FESTIVITA' RELIGIOSE e FOLKLORE

Ieri

          Anticamente i Villanovesi conferivano un'importanza enorme alle ricorrenze religiose. Venivano organizzate anche Rappresentazioni Sacre sia durante il periodo Pasquale che in occasione delle festività che si indicevano in onore del Santo Protettore: Giovanni Battista.

         Le rappresentazioni si svolgevano sotto il patrocinio delle varie confraternite esistenti ed i pochi professionisti e religiosi del luogo oltre a curarne la regia provvedevano spesso anche alla stesura dei testi. Di alcune di queste rappresentazioni si occupò anche il poeta popolare arianese Pietropaolo Parzanese, il quale aveva in Villanova numerosi parenti essendo la madre una Faratro.

         Festeggiamenti pubblici venivano organizzati il 24 Giugno ed il 29 Agosto in onore di San Giovanni; il 5 Agosto per la Madonna della Neve; l'8 Settembre per Santa Maria di Loreto ed il primo martedì del mese di Ottobre in onore di San Rocco.

          Durante le feste si svolgevano grandi fiere, specie di bestiame, si organizzavano giochi, palii, gare di corse nel sacco e più recentemente anche gare ciclistiche, oltre alla celebrazione di vari riti tradizionali. Il 24 Giugno si benedicevano gli animali e i massari di campo offrivano al Santo simbolicamente un formaggio e la ricotta di giornata « rinte a la fasceddhra ». Ogni anno si svolgeva anche una festa alla Contrada Titolo, ove nel fondo degli Iorizzo esisteva una piccola chiesetta. in quella occasione veniva organizzata una gara tra tutti i bovari()del comprensorio ed un ricco premio veniva assegnato a colui che riusciva tracciare il solco più dritto.

          Anche le giornate del 19 Marzo, festa di S. Giuseppe, del 25 Marzo, Festa dell'Annunciazione, dell'8 Dicembre, Festa dell'Immacolata ed il 13 Dicembre, S. Lucia, venivano particolarmente ricordate dai villanovesi. A Villanova, infatti, abbondano i nomi Giuseppe, Annunziata, Immacolata e Lucia. in occasione di queste ricorrenze venivano accesi dei grandiosi falò detti "favuni". I ragazzi facevano a gara con quelli dei rioni vicini nel raccogliere il maggior numero di fascine al fine di poter esibire la Pira più grande. Attorno ai falò si raccoglievano tutti gli abitanti del rione, con grande gioia dei bambini che si divertivano poi a fare il girotondo intorno alla brace accesa mentre si distribuivano a tutti i presenti le patate che venivano arrostite sotto la brace stessa.

         Queste antiche usanze ancora oggi sonno conservate nelle nostre campagne. Particolare devozione il nostro popolo dedicava anche a S. Michele Arcangelo ed all'Incoronata di Foggia, meglio conosciuta come «la Maronna sop'la cerza».

         

         Ogni anno durante il mese di Maggio, sia pure in maniera diversa, ancora oggi vengono organizzati numerosi pellegrinaggi al Monte S. Angelo sul Gargano ed a Foggia. Un tempo il viaggio veniva effettuato a piedi e da parte di qualcuno addirittura a piedi scalzi. All'impresa ci si preparava anzitempo con meticolosa cura e attenzione. Ci si portava dietro tutto l'occorrente persino le coperte perché di notte si dormiva all'addiaccio, gli ombrelli per proteggersi dal sole o dalla pioggia e tutte le vettovaglie necessarie all'intera durata del viaggio che era di cerca una settimana. Gli asini, opportunamente bardati a festa trasportavano i bagagli. La partenza che spesso coinvolgeva tutto il paese, avveniva di solito alle prime ore del giorno. Anche il ritorno dei pellegrini era atteso da tutto il paese: allorquando, da una speciale staffetta, veniva preannunciato il loro arrivo ed in lontananza si percepivano le note lamentose di un antica litania che terminava nel ritornello con le parole «...ora pro ea...», le persone che erano rimaste a casa andavano a riceverli all'ingresso del paese. Anche i bambini festosi facevano altrettanto e tutti si univano ai pellegrini che in fila indiana, cantando particolari inni religiosi, attraversavano la strada principale del Paese portando a redine gli asini tutti «annocchettati»con le caratteristiche piume variopinte acquistate assieme ad una speciale erba conosciuta come «i capelli di S. Michele»sulle bancarelle dei santuari. Avanti il sacrato della Chiesa, dopo aver recitato l'ultima preghiera e dopo aver ricevuto la benedizione del Parroco, la comitiva si scioglieva ed ognuno sfinito, ma visibilmente soddisfatto, tornava alla sua abitazione.

         I più abbienti organizzavano il pellegrinaggio con i «traìni» appositamente attrezzati anche se rispettavano lo stesso rituale di quelli che andavano a piedi. Le litanie che si cantavano durante questa occasione erano delle vere e proprie storie che i nostri contadini cantavano anche durante la lavorazione dei campi, specie durante «sarricatura» (sarchiatura) del grano e la piantagione del «grarinio» (granturco).

         Un mio pro-avo Matteo Silano aveva tramandato in dialetto una di queste storie che successivamente fu tradotta in italiano ed addirittura fatta stampare da un sacerdote dell'epoca, Don Fedele Colantuono, facendo così perdere alla storia stessa il valore poetico espresso dal nostro antico dialetto. 

Eccone la versione...

 

Storia e miracoli di San Michele Arcangelo

 

Vi prego, o Angelo, non la difendete,

È stata una peccatrice scopertamente,

Sempre peccati ha fatto in vita,

Quando se l'ha goduta in questo mondo,

Per una eterna voglia, agli profunni,

L'Angelo Santo disse: vattiafunni.

Tu hai a sfrattar di qua che ti conviene,

Sette passi t'arresta vattiafunni.

Non mi fa star quest' anima intimorita,

Grida l'Angelo Santo e grida forte;

Anima infelice, statti e pensa a Dio,

Io aspetto che esci da questo corpo

Portar ti voglio alla Celeste corte,

Or sta l'anima alla infelice porta

Davanti a Dio si sta confessando,

-perdonami, o mio Signore, se abbia colpa,

Oggi giunto è il tempo del mio pentire,

Per i peccati miei pigliasti morte,

spargeste il sangue per l'amor mio,

Fallo per le tue piaghe preziose

Prendi quest'anima mia per tua sposa.

Il falso ed il nemico lo rispose:

-Anima, per te ci sta un lungo patto

Non vuoi piangere il danno che hai fatto?

Ti vuoi menare alla porta gloriosa

Tengo le mie scritture tutte complete

che ho acquistato con ingegno ed arte.

Incatenar ti voglio con tal catena.

Hi fatto il danno e piangerai la pena.

Si volta al demonio e così gli disse

-non vuoi sfrattar di qua che ti conviene

E in eterno vattene all'abisso.

-Angelo, il parlar mi dà mestizia

Tu fai la parte del peccatore,

Senza ragione a litigar si mise.

Angelo, tu sei il perditore

Io una volta al mondo ho peccato

Mi trovo nell'inferno con tanto pregiudizi.

Quest'anima che ha peccato ora e momenti

Come scampar la vuoi alle pene ardenti?

-Tu peccasti una volta, o traditore,

Quest'anima ha peccato e se ne pente,

Delli peccati suoi cerca dolore.

-Angelo, il tuo parlar troppo mi pesa,

Non prender la parte del peccatore,

Senza ragione allato perché sei messo,

Angelo, tu sarai il perditore

Io ho le scritture tutte complete...

-Brutta bugiarda lingua, traditore,

Non nominare il mio Signore.

Ei la spada gliel'ha punta alla gola;

Cade il nemico in terra per dannarlo.

Se ne va con l'ira e l'ambasceria...

Il poeta che questo canto ha studiato

Antonio di Caccio viene chiamato;

Non si volle dichiarare per poeta;

Questo è L'ultimo verso e si quieta.

(Sac Don Fedele Colantuono)

 

L' Obelisco o Giglio

Fin dall'antichità la sera del 27 Agosto si trasportava presso il Ponte «il giglio» preparato a suo tempo in località Demanio ( a lu chiano r' lu Rumanio). Il giglio era costituito da una autentica costruzione architettonica a forma di guglia, messa su con paglia dalla paziente abilità di alcuni esperti contadini.

Per il trasporto del giglio dal Demanio al Ponte venivano utilizzati dei buoi ma per farlo rimanere in equilibrio erano addette delle persone esperte che al comando di un capo dalla voce possente ( un vero timoniere) regolavano le funi: L'incarico alla fune era ritenuto un grandissimo privilegio: ci si vantava « ann 'ncap'a n'at'» del delicato ruolo svolto attorno al giglio... insomma l'eco della festa durava mesi e mesi.

Ancora oggi il 27 agosto si può ammirare il Giglio che ogni anno puntualmente viene offerto, sempre rinnovato nelle forme e nei disegni, ai numerosissimi turisti ed emigranti i quali con solerte passione si aggrappano alle funi per «tirare» il Giglio.

 

Oggi

Le nostre comunità vivono un momento di forte aggregazione soprattutto nei mesi estivi, particolarmente in Agosto. In questo periodo i nostri Paesi sembrano diversi, ci si organizza in modo da poter offrire ai nostri emigranti, che per l'occasione ritornano in massa nelle loro famiglie, un periodo di svago e di riposo. E allora sfogo alla creatività, pullulano iniziative, a livello culturale o semplicemente a livello ludico. Anche la Chiesa si mobilita e vengono preparate le Feste religiose caratterizzate da grande concorso di Popolo soprattutto nelle processione, come anche nelle varie attività proposte dalla Parrocchia. La fede è soprattutto non perdere le «tradizioni» e allora canti. novene mercato riportano ad un passato che ha lo scopo di non perdere nulla di esso, la Comunità unita dalla tradizione, e forse, dalla paura di un futuro che spesso è solo illusione, in questi periodi da il massimo di se stessa. 

 

Giglio 1990

Giglio 2007

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