
ami, ma sono una semplice classificazione. I numeri degli ami indicati per
la passata vanno da un massimo del 10 a un minimo del 22, o addirittura del
26 in alcuni casi (ami molto piccoli, usati generalmente per le alborelle);
gli ami più comunemente usati sono quelli del 12, del 14, del 16. Con queste
misure si possono affrontare quasi tutte le situazioni che si presentano
quando si pesca a passata. Oltre alla misura, per l'amo ha una certa
importanza anche il colore, in quanto permette di nascondere meglio l'amo
stesso alla vista del pesce. Per fare qualche esempio, l'amo dorato è ideale
per l'innesco del mais, l'amo bronzato si mimetizza con il lombrico, mentre
con il pane è opportuno quello nichelato, che nell'acqua appare bianco.
L'esperienza insegna che per vincere la diffidenza di un pesce val meglio un
amo piccolo piuttosto che un amo grande. Questo vale in particolare per i
cavedani, la preda più frequente del pescatore a passata.
Le legature degli ami
Gli ami più comodi sono senza dubbio quelli che si
trovano già montati, anche se i migliori sono proprio quelli in cui la
legatura è stata fatta a mano: il problema è se il filo su cui sono montati
corrisponde al diametro che si vuole usare. Sulla confezione è indicato il
diametro, per cui non ci sono problemi per la scelta, mentre un problema si
può presentare quando si toglie l'amo dal cartoncino su cui è avvolto anche
il suo finale. Spesso, se il confezionamento risale a molto tempo prima, il
filo non si distende m mantiene fastidiose pieghe e angoli che possono
pregiudicare la corretta azione di pesca. E meglio scegliere quelle
confezioni studiate appositamente per ovviare all'inconveniente. Quando si
annoda l'amo, si faccia attenzione a che la lenza si trovi sul lato dei
gambo rivolto verso la punta (a sinistra). Se invece viene a trovarsi
sull'altro lato dei gambo (a destra) la ferrata risulterà imperfetta.
Montature e lenze
Le montature sono principalmente di tre tipi. Al primo
appartengono le montature raggruppate, quelle cioè che condensano
in un breve spazio di lenza tutto il piombo necessario a tarare il
galleggiante e a far giungere l'esca nelle vicinanze del fondo. La
piombatura può essere costituita da vari piombini sferici e/o da torpilles.
Al secondo tipo appartengono le montature distribuite, dove i
pallini di piombo vengono dislocati per tutta la lunghezza del filo, tra
il galleggiante e l'amo, a una distanza regolare. Il terzo tipo comprende
le montature differenziate, chiamate anche "logaritmiche",
costituite da una serie di piombini messi in sequenza a decrescere o a
crescere. Esempio: 4 pallini a 20 cm dall'amo, poi 3, poi 2, poi l. Oppure
possono essere nell'ordine inverso, partendo dal galleggiante. Ogni
montatura viene scelta in rapporto al tipo di pesce che si vuole pescare
tenendo presente le abitudini alimentari dell'animale. In generale la
piombatura complessiva nella pesca a passata può variare dai 2/2,5 g ai
10/15 g di piombo. Il problema è trovare la piombatura giusta per
permettere all'esca di lavorare alla profondità che si desidera,
permettendo una passata il più possibile naturale e fluida. Stabilita la
quantità di piombo necessaria, si deve tarare il galleggiante per
permettergli una resa corretta. Solo a questo punto si può decidere come
distribuire i singoli piombi, siano pallini o torpilles. Al riguardo ogni
pescatore ha le sue teorie e i suoi segreti, così non ci sono limiti alle
possibilità di costruire piombature di ogni tipo. Possiamo perciò soltanto
cercare di vedere quali sono in generale le montature più logiche e
collaudate. Con i pesci di fondo, come carpe e barbi, occorre concentrare
la piombatura nella parte finale, a circa 30135 cm dall'amo. Quindi,
usando per esempio una piombatura totale da 3 g, si deve concentrare
almeno l'85 o il 90 per cento della piombatura nella parte finale, vale a
dire 2,5 g a 30 cm dall'amo e il rimanente distribuito lungo la lenza fino
al galleggiante. Con pesci, invece, che salgono in superficie o a
mezz'acqua per nutrirsi e che sono estremamente diffidenti, la maggiore
distribuzione del piombo dev'essere nella parte centrale o superiore della
lenza, quindi a 1,50 m dall'amo (a seconda della profondità). In altre
condizioni, quando le due precedenti non danno risultato, si può
distribuire regolarmente la piombatura dal Galleggiante lungo tutta la
lenza, fino al limite di 20/25 cm dall'amo. Un caso tipico in cui è
opportuno concentrare la piombatura nella parte finale della lenza è
quando si è in presenza di pesce piccolo, la minutaglia composta per
esempio da alborelle che aggrediscono l'esca prima che raggiunga il fondo,
intaccandola e rendendola quindi meno appetibile ai pesci più grandi che
si trovano più in basso. Da qui l'esigenza che l'esca scenda velocemente,
per "bucare', come si dice in gergo, questo strato di pesciolini che non
interessano il pescatore. Quando le fasce di corrente non sono uniformi,
come nel caso di una corrente di fondo più veloce di quella superficiale,
si usano le piombature differenziate, con la quantità maggiore di piombo
concentrata nella parte di corrente più rapida e la quantità minore in
quella meno sostenuta. Regola fondamentale, valida per ogni montatura: la
distanza dell'ultimo piombino dall'amo non dev'essere mai inferiore ai 20
cm e, in caso di acque molto lente, addirittura da 50 cm fino a 1 m per
permettere all'esca un movimento naturale di fronte a pesci diffidenti. Al
di là di queste regole generali, ognuno arriva a inventarsi la propria
lenza, sulla base delle sue personali osservazioni. In ogni caso, si tenga
sempre presente, soprattutto se si realizzano piombature miste, la
differenza che esiste tra pallini e torpilles: la torpille concentra in un
piccolo volume una notevole percentuale di piombatura della lenza. A
passata, normalmente, la torpille viene usata di più con la canna fissa,
anche per la sua forma caratteristica che ha maggiore penetrazione
idrodinamica e permette quindi all'esca di raggiungere rapidamente il
fondo. Al tempo stesso la maggior concentrazione di piombo va anche a
vantaggio della sensibilità di risposta del galleggiante. Un ultimo
accorgimento: nella parte terminale della lenza, dove il monofilo
raggiunge il suo diametro minore proprio per essere invisibile ai pesci,
si può inserire una girella. Questa annulla gli effetti delle varie
torsioni (per esempio quelle impresse dal pesce durante il recupero) e
quindi garantisce una maggiore durata di questa parte di monofilo così
sottile e delicata. C'è chi dice che la girella è un corpo estraneo
nell'omogeneità della lenza, c'è chi sostiene che anche la semplice esca,
durante il recupero, ruota come un'elica e senza girella trasmette a tutto
il filo una torsione continua: a noi pare sensata quest'ultima
osservazione, anche perché le girelle più moderne sono più piccole di un
piombino e morbide perché snodate. Ma il bello della pesca a passata sta
anche in questo: ognuno può, con un poco di esperienza e di fantasia,
trasformarla nella "sua" tecnica di pesca.