Gli ami e le esche
A legering, come già per molti altri metodi di pesca, vi
è una stretta correlazione tra l'amo e l'esca impiegata. Vediamo quali sono
gli accoppiamenti più indicati per avere le resa migliore.
Ogni esca ha un'efficacia maggiore se è utilizzata
con un amo che per forma, dimensione e peso ne esalti la presentazione,
rendendola quanto più naturale e credibile agli occhi del pesce. Due
bigattini infilati su un amo sproporzionato per misura e di eccessivo
spessore non attireranno mai i cavedani più smaliziati. La prima regola da
seguire nella scelta dell'amo è quella di verificare che il suo peso possa
bilanciarsi con quello dell'esca. Pescando a legering ci si troverà spesso
alle prese con prede di buona taglia, ma una corretta presentazione
dell'esca garantirà un numero di abboccate infinitamente superiore a quelle
ottenibili dando la priorità a un sovradimensionamento dell'amo solo per
esser certi che non abbia ad aprirsi sotto la trazione di un grosso pesce.
L'esperienza dimostra come anche un amo microscopico, se ben assestato
nell'apparato boccale di un pesce, difficilmente fallisce; anzi, più l'amo è
piccolo, minore è il rischio che durante la fase di recupero dilati il foro
di penetrazione nel palato del pesce, causando la slamatura della preda al
primo calo di tensione della lenza. Recentemente sono state sviluppate forme
d'amo specifiche per le esigenze del legering, proposte in una gamma di
misure così ampia da lasciare al pescatore solo l'imbarazzo della scelta. Il
120 H della Gamakatsu è la serie di ami perfetta per le misure più piccole,
in quanto accoppia alla leggerezza un buono spessore dell'acciaio. Un
consiglio: si Utilizzi sempre lo slamatore il quale, I oltre a non rovinare
l'apparato boccale dei pesci catturati (per permetterne il rilascio, secondo
i dettami del catch and release), eviterà di deformare la
forma originale dell'amo. Per due bigattini di dimensioni normali si potrà
optare per ami del n. 18 o 20, in funzione della differenza mostrata durante
le fasi di pesca dai pesci richiamati in pastura. Se, infatti, è facile
poter catturare già ai primi lanci con un amo del n. 18, spesso solo
scendendo al n. 20 si potranno ottenere altre buone abboccate. Spiegare il
perché è difficile; forse ciò è dovuto alla presentazione più naturale
dell'esca garantita da un amo più piccolo e leggero. Sono parecchie le serie
valide di ami dei n. 18 e 20, nei colori nichelato e bronzato. Il colore è
però una scelta puramente soggettiva, che non determina particolari
differenze nella resa. Chi preferisce un amo più resistente potrà puntare
sul Gamakatsu 142N, consigliabile per situazioni di pesca in cui l'incontro
con grossi barbi o carpe è frequente. In un luogo di pesca popolato da
carassi di grossa taglia (è il caso, per esempio, dei laghi di Mantova) si
preferisca un innesco di tre o più bigattini, magari mescolando i colori
delle larve e cambiandole di frequente. In casi come questo, grande è la
competizione tra i pesci di un numeroso banco, i quali cercano di
contendersi il cibo che esce dal pasturatore e dimenticano la loro naturale
diffidenza. Un amo picco lo, quindi, non ha davvero più senso e niente è
meglio di un amo del n. 16 o 14 della serie Gamakatsu 6315, disponibile
anche nella versione H in colore nero, il cui spessore d'acciaio è
rinforzato rispetto al modello originale. Un amo di queste dimensioni
consentirà inoltre di variare l'innesco dal ciuffetto di bigattini
alternandolo con un lombrico vivace, fermato nelle sue contorsioni da un
caster o da un pinky infilato sulla punta. Qualora si volesse
innescare una coppia di caster, dopo averne mescolati in buon numero
alla pastura compressa in un pasturatore open end, si dovrà
senz'altro utilizzare ancora un Gamakatsu 6315, che ha una curva arrotondata
e un gambo sufficientemente lungo per accogliere in modo perfetto questo
tipo di esche. Un amo del n. 18 sarà la misura ideale, ma in questo caso
serve il tipo B (bronzato) che è molto più sottile dell' H e consentirà di
infilare i caster senza romperli anche grazie alla sua punta affilata
con un trattamento chimico e all'ardiglione poco pronunciato. Nel legering
si usa largamente anche un'esca tra le più antiche del mondo e che nessun
pesce rifiuta: il pane. A parte la comodità d'impiego e l'ottima tenuta
all'amo di quello francese, si provi con la mollica dei pani più morbidi,
pani che differiscono da regione a regione, ma che sono reperibili ovunque.
Quando si pesca a legering usando il pane, si dia sempre la preferenza a
inneschi molto voluminosi su un amo Gamakatsu 420N o il suo gemello storto
421N, che ha leggerezza calibrata, punta alta molto penetrante e un gambo
medio-lungo su cui è facile pinzare il fiocchetto di mollica. Qualora si
debba affrontare un famelico banco di alborelle o di minutaglia pronta ad
assalire qualsiasi esca non appena tocca il fondo, l'unico rimedio è provare
con il mais, sia innescato su ami del n. 14, sia unito alla pastura.
Attenzione però al liquido dolciastro di cui si sono imbevuti nel tempo di
conservazione nel barattolo e che rende troppo collosa la pastura.
Innescando un piccolo grano di mais su un amo del n. 14 della serie
Gamakatsu 142G (dorata), si eluderanno i banchi di minutaglia e si potrà
puntare su cavedani, scardole o carassi. Nel caso si desideri insidiare le
carpe si preferisca un amo del n. 2 o 4 della serie Gamakatsu 12209. Una
rapida occhiata alle altre esche: nel campo degli inneschi di semi di
leguminacee il dibattito è ancora aperto, ma la loro validità è strettamente
legata alla pasturazione preventiva del luogo di pesca. Anche i frutti
stagionali possono avere buone applicazioni in luoghi dove se ne fa uso
frequente. Si può provare con sambuco, amarene oppure acini di uva, usando
una lenza provvista di piombo scorrevole.