La pesca a Mosca
Il territorio italiano presenta la più ampia varietà di
ambienti e situazioni. La configurazione idrologica ne ricalca l'estrema
complessità, passando dagli impervi torrenti alpini, ai lenti e possenti
fiumi padani; dai freschi e mutevoli corsi appenninici dell'Italia centrale
a quelli meridionali e insulari dal caratteristico doppio aspetto: carichi
d'acqua nei mesi più piovosi, riarsi in quelli più caldi. A seconda del tipo
di acque, la pesca a mosca si discosta in misura maggiore o minore dalla
tecnica classica e mentre nei corsi più ampi, profondi e lenti la bassa
velocità dell'acqua impone lanci lunghi e delicati, nei torrenti alpini e
nei piccoli riali appenninici l'estrema mutevolezza delle correnti necessita
un attento studio delle condizioni ambientali prima di eseguire il lancio.
Dunque è importante per il pescatore saper eseguire tutti quei lanci che gli
permettano di affrontare al meglio ogni situazione.
L'attrezzatura per la pesca a mosca
Di fronte al vasto ventaglio di situazioni ambientali
presenti nel nostro paese risulta davvero difficile consigliare
un'attrezzatura efficace e polivalente, anche perché si deve tener conto
delle diverse necessità di ogni singolo pescatore. Infatti c'è chi è amante
della tecnica più classica, dominata da movimenti plastici e armonici, e chi
predilige invece quella più moderna ed essenziale.
La canna
Senza addentrarsi in problemi e disquisizioni tecniche di
dubbia utilità, è palese che i materiali preferiti per la costruzione delle
canne siano oggi il carbonio e i suoi derivati che, al confronto del bambù e
della fibra di vetro usati in passato, garantiscono caratteristiche tecniche
e dinamiche di indubbia superiorità, leggerezza e rapidità. In conseguenza
di tali importanti prerogative, le canne in carbonio possiedono un
limitatissimo "carico inerziale", consentendo l'applicazione di un lancio
moderno che fonda le sue caratteristiche basilaii nell'alta velocità di
esecuzione. La lunghezza, così come il peso lanciabile, dovrà essere scelta
in base ai luoghi che si è soliti frequentare e delle tecniche più
congeniali, ma per gli amanti della mosca secca l'esperienza induce a
consigliare attrezzi compresi tra i 7'6" e gli 8'6" concepiti per code
oscillanti tra il numero 4 e il 6. La canna di 7'6" troverà il suo massimo
impiego nei luoghi più stretti e infrascati, la 8'6" in quelli più ampi e
liberi da ostacoli. Acquisita una buona domestichezza di lancio, in effetti,
la canna di 8' si rivelerà il compromesso più versatile, permettendo il
proprio impiego nella pressoché totalità delle situazioni riscontrabili.
La coda
In stretto concorso alla scelta della canna, anche
l'acquisto della coda deve essere valutato attentamente. Prescindendo dalla
marca, la coda dovrà essere comunque di buona qualità; in commercio esiste
una serie infinita di tipi e modelli, capace di disorientare chiunque. La
prima operazione da compiere sarà controllare quale coda viene consigliata
per la canna che si vuole usare. Per far ciò basterà leggere le indicazioni
riportate sulla tamponatura dell'attrezzo, generalmente a fianco della
marca. Qui si troveranno le indicazioni della lunghezza della canna e della
coda per la quale l'attrezzo è stato tarato. Facciamo l'esempio
dell'indicazione seguente: 8'6" # 5-6. La sigla indica una canna di 8 piedi
e mezzo, adatta all'uso di una coda del numero 5 o 6 (in genere tale valore
si riferisce all'uso di code decentrate, un particolare disegno costruttivo
di largo impiego nei paesi anglosassoni). A volte l'indicazione del numero
della coda potrà essere preceduto dalla sigla AFTMA. Come,accennato, le code
vengono prodotte secondo vari profili, doppio fuso, decentrate, shooting
taper, bug taper, e con diverse caratteristiche: galleggianti,
affondanti, affondanti di punta. In linea di massima, la scelta della coda
dovrà essere orientata tra un minimo di 4 e un massimo di 6. Molto
probabilmente i negozianti tendono a consigliare la coda di più largo
consumo: una DT 5 F (doppio fuso, numero 5, floating, cioè
galleggiante). Tale acquisto è quello più corretto, anche se si posseggono
canne di produzione anglosassone o americana che consigliano l'impiego di
code 6 o 7. La differente, e più evoluta, tecnica di lancio impiegata nel
nostro paese renderà quelle canne idonee all'uso di code di numero inferio
re anche di 2-3 unità e ciò per le maggiori sollecitazioni inerziali cui
verranno sottoposte con lanci più lunghi e veloci. Le canne di produzione
italiana, invece, prendono già in considerazione tale aspetto tecnico e si
riveleranno adeguate all'impiego della coda indicata sulla tamponatura.
Il mulinello
Oggetto di infiniti dibattiti nelle altre tecniche di
pesca, nelle quali rappresenta lo strumento forse più importante, il
mulinello nella mosca non pone particolari problemi. Sono necessarie poche
caratteristiche, molto semplici. Non dovendo assolvere al recupero del
pesce, operazione che si compie semplicemente con la mano sinistra, né tanto
meno dovendo intervenire in fase di volteggio della coda, il mulinello dovrà
essere preferito per la leggerezza, la robustezza e per il grado di
finiture, con particolare riferimento ai dettagli in grado di conservare nel
modo migliore la coda. A tale scopo, prima dell'acquisto il mulinello dovrà
essere esaminato attentamente affinché non presenti angoli vivi, sbavature
del metallo o tolleranze troppo elevate nell'accostamento delle varie parti
che lo compongono e che formano interspazi in cui potrebbe incastrarsi la
coda di topo.
Il Finale
Unito alla parte terminale della coda, il finale è un
tratto di nylon di diametro decrescente, ideale prosecuzione del profilo
della coda di topo, alla cui estremità più sottile viene legato
l'artificiale. Può essere realizzato in più sezioni di filo variamente
dimensionate (finale a nodi) o in unico trafilato (finale conico): la scelta
potrebbe essere fonte di una lunga trattazione, dato che il tipo di finale
può influire sostanzialmente sulla riuscita di un buon lancio e, più in
generale, su tutta la battuta di pesca. La sua lunghezza, che può variare da
un minimo di 2 a oltre 5 m, è direttamente influenzata dall'ampiezza degli
ambienti, dalla diffidenza del pesce e dall'abilità del pescatore. Il finale
a nodi trova impiego per la migliore capacità di distensione (soprattutto
sulle corte distanze) e di forare il vento. Viene utilizzato prevalentemente
in torrente dove il contrasto delle correnti e la velocità dell'acqua rende
il pesce meno selettivo e maggiormente aggressivo. Quello conico, al
contrario, serve laddove sia necessario un finale più morbido e silenzioso,
meno violento nella posa in acqua, quando questa è piatta e il pesce assai
diffidente e restìo ad alimentarsi in superficie. Ogni finale, soprattutto
nel tratto terminale, deve essere dimensionato in relazione alla mole della
mosca da lanciare. Nel caso delle mosche da caccia, le più voluminose e
montate su ami del n. 8 o del n. 10, si può giungere a uno 0,18-0,20;
impiegando piccole imitazioni in cul de canard (amo dal n. 20 sino al
n. 26) si può invece scendere anche sotto lo 0,10.